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DAI NEMICI MI GUARDO IO, DAGLI AMICI MI GUARDI DIO |
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I periodici dei Paolini e della
CEI sono certo nati allo scopo di
diffondere il pensiero della Chiesa
nelle famiglie italiane. Da qualche
tempo però l'atteggiamento assunto da
chi li dirige e da chi scrive si è molto
politicizzato e si sta occupando
sempre più del corpo e sempre meno dello
spirito.
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FAMIGLIA CRISTIANA: TRE GIUDICI
DONNE, È NEMESI
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Secondo Famiglia Cristiana «Con la
sentenza in mano a tre signore - per
il giudizio su Berlusconi nel caso
Ruby - viene subito in mente la
NEMESI. Tu, Berlusconi, delle donne
ti sei servito, e in malo modo; le
stesse donne faranno giustizia».
«Che Berlusconi dovesse andare sotto
processo - osserva Famiglia
Cristiana - era scontato». Infatti,
aggiunge, «dopo le grandi
manifestazioni di domenica, centinaia di migliaia di donne in
piazza e dopo gli attacchi di
Berlusconi alla magistratura, era
ben difficile che un Gip facesse
finta di nulla». E' quindi
evidente, e Famiglia Cristiana lo
conferma, che Berlusconi non viene
rinviato a giudizio per prove
inoppugnabili, ma perché lo vogliono
le donne in piazza e per vendetta
contro gli attacchi alla
magistratura. |
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SE I PRETI
PEDOFILI VENGONO SODOMIZZATI, E'
NEMESI? |
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Se alcuni dei
preti pedofili che hanno violentato
più e più volte dei bambini e che la
Chiesa, ed anche Famiglia Cristiana
di conseguenza, ha cercato di
nascondere all'opinione pubblica,
ai
fedeli ed alla magistratura evitando
che fossero giudicati per le loro
malefatte, fossero a loro volta
sodomizzati dagli stessi bambini
cresciuti, si potrebbe parlare di
NEMESI?
Si potrebbe dire che di
bambini si sono serviti e che i
bambini hanno reso loro il servizio.
Famiglia Cristiana concorda? |
Vedi
anche scheda
NEMESI |
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TORNIAMO
A SCRIVERE A FAMIGLIA CRISTIANA
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La stessa domanda di un anno fa |
lettera inviata il
24 luglio 2010 a Famiglia
Cristiana |
Egr. Signor
Don Giusto Truglia, condirettore di
Famiglia Cristiana,
è da tempo
che sono tentato di scriverle, ma mi
sembrava di sparare sulla Croce
Rossa.
Poi mi sono
chiesto se è il caso di sorvolare
sulla presunzione, l'ipocrisia e la
superbia di chi predica umiltà.
Ed ho
deciso che non è il caso. E'
opportuno che ognuno si prenda le
sue responsabilità.
Le invio
quindi nuovamente la corrispondenza
che ho avuto con lei quasi un anno
fa (LEGGI), prima dello scandalo che ha
colpito la Chiesa Cattolica,
scandalo ormai riconosciuto anche
dal Papa e che spero lei non vorrà
ancora negare.
La invito
quindi a rileggere quanto le avevo
scritto ed anche le sue risposte.
Sono
curioso di sapere se avrà l'onestà
morale di rispondere magari
confermando o meno quanto mi aveva
scritto.
Cordiali
saluti
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Risponde don
Giusto Truglia condirettore di Famiglia Cristiana |
29 luglio 2010 |
Il testo della risposta di Don
Giusto Truglia è stato rimosso
poiché lo stesso ha visitato questo
sito e minacciando il ricorso ad un
avvocato mi ha invitato a rimuovere
immediatamente quanto da lui scritto
a titolo privato. |
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La mia
replica |
2 agosto 2010 |
Caro Don Truglia,
le confesso di essere molto
deluso dal suo comportamento e soprattutto dalle sua
capacità di contestare i miei scritti. Le assicuro che io
sarei stato in grado di farlo senza alcun problema.
Ma parafrasando Totò potrei dire
che intelligenti si nasce e condirettori si diventa.
Non mi spiego infatti come
una persona nella sua posizione non sia in grado di darmi
una risposta soddisfacente che comunque tuteli il suo ruolo
e quello della Chiesa.
Per quanto riguarda le sue
minacce, invece, ero tentato di dirle che intendo lasciare
le sue risposte in bella vista, esortandola a proseguire con
il suo avvocato fino alla denuncia.
Cosicché le sue lettere
diventavano di pubblico dominio ed io potevo tranquillamente
trasmetterle ai giornali.
Vede, io sono convinto che lei
non abbia il coraggio di arrivare fino a quel punto, anche
se la cosa non mi preoccupa minimamente.
Ma riflettendo mi sono reso conto
che in realtà non ce l'ho con lei ma con l'ipocrisia che
rappresenta.
Non essendo il mio scopo quello
di "sputtanarla", ma semplicemente di farla arrivare ad una
riflessione che non c'è stata, ho deciso di togliere le sue
lettere, che comunque conservo, lasciando solo un cenno del
contenuto.
Le invio tanti auguri, pensando
che ne abbia bisogno, perché le voglio ricordare che anche
il suo Dio giudica non in base alla carica ma all'onesta
morale e spirituale.
PS: Naturalmente questa è una
lettera che può tranquillamente pubblicare perché io sono
cosciente e responsabile di ciò che scrivo e, soprattutto,
non me ne vergogno.
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Risponde
don Giusto Truglia |
2 agosto 2010 |
Il testo della risposta di Don
Giusto Truglia è stato rimosso
poiché lo stesso ha minacciato
nuovamente il ricorso ad un avvocato
se non provvedevo immediatamente a
rimuovere da questo sito quanto da
lui scritto a titolo privato, cosa
che nel frattempo avevo già fatto. |
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La mia
replica finale |
2 agosto 2010 |
Caro
signore,
lei deve
capire che mi ha stancato.
Io non sono un mantenuto, ma vivo
del mio lavoro.
Quello
che scrivo è un passatempo ed ora
non ho più tempo da perdere con lei.
Per evitare di essere offeso, veda
di non scrivermi più.
Per il
resto, faccia quello che crede.
PS: ho
tolto le sue lettere, ma se si
aspetta che tolga le mie dovrà
attendere parecchio.
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Conclusione |
Dopo lo scandalo scoppiato sulle
abitudini sessuali di alcuni
rappresentanti della Chiesa, mi
aspettavo da Famiglia Cristiana un
po' più di umiltà e un po' meno
superbia e ipocrisia.
Ma così non
è stato. Don Sciortino, il
direttore, ha creduto opportuno
pubblicare una critica feroce contro
il Governo italiano con queste
parole:
"(il nostro Paese ha) un
disperato bisogno di uomini nuovi,
di indiscusso prestigio personale e
morale."
"C'è una concezione
padronale dello Stato che ha ridotto
politici e ministri in servitori e
un garantismo sui potenti che sa di
impunità."
Forse don Sciortino
dovrebbe riflettere prima di
scrivere certe controproducenti
bassezze.
Infatti i suoi concetti
si potrebbero applicare pari pari
alla Chiesa Cattolica che ha proprio
"bisogno di uomini nuovi, di
indiscusso prestigio personale e
morale" per sostituire quelli che il
prestigio lo hanno perso.
Per la
concezione padronale, poi, direi che
il sistema ecclesiastico segue la
stessa falsariga di quello laico:
una ristretta cerchia di "eletti"
nomina il Capo Supremo che a sua
volta nomina i Ministri mentre i
Servitori (di Dio) si piegano alla
volontà "superiore".
Non parliamo
poi di impunità, visto che stanno
uscendo allo scoperto atti illeciti
commessi 30 anni fa mai perseguiti e
condannati.
L'unica differenza,
che don Sciortino non nota, è che il
Governo italiano in carica dura al
massimo 5 anni e poi torna a
chiedere il consenso dei suoi
cittadini, mentre nella Chiesa il
padrone, i suoi ministri ed i
servitori durano a vita, senza mai
aver chiesto il consenso a nessuno.
Questo può far capire perché la
Chiesa oggi si trova in questa
posizione di immunità che crea
imbarazzo e vergogna tra i fedeli
sinceri. |
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NOTA: Questa
conclusione è stata inoltrata a
Famiglia Cristiana per conoscenza. |
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DUE
LETTERE A FAMIGLIA CRISTIANA
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Don Sciortino usa Famiglia Cristiana
come Repubblica? |
lettera inviata il 3 ottobre 2009 a Famiglia
Cristiana |
Spett.le Redazione,
ho avuto occasione di leggere il
vostro articolo n. 39 del 27 settembre
2009 dal titolo
“UNA STAMPA
IMBAVAGLIATA AGLI ORDINI D’UNA SCUDERIA”
http://www.sanpaolo.org/fc/0939fc/0939fc03.htm
dove vi dichiarate a favore della
manifestazione per la libertà di
informazione del 3 ottobre.
Affermate anche che i giornalisti
non sono “farabutti”. Certamente non tutti
lo sono, ma ci sono come in tutte le
categorie. E chi ha scritto questo articolo
forse lo è, perché non ha il coraggio di
firmare le falsità che scrive.
Complimenti a lui e a chi lo
pubblica.
Certo che per essere una rivista
che rappresenta una religione ecumenica
direi che siete abbastanza e vergognosamente
schierati a livello politico.
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Scrivere che viene impedito ai
cittadini di farsi delle opinioni il più
soggettive possibile dei fatti e che vengono
indotti a ragionare per slogan, significa
considerare i cittadini italiani degli
imbecilli. Forse non ci crederete, ma da
cittadino italiano consapevole e convinto
delle proprie scelte, credo che l’incapacità
di ragionare serenamente si avverta proprio
tra le righe del vostro articolo.
Ed è facile scoprire il perché.
Lamentate una richiesta di un
risarcimento milionario da parte del
ministro Maroni, rei d’aver espresso una
libera opinione su un provvedimento
governativo. Dov’è il problema? Se avete
detto la verità, nessun tribunale vi negherà
la ragione. Se invece avete offeso qualcuno
trovo giusta una condanna. Se tutte le
milioni di cause che giacciono presso i
tribunali fossero da considerare una
minaccia anziché l’espressione di un diritto
sancito dalla Costituzione di appellarsi
alle autorità per ottenere giustizia,
resterebbe solo l’alternativa della
vendetta. Non credo sia questo il vostro
obiettivo. Come ben sapete la vendetta è di
Dio.
Anche ciò che ha scritto don Sandro
Vignani, direttore di Gente Veneta: «I
respingimenti e il reato di clandestinità,
ad esempio, appaiono come risposte
sbagliate. Invece, la maggioranza degli
italiani li approva sull’onda di una
demagogia che impedisce di pensare», è
offensivo per me e per tutti gli italiani
che la pensano come me. Ma come si permette
questo Vignani? L’impedito sarà lui.
Impedito di capire che se altri non la
pensano come lui, non sono necessariamente
in torto.
Troppo facile citare un Andreotti
che non ha mai fatto denunce e sorvolare su
Prodi, D’Alema ed altri rappresentanti, che
evidentemente godono della vostra simpatia,
che di denunce ne hanno fatte. Scommetto che
non avete pubblicato nulla su queste azione
intimidatorie. Sbaglio?
Parlare poi di minacce di alcuni
poteri forti presenti sia nell’informazione
televisiva, dove si fatica a trovare voci
che non rispondano agli ordini di una
scuderia politica, sia nella carta stampata,
dove le intenzioni di schieramento e di
lobby prevalgono ormai sull’autonomia delle
imprese editoriali, mi sembra una
affermazione proprio ridicola. La RAI è da
sempre controllata dai poteri politici, non
ve ne eravate accorti? I giornali sono da
sempre schierati politicamente (c’è scritto
in molte testate). Neanche di questo vi
eravate accorti? E voi come siete messi?
Siete schierati o imbavagliati? Da ciò che
scrivete mi sembrate abbastanza liberi di
scrivere ciò che vi pare.
Comunque la più grande
contraddizione del giornalista anonimo del
vostro articolo è nella affermazione che lo
speciale Porta a Porta sulla consegna delle
prime case a Onna, nonostante il tentativo
di evitare ogni concorrenza sia stato
superato da una fiction di Mediaset. In
pratica Berlusconi avrebbe oscurato se
stesso.
Voi citate Giorgio Montini, padre
del futuro Paolo VI, secondo cui la stampa
va concepita «come una splendida missione a
servizio della verità, della democrazia, del
progresso e del bene pubblico». Perfetto.
Questa frase dovreste metterla in bella
evidenza nella vostra redazione, perché da
ciò che scrivete la vostra sembra piuttosto
una missione al servizio del pregiudizio e
del risentimento.
Scrivete anche “Per tutti, un esame
di coscienza su un’informazione libera e
responsabile”. Bene, incominciate da voi.
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Preti in conflitto di interesse |
lettera inviata il 3 ottobre 2009 a Famiglia
Cristiana |
Le recenti esternazioni di don Don Giorgio
de Capitani da Lecco sui parà morti a Kabul,
dal pulpito della sua chiesa, riporta alla
mente la categoria dei «preti ribelli» che
in Italia sta proliferando nell’indifferenza
e nel silenzio imbarazzato dell’autorità
ecclesiastica.
Questi preti usano il
luogo sacro delle chiese loro assegnate non
per diffondere la parola di Dio, ma per
trasformarle in piazze da comizio politico
dove esternare tutto il loro furore contro
ciò che non approvano della società civile.
Un sistema di condanna dal pulpito che
ricorda da vicino i tempi bui della Chiesa
Cattolica. Tempi che si ritenevano ormai
retaggio di un lontano passato ma che invece
ora si ripresentano nell’esaltazione
fondamentalista di questi preti.
Il
problema, che probabilmente contribuisce a
renderli così astiosi, è che cercano di
servire contemporaneamente due padroni: le
Regole della Chiesa ed i Codici della
Repubblica. |
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Purtroppo questi non sono compatibili
perché partono da presupposti e perseguono
obiettivi diversi e ciò può portare a follia
da conflitto mentale.
Un semplice e
banale esempio può far capire il dilemma: il
prete che giudica un assassino reo confesso
e pentito è tenuto ad assolverlo. Ma se
assume il ruolo di giudice popolare che
predica dal pulpito, allora lo deve
condannare.
Ecco perché quando i
rappresentati ecclesiastici a tutti i
livelli si permettono di giudicare i
rappresentanti politici ed il loro operato,
non con il metro della Chiesa ma con quello
della Politica, escono totalmente dal loro
ruolo e dalla loro missione per assumere
quello del giustiziere.
Il modo sguaiato
e volgare di parlare dal pulpito di alcuni
preti lascia sconcertati molti di coloro che
si recano in chiesa per ascoltare la parola
di Dio e non quella di un esagitato.
In
compenso questo tipo di propaganda attira
coloro che normalmente sono usi manifestare
nelle piazze in modo violento e ritrovano in
chiesa chi avalla le loro incivili
rivendicazioni.
Questi «preti
progressisti» stanno trasformando le loro
chiese da riparo per gli agnelli in tane per
i lupi.
Ed il fenomeno negativo non si
limita alle loro parrocchie perché tutti
sono a conoscenza di queste degenerazioni.
La Chiesa da troppo tempo tollera ed i
cattocomunisti lo interpretano come una
approvazione.
Tutto questo a che cosa
porta?
Secondo me una parte dell’8 per
mille prenderà altre strade, molti fedeli
diserteranno le loro chiese ed anche le
vocazioni non potranno migliorare il trend
negativo.
La Chiesa svolge un ruolo molto
importante nella società civile occidentale
ed è fondamentale che mantenga un ruolo
apolitico. Mai come in questo momento è
necessaria una granitica presenza, spoglia
da interessi materiali, come baluardo alla
sempre più aggressiva presenza sul nostro
territorio di una religione per niente
conciliante che vuole sradicare i nostri
principi cristiani.
E se proprio vuole
vedere la situazione solo a livello
utilitaristico, si convinca che è meglio
perderne 10 (preti) che 1000 (fedeli). |
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COMUNISTI,
MISSIONE COMPIUTA
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Uno slogan che fa parte della cultura
socialista e comunista parla del "sol dell'avvenire". Da
raggiungere, da conquistare, nel quale credere. Oggi
finalmente si realizza il sogno. L'Avvenire, organo di
informazione della CEI, cambia la propria testata in
ossequio all'orientamento politico che molti rappresentanti
del clero nelle alte sfere hanno adottato da tempo: il
CATTOCOMUNISMO. |
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L’AVVENIRE, MAESTRI DI IPOCRISIA
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Lettera scritta
all'Avvenire prima del caso Boffo |
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Egr. Signor Direttore,
io non leggo Avvenire, ma mi
capita di leggere su altri giornali dei testi riportati dal
suo quotidiano.
La mia attenzione è stata
richiamata da un titolo: “Berlusconi ha creato disagio alla
Chiesa”. In una lettera a lei indirizzata un certo Don
Panzeri dubita che i pronunciamenti ecclesiastici sulle
«vicende morali» del premier «siano stati sufficientemente
netti» e parla di conclamata sfacciataggine di Berlusconi.
Sul vostro sito internet un certo don Angelo Gornati
parla addirittura di “silenzi di convenienza” da parte
vostra.
Ora, non potendo io avere un
contatto diretto con questi prelati, la pregherei di girare
loro un mio pensiero dal titolo “La Chiesa ha creato e crea
disagio ai suoi fedeli”.
Riporto le parole di Monsignor
Mariano Crociata, segretario della Cei che, ai microfoni
della Radio Vaticana, dichiarava che il libertinaggio
sessuale «non è un fatto privato». Anzi aggiungeva: «Bisogna
dire che è responsabilità degli educatori, dei genitori, di
coloro che hanno un ruolo pubblico. I mezzi di
comunicazione, le istituzioni devono sentire la
responsabilità nei confronti di una proposta di valori che
aiuti la vita buona e non che la distrugga».
Parole che condivido. Però potrei
aggiungere anche «Senti da che pulpito...» e «Non guardare
la pagliuzza...»
I rappresentanti della Chiesa
come Monsignor Crociata, don Panzeri e don Gornati
dovrebbero preoccuparsi che questi principi fossero
applicati non solo nel mondo laico ma anche e soprattutto in
quello ecclesiastico che dovrebbe essere un faro della
moralità ma che, come è noto, spesso e volentieri non lo è.
Quindi anziché occuparsi di
Berlusconi in modo tanto accanito ed astioso dovrebbero
interrogarsi sugli scandali celati che raramente vengono
lasciati trapelare dalle massicce mura della Chiesa. Loro
certamente ne sono al corrente.
Potrebbero quindi lamentarsi dei
disagi che creano tra i fedeli l’omosessualità che infetta i
seminari, dove alcuni giovani entrano con la vocazione ed
escono con la delusione, la pedofilia che molti alti e bassi
prelati applicano da sempre, le frequentazioni di alcuni
preti con donne sposate e non, le violenze consumate
all’interno dei monasteri, le appropriazioni di beni con
raggiri e false promesse a danno di anziani e spiriti
deboli, i preti che professano una dottrina totalmente
opposta al cristianesimo dal pulpito delle chiese, il denaro
(sterco del diavolo, vero?) che viene usato per tacitare
tutti i destinatari di queste ingiustizie per sottrarre i
colpevoli al giudizio penale.
E magari anche domandarsi come
mai questi personaggi che hanno abusato della loro autorità
in maniera ignobile e degradante non finiscono in galera
come i comuni mortali.
Evidentemente invece per loro il
problema più grave per la moralità del popolo italiano sono
le frequentazioni private di Berlusconi.
«A tutto c'è un limite. Quel
limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le
debite conclusioni» così don Antonio Sciortino tuonava su
Famiglia Cristiana concludendo con: «Il problema
dell'esempio personale è inscindibile per chiunque accetta
una carica pubblica...».
Ma questo vale anche per le
cariche della Chiesa? E le dobbiamo considerare cariche
pubbliche o forse la Chiesa è una impresa privata?
Tempo fa Famiglia Cristiana
scrisse. «Ai cristiani non deve interessare la sua vita
privata, ma solo il bene che ha fatto ...»
Non era per Berlusconi, ma per un
cardinale morto di infarto durante una visita «pastorale» ad
una prostituta.
E il disagio che la Chiesa crea
tra i fedeli è giornalmente confermato da gente come Franco
Barbero, Vitaliano Della Sala, Andrea Gallo, Alex Zanotelli
che arringano le folle come capipopolo staliniani e che
nessuno ha il coraggio di far rientrare nei ranghi a
svolgere la missione per cui sono stati ordinati. Per non
perdere consensi anche la Chiesa, come i partiti, è
disponibile a derogare?
Per un presidente del consiglio
che fa sesso in privato l’unico scandalo è il modo in cui
viene subdolamente diffuso sui giornali. Trovo invece
scandaloso un prete che si dedica alla politica partitica
attiva.
Lei sa che il canone 287 del
Nuovo codice di diritto canonico che regolamenta la condotta
che preti, vescovi e cardinali debbono mantenere nei
confronti della politica recita:
“I chierici non abbiano parte
attiva nei partiti politici (in factionibus politicis) e
nella guida di associazioni sindacali, a meno che, a
giudizio dell’autorità ecclesiastica competente, non lo
richiedano la difesa dei diritti della Chiesa o la
promozione del bene comune”.
Eppure a Salerno abbiamo due casi
eclatanti che dovrebbero far tempestare la sua rubrica di
lettere e che invece passano sotto silenzio. Mi riferisco a
monsignor Gerardo Pierro, capo della diocesi di
Salerno-Campagna-Acerno, che partecipa alle primarie del Pd,
ed un parroco, don Gianni Citro da Lentiscosa che annuncia
di aver preso la tessera del Pd e che alle primarie voterà
per Bersani.
Mi sembra che Paolo VI quando
parlava del ruolo politico della Chiesa, non si riferisse a
questo tipo di «politica».
Ecco perché ritengo del tutto
ipocriti questi atteggiamenti di orrore e di disgusto nei
confronti di Berlusconi. Questo modo di agire non porta
credito alla Chiesa. Forse un po’ più di onestà potrebbe
giovare.
Per essere chiaro, io sono un
difensore della Chiesa. Sostengo che, pur a conoscenza del
periodo in cui la si poteva considerare più una cosca
mafiosa che una istituzione religiosa, resta un fattore
spirituale positivo per il credente. Riconosco alla Chiesa
l’alta funzione sociale che svolge, soprattutto tra le
popolazioni indigenti. Ho difeso a spada tratta il Papa
rifiutato da un gruppo di persone incivili, che passano per
studenti universitari de La Sapienza.
Ciò non mi impedisce di vedere le
anomalie e le incongruenze in alcuni suoi rappresentanti.
La mia esortazione a guardare
prima in casa propria serve proprio a far capire ai critici
della Chiesa, che per voi non basta «avere la tessera» per
essere intoccabili. Questo sistema lasciatelo prerogativa
dei partiti politici. Per mantenere sano il cesto, bisogna
eliminare le mele marce ed in tal senso Avvenire avrebbe un
gran lavoro da svolgere.
Cordiali saluti
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Lettera scritta
dopo il caso Boffo direttore
dell'Avvenire |
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Alcune considerazioni sulle smentite di Boffo: Il
caso del direttore dell’Avvenire Dino Boffo, lascia molti
interrogativi. A fronte della sentenza del Tribunale di
Terni che lo condanna per molestie telefoniche, ai danni
della moglie del suo amante, lo stesso condannato asserisce
che queste chiamate pur partite dal suo telefono, non erano
sue. Una semplice perizia vocale poteva stabilirlo, ma lui
ha preferito arrivare ad un patteggiamento. Per quale
motivo? Secondo le sue ultime dichiarazioni l’ha fatto
per coprire un altro. Cose del genere non si
fanno per chiunque ed il fatto che sia rimasto al suo posto
nonostante questa infamante condanna fa arrivare ad una
ovvia conclusione: ha coperto una persona sopra di lui.
Ma io non credo a questa versione. A mio avviso la
sua voce è stata riconosciuta e comunque in caso contrario
non si poteva farlo neanche per altri. Penso quindi che
siamo solo di fronte ad un molestatore per scopi sessuali
che ora aggiunge al suo palmares anche l’attributo di
mentitore. |
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Lettera scritta al direttore
dell'Avvenire Boffo
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La vicenda del direttore dell'Avvenire mi ha talmente
indignato che gli ho scritto questa lettera che ovviamente
resterà senza risposta: |
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"Esimio direttore,
ma ci
prende per stupidi?
La signora ha denunciato lei e negli
atti giudiziari si parla anche di pedinamenti da parte sua.
E lei scarica le colpe su un morto che non può
confermare.
Ma che schifo. Che enorme schifo. Che
ipocrisia. E ancora più schifo fa il clero che la
fiancheggia.
Denunci pure il Giornale se ne ha il
coraggio, cosa di cui dubito visto che usa agire nell’ombra
come un codardo che sa solo pedinare ed importunare una
donna. E denunci anche me così portiamo la verità in
tribunale e con l’occasione la potrò anche prendere a calci
in culo. Non distinti saluti"
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FAMIGLIA CRISTIANA E' COME L'UNITA'
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Lettera inviata a Famiglia Cristiana
e alla CEI |
11
agosto 2009 |
Ho letto dell’iniziativa di Famiglia
Cristiana di abbinare alla
pubblicazione settimanale dei libri
di film con la possibilità anche di
comperarli. Questa promozione mi ha
fatto ricordare l’Unità di Veltroni
che allegava videocassette.
Anche
l’Unità, come Famiglia Cristiana,
stava perdendo lettori e Veltroni
pensò di salvarla così. Ma come
sappiamo è fallita.
Queste due
pubblicazioni, nate su un grande e
rispettivo credo, hanno abbandonato
la strada maestra da tempo ed ormai
sono ridotte ad organetti di partito
che cercano attenzione tramite scoop
più o meno pecorecci e morbosi.
Famiglia Cristiana sta facendo lo
stesso percorso dell’Unità anche se,
a dire il vero, una diversità c’è:
la prima non regala ancora film
porno. |
|
PS: Approfitto dell’occasione per commentare le parole
di Monsignor Mariano Crociata,
segretario della Cei che, ai
microfoni della Radio Vaticana,
dichiarava che il libertinaggio
sessuale «non è un fatto privato».
Anzi aggiungeva: «Bisogna dire che è
responsabilità degli educatori, dei
genitori, di coloro che hanno un
ruolo pubblico. I mezzi di
comunicazione, le istituzioni devono
sentire la responsabilità nei
confronti di una proposta di valori
che aiuti la vita buona e non che la
distrugga». Parole sante che
condivido.
Però potrei aggiungere
anche «Senti da che pulpito...» e
«Non guardare la pagliuzza...» Monsignor Mariano Crociata dovrebbe
preoccuparsi che questi principi
fossero applicati non solo nel mondo
laico ma anche e soprattutto in
quello ecclesiastico che dovrebbe
essere un faro della moralità ma
che, come è noto, spesso e
volentieri non lo è. |
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Quindi
anziché occuparsi di politica, cosa
che esula dal suo compito, dovrebbe
parlare degli scandali celati che
raramente vengono lasciati trapelare
dalle massicce mura della Chiesa.
Lui certamente ne è al corrente.
Ci potrebbe parlare quindi
dell’omosessualità che infetta i
seminari, dove alcuni giovani
entrano con la vocazione ed escono
con la delusione.
Ci potrebbe
parlare della pedofilia che molti
alti e bassi prelati applicano da
sempre.
Ci potrebbe parlare delle
frequentazioni di alcuni preti con
donne sposate e non.
Ci potrebbe
parlare delle violenze consumate
all’interno dei monasteri.
Ci
potrebbe parlare delle
appropriazioni di beni con raggiri e
false promesse.
Ci potrebbe
parlare dei preti che professano una
dottrina totalmente opposta al
cristianesimo dal pulpito delle
chiese.
Ci potrebbe parlare del
denaro (sterco del diavolo, vero?)
che viene usato per tacitare tutti i
destinatari di queste ingiustizie
per sottrarre i colpevoli al
giudizio penale.
Ci potrebbe
spiegare come mai questi personaggi
che hanno abusato della loro
autorità in maniera ignobile e
degradante non finiscono mai in
galera come i comuni mortali.
Evidentemente invece per lui il
problema più grave per la moralità
del popolo italiano sono le
frequentazioni private di Berlusconi
a cui chiaramente si riferisce.
Vorrei chiedere al signor Crociata
se è al corrente del numero di
prostitute e prostituti che
esercitano in Italia e di quanti
milioni di prestazioni vengono
effettuate ogni anno.
Se ci pensa
arriverà a capire che questa è una
abitudine comune per gli italiani da
cui non si possono escludere a
priori anche alcuni rappresentanti
del clero.
Il monsignore ci
potrebbe risparmiare certe prediche
ipocrite. Questo modo di agire non
porta credito alla Chiesa. Forse un
po’ più di sincerità potrebbe
giovare.
Per essere
chiaro, io ho molto rispetto della
Chiesa e ritengo che svolga un
compito importante nella nostra
società. Provo meno rispetto per
alcuni suoi rappresentanti. |
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Risponde don
Giusto Truglia condirettore di Famiglia Cristiana |
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Il testo della risposta è stato rimosso
poiché il signor Truglia definisce questa una corrispondenza
privata e minaccia il ricorso ad un avvocato.
Comunque
nella lettera afferma che la Chiesa non ha mai approvato la
pedofilia (ci mancherebbe) e che la Chiesa stessa può fare
politica. |
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La mia replica a don Giusto Truglia |
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Egregio don Giusti Truglia,
la ringrazio per avermi
cortesemente risposto.
Sorvolo sugli allegati di Famiglia
Cristiana, che evidentemente erano solo una provocazione,
perché ciò che lei pubblica, anche se in modo a mio parere
criticabile, non sarà mai paragonabile alla nefandezza
ideologica del comunismo sostenuto dall’Unità.
E le
comunico anche che io ero, in gioventù, un lettore assiduo
della sua pubblicazione.
Certo mi aspettavo le lei, visto
il ruolo che ricopre, un po’ più di prudenza nel sostenere
tesi del tutto insostenibili. Se mi riportava l’ovvietà che
i rappresentanti della Chiesa, in tutte le sue forme
espressive, sono comunque degli uomini e per tanto inclini
all’errore e che quanto da me lamentato è attribuibile a
poche unità, mi avrebbe trovato d’accordo.
Famiglia
Cristiana però sulla vicenda Berlusconi/D’Addario non usa
questa cautela di giudizio. Pur essendo al corrente che una
frequentazione notturna da parte del nostro Primo Ministro,
tutta da dimostrare e comunque palesata non da un
comportamento pubblico ma da un inganno con scopi
ricattatori, non esita a schierarsi dalla parte del
traditore, anziché da quella del tradito.
Non le risulta?
Eppure deve aver letto ciò che avete scritto. Le rinfresco
la memoria. Il «limite della decenza» è stato superato
nel comportamento «indifendibile» dal presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, e la Chiesa italiana «non può
ignorare l'emergenza morale»: è quanto afferma il direttore
di «Famiglia Cristiana», don Antonio Sciortino, rispondendo
alle lettere dei lettori disorientati di fronte allo
scandalo delle cosiddette «escort».
Parentesi: mi
potrebbe aggiornare su ciò che avete scritto a proposito
dell’emergenza morale delle «escort» che impazzano in Puglia
tra autorevoli esponenti politici di sinistra a scopo
corruttivo? Se non ne è al corrente, potrei aggiornarla.
Chiusa parentesi.
«A tutto c'è un limite. Quel limite di
decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite
conclusioni» così ancora don Antonio Sciortino che conclude:
«Il problema dell'esempio personale è inscindibile per
chiunque accetta una carica pubblica...».
Mi dica, don
Truglia, questo vale anche per le cariche della Chiesa? E le
dobbiamo considerare pubbliche o forse la Chiesa è una
impresa privata?
Tempo fa Famiglia Cristiana scrisse.
«Ai cristiani non deve interessare la sua vita privata, ma
solo il bene che ha fatto ...»
Non era per Berlusconi, ma
per un cardinale morto di infarto durante una visita
«pastorale» ad una prostituta.
La cosa in sé non mi
scandalizza. Rientra nella normalità delle debolezze umane.
Però qui la parola «ipocrisia» entra a proposito.
Per
quanto riguarda le nefandezze, sarebbe assurdo affermare che
la Chiesa le approva. Mai detto. Si limita, come lei, a
negarle, oppure ad occultarle con il denaro. Trova la cosa
moralmente accettabile?
Volevo farne un elenco ma non ho
spazio e tempo sufficienti per farlo. E poi sono convinto
che lei le conosca meglio di me, lavorando dall’interno.
I vescovi e i sacerdoti devono fare politica? Come Franco
Barbero, Vitaliano Della Sala, Andrea Gallo, Alex Zanotelli
che arringano le folle come capipopolo staliniani e che
nessuno ha il coraggio di far rientrare nei ranghi a
svolgere la missione per cui sono stati ordinati? Per non
perdere consensi anche la Chiesa, come i partiti, è
disponibile a derogare?
Questi signori sono stati
definiti preti "comunisti", preti che il vangelo chiamerebbe
"lupi", preti vittime delle "allucinazioni" del "sinistrume"
e "prostituiti alle ideologie".
Mi potrebbe inviare
qualche articolo di condanna, pubblicato da Famiglia
Cristiana, nei confronti di questi «preti»?
Ebbene,
sembra, da quanto lei scrive, che Paolo VI quando parlava
del ruolo politico della Chiesa, non si riferisse a questo
tipo di «politica».
Lei sa anche che la Chiesa in passato
si è occupata di politica in modo non del tutto ortodosso e
credo che ora farebbe meglio ad occuparsi più delle anime
che dei corpi.
E’ forse far politica informare sulle
frequentazioni sessuali di un politico? Queste cose le lasci
a Novella 2000 o a Repubblica.
I lettori scrivono?
Risponda con le parole del Vangelo. Ne trova molte adatte
allo scopo. Vede, don Truglia, forse lei in definitiva
non ha capito una cosa. Io sono un difensore della Chiesa.
Sostengo che, pur a conoscenza del periodo in cui la si
poteva considerare più una cosca mafiosa che una istituzione
religiosa, resta un fattore spirituale positivo per il
credente. Riconosco alla Chiesa l’alta funzione sociale che
svolge, soprattutto tra le popolazioni indigenti. Ho difeso
a spada tratta il Papa rifiutato da un gruppo di persone
incivili, che passano per studenti universitari de La
Sapienza. Ciò non mi impedisce di vedere le anomalie e le
incongruenze in alcuni suoi rappresentanti.
La mia
esortazione a renderle pubbliche serve proprio a far capire
ai critici della Chiesa, che per voi non basta «avere la
tessera» per essere intoccabili. Questo sistema lasciatelo
prerogativa dei partiti politici. Per mantenere sano il
cesto, bisogna eliminare le mele marce.
Cordiali
saluti - Flavio Berlanda - Bologna |
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Scrive don Giusto Truglia condirettore di Famiglia
Cristiana |
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Il testo della risposta
è stato rimosso poiché il signor
Truglia definisce questa una
corrispondenza privata e minaccia il
ricorso ad un avvocato.
Comunque nella
lettera afferma che le mie obiezioni sono poco originali e
mi invita a non prestare orecchio alla malelingue. |
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Nota conclusiva |
Come volevasi dimostrare.
Di fronte all'evidenza non
resta che abbandonare con una scusa puerile.
Non voglio
infierire e quindi mi fermo qui, ma faccio notare che le
parti riportare sono state prese proprio da Famiglia
Cristiana ed i testi originali sono stati scritti dal
direttore don Antonio Sciortino......
Applico la carità
cristiana. |
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