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DAI NEMICI MI GUARDO IO, DAGLI AMICI MI GUARDI DIO
 
I periodici dei Paolini e della CEI sono certo nati allo scopo di diffondere il pensiero della Chiesa nelle famiglie italiane.
Da qualche tempo però l'atteggiamento assunto da chi li dirige e da chi scrive si è molto politicizzato
e si sta occupando sempre più del corpo e sempre meno dello spirito.
 
 FAMIGLIA CRISTIANA: TRE GIUDICI DONNE, È NEMESI
 
Secondo Famiglia Cristiana «Con la sentenza in mano a tre signore - per il giudizio
su Berlusconi nel caso Ruby - viene subito in mente la NEMESI.
 Tu, Berlusconi, delle donne ti sei servito, e in malo modo; le stesse donne faranno giustizia».
«Che Berlusconi dovesse andare sotto processo - osserva Famiglia Cristiana - era scontato».
Infatti, aggiunge, «dopo le grandi manifestazioni di domenica,
centinaia di migliaia di donne in piazza e dopo gli attacchi di Berlusconi alla magistratura,
era ben difficile che un Gip facesse finta di nulla».
E' quindi evidente, e Famiglia Cristiana lo conferma, che Berlusconi non viene rinviato
a giudizio per prove inoppugnabili, ma perché lo vogliono le donne in piazza
e per vendetta contro gli attacchi alla magistratura.
trio-giudici
SE I PRETI PEDOFILI VENGONO SODOMIZZATI, E' NEMESI? padre oliver
Se alcuni dei preti pedofili che hanno violentato più e più volte dei bambini e che la Chiesa,
ed anche Famiglia Cristiana di conseguenza, ha cercato di nascondere all'opinione pubblica,
ai fedeli ed alla magistratura evitando che fossero giudicati per le loro malefatte, fossero
a loro volta sodomizzati dagli stessi bambini cresciuti, si potrebbe parlare di NEMESI?

Si potrebbe dire che di bambini si sono serviti e che i bambini hanno reso loro il servizio.
Famiglia Cristiana concorda?
Vedi anche scheda NEMESI
 
 TORNIAMO A SCRIVERE A FAMIGLIA CRISTIANA
 
La stessa domanda di un anno fa
lettera inviata il 24 luglio 2010 a Famiglia Cristiana

Egr. Signor Don Giusto Truglia, condirettore di Famiglia Cristiana,

è da tempo che sono tentato di scriverle, ma mi sembrava di sparare sulla Croce Rossa.

Poi mi sono chiesto se è il caso di sorvolare sulla presunzione, l'ipocrisia e la superbia di chi predica umiltà.

Ed ho deciso che non è il caso. E' opportuno che ognuno si prenda le sue responsabilità.

Le invio quindi nuovamente la corrispondenza che ho avuto con lei quasi un anno fa (LEGGI), prima dello scandalo che ha colpito la Chiesa Cattolica, scandalo ormai riconosciuto anche dal Papa e che spero lei non vorrà ancora negare.

La invito quindi a rileggere quanto le avevo scritto ed anche le sue risposte.

Sono curioso di sapere se avrà l'onestà morale di rispondere magari confermando o meno quanto mi aveva scritto.

Cordiali saluti 

 
Risponde don Giusto Truglia condirettore di Famiglia Cristiana
29 luglio 2010
Il testo della risposta di Don Giusto Truglia è stato rimosso poiché lo stesso ha visitato questo sito e minacciando il ricorso ad un avvocato mi ha invitato a rimuovere immediatamente quanto da lui scritto a titolo privato.
 
La mia replica
2 agosto 2010

Caro Don Truglia, 

le confesso di essere molto deluso dal suo comportamento e soprattutto dalle sua capacità di contestare i miei scritti. Le assicuro che io sarei stato in grado di farlo senza alcun problema.

Ma parafrasando Totò potrei dire che intelligenti si nasce e condirettori si diventa.

Non mi spiego  infatti come una persona nella sua posizione non sia in grado di darmi una risposta soddisfacente che comunque tuteli il suo ruolo e quello della Chiesa.

Per quanto riguarda le sue minacce, invece, ero tentato di dirle che intendo lasciare le sue risposte in bella vista, esortandola a proseguire con il suo avvocato fino alla denuncia.

Cosicché le sue lettere diventavano di pubblico dominio ed io potevo tranquillamente trasmetterle ai giornali.

Vede, io sono convinto che lei non abbia il coraggio di arrivare fino a quel punto, anche se la cosa non mi preoccupa minimamente.

Ma riflettendo mi sono reso conto che in realtà non ce l'ho con lei ma con l'ipocrisia che rappresenta.

Non essendo il mio scopo quello di "sputtanarla", ma semplicemente di farla arrivare ad una riflessione che non c'è stata, ho deciso di togliere le sue lettere, che comunque conservo, lasciando solo un cenno del contenuto.

Le invio tanti auguri, pensando che ne abbia bisogno, perché le voglio ricordare che anche il suo Dio giudica non in base alla carica ma all'onesta morale e spirituale.

PS: Naturalmente questa è una lettera che può tranquillamente pubblicare perché io sono cosciente e responsabile di ciò che scrivo e, soprattutto, non me ne vergogno.

 
Risponde don Giusto Truglia
2 agosto 2010
Il testo della risposta di Don Giusto Truglia è stato rimosso poiché lo stesso ha minacciato nuovamente il ricorso ad un avvocato se non provvedevo immediatamente a rimuovere da questo sito quanto da lui scritto a titolo privato, cosa che nel frattempo avevo già fatto.
 
La mia replica finale
2 agosto 2010

Caro signore,

lei deve capire che mi ha stancato. Io non sono un mantenuto, ma vivo del mio lavoro.

Quello che scrivo è un passatempo ed ora non ho più tempo da perdere con lei. Per evitare di essere offeso, veda di non scrivermi più.

Per il resto, faccia quello che crede.

PS: ho tolto le sue lettere, ma se si aspetta che tolga le mie dovrà attendere parecchio.

 
Conclusione
Dopo lo scandalo scoppiato sulle abitudini sessuali di alcuni rappresentanti della Chiesa, mi aspettavo da Famiglia Cristiana un po' più di umiltà e un po' meno superbia e ipocrisia.
Ma così non è stato. Don Sciortino, il direttore, ha creduto opportuno pubblicare una critica feroce contro il Governo italiano con queste parole:
"(il nostro Paese ha) un disperato bisogno di uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale."
"C'è una concezione padronale dello Stato che ha ridotto politici e ministri in servitori e un garantismo sui potenti che sa di impunità."
Forse don Sciortino dovrebbe riflettere prima di scrivere certe controproducenti bassezze.
Infatti i suoi concetti si potrebbero applicare pari pari alla Chiesa Cattolica che ha proprio "bisogno di uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale" per sostituire quelli che il prestigio lo hanno perso.
Per la concezione padronale, poi, direi che il sistema ecclesiastico segue la stessa falsariga di quello laico: una ristretta cerchia di "eletti" nomina il Capo Supremo che a sua volta nomina i Ministri mentre i Servitori (di Dio) si piegano alla volontà "superiore".
Non parliamo poi di impunità, visto che stanno uscendo allo scoperto atti illeciti commessi 30 anni fa mai perseguiti e condannati.
L'unica differenza, che don Sciortino non nota, è che il Governo italiano in carica dura al massimo 5 anni e poi torna a chiedere il consenso dei suoi cittadini, mentre nella Chiesa il padrone, i suoi ministri ed i servitori durano a vita, senza mai aver chiesto il consenso a nessuno.
Questo può far capire perché la Chiesa oggi si trova in questa posizione di immunità che crea imbarazzo e vergogna tra i fedeli sinceri.
 
NOTA: Questa conclusione è stata inoltrata a Famiglia Cristiana per conoscenza.
 
 
 DUE LETTERE A FAMIGLIA CRISTIANA
 
Don Sciortino usa Famiglia Cristiana come Repubblica?
lettera inviata il 3 ottobre 2009 a Famiglia Cristiana

Spett.le Redazione,

ho avuto occasione di leggere il vostro articolo n. 39 del  27 settembre 2009 dal titolo

“UNA STAMPA IMBAVAGLIATA AGLI ORDINI D’UNA SCUDERIA”

http://www.sanpaolo.org/fc/0939fc/0939fc03.htm dove vi dichiarate a favore della manifestazione per la libertà di informazione del 3 ottobre.

Affermate anche che i giornalisti non sono “farabutti”. Certamente non tutti lo sono, ma ci sono come in tutte le categorie. E chi ha scritto questo articolo forse lo è, perché non ha il coraggio di firmare le falsità che scrive.

Complimenti a lui e a chi lo pubblica.

Certo che per essere una rivista che rappresenta una religione ecumenica direi che siete abbastanza e vergognosamente schierati a livello politico.

sciortino

Scrivere che viene impedito ai cittadini di farsi delle opinioni il più soggettive possibile dei fatti e che vengono indotti a ragionare per slogan, significa considerare i cittadini italiani degli imbecilli. Forse non ci crederete, ma da cittadino italiano consapevole e convinto delle proprie scelte, credo che l’incapacità di ragionare serenamente si avverta proprio tra le righe del vostro articolo.

Ed è facile scoprire il perché.

Lamentate una richiesta di un risarcimento milionario da parte del ministro Maroni, rei d’aver espresso una libera opinione su un provvedimento governativo. Dov’è il problema? Se avete detto la verità, nessun tribunale vi negherà la ragione. Se invece avete offeso qualcuno trovo giusta una condanna. Se tutte le milioni di cause che giacciono presso i tribunali fossero da considerare una minaccia anziché l’espressione di un diritto sancito dalla Costituzione di appellarsi alle autorità per ottenere giustizia, resterebbe solo l’alternativa della vendetta. Non credo sia questo il vostro obiettivo. Come ben sapete la vendetta è di Dio.

Anche ciò che ha scritto don Sandro Vignani, direttore di Gente Veneta: «I respingimenti e il reato di clandestinità, ad esempio, appaiono come risposte sbagliate. Invece, la maggioranza degli italiani li approva sull’onda di una demagogia che impedisce di pensare», è offensivo per me e per tutti gli italiani che la pensano come me. Ma come si permette questo Vignani? L’impedito sarà lui. Impedito di capire che se altri non la pensano come lui, non sono necessariamente in torto.

Troppo facile citare un Andreotti che non ha mai fatto denunce e sorvolare su Prodi, D’Alema ed altri rappresentanti, che evidentemente godono della vostra simpatia, che di denunce ne hanno fatte. Scommetto che non avete pubblicato nulla su queste azione intimidatorie. Sbaglio?

Parlare poi di minacce di alcuni poteri forti presenti sia nell’informazione televisiva, dove si fatica a trovare voci che non rispondano agli ordini di una scuderia politica, sia nella carta stampata, dove le intenzioni di schieramento e di lobby prevalgono ormai sull’autonomia delle imprese editoriali, mi sembra una affermazione proprio ridicola. La RAI è da sempre controllata dai poteri politici, non ve ne eravate accorti? I giornali sono da sempre schierati politicamente (c’è scritto in molte testate). Neanche di questo vi eravate accorti? E voi come siete messi? Siete schierati o imbavagliati? Da ciò che scrivete mi sembrate abbastanza liberi di scrivere ciò che vi pare.

Comunque la più grande contraddizione del giornalista anonimo del vostro articolo è nella affermazione che lo speciale Porta a Porta sulla consegna delle prime case a Onna, nonostante il tentativo di evitare ogni concorrenza sia stato superato da una fiction di Mediaset. In pratica Berlusconi avrebbe oscurato se stesso.

Voi citate Giorgio Montini, padre del futuro Paolo VI, secondo cui la stampa va concepita «come una splendida missione a servizio della verità, della democrazia, del progresso e del bene pubblico». Perfetto. Questa frase dovreste metterla in bella evidenza nella vostra redazione, perché da ciò che scrivete la vostra sembra piuttosto una missione al servizio del pregiudizio e del risentimento.

Scrivete anche “Per tutti, un esame di coscienza su un’informazione libera e responsabile”. Bene, incominciate da voi.

 
Preti in conflitto di interesse
lettera inviata il 3 ottobre 2009 a Famiglia Cristiana
Le recenti esternazioni di don Don Giorgio de Capitani da Lecco sui parà morti a Kabul, dal pulpito della sua chiesa, riporta alla mente la categoria dei «preti ribelli» che in Italia sta proliferando nell’indifferenza e nel silenzio imbarazzato dell’autorità ecclesiastica.
Questi preti usano il luogo sacro delle chiese loro assegnate non per diffondere la parola di Dio, ma per trasformarle in piazze da comizio politico dove esternare tutto il loro furore contro ciò che non approvano della società civile.
Un sistema di condanna dal pulpito che ricorda da vicino i tempi bui della Chiesa Cattolica. Tempi che si ritenevano ormai retaggio di un lontano passato ma che invece ora si ripresentano nell’esaltazione fondamentalista di questi preti.
Il problema, che probabilmente contribuisce a renderli così astiosi, è che cercano di servire contemporaneamente due padroni: le Regole della Chiesa ed i Codici della Repubblica.
don carlo
Purtroppo questi non sono compatibili perché partono da presupposti e perseguono obiettivi diversi e ciò può portare a follia da conflitto mentale.
Un semplice e banale esempio può far capire il dilemma: il prete che giudica un assassino reo confesso e pentito è tenuto ad assolverlo. Ma se assume il ruolo di giudice popolare che predica dal pulpito, allora lo deve condannare.
Ecco perché quando i rappresentati ecclesiastici a tutti i livelli si permettono di giudicare i rappresentanti politici ed il loro operato, non con il metro della Chiesa ma con quello della Politica, escono totalmente dal loro ruolo e dalla loro missione per assumere quello del giustiziere.
Il modo sguaiato e volgare di parlare dal pulpito di alcuni preti lascia sconcertati molti di coloro che si recano in chiesa per ascoltare la parola di Dio e non quella di un esagitato.
In compenso questo tipo di propaganda attira coloro che normalmente sono usi manifestare nelle piazze in modo violento e ritrovano in chiesa chi avalla le loro incivili rivendicazioni.
Questi «preti progressisti» stanno trasformando le loro chiese da riparo per gli agnelli in tane per i lupi.
Ed il fenomeno negativo non si limita alle loro parrocchie perché tutti sono a conoscenza di queste degenerazioni.
La Chiesa da troppo tempo tollera ed i cattocomunisti lo interpretano come una approvazione.
Tutto questo a che cosa porta?
Secondo me una parte dell’8 per mille prenderà altre strade, molti fedeli diserteranno le loro chiese ed anche le vocazioni non potranno migliorare il trend negativo.
La Chiesa svolge un ruolo molto importante nella società civile occidentale ed è fondamentale che mantenga un ruolo apolitico. Mai come in questo momento è necessaria una granitica presenza, spoglia da interessi materiali, come baluardo alla sempre più aggressiva presenza sul nostro territorio di una religione per niente conciliante che vuole sradicare i nostri principi cristiani.
E se proprio vuole vedere la situazione solo a livello utilitaristico, si convinca che è meglio perderne 10 (preti) che 1000 (fedeli).
 
 
 COMUNISTI, MISSIONE COMPIUTA
 
Uno slogan che fa parte della cultura socialista e comunista parla del "sol dell'avvenire". Da raggiungere, da conquistare, nel quale credere. Oggi finalmente si realizza il sogno. L'Avvenire, organo di informazione della CEI, cambia la propria testata in ossequio all'orientamento politico che molti rappresentanti del clero nelle alte sfere hanno adottato da tempo: il CATTOCOMUNISMO.
 
SOL
 
 
 L’AVVENIRE, MAESTRI DI IPOCRISIA
 
Lettera scritta all'Avvenire prima del caso Boffo
 

Egr. Signor Direttore,

io non leggo Avvenire, ma mi capita di leggere su altri giornali dei testi riportati dal suo quotidiano.

La mia attenzione è stata richiamata da un titolo: “Berlusconi ha creato disagio alla Chiesa”. In una lettera a lei indirizzata un certo Don Panzeri dubita che i pronunciamenti ecclesiastici sulle «vicende morali» del premier «siano stati sufficientemente netti» e parla di conclamata sfacciataggine di Berlusconi. Sul vostro sito internet un certo don Angelo Gornati parla addirittura di “silenzi di convenienza” da parte vostra.

Ora, non potendo io avere un contatto diretto con questi prelati, la pregherei di girare loro un mio pensiero dal titolo “La Chiesa ha creato e crea disagio ai suoi fedeli”.

Riporto le parole di Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei che, ai microfoni della Radio Vaticana, dichiarava che  il libertinaggio sessuale «non è un fatto privato». Anzi aggiungeva: «Bisogna dire che è responsabilità degli educatori, dei genitori, di coloro che hanno un ruolo pubblico. I mezzi di comunicazione, le istituzioni devono sentire la responsabilità nei confronti di una proposta di valori che aiuti la vita buona e non che la distrugga».

Parole che condivido. Però potrei aggiungere anche «Senti da che pulpito...» e «Non guardare la pagliuzza...»

I rappresentanti della Chiesa come Monsignor Crociata, don Panzeri e don Gornati dovrebbero preoccuparsi che questi principi fossero applicati non solo nel mondo laico ma anche e soprattutto in quello ecclesiastico che dovrebbe essere un faro della moralità ma che, come è noto, spesso e volentieri non lo è.

Quindi anziché occuparsi di Berlusconi in modo tanto accanito ed astioso dovrebbero interrogarsi sugli scandali celati che raramente vengono lasciati trapelare dalle massicce mura della Chiesa. Loro certamente ne sono al corrente.

Potrebbero quindi lamentarsi dei disagi che creano tra i fedeli l’omosessualità che infetta i seminari, dove alcuni giovani entrano con la vocazione ed escono con la delusione, la pedofilia che molti alti e bassi prelati applicano da sempre, le frequentazioni di alcuni preti con donne sposate e non, le violenze consumate all’interno dei monasteri, le appropriazioni di beni con raggiri e false promesse a danno di anziani e spiriti deboli, i preti che professano una dottrina totalmente opposta al cristianesimo dal pulpito delle chiese, il denaro (sterco del diavolo, vero?) che viene usato per tacitare tutti i destinatari di queste ingiustizie per sottrarre i colpevoli al giudizio penale.

E magari anche domandarsi come mai questi personaggi che hanno abusato della loro autorità in maniera ignobile e degradante non finiscono in galera come i comuni mortali.

Evidentemente invece per loro il problema più grave per la moralità del popolo italiano sono le frequentazioni private di Berlusconi.

«A tutto c'è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conclusioni» così don Antonio Sciortino tuonava su Famiglia Cristiana concludendo con: «Il problema dell'esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica...».

Ma questo vale anche per le cariche della Chiesa? E le dobbiamo considerare cariche pubbliche o forse la Chiesa è una impresa privata?

Tempo fa Famiglia Cristiana scrisse. «Ai cristiani non deve interessare la sua vita privata, ma solo il bene che ha fatto ...»

Non era per Berlusconi, ma per un cardinale morto di infarto durante una visita «pastorale» ad una prostituta.

E il disagio che la Chiesa crea tra i fedeli è giornalmente confermato da gente come Franco Barbero, Vitaliano Della Sala, Andrea Gallo, Alex Zanotelli che arringano le folle come capipopolo staliniani e che nessuno ha il coraggio di far rientrare nei ranghi a svolgere la missione per cui sono stati ordinati. Per non perdere consensi anche la Chiesa, come i partiti, è disponibile a derogare?

Per un presidente del consiglio che fa sesso in privato l’unico scandalo è il modo in cui viene subdolamente diffuso sui giornali. Trovo invece scandaloso un prete che si dedica alla politica partitica attiva.

Lei sa che il canone 287 del Nuovo codice di diritto canonico che regolamenta la condotta che preti, vescovi e cardinali debbono mantenere nei confronti della politica recita:

“I chierici non abbiano parte attiva nei partiti politici (in factionibus politicis) e nella guida di associazioni sindacali, a meno che, a giudizio dell’autorità ecclesiastica competente, non lo richiedano la difesa dei diritti della Chiesa o la promozione del bene comune”.

Eppure a Salerno abbiamo due casi eclatanti che dovrebbero far tempestare la sua rubrica di lettere e che invece passano sotto silenzio. Mi riferisco a monsignor Gerardo Pierro, capo della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, che partecipa alle primarie del Pd, ed un parroco, don Gianni Citro da Lentiscosa che annuncia di aver preso la tessera del Pd e che alle primarie voterà per Bersani.

Mi sembra che Paolo VI quando parlava del ruolo politico della Chiesa, non si riferisse a questo tipo di «politica».

Ecco perché ritengo del tutto ipocriti questi atteggiamenti di orrore e di disgusto nei confronti di Berlusconi. Questo modo di agire non porta credito alla Chiesa. Forse un po’ più di onestà potrebbe giovare.

Per essere chiaro, io sono un difensore della Chiesa. Sostengo che, pur a conoscenza del periodo in cui la si poteva considerare più una cosca mafiosa che una istituzione religiosa, resta un fattore spirituale positivo per il credente. Riconosco alla Chiesa l’alta funzione sociale che svolge, soprattutto tra le popolazioni indigenti. Ho difeso a spada tratta il Papa rifiutato da un gruppo di persone incivili, che passano per studenti universitari de La Sapienza.

Ciò non mi impedisce di vedere le anomalie e le incongruenze in alcuni suoi rappresentanti.

La mia esortazione a guardare prima in casa propria serve proprio a far capire ai critici della Chiesa, che per voi non basta «avere la tessera» per essere intoccabili. Questo sistema lasciatelo prerogativa dei partiti politici. Per mantenere sano il cesto, bisogna eliminare le mele marce ed in tal senso Avvenire avrebbe un gran lavoro da svolgere.

Cordiali saluti

 
 
Lettera scritta dopo il caso Boffo direttore dell'Avvenire
 
Alcune considerazioni sulle smentite di Boffo:
Il caso del direttore dell’Avvenire Dino Boffo, lascia molti interrogativi. A fronte della sentenza del Tribunale di Terni che lo condanna per molestie telefoniche, ai danni della moglie del suo amante, lo stesso condannato asserisce che queste chiamate pur partite dal suo telefono, non erano sue. Una semplice perizia vocale poteva stabilirlo, ma lui ha preferito arrivare ad un patteggiamento.
Per quale motivo?
Secondo le sue ultime dichiarazioni l’ha fatto per coprire un altro.  
Cose del genere non si fanno per chiunque ed il fatto che sia rimasto al suo posto nonostante questa infamante condanna fa arrivare ad una ovvia conclusione: ha coperto una persona sopra di lui.  
Ma io non credo a questa versione.
A mio avviso la sua voce è stata riconosciuta e comunque in caso contrario non si poteva farlo neanche per altri.
Penso quindi che siamo solo di fronte ad un molestatore per scopi sessuali che ora aggiunge al suo palmares anche l’attributo di mentitore.
 
Lettera scritta al direttore dell'Avvenire Boffo boffo
 
La vicenda del direttore dell'Avvenire mi ha talmente indignato che gli ho scritto questa lettera che ovviamente resterà senza risposta:
 
"Esimio direttore,
ma ci prende per stupidi?
La signora ha denunciato lei e negli atti giudiziari si parla anche di pedinamenti da parte sua.
E lei scarica le colpe su un morto che non può confermare.
Ma che schifo. Che enorme schifo. Che ipocrisia. E ancora più schifo fa il clero che la fiancheggia.
Denunci pure il Giornale se ne ha il coraggio, cosa di cui dubito visto che usa agire nell’ombra come un codardo che sa solo pedinare ed importunare una donna.
E denunci anche me così portiamo la verità in tribunale e con l’occasione la potrò anche prendere a calci in culo.
Non distinti saluti"
 
.
 FAMIGLIA CRISTIANA E' COME L'UNITA'
 
Lettera inviata a Famiglia Cristiana e alla CEI
11 agosto 2009
Ho letto dell’iniziativa di Famiglia Cristiana di abbinare alla pubblicazione settimanale dei libri di film con la possibilità anche di comperarli. Questa promozione mi ha fatto ricordare l’Unità di Veltroni che allegava videocassette.
Anche l’Unità, come Famiglia Cristiana, stava perdendo lettori e Veltroni pensò di salvarla così. Ma come sappiamo è fallita.
Queste due pubblicazioni, nate su un grande e rispettivo credo, hanno abbandonato la strada maestra da tempo ed ormai sono ridotte ad organetti di partito che cercano attenzione tramite scoop più o meno pecorecci e morbosi.
Famiglia Cristiana sta facendo lo stesso percorso dell’Unità anche se, a dire il vero, una diversità c’è: la prima non regala ancora film porno.
 
PS: Approfitto dell’occasione per commentare le parole di Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei che, ai microfoni della Radio Vaticana, dichiarava che il libertinaggio sessuale «non è un fatto privato». Anzi aggiungeva: «Bisogna dire che è responsabilità degli educatori, dei genitori, di coloro che hanno un ruolo pubblico. I mezzi di comunicazione, le istituzioni devono sentire la responsabilità nei confronti di una proposta di valori che aiuti la vita buona e non che la distrugga». Parole sante che condivido.
Però potrei aggiungere anche «Senti da che pulpito...» e «Non guardare la pagliuzza...»
Monsignor Mariano Crociata dovrebbe preoccuparsi che questi principi fossero applicati non solo nel mondo laico ma anche e soprattutto in quello ecclesiastico che dovrebbe essere un faro della moralità ma che, come è noto, spesso e volentieri non lo è.
crociata
Quindi anziché occuparsi di politica, cosa che esula dal suo compito, dovrebbe parlare degli scandali celati che raramente vengono lasciati trapelare dalle massicce mura della Chiesa.
Lui certamente ne è al corrente.
Ci potrebbe parlare quindi dell’omosessualità che infetta i seminari, dove alcuni giovani entrano con la vocazione ed escono con la delusione.
Ci potrebbe parlare della pedofilia che molti alti e bassi prelati applicano da sempre.
Ci potrebbe parlare delle frequentazioni di alcuni preti con donne sposate e non.
Ci potrebbe parlare delle violenze consumate all’interno dei monasteri.
Ci potrebbe parlare delle appropriazioni di beni con raggiri e false promesse.
Ci potrebbe parlare dei preti che professano una dottrina totalmente opposta al cristianesimo dal pulpito delle chiese.
Ci potrebbe parlare del denaro (sterco del diavolo, vero?) che viene usato per tacitare tutti i destinatari di queste ingiustizie per sottrarre i colpevoli al giudizio penale.
Ci potrebbe spiegare come mai questi personaggi che hanno abusato della loro autorità in maniera ignobile e degradante non finiscono mai in galera come i comuni mortali.
Evidentemente invece per lui il problema più grave per la moralità del popolo italiano sono le frequentazioni private di Berlusconi a cui chiaramente si riferisce.
Vorrei chiedere al signor Crociata se è al corrente del numero di prostitute e prostituti che esercitano in Italia e di quanti milioni di prestazioni vengono effettuate ogni anno.
Se ci pensa arriverà a capire che questa è una abitudine comune per gli italiani da cui non si possono escludere a priori anche alcuni rappresentanti del clero.
Il monsignore ci potrebbe risparmiare certe prediche ipocrite. Questo modo di agire non porta credito alla Chiesa. Forse un po’ più di sincerità potrebbe giovare.
Per essere chiaro, io ho molto rispetto della Chiesa e ritengo che svolga un compito importante nella nostra società. Provo meno rispetto per alcuni suoi rappresentanti.
Risponde don Giusto Truglia condirettore di Famiglia Cristiana
 
Il testo della risposta è stato rimosso poiché il signor Truglia definisce questa una corrispondenza privata
e minaccia il ricorso ad un avvocato.

Comunque nella lettera afferma che la Chiesa non ha mai approvato la pedofilia (ci mancherebbe)
e che la Chiesa stessa può fare politica.
 
La mia replica a don Giusto Truglia
 
Egregio don Giusti Truglia,
la ringrazio per avermi cortesemente risposto.
Sorvolo sugli allegati di Famiglia Cristiana, che evidentemente erano solo una provocazione, perché ciò che lei pubblica, anche se in modo a mio parere criticabile, non sarà mai paragonabile alla nefandezza ideologica del comunismo sostenuto dall’Unità.
E le comunico anche che io ero, in gioventù, un lettore assiduo della sua pubblicazione.
Certo mi aspettavo le lei, visto il ruolo che ricopre, un po’ più di prudenza nel sostenere tesi del tutto insostenibili. Se mi riportava l’ovvietà che i rappresentanti della Chiesa, in tutte le sue forme espressive, sono comunque degli uomini e per tanto inclini all’errore e che quanto da me lamentato è attribuibile a poche unità, mi avrebbe trovato d’accordo.
Famiglia Cristiana però sulla vicenda Berlusconi/D’Addario non usa questa cautela di giudizio. Pur essendo al corrente che una frequentazione notturna da parte del nostro Primo Ministro, tutta da dimostrare e comunque palesata non da un comportamento pubblico ma da un inganno con scopi ricattatori, non esita a schierarsi dalla parte del traditore, anziché da quella del tradito.
Non le risulta? Eppure deve aver letto ciò che avete scritto. Le rinfresco la memoria.
Il «limite della decenza» è stato superato nel comportamento «indifendibile» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e la Chiesa italiana «non può ignorare l'emergenza morale»: è quanto afferma il direttore di «Famiglia Cristiana», don Antonio Sciortino, rispondendo alle lettere dei lettori disorientati di fronte allo scandalo delle cosiddette «escort».
Parentesi: mi potrebbe aggiornare su ciò che avete scritto a proposito dell’emergenza morale delle «escort» che impazzano in Puglia tra autorevoli esponenti politici di sinistra a scopo corruttivo? Se non ne è al corrente, potrei aggiornarla. Chiusa parentesi.
«A tutto c'è un limite. Quel limite di decenza è stato superato. Qualcuno ne tragga le debite conclusioni» così ancora don Antonio Sciortino che conclude: «Il problema dell'esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica...».
Mi dica, don Truglia, questo vale anche per le cariche della Chiesa? E le dobbiamo considerare pubbliche o forse la Chiesa è una impresa privata?
Tempo fa Famiglia Cristiana scrisse. «Ai cristiani non deve interessare la sua vita privata, ma solo il bene che ha fatto ...»
Non era per Berlusconi, ma per un cardinale morto di infarto durante una visita «pastorale» ad una prostituta.
La cosa in sé non mi scandalizza. Rientra nella normalità delle debolezze umane. Però qui la parola «ipocrisia» entra a proposito.
Per quanto riguarda le nefandezze, sarebbe assurdo affermare che la Chiesa le approva. Mai detto. Si limita, come lei, a negarle, oppure ad occultarle con il denaro. Trova la cosa moralmente accettabile?
Volevo farne un elenco ma non ho spazio e tempo sufficienti per farlo. E poi sono convinto che lei le conosca meglio di me, lavorando dall’interno.
I vescovi e i sacerdoti devono fare politica? Come Franco Barbero, Vitaliano Della Sala, Andrea Gallo, Alex Zanotelli che arringano le folle come capipopolo staliniani e che nessuno ha il coraggio di far rientrare nei ranghi a svolgere la missione per cui sono stati ordinati? Per non perdere consensi anche la Chiesa, come i partiti, è disponibile a derogare?
Questi signori sono stati definiti preti "comunisti", preti che il vangelo chiamerebbe "lupi", preti vittime delle "allucinazioni" del "sinistrume" e "prostituiti alle ideologie".
Mi potrebbe inviare qualche articolo di condanna, pubblicato da Famiglia Cristiana, nei confronti di questi «preti»?
Ebbene, sembra, da quanto lei scrive, che Paolo VI quando parlava del ruolo politico della Chiesa, non si riferisse a questo tipo di «politica».
Lei sa anche che la Chiesa in passato si è occupata di politica in modo non del tutto ortodosso e credo che ora farebbe meglio ad occuparsi più delle anime che dei corpi.
E’ forse far politica informare sulle frequentazioni sessuali di un politico? Queste cose le lasci a Novella 2000 o a Repubblica.
I lettori scrivono? Risponda con le parole del Vangelo. Ne trova molte adatte allo scopo.
Vede, don Truglia, forse lei in definitiva non ha capito una cosa. Io sono un difensore della Chiesa. Sostengo che, pur a conoscenza del periodo in cui la si poteva considerare più una cosca mafiosa che una istituzione religiosa, resta un fattore spirituale positivo per il credente. Riconosco alla Chiesa l’alta funzione sociale che svolge, soprattutto tra le popolazioni indigenti. Ho difeso a spada tratta il Papa rifiutato da un gruppo di persone incivili, che passano per studenti universitari de La Sapienza.
Ciò non mi impedisce di vedere le anomalie e le incongruenze in alcuni suoi rappresentanti.
La mia esortazione a renderle pubbliche serve proprio a far capire ai critici della Chiesa, che per voi non basta «avere la tessera» per essere intoccabili. Questo sistema lasciatelo prerogativa dei partiti politici. Per mantenere sano il cesto, bisogna eliminare le mele marce.
Cordiali saluti - Flavio Berlanda - Bologna
 
Scrive don Giusto Truglia condirettore di Famiglia Cristiana
 
Il testo della risposta è stato rimosso poiché il signor Truglia definisce questa una corrispondenza privata e minaccia il ricorso ad un avvocato.
Comunque nella lettera afferma che le mie obiezioni sono poco originali e mi invita a non prestare orecchio alla malelingue.
 
Nota conclusiva
Come volevasi dimostrare.
Di fronte all'evidenza non resta che abbandonare con una scusa puerile.
Non voglio infierire e quindi mi fermo qui, ma faccio notare che le parti riportare sono state prese proprio da Famiglia Cristiana ed i testi originali sono stati scritti dal direttore don Antonio Sciortino......
Applico la carità cristiana.

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