Una signora racconta che dieci anni
fa, alle tre di notte, si erano
presentati a casa sua tre
carabinieri che, su mandato di un
magistrato dovevano perquisire la
stanza di su figlio ed arrestarlo
con l'accusa di spaccio di droga.
La perquisizione non diede alcun
risultato, ma ciò nonostante il
ragazzo rimase in prigione 5 giorni
prima di essere liberato in attesa
di giudizio.
Dopo un anno e mezzo venne giudicato
ed assolto pienamente. Il castello
di accuse costruito dal magistrato
erano caduto.
Tutto bene? No! Il ragazzo aveva
perso il posto di lavoro e pure la
faccia che era apparsa su tutti
giornali locali.
Oggi continua a vivere amaramente la
sua esistenza che l'ha profondamente
segnato.
E il magistrato? Continua
tranquillamente nella sua opera..... |
Il caso
dei fratellini Francesco e Salvatore
Pappalardi, mette in evidenza una
palese violazione dei diritti umani
per ingiustificata detenzione.
Dopo il
ritrovamento dei due ragazzi morti
nel pozzo, il medico legale ha
escluso l'omicidio non avendo
riscontrato tracce di violenza. Lo
stesso comandante delle indagini ha
confermato tale tesi essendo
abbastanza evidente la dinamica dei
fatti. Ciononostante il magistrato
che aveva deciso l'incarcerazione in
base ad una testimonianza poco
credibile insiste nella tesi di
colpevolezza del padre Filippo
Pappalardi. Afferma che il castello
accusatorio non è stato stravolto
dalla realtà e che sussiste ancora il
pericolo di reiterazione del reato
(?). Dovendo poi decidere sulla
istanza di scarcerazione, non si
prende la briga di valutare con
sollecitudine. Forse perché si
tratta solamente di una persona
trattenuta in carcere, a mio parere
arbitrariamente.
Il
tempo che il magistrato si è preso
per riflettere serve per aprirgli
gli occhi sulla verità o soltanto
per cercare ogni possibile cavillo
giustificativo della detenzione di
colui che ritiene colpevole contro
ogni evidenza? Eppure altri
magistrati avevano deciso più volte
che i bambini dovevano essere
affidati al padre che dava più
garanzie della madre. Ma questo non
conta. Per la Procura della
Repubblica di Bari lo sguardo del
padre è indiscutibilmente quello di
un assassino. |
Il
16 giugno
2006 il
GIP Alberto
Iannuzzi del Tribunale di
Potenza, su
richiesta del
PM
Henry John Woodcock,
ha ordinato l'arresto di Vittorio
Emanuele di Savoia con le accuse di
associazione a delinquere
finalizzata alla
corruzione e al
falso, e associazione a delinquere
finalizzata allo sfruttamento della
prostituzione
nell'ambito di un'indagine legata al
casinò di
Campione d'Italia.
Vittorio Emanuele di Savoia è stato
arrestato a Varenna, sulla sponda
lecchese del lago di Como, dagli
agenti della polizia di Stato e
della polizia municipale di Potenza,
ed è stato trasferito nottetempo in
manette nel carcere di Potenza.
Il
23 giugno
2006, in seguito
ad una parziale ammissione dei fatti
che gli sono stati addebitati, per
decisione del GIP di
Potenza, è stato
messo agli arresti domiciliari a
Roma, in una casa
del quartiere
Parioli di
proprietà della famiglia Fabbri,
dove si trasferì con la moglie
Marina Doria.
Il Tribunale del Riesame di Potenza,
in data
20 luglio
2006, gli ha
revocato gli arresti domiciliari,
imponendogli il solo divieto di
espatrio.
Il
13 marzo
2007 la Procura
della Repubblica di
Como, sulla scorta
del riesame integrale di tutte le
intercettazioni, ha chiesto l’archiviazione
delle due inchieste aperte nei
confronti di Vittorio Emanuele di
Savoia a Potenza e trasferite a
Como, e che coinvolgevano anche l’ex
sindaco di Campione d’Italia Roberto
Salmoiraghi, l'imprenditore Ugo
Bonazza, Giuseppe Rizzani e la
signora Vesna Tosic: il
27 marzo il GIP
del tribunale di Como ha accolto
l'istanza di archiviazione. Anche la
procura di Roma si è orientata in
tal senso perché i fatti non
sussistono. |
Antonio Lattanzi è assessore di
Martinsicuro, un paese in provincia
di Teramo.
Dal gennaio all’aprile 2002 è stato
arrestato quattro volte consecutive
per tentata concussione e sempre
dallo stesso Gip.
Ad ogni arresto è seguito
puntualmente l'annullamento da parte
del Tribunale del riesame per
mancanza di gravi indizi di
colpevolezza, ma ogni volta il
magistrato ha effettuato un nuovo
arresto.
Due anni fa è arrivata la sentenza
di assoluzione da tutti i capi di
imputazione. |