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Un sistema che distribuisce
iniquamente la Ricchezza |
è preferibile a quello che
distribuisce equamente la Miseria
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SEI UNO
SPORCO CAPITALISTA? FAI IL
TEST
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Secondo i critici dei
capitalismo, il libero mercato produce: |
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1 - La distruzione sistematica
dell'ambiente e delle risorse del pianeta.
2 - Monopoli e cartelli che danneggiano i
consumatori.
3 - Ricchezza solo per i paesi già
sviluppati e povertà per i diseredati del la
Terra.
4 - Guadagni tanto faraonici quanto
ingiustificati per categorie non meritevoli
(modelle, sportivi, dirigenti d'impresa,
ecc.).
5 - Diversità negli stipendi che dipendono
non dal merito ma da razza, sesso,credo
religioso. |
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Diceva Schumpeter che l'accusa cambia nel
corso del tempo, ma il capitalismo è sempre
destinato ad essere sul banco degli
imputati. Nulla di più vero. Nel nostro arco
di vita abbiamo assistito ai più incredibili
mutamenti dei capi di imputazione - sfrutta
il proletariato, crea diseguaglianze
inumane, produce a livelli "sub ottimali",
distrugge l'ambiente, è causa di crisi
cicliche e devastanti, solo per citare i più
ricorrenti - ma la gogna per il sistema
economico che ha fatto diventare l'Occidente
(e che sta rendendo lentamente anche il
resto del mondo) ricco e libero non sembra
mai finire.
Il volume dell'economista americano Robert
Murphy -Tutte le balle sul capitalismo-
scritto in un linguaggio giornalistico
accessibile a tutti, forse non servirà ad
assolvere il capitalismo, ma certamente è
una memoria difensiva che anche gli
avversari del libero mercato dovrebbero
leggere. In un momento in cui, con la
possibile eccezione di Antonio Di Pietro,
tutti si dichiarano garantisti, qualcuno
dovrà pur prendersi la briga di ascoltare la
difesa del capitalismo, ossia di ciò che per
la nostra cultura è "indifendibile". |
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Stato e mercato forze contrapposte
Il saggio individua subito e senza
possibilità di fraintendimenti qual è
l'opposto, dialettico o meno, delle
decisioni prese sul (non dal) libero
mercato: la regolamentazione legislativa, le
burocrazie statali, in breve la coercizione
delle decisioni pubbliche. Non esistono vari
modi di produrre e scambiare in concorrenza
tra loro: vi sono solo due forze, il libero
mercato, vale a dire milioni di scelte
quotidiane, autonome e anonime, prese da
milioni di individui, e lo Stato, ossia le
leggi e i regolamenti che a tali scelte
pongono vincoli e limitazioni di ogni
genere. |
Non vi sono né vie di mezzo né soluzioni
intermedie. L'economia procede attraverso
l'incontro delle libere volontà degli
individui, oppure viene governata dalla
'libera" volontà dei parlamenti. Il sistema
capitalista è quello in cui «la gente è
libera di usare la propria proprietà privata
senza subire interferenze esterne», e non è
un caso se Karl Marx, alla domanda di
sintetizzare il programma comunista,
rispondeva: «Abolizione della proprietà
privata». I nemici odierni del capitalismo
sono solo meno coerenti: essi vogliono
limitare gli spazi e il raggio d'azione
della proprietà privata.
L'analisi di Murphy su come funzionano i
prezzi in un sistema di mercato, dei
vantaggi e della profonda giustizia dei
profitti non fondati su privilegi
governativi, farà storcere il naso a molti,
ma è ineccepibile. Così come quella sul
lavoro, l'equità dei salari "folli" degli
sportivi professionisti e anche degli alti
dirigenti.
Ma particolarmente interessante per gli
italiani risulterà il paragrafo intitolato
"I sindacati danneggiano il lavoratore", dal
quale essi impareranno che le pratiche
nostrane di favori costanti del potere
politico nei confronti dei sindacati sono
ben diffuse anche in America (in realtà sono
state inventate proprio Oltreoceano).
Discriminazione negli stipendi
Su di un punto, quello delle varie forme di
discriminazioni "stipendiali", fra uomini e
donne, oppure su base etnica, anche i
liberali più estremisti sembrano propendere
per un intervento legislativo.
Eppure, come mostra Murphy, nel libero
mercato razzismo e sessismo hanno un costo
elevato, che ben pochi imprenditori
potrebbero pagare. In sostanza, «il mercato
contiene dei potenti incentivi che spingono
i datori di lavoro a prendere decisioni
obbiettive basate sul merito, mentre gli
enti pubblici non sono sottoposti a questi
vincoli”. Il problema è che il mercato del
lavoro è già il meno libero fra tutti quelli
esistenti (essendo regolamentato fortemente
da oltre un secolo) e tutte le soluzioni
libere ai problemi di discriminazione
esposte da Murphy suoneranno quasi
incomprensibili ai lettori (italiani o
americani).
In ogni caso, è un fatto storico assodato
che tutte le vere discriminazioni nei
confronti di categorie di individui (dalle
leggi di Norimberga all'Apartheid e alla
segregazione razziale nel Sud degli Stati
Uniti), come nota molto correttamente
Murphy, sono state il prodotto di decisioni
governative, non del libero mercato.
In Italia per ogni problema, reale o
percepito come tale, sembra esistere una
soluzione "naturale", quella dell'intervento
pubblico, e una, per lo più «improponibile»,
da affidare al mercato. Gli italiani vivono
in uno dei Paesi più selvaggiamente
statalisti del pianeta e non è un caso che
proprio qui sia stato coniato lo slogan
«liberismo selvaggio». |
Marco Bassani a commento del libro "Tutte le
balle sul capitalismo" |
|
NOTA: Non a caso l'Italia è l'unico
paese democratico al mondo con una forte
presenza politica comunista. |
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RICEVO E PUBBLICO
UNA LETTERA SULL'ARGOMENTO |
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Egregio Sig. Berlanda,
navigando in internet mi è capitato di
visitare il Suo Blog, e di leggere i
Suoi commenti su fatti di cronaca
politica e non. In linea di massima sono
d’accordo quanto da Lei esposto nelle
Sue riflessioni, le quali, però, accanto
ai Suoi vari “No al comunismo, al
fascismo, ecc. non vedo un “no” al
capitalismo.
Io
ho militato per anni nel PCI e poi, e
comunque, ho sempre agito nell’area di
sinistra. Il crollo dell’impero
sovietico, col ritorno al capitalismo
della “zona imperiale”, il ritorno al
capitalismo della “comunista” Cina, la
miseria imperante di Cuba, ebbene tutto
questo pone un qualsiasi comunista nella
condizione di prendere atto che una
società comunista è pura utopia. Io ne
ho preso atto. Altri no. Sia chiaro: io
non rinnego niente del passato in quanto
da semplice militante ero nella
convinzione di agire per una più valida
giustizia sociale, che, almeno in parte,
in Italia esiste.
Il
mio pensiero sinistrorso che ancora
persiste, ma critico e libero dal
fanatismo, non mi vieta l’obbiettività
di vedere nei Suoi scritti una valida
critica ironica alle cronache politiche
di questi tempi, e siccome questi tempi
sono pervasi di capitalismo trionfante,
vedo che Lei non lo ignora ma lo
affronta criticamente. Ecco perché trovo
che manchi nei succitati “No”, un No al
capitalismo.
E
lo spunto l’ho trovato in un Suo
commento 9 novembre 2006 “Dividendi
Fiat”: in effetti è dagli anni ’30 che
la Fiat succhia soldi allo Stato, ma
nessuno compresi i sindacalisti più
agguerriti (come ebbi a scrivere al
Sindaco di Bologna Cofferati) ha mai
messo all’ordine del giorno gli artt.
42/43 della Costituzione che prevedono
“l’espropriazione mediante indennizzo
determinate imprese…”: l’indennizzo lo
ha avuto se è vero quello che disse
Maroni alla TV in campagna elettorale
2006 che la Fiat ha avuto in tutti
questi anni milioni di miliardi dallo
Stato, ma se l’è intascata la famiglia
Agnelli.
Quello che da qualche tempo sta venendo
a galla, da parte del capitalismo, è
allarmante.
Se
il “comunismo” ha fatto un disastro,
anche il capitalismo non è rimasto con
le mani in mano: con la complicità di
governanti intenti solo a racimolare
lauti stipendi e pensioni d’oro, ha
organizzato, nel tempo, senza andare a
contare le guerre e le distruzioni con
tutto quello che ne deriva, un sistema
che ci vede indebitati (debito pubblico)
di 26000 euro pro capite qui in Italia,
ma anche in tutti i Paesi capitalistici
industrializzati il debito pubblico è
sempre più condizionante, che ci
paralizza in modo decisivo in quanto
siamo in balia di quell’organizzazione
bancaria che, da più parti ormai, viene
definita un’organizzazione banditesca
che se ne infischia altamente delle
regole democratiche, della sovranità
popolare, e si impone al di sopra delle
parti dettando le sue regole,
impermeabili ad ogni presa di posizione
alternativa politica. Mentre noi popolo
ci trastulliamo insultandoci a vicenda
fra fascismo e antifascismo, fra
comunismo e anticomunismo, fra
berlusconismo e veltronismo, fra
democrazia e dittatura, e vediamo nella
figura del Capo dello Stato (qualunque
esso sia) e nella Costituzione il non
plus ultra delle regole democratiche,
Bankitalia e la BCE (Banche private
capitalistiche), a cui non importa un
fico secco se il governo sia retto
democraticamente o dittatorialmente, di
destra o di sinistra, ci stanno
truffando di brutto imponendo a tutta la
Casta Politica, e di conseguenza anche a
noi popolo, un ricatto (il Signoraggio)
talmente sottile ma micidiale del tipo
dell’Ammanita falloide, che solo dopo 15
giorni che l’hai mangiata manifesta il
veleno che ti porta inesorabilmente alla
morte.
Sia da destra (Bontempo e Storace) che
da sinistra (Marco Ferrando), passando
attraverso alcuni economisti, hanno
denunciato e stanno denunciando e
cercando di far conoscere questo
problema alla gente, problema dei
problemi, che ignara continua ad andare
ai contraddittori politici delle feste
dell’Unità, della Famiglia, convegni
svariati, ecc. magari anche
accalorandosi, senza che però questa
“cosa” sia, da parte dei politici,
accennata. La Casta Politica, ha fatto
credere alla gente che il debito
pubblico deriva dal fatto che si spende
più di quanto si guadagna. In effetti è
vero, ma a chi vanno queste spese? Alle
banche, cui lo Stato si rivolge per le
spese correnti.
Inutile Le dica il meccanismo del
Signoraggio, in quanto Lei ne sarà
certamente al corrente.
Ed
è stato proprio per questo che Le ho
scritto, proprio per poter vedere di
divulgare e far conoscere quanto più
possibile alla gente il problema per far
sì che ai vari convegni politici possa
esserci qualcuno che chieda almeno
spiegazioni.
Coi più cordiali saluti, Rolando
Marchioni.
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LA MIA RISPOSTA |
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Egr. Signor Rolando Marchioni,
...Innanzitutto
la ringrazio per aver voluto concedermi
tanto spazio ed avere avuto la bontà di
leggere i miei scritti.
Già questo mi porterebbe a risponderle
con tutta le mia benevolenza. Ma non
sarebbe la cosa giusta.
Leggo che lei, come la maggior parte dei
giovani, ha sognato un mondo giusto,
senza privilegi e con pari opportunità.
Conoscendo poi la natura umana ha capito
che è solo un'utopia. Se la buona fede
(oggi detta onestà intellettuale) fosse una giustificazione, dovremmo
avere la stessa comprensione, che lei
tra le righe chiede per sé, anche per i
repubblichini di Salò e per il popolo
tedesco che ha votato ed acclamato
Hitler. Ma le cose non stanno così.
Senza rendersene conto e senza una
diretta volontà lei ha portato un
granello di sabbia di consenso a coloro
che credendo di applicare ciò che lei
auspicava, sempre in buona fede, hanno
iniziato ad ammazzare le persone che la
pensavano in modo diverso o che potevano
essere considerati ostacoli al loro
progresso sociale. Non dimentichi il
detto che di buone intenzioni è
lastricato l'inferno.
La giustizia sociale, come dice, in
Italia esiste in parte ma proprio perché
il regime comunista non ne ha preso
possesso.
Considerando che non esiste una società
perfetta, è obbligo optare sempre per il
male minore. Quindi pur avendo criticato
la montagna di denaro erogata alla Fiat,
denaro finito per rimpinguare le tasche
degli Agnelli, vado oltre nel
ragionamento e mi chiedo: se questo
denaro fosse stato dato ad aziende
pubbliche, avrebbe dato altrettanto
lavoro e benessere ai lavoratori?
Come non esiste una società perfetta,
non esiste neanche un sistema perfetto
per gestirla. Parafrasando ciò che disse
Churchill sulla democrazia, io dico che
il capitalismo è il sistema peggiore di
gestione economica di un paese, se
escludiamo tutti gli altri.
Perciò le dico che il NO al capitalismo
non è stato inserito per trascuratezza
ma per una precisa scelta.
Gli esempi di degenerazione
provocati dal capitalismo che mi
cita, sono del tutto errati.
Nei principi del capitalismo non ci
sono contributi a fondo perduto,
enti di assistenza, distribuzione di
denaro a pioggia, pensioni d'oro e
tutto ciò che ha contribuito a
gonfiare il nostro debito pubblico.
Questo è un retaggio dello
statalismo clientelare e
assistenziale e la parte peggiore
del socialismo.
I fatti delle banche americane
fallite dimostrano proprio che
quando finanziano senza copertura,
per venire incontro alle esigenze
del popolo, falliscono. Le banche
italiane che vogliono super garanzie
applicano esattamente le regole del
capitalismo e questo le salva.
L'URSS è fallita non perché
qualcuno ha cambiato idea, come
lei, ma perché una società che
non crea benessere con il
sistema capitalistico è
destinata a fallire. Tutto il
sistema economico statalizzato
ha eliminato la competizione, la
concorrenza ed il fine di lucro.
Per questo motivo i sistemi
produttivi ed agricoli non sono
mai stati aggiornati e lo stato
è collassato. Sono semplicemente
finiti i soldi.
Vede, qualsiasi scelta politica,
sociale o confessionale faccia
l'uomo, non deve mai prescindere
dalla natura umana.
La natura umana, nel tempo, prevale
sempre. Le ideologie e le
religioni tendono ad incanalare il
pensiero dell'uomo per dargli una
guida, ma in realtà hanno solo
sostituito la forza degli eserciti
per ottenere lo stesso
scopo: sottomettere i popoli.
Ideologie e religioni non hanno
regole e limiti: possono sterminare,
far regredire progresso e cultura,
compiere qualsiasi nefandezza in
nome di un dio o di un ideale (vedi
comunismo e fondamentalismo
islamico).
Il capitalismo ha una regola
inderogabile: DEVE CREARE RICCHEZZA
PER POTERLA SFRUTTARE.
Quanti mi dicono che in Iraq gli
americani sono andati per rubare il
petrolio, evidentemente si fermano
ai luoghi comuni senza andare oltre
le apparenze. Le aziende americane
non hanno interesse a depredare lo
stato. Il loro scopo è quello di
vendere hamburger e coca cola. Ma a
chi li vendono, ai miserabili? Sono
quindi obbligati a creare benessere
a cominciare dalle infrastrutture e
dai servizi per arrivare
all'industria e al commercio. Li
sfrutteranno sul lavoro? Mai come in
Cina.
Sicuramente porteranno
professionalità e conoscenza con le
loro maestranze e le loro tecnologie
riversando il know-how sui
residenti. Come sarebbe diversamente
spiegabile il primato dell'India a
livello mondiale nel software? Che
centri il colonialismo inglese?
Ma questa è un'altra storia.
La voglio mettere a conoscenza di un
mio paradosso. L'Elogio della Follia
di Erasmo da Rotterdam dice
giustamente che solo gli slanci
della follia portano alle vette
dell'arte e della scienza. Io forse
scriverò l'Elogio del Peccato.
Secondo lei che cosa ha portato
l'uomo ad uscire dallo stato di vita
bestiale per arrivare all'attuale
livello di progresso?
Forse le virtù religiose come la
vita contemplativa, il buonismo, la
tolleranza, la bontà, il perdono e
tutte le altre virtù che si
predicano, oppure quelle delle
ideologie come la divisione dei
beni, le pari opportunità, il
togliere ai ricchi per dare ai
poveri (escludendo i dirigenti
politici ovviamente), l'uniformità
della società (salvo poi creare le
classi sociali)?
No, sono stati i peccati capitali:
l'avarizia, la superbia, l'ira, la
lussuria, la gola, l'accidia,
l'invidia.
Ci pensi, troverà per ognuno di essi
un fattore di progresso.
Sia chiaro, io non vivo su questi
fondamenti. Io sono buono di natura
e forse per questo nulla resterà di
me.
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ALL'INIZIO
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SEI UNO SPORCO
CAPITALISTA? SCOPRILO |
Ecco il test contenuto nel libro di Robert
P. Murphy per scoprire se siete dei porci
capitalisti. Rispondete e lo saprete. |
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1. Quanto dovrebbe essere
pagato un operaio?
a) In base all’importanza che il suo lavoro
riveste nella società.
b) Abbastanza per riuscire a mantenere la
sua famiglia.
c) Quanto basta perché non si licenzi. |
|
|
2. Un'azienda quanto dovrebbe far pagare
i suoi prodotti?
a) Il necessario per coprire le spese.
b) Un prezzo che mantenga elevata
l’occupazione nell’industria
c) Il prezzo più alto che riesce a spuntare. |
|
3. Se tu fossi un produttore di
automobili, quante morti all’anno provocate
dal tuo prodotto riterresti accettabili?
a) Ovviamente zero!
b) Ovviamente, il meno possibile.
L’obiettivo dovrebbe essere far sì che
l'auto sia il mezzo di trasporto più sicuro.
c) Il numero di morti che massimizza i
profitti dell'azienda. |
|
4. Devi
assumere un'addetta alla reception. Una
candidata è efficiente e l'altra è bella.
Quale dovresti scegliere?
a) Quella efficiente.
b) Quella bella.
c) Quella bella se attrae un numero extra di
affari tali da compensare la sua
inefficienza, altrimenti quella efficiente. |
|
5. Qual è la
tua opinione sugli spot commerciali?
a) Sono una forma insidiosa di lavaggio del
cervello da parte delle aziende, che fa leva
sui nostri istinti e pregiudizi più bassi.
b) A volte sono intelligenti, soprattutto
durante le partite (il Super Bowl in
origine), ma in generale gli spot sono
banali e noiosi.
c) Possono essere un mezzo eccellente per
incrementare le vendite, una volta
individuato correttamente il target degli
ascoltatori. |
|
SOLUZIONE: |
|
Se su cinque domande hai risposto a tre
A
- Sei una persona molto attenta al
sociale però hai sbagliato mestiere perché
sei destinato a fallire ed a lasciare sulla
strada tutti i tuoi dipendenti. Saresti un
ottimo politico di sinistra.
B
- Sei un utopista e quindi destinato a non
concludere nulla. Non vai bene né come
politico, né come industriale. Ti vedo bene
come dipendente pubblico.
C
- Potresti essere un porco capitalista. Se
lo sei, grugnisci pure, perché è meglio -
per tutti - avere più porci capitalisti e
meno burocrati maiali. |
|
NOTA: Nel test originale c'è solo la
soluzione C. Le soluzioni A e B sono stati
aggiunti da me. |
|
UNA VITA SENZA
CAPITALISMO? FAREBBE SCHIFO |
Una giornata nell'Ottocento - Massimiliano
Parente |
|
Quando Goethe
arrivò in Italia, nel 1786, andò in un
albergo sul lago di Garda, e chiese del
bagno, aveva un bisognino urgente. «Avendo
interrogato il garzone costui mi indicò
senz’altro il cortile: “Qui abbasso, può
servirsi”. “Dove?”, domandai. Ed egli,
amabilmente: “Da per tutto, dove vuol”».
Quindi, signore mie, davvero mala tempora
currunt? Davvero si stava meglio quando si
stava peggio? In verità (...) (...) le
ideologie antioccidentali hanno fatto presa
nell’immaginario collettivo, per cui se fa
caldo è colpa dell’uomo moderno, finché non
si ha niente di serio ci si cura con le
“medicine alternative” (alternative a cosa?
alla verifica del “doppio cieco”?), perché
della scienza non ci si fida, ci piace il
telefonino ma ci si sente schiavi e
sorvegliati, ci si sente prigionieri della
civiltà ma nessuno se ne va mai. Gli
intellettuali impegnati, giornalisti,
scrittori, registi, opinionisti,
catastrofisti di professione, vanno in brodo
di giuggiole per qualsiasi cultura
arretrata, e quando papi Silvio disse che
«l’Occidente è superiore» non l’avesse mai
detto, e quando Bush voleva esportare la
democrazia e l’Occidente per carità, nessuno
è superiore a nessuno (eppure i diritti
dell’uomo non sono universali e
occidentalissimi?). L’antioccidentalismo
è un prodotto dell’Occidente, saldatura di
pensiero tra marxismo e cattolicesimo, e
perfino il fascismo disprezzava la modernità
(«C’è un tipo di urbanesimo che è
distruttivo, che isterilisce il popolo, ed è
l’urbanesimo industriale», scrisse Mussolini
nel 1925. «Bisogna fare del fascismo un
fenomeno prevalentemente rurale»).
|
|
Johann Wolfgang von
Goethe |
Igiene sconosciuta,malattie in
agguato
|
Ogni luogo comune, ormai inoculato
nell’istinto dell’opinione pubblica
individuale, è stato una vittoria ideologica
dei “nemici della modernità”, come li ha
definiti lo storico Piero Melograni in un
libro di oltre dieci anni fa, La modernità e
i suoi nemici, che Mondadori dovrebbe
ristampare e andrebbe inserito come testo
scolastico nella scuola dell’obbligo. I
nemici della modernità, che poi sono i
nemici del capitalismo. C’è quello che ti
dice che vorrebbe essere nato
nell’Ottocento, quell’altro che ama tutto
ciò che è incontaminato e ti cita il film “Into
the wild” (la storia di un tipo che fugge
dalla corrotta civiltà alla ricerca della
natura selvaggia, e lì alla fine crepa,
unico momento bello del film), quell’altro
che si lamenta dell’aria inquinata, dei
ghiacciai che si sciolgono, della globalizzazione
e del global warming, delle sostanze
chimiche che abbiamo dentro (come qualche
giorno fa ci spiegavano su Repubblica). C'è
la Chiesa, per la quale la modernità ha in
sé il pericolo della scienza, del consumismo
e dell'ateismo (e però Eluana doveva restare
attaccata alle macchine?), e c'è il
comunismo, per il quale il capitalismo
opprime il popolo.
E quindi, come si stava
prima? Nel 1900 a Roma le case non avevano
bagni, e non c'era acqua corrente, il mondo
puzzava e in tutta la città esistevano solo
un paio di centri di bagni pubblici, che tra
l'altro nessuno usava. Arturo Carlo Jemolo
osservava come «il bagno restava sconosciuto
dall'infanzia alla tomba».
Il pensatore di sinistra medio ti dice
che qui da noi le masse sono oppresse, ma
ancora nel 1881 un terzo della popolazione
abitava in scantinati, soffitte, tuguri,
catapecchie, stipata in appartamenti
sovraffollati. A Torino all'epoca il 43%
della popolazione condivideva la propria
stanza da letto con un almeno altre quattro
persone. Oggi basta un'influenza e è allarme
globale, tuttavia nelle civiltà
precapitaliste e prefarmacologiche la durata
della vita media è meno della metà della
nostra. Vige una diffidenza per i farmaci,
c'è chi legge gli effetti collaterali e
sceglie di curarsi in erboristeria o in
parafarmacia, per sentire una frase
intelligente dobbiamo guardare Doctor House,
il quale a una signora che non vuole dare un
antiasmatico a suo figlio per timore delle
"controindicazioni" risponde: «In effetti
non prenderlo ha una controindicazione sola,
la morte».
Davvero si stava meglio quando si stava
peggio? Se foste nati prima del
XX
secolo avreste fatto una vita di merda,
ricchi o poveri. Il virus della sifilide, la
spirochetta pallida, fu identificato e
isolato solo nel 1905, nel 1921 si scoprì
l'insulina, e nemmeno i denti si curavano,
potevate morire di setticemia anche solo per
un banalissimo ascesso. Nel 1885, grazie a
Pasteur, fu debellata la rabbia, nel 1897 si
scoprirono le cause e le cure per la
malaria. Se foste state operati prima del
XX
secolo vi avrebbero
sottoposto a un intervento approssimativo
senza anestesia, senza esami, senza igiene
(i chirurghi non si lavavano neppure le
mani), senza Tac, senza risonanze, senza
analisi del sangue, senza grandi speranze di
uscirne vivi.
Siete ambientalisti, amate la tutela del
verde? Un tempo incendiare una foresta era
un bene, per migliaia di anni. Boschi e
foreste, osserva Melograni, «erano
considerati nefandi e pieni di insidie,
rifugi di belve, criminali o banditi.
Abbattere e incendiare una foresta voleva
dire compiere un passo avanti sulla strada
del progresso, sostenere la civiltà,
ampliare lo spazio nel quale esercitare le
attività agricole». Greenpeace e il Wwf sono
invenzioni della modernità.
Ancora lontano il Telefono Azzurro
Credete che oggi conti solo il denaro?
Nelle famiglie comandavano i padri, e i
matrimoni erano combinati dai genitori per
interesse. In epoca romana il pater
familias aveva diritto di vita e di
morte sui propri figli, altro che Telefono
Azzurro, e perfino dopo il codice
napoleonico un normale padre di famiglia
poteva tranquillamente infliggere ai propri
figli ogni genere di punizione corporale e
se lasciavano casa prima dei 15 anni poteva
farli arrestare senza onere di prova. Ai
tanti "perché" dei bambini Massimo D'Azeglio
indicava l'opportunità di rispondere «perché
lo dico io» (oggi siamo giunti all'estremo
opposto, e sono i figli a dirlo ai genitori
prima ancora di proferire parola). Credete
che l'aria fosse più pulita? Le città erano
un inferno di cattivi odori e esalazioni, se
non vi pisciavano in testa avreste inalato
gli odorini delle carni marcescenti dei
macellai, il fetore della merda di cavalli e
muli che servivano al trasporto, e ancora
nel 1892 in Francia solo 90 città su 700
disponevano di un sistema fognario e le
epidemie erano all'ordine del giorno. Le
città erano cinte di mura e anche dentro le
mura rischiavate di morire assassinati ogni
giorno. Sempre Goethe, stavolta a Roma, nel
1786 annotava: «Quattro persone sono state
assassinate nel nostro quartiere nelle
ultime tre settimane», e Giacomo Leopardi,
nel 1832 osservava che «in Roma conviene
sempre tremare per gli amici o i parenti che
si trovano fuori la sera, non passando sera
che non accada assassinio, fin sul Corso
stesso o in Piazza di Spagna, a un'ora o due
di notte». Senza l'avvento della civiltà
industriale sareste morti dove siete nati e
molto prima e dopo una vita penosa e senza
l'Iphone, e col cavolo che andavate al mare
a abbronzarvi, cosa che a nessuno sarebbe
venuta mai in mente.
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Pubblicato il giorno: 28/07/09 su Libero |
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C'E' MENO FAME NEL MONDO GRAZIE AL
CAPITALISMO |
I dati della Fao confermano
che i sottonutriti del mondo sono calati. |
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Per la prima volta in 15
anni il numero è sceso di 375 milioni.
Il successo è figlio del
boom economico di India, Cina, Brasile.
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La notizia è che il numero
delle persone che soffrono la fame è
diminuito. Per la prima volta in 15 anni: lo
dice l'agenzia Onu del settore, la Food and
Agriculture Organisation (Fao).
Sono
circa 925 milioni le persone sottonutrite
nel 2010, un taglio non da poco rispetto
allo scorso anno quando erano 1 miliardo e
300 milioni. E questo, dice il rapporto Fao,
grazie alle performance di alcuni Paesi
emergenti e al calo dei prezzi dei prodotti
agricoli. Un combinato disposto che ha
portato al miracolo inatteso. Malgrado i
disordini per il cibo in Mozambico nei
giorni scorsi, le proteste in Egitto e
l'aumento del prezzo del grano a causa della
siccità in Russia che hanno scatenato
proteste e rivolte.
Insomma, fatti i conti,
abbiamo 375 milioni di affamati in meno nel
mondo. Basta per essere ottimisti, oppure
quella sottrazione è nulla rispetto al
miliardo di disgraziati ancora senza il
minimo vitale?
|
Fate voi, noi
la mettiamo così: non c'è da fare salti di
gioia ma essere contenti sì: è più che
lecito. Anzi, doveroso se abbiamo ancora una
briciola di onestà e buona fede. Perché quei
numeri dicono da che parte stare e dove
occorre andare. Del resto, neppure la Fao
stravede per il successo, anzi: avverte che
il numero assoluto di persone sotto-nutrite
continua a essere scandaloso e allarmante.
E comunque lontano da quello
indicato come il primo degli otto obiettivi
del Millennio:
dimezzare la fame dell'intera umanità entro
il 2015 e la percentuale di persone
denutrite nei Paesi in via di sviluppo dal
20 al 10 per cento. Per sconfiggere lo
spettro, continuano a ripetere i vertici
Fao, i governi dovrebbero fare tre scelte
fondamentali: investire di più
sull'agricoltura; sviluppare veri programmi
di assistenza e stimolare attività che
producano reddito.
Tutto vero e tutto
drammaticamente ancora insufficiente
rispetto ai bisogni delle popolazioni di
interi Continenti, lontane dai livelli
accettabili di esistenza. Ma sarebbe
altrettanto ingiusto e insopportabile
continuare a recitare
la stanca litania dell'Occidente egoista e
insensibile, della crudeltà del sistema
economico capitalista e liberale che
produrrebbe fame e la povertà nel Terzo
Mondo come conseguenza necessaria del suo
benessere. Un pregiudizio clamorosamente
smentito dalla storia, tenuto in vita
artificialmente per ragioni ideologiche e
politiche.
Le previsioni ci dicono
che alla fine del 2010 il livello della
sotto nutrizione diminuirà ancora, anche se
con ritmi diversi. Carestie e guerre oggi
causano "solo" il 10% dei decessi per fame,
benché queste
siano le cause di cui si sente più spesso
parlare. I killer dello sviluppo vanno
cercati altrove, così come i rimedi e le
ricette per uscirne. Un fatto è certo: a far
cambiare direzione alle cifre della fame è
stato innanzitutto il potere trainante delle
due economie emergenti: quelle della Cina e
dell'India. Nazioni che hanno conosciuto
livelli di crescita produttiva e di
progresso tecnologico spiegabili solo con un
cambio di sistema politico ed economico. E
molti tra i Paesi che hanno raggiunto il
primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio o
sono sulla strada giusta per farlo, come il
Vietnam e il Brasile, sono tra quelli che
fino a qualche anno fa erano sotto gli
illiberali regimi comunisti o soffocati da
economie controllate dalla Stato. Dunque, se
alcuni Paesi che ieri erano in fondo a tutte
le classifiche mondiali oggi sono risaliti
fino a guadagnare i primi posti, è perché
pure loro non hanno trovato orribile cercare
di entrare nel club dei ricchi, rifiutare le
elemosine politiche e fare acquisti nelle
botteghe della democrazia liberale e delle
economie di mercato. Chi pensa il contrario
è perché rimpiange i vecchi fornitori:
quelle dittature comuniste che offrivano ai
regimi degli affamatoti cibo per petrolio,
farina in cambio di missili, farmaci per
basi militari.
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Pubblicato il giorno: 15/09/2010 su Libero -
Luigi Santambrogio |
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