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Cesare Beccaria “non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa”.
Bertolt Brecht "I nostri giudici non sono corruttibili: per nessuna somma si lascerebbero spingere a decidere secondo giustizia".
Alexis de Toqueville “Tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici".
 
QUESTA E' UNA RASSEGNA DI ALCUNI "CASI GIUDIZIARI" CHE EVIDENZIANO COME A VOLTE LA GIUSTIZIA ITALIANA NON VENGA AMMINISTRATA BASANDOSI SULL'APPLICAZIONE LINEARE DELLE LEGGI
MA SULLA LORO INTERPRETAZIONE CERVELLOTICA ED INCOMPRENSIBILE PER I COMUNI MORTALI.
ANCHE SE CIO' NON VALE PER TUTTA LA MAGISTRATURA, MA SOLO PER UNA PICCOLA PARTE DI ESSA, SI SA CHE UNA MELA MARCIA IN UN CESTO DI MELE SANE, SE NON VIENE TOLTA, PUO' DIFFONDERE IL MARCIUME.
CHI HA LA SVENTURA DI SUBIRE UN "RARO CASO DI MALAGIUSTIZIA"  NON SI CONSOLA CON LE STATISTICHE.
 
 
 
 
LA SITUAZIONE ITALIANA
I giudici italiani sono 1,39 ogni diecimila abitanti, contro la media dello 0,91 degli altri Paesi europei.
L' Italia occupa il 155 posto su 178 Paesi esaminati per l'efficienza della giustizia (rapporto annuale 2007 della Banca Mondiale)
I processi durano mediamente 116 mesi in Italia, contro i 34 mesi dell' Austria, ad esempio, con un peggioramento anno dopo anno.
Dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90% (relazione dell'anno 2007 del presidente della Corte di Cassazione)
Tra il 1999 e il 2007 la Corte europea ha condannato l'Italia 948 volte per non aver rispettato i tempi di un giusto processo.
Questo corrisponde ad una sentenza contro l’Italia emessa ogni tre giorni.
Solo nel 2007 sono stati pagati 56 milioni di danni per MALAGIUSTIZIA (1 euro per ogni italiano).
Le cause pendenti in Italia sono 8 milioni: 5 milioni di cause civili e 3 milioni di cause penali.
Si calcola che in ogni causa sono coinvolti almeno in 2, significa che 16 milioni di italiani hanno cause in corso (1 ogni 4 abitanti).
 
E QUANDO SBAGLIANO?

Solo lo 0,6 per cento dei magistrati che vengono giudicati per colpa o omissioni nell'esercizio del loro lavoro e finiscono davanti al loro organo di giustizia perdono il posto. Negli ultimi sette anni (1999-2006) il Csm ha istruito mille e dieci procedimenti disciplinari.

Con questi risultati: 812 chiusi con l’assoluzione, 126 con l’ammonimento, 38 sono finiti con la censura, 22 con la perdita di anzianità, 2 con la rimozione e 4 con la destituzione. In pratica, dei mille e 10 magistrati sottoposti a giudizio, solo 6 hanno pagato per le loro colpe.

 
 
 
BERLUSCONI E IL CASO RUBY
27 gennaio 2011
Io la penso così
 
Mi è stato chiesto che cosa penso del caso Ruby.
E’ una domanda a cui si può rispondere con una lapidaria sentenza solo se si è condizionati dal pregiudizio.
Questo perché al momento una cosa sola è certa: tutti hanno capito, anche quelli che odiano Berlusconi a tal punto di essere disposti a calpestare ogni principio democratico pur di eliminarlo, che qui lo sfruttamento della prostituzione centra come i cavoli a merenda.
Ho quindi esaminato la questione da diversi punti di vista: quello morale, quello personale, quello etico, quello mediatico, quello istituzionale, quello giudiziario, quello economico, quello politico e quello internazionale.
ruby
   
- Questione morale. Non ho mai sentito tanti moralisti sbracare in parole ed opere come in questi tempi. Una accozzaglia di ipocriti che trancia lapidari giudizi ed auspica esemplari condanne nei confronti di Berlusconi, facendo finta di non sapere che la tentazione della carne non è prerogativa di Berlusconi, ma è un fattore comune a molti illustri personaggi pubblici del passato e del presente compresi quelli che oggi si strappano le vesti.
Proprio in questi giorni è iniziata celebrazione del 150° anno di nascita della Repubblica italiana ed il più osannato è Vittorio Emanuele, «il re galantuomo». Forse era anche un galantuomo ma certamente era assatanato di donne a tal punto che in piena notte le faceva prelevare nelle case di tolleranza delle prostitute per sfogare la sua libidine animalesca ed incontrollabile.
vendola Sentire poi il Cardinale Bertone che fa il censore, lascia molto perplessi. Forse il cardinale non ricorda la pedofilia nel clero, che lui ha abilmente cercato di insabbiare, come nel caso di padre Lawrence C. Murphy nell'istituto per sordi St. John di Milwakee, che ha violentato circa 200 minori, e a cui non è stata tolta nemmeno la funzione di prete. E non dimentichiamo Kennedy, icona della sinistra democratica, che era arrapato anche quando dormiva e non se ne faceva sfuggire una, Clinton che aveva trasformato la Casa Bianca in un pied a terre o Mitterand presidente francese che aveva una figlia illegittima. E questi sono solo alcuni esempi. I bacchettoni che gridano allo scandalo sono gli stessi che approvano e a volte partecipano ai cortei Gay Pride dove persone di dubbio gusto si presentano in pubblico ostentando la loro sessualità in modo volgare, provocatorio e scandaloso, per i giovani che assistono, senza nulla eccepire.
 
berlusconi - Questione personale. Berlusconi ha 74 anni ed è uno tra gli uomini più ricchi della terra. Se si escludono un paio di amici d'infanzia fidati, credo sia perfettamente consapevole di essere circondato da persone che mirano ai suoi favori ed al suo denaro. E' consapevole anche che la sua vita sta volgendo al termine (senza fretta). Poteva scegliere se condurre vita monastica oppure godere, in privato, dei privilegi di cui ha diritto. Ha scelto la seconda strada sapendo, e non può essere altrimenti per uno che ha accumulato una montagna di denaro, che il circo di nani e ballerine che lo allieta con finto affetto e tanta avidità funziona solo a pagamento. La sua è solo una proiezione amplificata di ciò che tutti fanno pagando il biglietto di ingresso.
La differenza è che lui può permettersi di farlo in grande.
   
- Questione etica. Personaggi della politica e dei media che per anni hanno perseguito il mito della libertà combattendo per il divorzio, l’eutanasia, la libertà sessuale, lo spinello libero, la stanza della droga, che hanno frequentato le comuni, che rivendicavano «il corpo è mio e me lo gestisco io», che si sentivano «porci con le ali», che hanno abusato di droga e sesso arrivando a praticare aborti clandestini (vero signora Bonino?) ora fanno i puri pensando che il loro passato sia stato dimenticato. Anche tra i magistrati che si ergono a depositari della giustizia e dell’imparzialità ci sono parecchie zone d’ombra.
bonino  Ilda Bocassini, titolare dell’inchiesta su Berlusconi è stata a suo tempo rinviata a giudizio davanti al Csm per atti amorosi in luogo pubblico con un giornalista di Lotta continua. Un comportamento che era stato considerato disdicevole per un magistrato. L’imputata si difese affermando che quei fatti «attengono esclusivamente alla sfera della mia vita privata coperta da un diritto di assoluta riservatezza». Evidentemente questa è una legge che vale per tutti, se escludiamo Berlusconi. Ma non si illuda questa massa di ipocriti, sono solo dei sepolcri imbiancati che dietro il biancore della calce nascondono il loro marciume mentale. Paradossale è poi la coerenza di alcuni giornali che mettono in prima il «mostro» affamato di sesso e poi nelle pagine interne vendono spazi alle prostitute (pardon, escort) o che si scagliano contro lo sfruttamento delle donne e poi usano il sedere di una ragazza per promuovere le vendite.
   
- Questione mediatica. Giornali e TV hanno scoperto un filone d'oro che attira audience molto più del terremoto dell’Aquila, del giallo di Erba o del rapimento di Yara. Spettatori e lettori curiosi e morbosi fanno vendere copie e pubblicità. Insomma Berlusconi è diventato un benefattore del giornalismo, purtroppo di quello più becero e invadente che non trascura nessuna falsificazione pur accaparrarsi l’audience. Assistiamo a farneticazioni sulle povere piccole traviate ed ammonimenti ai genitori di minorenni che potrebbero essere violentate dall'orco. Qualcuno ha detto, con greve ironia, che per fare carriera nello spettacolo e nella politica, basta farsi invitare in casa di Berlusconi. I più illuminati, invece, hanno iniziato una campagna giornalistica a protezione delle donne. Forse ignorano questi finti ingenui che da sempre le donna ha l'opportunità di fare carriera anche con il sesso? Forse non sanno che proprio il mondo dei media è da sempre al centro della mercificazione della donna? Mai sentito di mamme che offrono la figlia in cambio di una parte? Vogliono farci credere che le ospiti di Arcore sono povere verginelle rapite e trascinate nella tana del lupo, anziché delle arriviste senza scrupoli che coscientemente e subdolamente hanno accettato gli inviti per ottenere i favori professionali ed economici da parte dell'anfitrione?
lerner Se le gradite ospiti hanno accettato una donazione in denaro per la comparsata, hanno fatto più o meno come i vari Celentano e Benigni, solo in misura mille volte minore. Per stabilire se nel cachet era compreso il sesso si è scatenato l’assedio da parte di un’orda famelica di pseudo giornalisti con il sorriso da iena e la bava alla bocca (vedi Santoro-Floris-Lerner). Hanno sguinzagliato giornalisti d’assalto per fabbricare false escort e false prove, disposti a tuffarsi nell’immondizia, a sfondare porte, a rotolarsi nel fango, a perdere ogni dignità, a rendersi ridicoli pur di raggiungere lo scoop. Hanno intimato alla Chiesa di emettere un fatwa contro il governo. L’ultima performance è quella di Gad Lerner che ha finalmente avuto un po' di visibilità mediatica ed ha stabilito il suo personale record di ascolto. Per raggiungere il vertice della sua popolarità ha avuto bisogno di qualche insulto in diretta, cosa certamente apprezzata. Se questo è il giornalismo, direi che è proprio un brutto mestiere.
   
- Questione istituzionale. Berlusconi, dicono, è Presidente del Consiglio e per tanto il suo comportamento pubblico e privato deve essere all'altezza del suo ruolo. Questa argomentazione ha lasciato perplesso anche me al punto tale che ho abbandonato il blog Forum delle Libertà perché non è stata accettata la mia critica. Bisogna comunque considerare che Berlusconi organizza delle feste nel chiuso delle sue proprietà. Dovrebbe per tanto usufruire, come ogni cittadino italiano, del diritto alla propria privacy, tutelato anche da una apposita legge. Ma la vergognosa diffusione di notizie riservate è ormai accettata come una normale prassi della magistratura, come normalmente avviene nei paesi del terzo mondo.
paparazzi Gli organi dello stato dovrebbero essere in prima fila nella tutela della vita privata del Presidente del Consiglio. Ma neanche nei confronti delle presunte donne sfruttate viene applicata dalle istituzioni quel minimo di tutela che dovrebbe essere loro garantita. Eppure dagli atti dell’indagine vengono considerate vittime e quindi è del tutto inaccettabile che vengano esposte alla pubblica gogna facendo diffondere i loro indirizzi e numeri telefonici con la conseguenza di venire molestate, inseguite, minacciate ed anche sfrattate dalle proprie abitazioni. Anche il numero riservato del cellulare di Berlusconi è stato diffuso senza battere ciglio. E’ vero, il Garante della Privacy ha fatto oscurare i numeri diffusi illegalmente. Ovviamente troppo tardi e ovviamente senza approfondirne la provenienza e l’eventuale reato. In pratica coloro sono tenuti a mantenere il segreto istruttorio sono proprio quelli che passano informazioni, testi riservati, indirizzi e numeri telefonici delle persone indagate.
   
- Questione giudiziaria. Una certa parte della magistratura italiana non solo è schierata politicamente a titolo personale, cosa legittima per tutti, ma anche nello svolgimento delle proprie funzioni. Questa situazione viene evidenziata chiaramente dalle correnti sindacali politicizzate, a cui si associano i vari magistrati, che procedono a nomine, incarichi e scelte operative all’interno della magistratura. L'intento di perseguire Berlusconi in ogni modo possibile ed immaginabile è confermato dal numero delle indagini, perquisizioni, rinvii a giudizio da considerare assolutamente anomali per qualsiasi abitante della terra. Nel caso Ruby è evidente lo scopo dirompente e distruttivo. Anche i casi Naomi e D'Addario sembravano risolutivi ma non si sa dove sono andati a finire. Eppure c’erano «prove certe ed inoppugnabili». Non credo che la moralità di Berlusconi sia il problema primario della magistratura. Ogni pretesto è valido e se non fosse sfruttamento, sarebbero mafia, corruzione, falso, frode, stragi, riciclaggio, abuso, diffamazione, concussione e tutto il letame che invano hanno tentato ed ancora provano a gettare su di lui.
Non sono così ingenuo da credere che Berlusconi sia senza peccato, ma ritengo che, proporzionalmente, abbia agito ne più ne meno come ogni altro imprenditore italiano. Come ho già detto, se lo scopo primario della Procura di Milano è quello di perseguire lo sfruttamento della prostituzione minorile, basta che i nostri zelanti giudici facciano due passi di sera in periferia per vedere il compimento di questo reato in modo continuativo ed esplicito.
Il numero esorbitante di intercettazioni a carico degli ospiti di Berlusconi costituiscono un record assoluto a livello mondiale.
intercettazioni  Secondo alcuni calcoli sono almeno 100mila le telefonate e gli sms intercettati dalla procura di Milano in meno di 6 mesi, tra giugno e dicembre 2010, nell’inchiesta sul caso Ruby. La media è di circa 600 intercettazioni al giorno nei confronti di tutti coloro che hanno avuto contatti con la residenze di Berlusconi. Gli uomini del Servizio centrale operativo della polizia annotano, per fare alcuni esempi, quasi 27mila intercettazioni per Lele Mora, l’agente delle star, 14.500 per Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl, un migliaio abbondante per Emilio Fede, direttore del Tg4, e 6.400 per la stessa Ruby, Karima El Mahroug. Nelle sue carte, la procura dà conto anche di 28 interrogatori, di sequestri, d’indagini bancarie e postali, perfino di traduzioni dallo spagnolo. Si è saputo anche di alcuni pedinamenti. L’operazione Ruby si è poi conclusa con le 14 perquisizioni ordinate all’alba del 14 gennaio, che hanno coinvolto almeno 150 agenti tra equipaggi delle volanti e personale in ufficio.
E questa mastodontica indagine non si è verificata a seguito di denuncia o in presenza di evidenti reati, ma solo per la spasmodica e immotivata ricerca di reati da parte della Procura di Milano. C’è poi la richiesta di processo immediato. E’ forse normale che per sottoporre a giudizio un presunto sfruttamento della prostituzione si scavalchino i processi in corso, magari in attesa da anni? Credevo che omicidi, mafia, rapine, violenze e simili fossero più importanti, ma non è così. Manca solo la detenzione preventiva di Berlusconi, per paura di fuga alle Barbados, per completare il quadro persecutorio che diventa fin troppo evidente. Anche il Vaticano è perplesso sulla mole di mezzi utilizzati per questa indagine, totalmente sproporzionata all’impegno normalmente dedicato ad altri casi anche ben più gravi di questo. Ma se rimangono dubbi sulla faziosità di alcuni magistrati, basta leggere un articolo di Felice Lima,
lima giudice del Tribunale di Catania, che su Il Fatto Quotidiano scrive, tra altre espressioni di culto della superiorità morale, che secondo lui esiste l’uomo di animo nobile, l’uomo moralmente depravato che teme la sanzione penale e, infine, l’uomo depravato e indifferente alle sanzioni giuridiche. Il Presidente del Consiglio però, secondo lui, non è degno di una di queste categorie ma va collocato in una quarta a livello inferiore. Anche il popolo italiano, secondo Lima, appartiene a un quarto tipo inferiore e peggiore rispetto ai tre appena descritti. Stanti così le cose, posso prevedere una condanna certa per l’imputato che manifesta simpatie berlusconiane se ha la sventura di venire giudicato da questo «giudice super partes». Ecco perché l’ipotesi di controlli psicologici periodici a cui sottoporre simili personaggi che possono disporre a piacimento della vita di ognuno di noi, non sembra poi così peregrina.
   
- Questione economica. In tutta questa faccenda non è certo trascurabile il fattore economico. Come in ogni impresa sana, anche l’economia italiana deve fare i conti con gli investimenti rapportati ai servizi offerti ai cittadini o ai risultati ottenuti. Ma qui è ci troviamo di fronte al classico esempio di denaro buttato. Già da tempo le spese sulle intercettazioni gravano sull’economia pubblica in maniera spropositata e abnorme. Una spesa ingiustificata dal momento che la stessa la relazione annuale sulla giustizia del Procuratore Generale presso la Cassazione riportava che nel 2005 l'81 per cento complessivo degli autori dei reati denunciati fra il 1 luglio 2003 ed il 30 giugno 2004 erano rimasti ignoti. In particolare per il furti la percentuale negativa era del 95 per cento, per gli omicidi del 50 per cento, per le rapine dell'80 per cento.
spreco In altri Paesi il risultato non è forse molto migliore, ma perlomeno è ottenuto con investimenti decisamente minori. La spesa delle magistratura italiana è la più alta tra tutti i paesi europei (secondo la Commissione europea per l'efficienza della Giustizia). Con un calcolo approssimativo tra i costi delle intercettazioni e di tutto il personale impiegato, si può ipotizzare una spesa per il solo caso Ruby pari ad almeno 1.300.000 euro. E la spesa non è ancora finita. Difficilmente si impiegano cifre simili per incastrare un mafioso di primo piano. Per quanto riguarda specificamente Berlusconi, bisogna considerare, in aggiusta al caso Ruby, quanto è stato speso per le 110 indagini e i 28 procedimenti a suo carico, senza ottenere una condanna. Circa mille magistrati si sono occupati di lui, in questi lunghi anni ed altri continueranno a farlo se non verrà messo un argine a questo evidente spreco di denaro pubblico.
Quando si sente dire dai magistrati che manca anche la carta per le fotocopiatrici, viene da chiedersi in quali mani siamo capitati.
   
- Questione politica. Tutto il polverone che circonda Berlusconi ha cominciato a sollevarsi quando è sceso in politica. Prima era un ottimo imprenditore, poi è diventato un bandito depravato. Strano vero? Rasenta anche lo comicità sentire la predica di personaggi che denunciano amanti fatte eleggere per meriti di alcova. Sono gli stessi che giustificano il Migliore (Togliatti) che si era portato l'amante in Parlamento. Quelli che hanno fatto eleggere Cicciolina (per la sua preparazione politica?) e Toni Negri (per meriti terroristici?). Evidentemente tutti hanno diritto di essere eletti, anche le escort.
cicciolina I poteri in Italia, secondo la Costituzione, dovrebbero essere equamente divisi tra legislativo, esecutivo e giudiziario.
E' evidente che l'attuale magistratura, avendo ottenuta l'eliminazione dell'art. 68 della Costituzione, sta concentrando su di se ogni potere. Anche quello legislativo deve passare sotto le forche caudine della Corte Costituzionale che ovviamente non approva ciò che mette in pericolo il suo potere.
Se i giudici riuscissero nell’intento di cacciare Berlusconi non per la sua attività politica, ma per i suoi comportamenti privati, quale politico potrebbe più governare senza il loro consenso? Ogni giudice, allo stato attuale, anche il più incapace, può condizionare l'operato di ogni eletto travalicando e calpestando le scelte del popolo sovrano. Questa sarebbe una deriva pericolosa per la nostra democrazia.
   
- Questione internazionale. Uno dei punti più evidenziati dai detrattori è che tutte le azioni di Berlusconi si riflettono sulla stampa internazionale e sull’opinione che il mondo si sta facendo dell’Italia in senso totalmente negativo. Ma le cose non stanno così. Vero che una certa stampa ci sputa addosso, ma questo fa riferimento ai soliti giornali politicamente schierati che riportano articoli di Repubblica e l'Unità. In realtà non tutte le testate ci remano contro. Ci sono anche dei giornalisti che hanno le idee ben chiare su ciò che sta succedendo in Italia. Ad esempio il giurista e filosofo francese Guy Sorman, editorialista di testate come il Figaro e il Wall Street Journal scrive che la corporazione dei magistrati che fanno politica lavora in tutto il mondo, anche in Italia, per centrare i propri obiettivi senza investitura o legittimità popolare.
stampa Su questa categoria di magistrati che tradiscono il proprio ruolo, media e cittadini dovrebbero esercitare un controllo molto più stringente.  Ebbene, sul quotidiano fiore all’occhiello della sinistra liberale britannica, The Guardian, il giornalista firma un commento dal titolo: «Il tradimento dei magistrati». «Le sedicenti élites giudiziarie che palesemente hanno proprie agende, dovrebbero essere soggette allo stesso scrutinio dei politici». Scrive il quotidiano britannico che «nelle democrazie il sistema giudiziario dovrebbe essere indipendente, ma alcuni magistrati dell’accusa e inquirenti se ne dimenticano per le proprie convenienze. In effetti, molti di loro sono profondamente invischiati nella politica e perseguono agende, e vendette, proprie. Il fenomeno dei magistrati politicizzati sta diventando globale e cresce nelle democrazie più diverse come il Giappone, l’Italia, la Francia, la Spagna, la Turchia e l’Argentina.
 In tutti questi Paesi i Pm lanciano accuse di corruzione contro governi e partiti di governo, che guarda caso si sposano con gli interessi politici e istituzionali dei magistrati stessi. I Pm di Roma – sempre secondo il Guardian –, seguendo l’esempio dei colleghi di Milano, stanno ora addosso al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I giudici italiani hanno pervicacemente rifiutato di accettare la popolarità e il potere elettorale di un grande imprenditore che cercano di condannare da parecchi anni. Dopo numerosi processi nessuno è mai riuscito a provare che abbia commesso un qualsiasi reato. E tuttavia i magistrati continuano a trascinarlo nei tribunali. Osservando il tipo di carriera dei magistrati, si vede inoltre che acquisiscono meriti nella loro corporazione in ragione della difesa della corporazione stessa. E veniamo alla stagione di “Mani pulite”. Quello che è successo per lo più, – sostiene il Guardian –, è che la pulizia di Mani pulite è stata il pretesto di un cambio di direzione politica dopo che la gente aveva votato in un modo che ai magistrati non piaceva. Se la democrazia si basa sull’equilibrio e la separazione dei poteri, quindi sul controllo sociale, i magistrati – conclude – sono sempre riusciti a evitarlo. Non vedo alcuna ragione perché si debba dare fiducia a magistrati e inquirenti piuttosto che a presidenti e legislatori. I media, da parte loro, non fanno il loro mestiere se escludono dalle loro inchieste proprio i magistrati».
E poi conclude il Guardian con il Pm barese Lorenzo Nicastro, candidato come capolista per l’Italia dei Valori alle prossime elezioni regionali in Puglia.
nicastro «Poiché questo illustre personaggio, fino a ieri in servizio alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, è uno dei pubblici ministeri che ha condotto le indagini che hanno portato nel 2009 il rinvio a giudizio del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, un sospetto e qualche dubbio viene spontaneo: è stato sereno e super partes l’operato del Pm Nicastro, quando ha indagato nei confronti di Fitto? E anche se fosse stato sereno e cristallino il suo operato, ora che appende la toga al chiodo e indossa la casacca politica del partito di Di Pietro, non viene il sospetto che la moglie di Cesare non era veramente al di sopra di ogni sospetto? Un’altra osservazione: se il Pm Nicastro non dovesse essere eletto, continuerà a fare il politico o ritornerà a fare il magistrato come se nulla fosse accaduto, giudicando «serenamente» politici di destra e con altrettanta «serenità» quelli di sinistra?»
Questo scrive il giornalista e sicuramente molta gente all’estero legge e condivide.
Anche in Germania sono sorti dei dubbi sulle indagini a senso unico di alcuni magistrati italiani. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung di Francoforte non si spiega l’assoluzione dell’aggressore di Berlusconi con la statuetta del Duomo, l’inchiesta soft sulla truffa di Fini, la mancata inchiesta sul carcere duro revocato da Ciampi nel 1993 a 600 detenuti mafiosi e scrive: «Evidentemente la forza trainante della procura milanese è Ilda Bocassini, competente solo per indagini anti-mafia, che usa appunto sistemi investigativi, normalmente riservati ai mafiosi, anche nei confronti del Primo ministro. Sistemi che mettono in dubbio le libertà civili italiane».
 
- Conclusione. A questo punto diventa difficile anche motivare l’ondata di violenza verbale, mediatica e giudiziaria che viene riversata su Berlusconi poiché sembra che alla base ci siano cause e motivazioni diversi. Sembra, ma forse non è così. Forse all’origine della caccia all'orco c’è semplicemente l’invidia. Invidia che crescendo, come si sa, si trasforma in odio, cieco al punto tale che se si chiede ad uno degli accaniti perché ce l’ha con Berlusconi si ottengono risposte di facciata e senza fondamento: conflitto di interessi, leggi ad personam ed altri simili pretesti che non giustificano una tale violenza. In Italia per la cultura catto-comunista il successo è farina del diavolo e la proprietà e la ricchezza sono ancora un furto.
odio  Il conflitto di interessi e le leggi ad personam erano prerogativa anche di Cavour, guarda caso imprenditore passato alla politica con considerevole aumento del proprio patrimonio, e lo sono per molti di coloro che siedono attualmente in Parlamento, senza per questo suscitare un odio incontrollato. Un odio quindi che va oltre la ragione, un odio che viene esasperato dall’impotenza ed è quindi destinato a crescere a dismisura.
Mi è capitato di parlare di Berlusconi con una persona che si può definire normale. Un imprenditore con una famiglia, non di sinistra, che votava per Prodi. Ebbene, mi ha detto una cosa che mi ha lasciato esterrefatto: «Sarei disposto ad andare in galera pur di uccidere Berlusconi». Me lo ha detto in un modo così esagitato che mi ha fatto pensare ad una follia da sindrome berlusconiana.
Pensandoci bene, però, si potrebbe dire che non tutto il male viene per nuocere. Gli italiani hanno avuto modo di vedere come agiscono gli integerrimi rappresentanti della giustizia e questo potrebbe diventare un boomerang che ritorna in faccia a chi lo ha lanciato. Ora molti si sono accorti che la riforma della giustizia non è più dilazionabile per evitare che tutto il potere finisca in mano alla magistratura.
Berlusconi deve quindi continuare per la propria strada senza presentarsi dai giudici di Milano, perché la legge glielo consente e per non riconoscere l'autorità di quella procura, non competente per l'indagine, che lo vuole piegare alla sua volontà.
Berlusconi dovrà rispondere di ciò che fa solo a chi lo ha eletto perché il potere supremo non è dei giudici, ma del popolo italiano, nel nome del quale affermano di operare. E solo il popolo italiano potrà emettere una sentenza definitiva ed inappellabile.
Dimenticavo: come finirà il caso Ruby? Come sempre, con una gigantesca presa in giro nei confronti dei contribuenti italiani, impotenti spettatori dello spreco del loro denaro buttato per inchieste fasulle (alla Woodcock per intenderci), e con il solito polverone destinato a svanire nell’aria.
  Flavio Berlanda
BERLUSCONI NEL GUINNESS DEI PRIMATI
 

 Ha stabilito un record insuperabile

 
Niente da fare, Berlusconi è sempre più avanti di una spanna.
In questo caso lo è però per un record negativo che nessuno si vorrebbe aggiudicare,
Stiamo parlando della persecuzione, e non vedo come altro si potrebbe definire, a cui è sotto posto dalla magistratura italiana.
Ovviamente non tutta poiché la maggioranza dei magistrati fa il suo lavoro in modo discreto ed efficiente. Ma, come succede per coloro che vanno in piazza a spaccare tutto, i giudici che più si mettono in evidenza nella cattiva gestione della giustizia e, in questo caso, nella persecuzione sistematica di un cittadino, sono quelli convinti di portare avanti una missione su mandato divino. In pratica, dei fondamentalisti della giustizia.
Ma vediamo questo record:
berlusconi

530

105
28
2.560
1.000

   perquisizioni
  volte indagato
  volte rinviato a giudizio
  udienze IN TRIBUNALE
  magistrati coinvolti

guinness
SILVIO BERLUSCONI
é stato indagato per:
- Finanziamento illecito dei partiti
- Falso in bilancio
- Falsa testimonianza
- Corruzione giudiziaria
- Tangenti alla Guardia di Finanza
- Appropriazione indebita
- Frode fiscale
- Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
- Traffico di droga
- Tangenti fiscali Pay-tv
- Stragi 1992-1993
- Concorso esterno in associazione mafiosa
- Riciclaggio di denaro sporco
- Corruzione ed istigazione alla corruzione
- Abuso d’ufficio
- Diffamazione aggravata dall’uso del mezzo televisivo
- Corruzione dell’Avvocato Mills
- Compravendita di diritti televisivi
- Corruzione di minorenne
- Sfruttamento della prostituzione minorile
- Concussione aggravata
Forse manca qualche cosa, ma direi che al confronto Al Capone sarebbe un dilettante.
 
Scherzi a parte, viene da chiedersi quanto ciò è costato allo stato ed ai contribuenti. Certamente centinaia di milioni di euro.
Anche i costi sostenuti da Berlusconi per difendersi sono da record: 300 milioni di euro. Con questi numeri merita sicuramente di essere iscritto nel Guinness dei primati mondiali, poiché nessuno al mondo può vantare una simile spesa per difendersi dalle accuse.
Ma tutto questo mastodontico apparato che cosa ha partorito? Un topolino.
Infatti i processi si sono risolti con assoluzione, con prescrizioni o perché il fatto non costituisce reato (anche grazie alla nuova legge sul falso in bilancio).
Le prescrizioni dipendono ovviamente dai magistrati che non fanno in tempo, oberati come sono di lavoro (?), ad istruire i processi nei tempi previsti dalla legge. Queste non si possono considerare mancate condanne, ma solo negligenza dei magistrati, come lo è quando lasciano scadere i termini oppure non depositano in tempo le sentenze mettendo in libertà dei pericolosi delinquenti, magari mafiosi. (Strano vero?)
Resta solo una amara riflessione da fare: se i giudici avessero preso di mira tu che mi stai leggendo, saresti stato in grado di difenderti spendendo questo mostruoso importo oppure saresti stato sopraffatto da una montagna di accuse trasformate prepotentemente in carcere e ignominia? C’è da rabbrividire, vero? E prova anche a chiederti se questa è il modo di gestire la giustizia degno di un paese libero e democratico.
Qualcuno dirà, ma a me non può succedere, io non sono ricco, io non sono importante.
E’ proprio questo il suo rischio. Lo può confermare gente che è rimasta per anni in galera, pur se innocente, ma non in grado di difendersi adeguatamente. Se non basta, la conferma del degrado della nostra giustizia viene anche dai vari esempi di colpevoli certi di reati che per malriposta indulgenza, trascuratezza o decorrenza dei termini per incuria, vengono rimessi in libertà.
Mancano i soldi per poter svolgere tutto il lavoro, dicono. Ma per Berlusconi li trovano sempre.
Il caso Berlusconi ha soprattutto un significato che può sfuggire, ma che è molto importante per la comunità. Potendosi difendere ed avendo i mezzi per comunicare, riesce a rendere pubblico il modo in cui si muove la magistratura italiana cosicché tutti possiamo capire in quali ingranaggi di una macchina subdola e distruttiva tutti possiamo cadere.
Non dimentichiamo che un magistrato ha un potere assoluto, evidentemente superiore a quello del Primo Ministro, e che può perseguire chiunque, in base alle sue congetture e convinzioni, utilizzando i mezzi dello stato, senza pericolo di essere chiamato a pagare per i propri errori, come ogni altro cittadino nell’ambito della propria professione.
Nessuno può contraddirlo, se non una sentenza definitiva, che comunque non è obbligato a riconoscere.
Se il magistrato è una persona equilibrata e moralmente onesta, svolge il suo lavoro con la cautela dovuta nel rispetto di ogni cittadino. Ma se questo è condizionato da pregiudizi o, peggio, da ideologie o «missioni», allora diventa una scheggia impazzita pericolosa per chiunque abbia la sventura di essere preso di mira.
Non dimentichiamo che un magistrato è in grado, nel bene e nel male, di condizionare e stravolgere la vita di ognuno di noi. Purtroppo molti di loro soffrono di delirio di onnipotenza e lo manifestano con arroganza e superbia.
È arrivato il tempo, dunque, di richiamare all’ordine certa magistratura con una riforma che la costringa dentro il suo ambito, visto che nessun altro potere dello Stato, compreso il presidente della Repubblica, riesce più a controllarla.
NOTA: Qualcuno ha la faccia tosta di dire che la legge è uguale per tutti, dimenticandosi però di concludere che l’applicazione varia da cittadino a cittadino.
 
LA BOCASSINI E' FUORI DI TESTA?
 

 E' quanto afferma Francesco Saverio Borrelli

bocassini
 
"La collega Ilda Bocassini ha dimostrato

UNA MANCANZA DI CONTROLLO NERVOSO
UNA CARICA INCONTENIBILE DI SOGGETTIVISMO
UNA MANCANZA DI VOLONTA'
DI PORRE IN COMUNE I RISULTATI, RIFLESSIONI, INTENZIONI".

Questo ha dichiarato Francesco Saverio Borrelli, Procuratore di Milano, nel settembre 1991.
In Italia un personaggio di questo tipo può indagare e perseguire qualsiasi cittadino.
Capitare nelle grinfie di un PM che è privo di equilibrio nervoso, che si accanisce con un soggetto di indagine, che opera in solitudine portando avanti in modo univoco e personalistico il perseguimento dei reati, può fare solo paura.
E questo porta ad una sola conclusione: SPERIAMO CHE NON SE LA PRENDA CON ME.
NOTA: Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini è la titolare dell’inchiesta sul caso Ruby che vede indagato il premier Silvio Berlusconi. Gli anni del processo Mills, in trincea contro il Cavaliere, le hanno portato visibilità e promozioni. Ma Ilda “la rossa” da sempre è considerata una toga malata di “protagonismo”. Nel 1991, infatti, fu estromessa dal pool milanese che si occupava di criminalità organizzata in seguito a forti scontri con i colleghi, tra cui Spataro. Può essere che in vent'anni il problema della signora Bocassini sia regredito ed abbia risolto i problemi mentali denunciati da Borrelli, ma certamente lui la conosce bene.
 
ITALIA: STATO DEMOCRATICO O STATO A REGIME GIUDIZIARIO?
14 gennaio 2011

I giudici decidono che saranno i giudici a decidere se il presidente del consiglio sarà impedito a recarsi dai giudici.

 

E' molto simile ad un colpo di stato sotterraneo, ma sembra che nessuno se ne sia accorto.

Eppure l'ultima delibera della Corte Costituzionale, che riguarda Berlusconi, ma potrebbe riguardare ogni cittadino, dà una chiara idea di come sia totalmente compromesso l'equilibrio tra i poteri dello stato:

LEGISLATIVO - ESECUTIVO - GIUDIZIARIO.

Non era questa situazione che i padri della della Costituzione volevano dare all'Italia.

Infatti, l'articolo 68 della Costituzione prevedeva l'immunità parlamentare per evitare che la magistratura potesse prevaricare la politica. Quelli che oggi sostengono l'intoccabilità della Costituzione sono gli stessi che hanno eliminato l'art. 68, facendo passare per incapaci di intendere coloro che l'avevano scritto.

La conferma che il potere giudiziario stia degenerando e debordando dai propri compiti viene, senza andare tanto lontano, dalla valutazione di alcune recenti sentenze.

Abbiamo dunque Giudici che decidono se Berlusconi è impedito a recarsi dai giudici.

Giudici che si sono creati la legge sul biotestamento senza passare dal parlamento.

Giudici che decidono il nome di una bambina sostituendosi ai genitori.

Giudici che fanno divorziare due persone d'ufficio perché un coniuge ha cambiato sesso.

giudice

Giudici che danno 8 giorni di arresti domiciliari ad un maniaco che approfitta delle proteste degli studenti per spaccare teste.

Giudici che decidono autonomamente e senza regole di garanzia per i cittadini, ma a loro piacimento, chi deve essere arrestato e chi liberato, chi perseguito e chi assolto, chi pedinato e chi intercettato, a chi dare e a chi togliere, chi è buono e chi è cattivo, chi è onesto e chi disonesto, dimenticando che loro non devono esprimere giudizi basati su idee personali o peggio su ideologie politiche, ma soltanto applicare la legge.

Ed invece sempre più frequentemente si evidenziano sentenze basate su interpretazioni molto creative delle leggi con valutazioni personali e pregiudizievoli a carico degli imputati.

Come possiamo pensare che la Corte Costituzionale sua super partes quando è noto che la maggior parte dei suoi componenti è schierata politicamente?

Per risolvere il problema sarebbe necessaria una seria e profonda riforma del sistema giudiziario, che in teoria è prerogativa del Parlamento. In pratica, però, dovendo ogni legge passare al vaglio dei giudici, verrà approvata o bocciata a seconda delle loro valutazioni non scevre da interessi corporativi.

E' quindi evidente che la magistratura, oltre al potere giudiziario, controlla anche quello esecutivo e legislativo mettendo di fatto l'Italia in uno stato di dittatura corporativa.

NOTA:

Cesare Mirabelli, l'ex presidente della Consulta che ha modificato la legge sul legittimo impedimento, ha dichiarato che ora considera questa legge più equilibrata poiché non consente al Primo Ministro di autogiustificarsi, ma allo stesso tempo neanche al giudice di disattendere la richiesta di rinvio se l'impedimento c'è.

Resta da stabilire però quali siano da considerare gli impedimenti di Berlusconi. Lo sono tutti gli atti svolti come primo ministro o solo quelli che verranno considerati importanti ed inderogabili dal giudice? E l'importanza degli atti verrà stabilita dal giudice, del tutto estraneo al mandato parlamentare, oppure da chi lo gestisce in prima persona?  E avranno priorità le funzioni del primo ministro o quelle del giudice?

Evidentemente il signor Mirabelli o esprime un punto di vista molto di parte oppure ha poca considerazione nella capacità di intendere di chi lo ascolta.  

(lettera inviata ai giornali)
 
L'INCHIESTA "WHY NOT" E' COSTATA (a noi) 9 MILIONI DI EURO
 
De Magistris spreca denaro pubblico in una inchiesta che favorisce lui ma non la giustizia.
 
L'eurodeputato Luigi De Magistris è l'ex pubblico ministero di Catanzaro che ha dato il via all'inchiesta sul caso "Why Not", una società con sede a San Marino, ipotizzando che la stessa coprisse logge massoniche e comitati d'affari loschi.
Aveva ipotizzato anche che questa società fosse collegata alla Compagnia delle Opere sospettata di intrallazzi con la politica locale e nazionale.
La Compagnia delle Opere è un’associazione imprenditoriale presente in Italia e non, con 41 sedi, che associa ad oggi oltre 34.000 imprese, la maggioranza delle quali sono piccole e medie aziende, e più di 1000 organizzazioni non profit, fra cui opere caritative ed enti culturali.
Il nostro pm con un'opera imponente riuscì a coinvolgere ben 150 persone in questa indagine che, grazie al nostro eroe, sembrava dover scoperchiare gli intrecci economico/politici italiani.
Però c'è sempre un Gup che alla fine decide e così i rinviati a giudizio furono solo 34. Di questi 26 furono assolti mentre 8 vennero condannati per concorso in abuso d'ufficio con una pena massima di 24 mesi.. Ovviamente pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario.
L'elefante ha partorito un topolino, ma a caro prezzo. Il costo di questa "impresa" ai cittadini italiani è stato di 9 milioni di euro.
Ma non tutto è finito male. De Magistris con il suo "lavoro" è uscito dall'anonimato e qualcuno ha creduto bene di eleggerlo a europarlamentare con risultati che tutti ignorano. Si conosce solo il suo alto stipendio.
 
NON VIOLENTO' DUE ALUNNI: INSEGNANTE ASSOLTO E RISARCITO CON 158.000 EURO
luglio 2010

È stato assolto in primo grado e in appello, ma la vita di un maestro delle elementari di Milano non sarà più la stessa,

dopo i 247 giorni di ingiusta detenzione

 
È stato assolto in primo grado e in appello, ma la vita di un maestro delle elementari di Milano non sarà più la stessa, dopo i 247 giorni di ingiusta detenzione e la macchia indelebile sulla sua reputazione. L'accusa: violenza sessuale su due bambini di 8 anni durante l'orario scolastico.

Tutto è iniziato nel 2002, con l'accusa di molestie sessuali da parte dei genitori di due bambini (non supportate da alcun riscontro clinico) e l'insegnante di Milano, dichiaratamente omosessuale, finisce nel labirinto infernale della giustizia italiana. Detenuto a San Vittore, viene sorvegliato a vista 24 ore su 24 perché la tipologia del suo reato, violenza su minore, lo esponeva alla ferocia dei compagni di cella.

Due mesi di carcere e sei agli arresti domiciliari, senza contare l'attesa, dal 2002 al 2009, della sentenza d'Appello che si conclude con la piena assoluzione e con l'indennizzo di 58 mila euro per ingiusta detenzione e 100 mila di risarcimento per la perdita del lavoro, per la compromissione delle condizioni di salute e per il discredito sociale.
 
NOTA: Ora l'avvocatura dello stato ha presentato ricorso perché ritiene troppo elevato il risarcimento. Esorto l'avvocato dell'insegnante assolto di presentare a sua volta un ricorso perché 158.000 euro non bastano a risarcire una vita rovinata. Io chiederei almeno un milione.
 
CASO GIUDIZIARIO A VERCELLI: GENITORI PRIVATI DEI FIGLI
luglio 2010
Dopo sette anni i giudici se ne sono accorti e dicono: "Un errore"
 

I giudici affidarono le bambine a una comunità accusando i genitori di essere "indegni". Ora li riabilitano.

Tutto nasce da una zelante insegnante di sostegno che male interpreta una frase buttata lì da una ragazzina di 14 anni mentre faceva i compiti: «Il nonno fa sempre lo stupidino e mi alza la gonna». Fu l’inizio del calvario. Per due famiglie: per i genitori dell’adolescente e per il nonno e uno zio.

La giovane aveva due sorelle, più piccole, all’epoca 9 e 10 anni. Era l’ottobre del 2003, la famiglia viveva a Vercelli. Le tre bambine, un mese dopo, vennero affidate dai giudici ad una comunità, mentre ai genitori che si ostinavano a difendere il nonno e lo zio fu sospesa la patria potestà. Inaffidabili e poco protettivi, secondo il Tribunale per i minori, perché parevano non credere alle bambine, perché le lasciavano frequentare la casa, nella frazione vicina, in Valsesia, dove vivevano i due presunti bruti.
Undici mesi più tardi il nonno e lo zio delle tre ragazzine si ritrovarono le manette ai polsi. Accusa: violenza sessuale aggravata. Un anno di cella, un’altro ai domiciliari. Al processo di primo grado, nonostante tutto i genitori delle ragazzine si schierano dalla parte degli accusati. Li difendono. Una perizia medica dice che violenze non ce ne sono state. «Sono sempre state fantasiose, si sono condizionate l’un l’altra», spiegano i genitori. Non basta: nonno e zio vengono condannati a 8 anni. Intanto le ragazzine crescono in comunità.
Ora, sette anni dopo, al processo d’Appello ecco i giudici fare retromarcia. Nonno e zio assolti per non aver commesso il fatto. Oggi due delle sorelle, diventate maggiorenni, hanno lasciato la comunità. «C’è stata qualche timida telefonata, per riavvicinarsi alla famiglia - racconta Davide Balzaretti, il legale dei genitori -. Adesso chiediamo al Tribunale di revocare la sospensione della patria potestà. La terza ragazza, che quasi 16 anni, deve tornare con la sua famiglia».
 
NOTA: Ora chi ripagherà la vita distrutta di una famiglia, forse i giudici? No, di certo. Pagheremo sempre noi. Loro fanno carriera.
 
GUADAGNA 500 EURO AL MESE: IL TRIBUNALE LE TOGLIE IL FIGLIO
luglio 2010
La giovane madre in difficoltà aveva chiesto un affido condiviso ma i giudici le hanno portato via il bimbo.
 
Ha un reddito di 500 euro al mese: troppo poco per mantenere il figlio appena nato. Sarebbe questa motivazione che sta dietro la decisione del Tribunale dei minori di Trento di sottrarre il neonato a una giovane madre in difficoltà economiche subito dopo il parto, in esecuzione di una procedura di adottabilità.
La giovane, senza problemi di tossicodipendenza e con un reddito mensile di 500 euro, aveva scelto di tenere il figlio chiedendo un affido condiviso per il bimbo che momentaneamente non era in grado di mantenere.
A questo punto però il Tribunale, senza interpellarla, ha dato avvio alla procedura di adottabilità, levandole il figlio alla nascita.
Evidentemente ai giudici trentini deve mancare un passaggio della Costituzione che così recita all'art. 31: "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo".
 
NOTA: Bastava quindi assegnare un contributo mensile alla giovane, magari riducendo il pingue stipendio dei giudici.
 
GENITORI-MOSTRI A MODENA
giugno 2010
Accusati di violenza sui 4 figli, assolti dopo 12 anni di calvario
 
Per i giudici di primo grado Lorena e Delfino Covezzi erano pedofili e stupratori. La corte di Appello li ha assolti perché INNOCENTI.
Da quando la polizia portò via i loro quattro figli, era il 12 novembre 1998, per i coniugi Covezzi è iniziato un calvario destinato a non chiudersi mai. Per 12 anni hanno dovuto rispondere di accuse tanto infamanti, quanto inverosimili, che oltretutto non avevano nessun riscontro nella realtà dei fatti, ma si basavano solo sulle testimonianze dei figli talmente condizionati da psicologi e giudici, da non distinguere più tra realtà e fantasia. Non hanno neanche potuto rivedere i figli che sono stati affidati ad altre famiglie e sono stati nel frattempo talmente condizionati contro i genitori, che si sono fatti a loro volta la convinzione sulla colpevolezza degli stessi. covezzi

Questa vergognosa pagina di malagiustizia non avrà un lieto fine, nonostante la assoluzione. Don Giorgio, coinvolto in questa inchiesta, il 19 maggio 2000, dopo aver ancora una volta proclamata la sua innocenza, è morto d’infarto nello studio del suo avvocato. Enzo Morselli il nonno, anche lui indagato e condannato per pedofilia in primo grado, è morto di dolore poche settimane fa. La madre è emigrata in Francia ed i figli non potranno più riavere la loro famiglia.

 

NOTA: Cosa faranno ora i coniugi Covezzi, chiederanno i danni? Verranno ripagati con una manciata di denaro o con una nuova vita a cui hanno diritto e che nessuno può garantire loro?
E la tanto zelante compagnia di assistenti sociali, psicologi, pubblici ministeri, forze dell'ordine e giudici che hanno creato questo mostro giuridico, come pagheranno? Con una promozione, un aumento di stipendio o che altro?
E non dimentichiamo il ruolo del contribuente a cui verrà fatto carico delle spese, prima per 12 anni di sperpero di denaro pubblico ed ora per ripagare i danni.

 

 SUI FONDI NERI DEL PD NON SI INDAGA

 
La Procura di Milano sottovalutò (?) il dossier sui fondi esteri della Quercia.
 
«Fatto non costituente reato»: con questa formula la Procura di Milano liquidò la traccia dei conti esteri dei Ds, quando vi si imbatté nell’ambito dell’inchiesta sui dossier Telecom. La traccia che poteva permettere di scavare sugli affari occulti della Quercia venne sottovalutata e ibernata (guarda caso) per sei mesi: fino a quando, cioè, entrò in vigore la legge Mastella, approvata a tempo di record dal Parlamento durante il governo Prodi, che prevedeva la distruzione di tutti i dossier illegalmente raccolti. Compreso quello sull’Oak Fund (letteralmente, in inglese, il «Fondo della quercia»), la misteriosa entità che controllava una quota della Bell.
A raccontare come venne lasciata raffreddare la traccia che portava - secondo alcuni testimonianze - in direzione di Massimo D’Alema è il giudice milanese Mariolina Panasiti, nelle motivazioni depositate ieri della prima sentenza sul caso Telecom.

NOTA: Ci sono fondi e fondi: se sono NERI (vedi Berlusconi) sin daga a fondo per anni con rogatorie, trasferte dei magistrati, e spreco di denaro pubblico a iosa, se invece sono ROSSI allora il fatto non costituisce reato.  Anche per le leggi vale lo stesso principio: diverse se ad personam che ad partitodisinistra.
 
PEDOFILIA ALL'ASILO: TUTTI ASSOLTI DOPO 7 ANNI
maggio 2010
Abusi sessuali e riti satanici all'asilo? Scusate, ci siamo sbagliati!
 
Per la terza e ultima volta la giustizia ha sentenziato: tutti innocenti, assolti perché il fatto non sussiste. E così dopo sette anni termina definitivamente il calvario di otto persone - sei maestre, un sacerdote e un bidello - accusati nel 2003 di abusi sessuali nei confronti di 23 bambini bresciani della scuola materna comunale "Sorelli". Questa volta è la Cassazione ad assolverli tutti, confermando quanto già avevano stabilito i giudici in primo grado e poi in secondo grado: «Innocenti». Le violenze, le "feste in maschera", le orge di gruppo cui le maestre avrebbero accompagnato i bambini per abusarne e videoriprenderli con la complicità di sacerdoti (all’inizio ben tre erano gli indagati) non sono mai avvenuti.
Eppure ricordiamo il clamore mediatico che descriveva le 77 anomalie all'apparato genitale dei bambini, le ferite, i riti satanici, la croce di bombarda, la descrizione degli atti sessuali,  le invocazioni dei bambini per non frequentare più l'asilo. Tutto falso.
Adesso attendiamo un po' di giustizia sottoforma di rinvio a giudizio di psicologi, medici e assistenti sociale che con le loro diagnosi ridicole hanno permesso il massacro della vita di persone innocenti.
 
NOTA: Era apparso subito evidente a tutti che la descrizione dei fatti era del tutto inverosimile. Ma evidentemente chi lavora con il paraocchi ha difficoltà ad assimilare l'evidenza.
 

CALOGERO Mannino innocente. Dopo 16 anni

gennaio 2010

La Suprema corte ha assolto definitivamente l’ex ministro Dc dall’accusa di collusioni mafiose: è stato 23 mesi agli arresti.

E ucciso politicamente dai magistrati

Lo avevo annunciato; e oggi è accaduto. Un lieto fine, e insieme una storia amara e triste. Difficile uscirne a testa alta per chi ha cercato con tenacia di piegarla a un innocente. Riconosciuto da un tribunale, in nome del popolo italiano. Calogero Mannino è stato assolto dalle accuse di associazione mafiosa con sentenza definitiva della Cassazione. Un caso esemplare perché l’illustre esponente democristiano fu prima inquisito dalla Procura della Repubblica di Palermo, il 24 febbraio 1994, e poi arrestato un anno dopo e privato della libertà per ventitré mesi. Dopo diverse vicissitudini processuali, innumerevoli udienze, quattrocento testimoni, di cui duecentocinquanta dell’accusa, con incredibile dispendio di denaro, una sentenza di assoluzione in primo grado, una condanna in secondo grado e poi l’annullamento da parte della Cassazione con rinvio ad un altro procedimento della Corte d’appello concluso con l’assoluzione, si arriva finalmente dopo sedici anni alla sentenza definitiva. E adesso, pover’uomo, si potrebbe dire di Mannino. Sedici anni di gogna e di menzogne, di umiliazioni, di mortificazioni, una parte di vita perduta. E perché? Chi paga? Io posso essere soddisfatto, e Mannino sollevato.

mannino

 Ma Giancarlo Caselli come starà? Da qualche tempo, dopo l’esemplare vicenda Andreotti, soprattutto, si è affermata la formula elegante: «Ci si difende nei processi, non dai processi». E perché mai questa visione penitenziale? Perché io devo farmi processare da chi mi accusa senza prove per dimostrare un suo teorema? Questo non è giustizia. È un morboso rapporto tra vittima e carnefice, tra sadici e masochisti; e non per il divertimento di un giorno, ma per un lungo tempo di pena e, in casi clamorosi come quello di Calogero Mannino, con una interminabile privazione della libertà che, se immotivata, corrisponde a un sequestro di persona. L’errore è di un uomo, ma se compiuto in nome della legge, il responsabile è garantito da uno scudo ben più forte dell’immunità parlamentare (oggi di fatto inesistente). In sostanza se io dico «mafioso» a uno che non lo è, posso essere perseguito per diffamazione; se lo dice un pubblico ministero con la presunzione di un’indagine motivata, io devo difendermi dall’accusa, magari «nel processo», e il pubblico ministero che mi ha accusato ingiustamente non compie diffamazione. Cosa fa allora? Sbaglia, infanga, priva della libertà.

E la vittima, se mai, viene risarcita dallo Stato. Mannino ha perso «nel» processo sedici anni. Caselli si scuserà? Si vergognerà? La questione è prima di tutto, etica. Perché accusare qualcuno di mafia vuol dire crearsi l’aura di combattenti e intoccabili. (...) E adesso che cosa si dirà? Che la sentenza della Cassazione è sbagliata? Ma la parola d’ordine non è: difendersi nei processi, rispettare le sentenze? E Caselli, dunque, avrà la coerenza di rispettare la sentenza e la dignità di scusarsi con Calogero Mannino? E Travaglio? L’ammiratore incondizionato di Caselli, il principale sostenitore della necessità di aspettare e rispettare le sentenze, anche sopportando sedici anni di ingiustificata pena ...

Vittorio Sgarbi

 

NOTA: Chi lo ripagherà della gogna e delle umiliazioni? E Caselli e Travaglio si scuseranno? OVVIAMENTE NO!
 
A SUBIACO VERDETTO DOPO 20 ANNI: TUTTI ASSOLTI
gennaio 2010

ROMA - Tangenti, manette, carriere politiche rovinate, una bufera sul Comune di Subiaco, a 70 chilometri dalla capitale. Era il 1990, agli albori di Tangentopoli, e solo adesso che siamo nel 2010 il processo è finito. Per di più con una sentenza di primo grado che è di assoluzione: «Il fatto non sussiste», ha stabilito lunedì la seconda sezione del tribunale. Dei 32 imputati rinviati a giudizio 13 anni fa, sono sopravvissuti soltanto i sei che hanno rinunciato alla prescrizione: gli ex sindaci Paolo Mecci e Giovanni Sbraga (Dc), gli ex assessori Alberto Foppoli (Dc), Giancarlo Scattone (Pri) e Bruno Sbardella (Psdi) e Giuseppe Lattanzi. Con i loro avvocati Michele Gentiloni, Roberto Rampioni, Pasquale Gennaro ed Eugenio De Propris hanno sempre giurato di non aver intascato tangenti in cambio di appalti a imprese amiche. E hanno vinto. L' inchiesta, la prima a Roma per mazzette, era iniziata quando un «pentito» aveva rivelato l' esistenza di una «cupola» nata per spartirsi gli appalti. Dopo due anni di indagini a vuoto, vengono disposte le intercettazioni telefoniche e scattano dieci arresti (fra cui quelli degli ex imputati, tranne Mecci e Lattanzi).

Ci vogliono altri cinque anni perché inizi il dibattimento, ma è a questo punto che il processo si impantana davvero. L'esame dei 48 faldoni della Procura non inizia neppure. Le prime sei udienze se ne vanno per il calendario, poi si passa da un rinvio all' altro. In dieci anni viene interrogato un solo testimone: un capitano dei carabinieri che fa in tempo a diventare colonnello. Negli anni cambiano 13 collegi e 16 pubblici ministeri. Si perde un fascicolo che contiene intercettazioni telefoniche.

Di udienza in udienza, 51 in tutto, i figli degli ex imputati crescono e diventano amici. Si conta qualche morto tra i testimoni e i consulenti. «In sostanza - spiega l' avvocato Gentiloni - il processo comincia nel 2007, quando viene affidato al collegio presieduto da Raffaele Condemi, a cui va dato atto di aver fatto uno sforzo enorme». Ora è finita, ma non per lo Stato, che dovrà pagare le parcelle agli avvocati (è la regola, se i funzionari pubblici vengono assolti) e i risarcimenti su tre fronti: ingiusta detenzione per gli arrestati, durata del processo (legge Pinto) e danni materiali e morali.

Lavinia Di Gianvito

 

NOTA: Perché il "processo breve"? Forse perché in mancanza di giustizia, almeno non buttiamo i nostri soldi per pagare giudici e danni.
 
SEI UN CATTIVO GIUDICE? ALLORA PUOI INSEGNARE.
gennaio 2010

In questi giorni va in scena la nomina del consiglio direttivo della scuola della magistratura.

Gli eletti saranno delegati a scegliere gli insegnanti più idonei a formare i nuovi giudici. Quelli che dovranno insegnare ai neofiti un comportamento irreprensibile legato alla loro professione oltre alla giusta interpretazione delle leggi ed alla loro applicazione.

Persone quindi di alto livello morale e professionale. Persone che hanno svolto il loro lavoro in modo ineccepibile.

Ebbene tra i candidati troviamo il giudice Margherita Cassano.

La signora Cassano è il giudice che negli anni '90 in Toscana raccolse le dichiarazioni di alcuni pentiti che accusarono il bancario Roberto Giannoni di appartenere a Cosa Nostra, di estorsione, usura, traffico di armi ed eroina. Un grosso delinquente secondo il giudice, che lo fece prontamente incarcerare.

Dopo dieci anni, di cui uno in carcere, e dopo aver dilapidato tutte le sue proprietà per difendersi, perso i genitori, morti di crepacuore, perso la fidanzata per la vergogna ..... E' STATO ASSOLTO.

Lo stato lo ha risarcito con 200 dei nostri milioni. La signora non ha versato neanche un centesimo.

In compenso ora è una illustre candidata ad una carica di prestigio.

Dott.ssa Margherita Cassano

 

NOTA: Mi sorge un dubbio. Forse il suo compito non sarà quello di insegnare ad essere un buon giudice, visto i precedenti. Potrebbe però dimostrare come non diventare cattivi giudici. Chi meglio di lei può farlo?
 
La MAGISTRATURA ITALIANA fa un’altra figura di merda.
dicembre 2009
Un'altra bella pagina di MALAGIUSTIZIA diffusa nel mondo.

Si poteva evitare la pagliacciata in mondovisione di un pluriomicida che per sfuggire all’ergastolo accusa il capo del governo di essere il mandante delle stragi di mafia del 1993? Sì, la sceneggiata poteva, anzi doveva, essere risparmiata all’Italia e all’estero. Sarebbe bastato che i pm ne avessero verificato in silenzio i racconti per impedire che Gaspare Spatuzza utilizzasse un tribunale della Repubblica come megafono per ottenere benefici e sconti di pena. Invece, alla ricerca di una prova regina che sorreggesse un’accusa barcollante contro Marcello Dell’Utri, la Procura ha giocato la carta dello smemorato di Brancaccio, un assassino seriale che in seguito a un pentimento dubbio ricorda con 12 anni di ritardo i nomi dei suoi referenti politici.

A chiunque la storia appariva strampalata, perfino a inguaribili antiberlusconiani come D’Avanzo, punta d’attacco di Repubblica, il quale infatti s’è dichiarato scettico sulla possibilità di una prova che collegasse il presidente del consiglio alle bombe. A tutti il racconto puzzava di bufala, tranne ai pm, i quali hanno lasciato che un presunto pentito potesse testimoniare in TV le sue panzane.

Eppure, prima d'essere sbugiardato in aula da Filippo Graviano, suo referente dentro Cosa Nostra, Spatuzza s'era già smentito da solo. Molte delle rivelazioni da lui rilasciate ai magistrati erano infatti balle così evidenti che, non dico un pubblico ministero, ma anche un semplice cronista era in grado di smontarle senza troppa difficoltà.
Prendete per esempio il collegamento tra Berlusconi e i Graviano. Secondo Spatuzza era certo perché il Cavaliere aveva affittato da loro i locali dove collocare la filiale palermitana della Standa. Sarebbe bastata una banale verifica al catasto per confutare l'elemento cardine delle accuse di U'tignusu: quegli immobili infatti non sonò mai appartenuti ad alcun capobastone, ma a un normale istituto di credito.

L'imbianchino che spera di tinteggiarsi la coscienza ha anche raccontato ai pm che i Graviano avevano messo i soldi in Fininvest, presumibilmente finanziando le imprese di Berlusconi. Da quel che si è capito, l'investimento risalirebbe agli anni Settanta. Ma a quell'epoca Giuseppe e Filippo Graviano avevano rispettivamente 14 e 12 anni e al massimo potevano investire in cicche e sparare biglie, non certo comprarsi le azioni del Cavaliere.

Per convincere i procuratori di Firenze che indagano sulla strage di via dei Georgofili, il rivelatore di minchiate dice che il suo boss controllava ogni giorno le quotazioni di Fininvest, Telecom, Fiat e Piaggio e parlava di Colaninno, pur essendo interessato soprattutto al gruppo del Biscione. Nessuno si è preso la briga di verificare che nel 1993 Fininvest non era quotata, la Telecom ancora non esisteva (si chiamava Sip) e Colaninno al massimo era noto ai costruttori di filtri per auto, perché la sua fama data 1999, anno della scalata a Telecom. Come faceva dunque Graviano a parlare di tutto ciò nel 1993? Misteri palermitani.

Insomma, che U'tignusu fosse un contafrottole non c'era mica bisogno di sentirselo dire in diretta da Filippo Graviano: bastava passare mezz'ora davanti al computer, in collegamento con un paio di banche dati. O, se proprio non si ha dimestichezza con il computer, era sufficiente convocare i due boss di Brancaccio e metterli a confronto con Gaspare sparapalle. Invece no, si è preferito dare al superpentito un palcoscenico giudiziario, così che le sue ricostruzioni avessero ampia eco sui media nazionali e internazionali.

Un errore? Una strategia? Non lo so. Penso soltanto che nessuno pagherà per questo e che i magistrati impegnati nelle svariate inchieste sul premier continueranno la loro brillante e ingegnosa carriera. Giustizia è fatta.

maurizio.belpietro@libero-news.it

 
I GIUDICI MACARONI sconvolgono l’America
dicembre 2009
Gli Stati Uniti difendono Amanda e ora s'accorgono che in Italia si fanno processi indiziari.
Così un killer può fare il pentito e un innocente può finire nei guai.
 

di MAURIZIO BELPIETRO
L'America ha scoperto la giustizia italiana. Finché c'era da attaccare Berlusconi, i corrispondenti dei grandi giornali d'oltreoceano se la prendevano comoda, accontentandosi della vulgata preconfezionata da Repubblica. Le veline del quotidiano di sinistra bastavano per far finta d'aver capito cosa succede nelle aule di tribunale della penisola quando si parla del presidente del Consiglio. Un po' di luoghi comuni e due battute di Marco Travaglio andavano bene, consentendo di scrivere un pezzo adatto al pala­lo dei lettori di provincia e anche di città, e poi via a godersi la dolce vita in una delle simpatiche trattorie di Trastevere, tra amatriciana e scottadito, innaffiati dal vino dei castelli.

Ora che c'è di mezzo Amanda Knox (nell'immagine) la vita dei corrispondenti dei grandi giornali a stelle e strisce è un po' meno dolce: i lettori non sono più disposti a sorbirsi articoli un tanto al chilo sul sistema giudiziario nazionale, ma vogliono capire come sia stata condannata la ragazzina di Seattle e soprattutto quali prove esistano a carico di una giovane partita per laurearsi a Perugia e finita in una cella dove ha la probabilità di restare un quarto di secolo.

amanda

Ci sono le sue impronte sull'arma del delitto? C'è qualcuno che l'ha vista uscire di casa subito dopo l'omicidio? Oppure altri che possono testimoniare che Amanda è l’assassina? Vagli a spiegare, agli americani che i nostri sono processi indiziari, ovvero che non sempre c'è la prova alla base di una condanna, a volte c'è un teorema, il convincimento dell'accusa che il colpevole non possa essere altri che l'imputalo. Vagli a dire, agli americani, che da noi l'accusa conta sempre più della difesa, che non c'è parità di fronte alla legge, che qui il Perry Mason pronto a inchiodare l'assassino, anche se non piace al pm, non c'è.

Per Amanda si è scomodato perfino un nobel del giornalismo come il premio Pulitzer Thimoty Egan, che sul New York Times ha scritto parole di fuoco contro il processo umbro e il pm che lo conduce. E anche una senatrice democratica americana si è preoccupata di capire quel che è successo a Perugia, rivolgendo direttamente a Hillary Clinton un appello contro i magistrati ideologizzati, ponendo seri dubbi sul sistema giudiziario italiano. Nemmeno il segretario di stato, l'ex first lady Usa, ha fatto mancare la risposta e l'interesse del governo americano. A differenza di altri Paesi, gli Stati Uniti non dimenticano i propri cittadini, anche quando questi sono all'estero e sono accusati di gravi reati. Gli americani da questo punto di vista sono un grande popolo.
Non deve però trarre in inganno il loro interes­se sul caso Knox. Quasi certamente nei posti che contano di Washington e New York sono stati più colpiti da un altro processo che si è tenuto in Italia, a oltre 400 chilometri di distanza dall'Umbria. Ho infatti la sensazione che alla Casabianca interessi di più il giudizio sommario subito a Milano da agenti della CIA impegnati nella lotta al terrorismo. L'idea che uomini in missione in un Paese alleato vengano condannati a molti anni di carcere per aver catturato un imam vicino al fondamentalismo è per gli Usa inconcepibile. Semmai l'Italia avrebbe dovuto ringraziare. E invece i pm hanno perfino messo sotto controllo le conversazioni dei capi dei servizi segreti. Del resto si sa: sulla sicurezza dello stato l'America non scherza. Ma probabilmente, se non si lasciasse depistare da articoli con obiettivi politici ben noti in Italia, la diplomazia di Obama non scherzerebbe neppure su altre vicende giudiziarie del nostro Paese. Sicuramente molti dei grandi quotidiani d'oltreoceano eviterebbero di prenderle sottogamba. Se per esempio volessero trovare una prova, un appiglio concreto, nel mare di chiacchiere che Gaspare Spatuzza ha reso l'altro giorno di fronte ai giudici di Torino, scoprirebbero che non ne esistono. Allora, potrebbero domandarsi com'è possibile che un pentito venga portato a testimoniare in un processo prima che ne siano state vagliate con molta cura le confessioni. Se lo facessero, giornali e diplomazia americani forse, per la prima volta, scoprirebbero che Silvio Berlusconi forse non ha sempre ragione, ma quando parla di giudici quasi sempre c'azzecca.

 

di DAVIDE GIACALONE
(omissis) Si prenda Spatuzza e si ragioni formalmente: questo signore, killer di professione, arriva in aula e si prostra innanzi al suo padrino, deponendo non su cose che conosce, ma che gli hanno raccontato. "De relato", si dice, e significa: per sentito dire. In un'aula statunitense il presidente avrebbe chiamato a sé l'avvocato della difesa e quello dell'accusa (l'idea che possa essere un suo collega neanche lo sfiora, supponendo sia un'ipotesi tribale, mentre è la legge italiana) e avrebbe detto loro: quanto dura, questa buffonata? Ritenete che il teste abbia qualche cosa da dire, su cose che conosce direttamente, o avete scambiato la mia aula per un teatro? Dopo di che, si sarebbe rivolto alla giuria ed avrebbe detto: di quel che avete sentito non dovete tenere alcun conto, è stato un errore dell'accusa presentare un simile teste, che non aveva nulla di pertinente da dire. Ammonisco tutti ad attenersi alla procedura.
Noi, invece, ne parliamo da giorni, con le menti che si pensan pensanti tutte pronte a dire la più colossale delle scemenze: ci vogliono i riscontri. Ma di che? Se non c'erano di già quello neanche avrebbe dovuto parlare! Leggendo la stampa internazionale, del resto, la stessa Clinton avrà trovato traccia di questa roba, che, ora, la aiuterà a capire quanto il problema consiste nell'essere un Paese nel quale ancora può circolare chi sostiene che "il sospetto è l'anticamera della verità", anziché della barbarie.

NOTA: Certo si trovano sempre degli ingenui disposti a scendere in piazza per manifestare contro il governo. Purtroppo costoro non si rendono conto che stanno solo facendo il gioco della mafia. Ma questa è un'altra storia.

 
BERLUSCONI sarà indagato per mafia e gli porteranno via il patrimonio
novembre 2009

Berlusconi sarà indagato per mafia e gli porteranno via il patrimonio.

E’ il titolo di un articolo del Giornale che continua: «Dalla Sicilia in arrivo un avviso di garanzia a Berlusconi per concorso esterno. Subito dopo gli verrà requisito l'intero patrimonio. Per la legge, infatti, basta il sospetto».

Questa notizia è una ipotesi legata alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, braccio destro dei boss mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano, che chiamano in causa il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, grande amico di Berlusconi e già al vertice di Pubblitalia, la società che raccoglie pubblicità per il gruppo Mediaset. C’è la possibilità che i giudici accusino Dell'Utri di rapporti con Cosa Nostra per coinvolgere anche il premier con l'accusa di «concorso esterno» in associazione mafiosa. Un passaggio che potrebbe poi portare al sequestro dei beni patrimoniali di cui il Cavaliere non fosse eventualmente in grado di spiegare la provenienza e che potrebbero essere dunque attribuiti, nelle accuse, ad attività legate alle organizzazioni criminali. Tutto questo senza tener conto che altri processi hanno già scagionato Berlusconi da ogni contatto con la mafia.

spatuzza

Adesso Spatuzza spara delle accuse che, sono portato a credere, i giudici vorrebbero sfruttare per indicare Berlusconi come il referente della mafia ai tempi delle stragi del 1992-'93. Tanto per capirci, Spatuzza «U tignusù» è quel signore che si è macchiato di decine di omicidi compreso quello di don Puglisi e per tale motivo condannato a più ergastoli. E’ solo l’ennesimo pentito che «sa tutto» sulle stragi e che contraddice altri precedenti pentiti che sono stati ritenuti credibili e che ora vengo rinnegati. Proprio una storia tra furbi ed allocchi.

Forse è meglio rassegnarsi: la verità sulla morte di Falcone e Borsellino non si saprà mai. Al massimo avremo delle verità in sostituzione di altre verità che saranno sostituite da nuove verità.

Questi giudici con la voglia di protagonismo vorrebbero passare alla storia per aver svelato l’arcano. E impiegano vent’anni di indagini per non concludere nulla.
Poi ovviamente non resta il tempo per celebrare i processi dei comuni mortali che devono attendere anni e anni per ottenere un po’ di giustizia.

Con questa bella iniziativa la magistratura italiana ci da un ottimo esempio di quanto sia caduta in basso. E’ disposta a far accordi con sanguinari assassini pur di dimostrare delle tesi ampiamente superate dalla realtà.
In Italia l’indagine sui reati più gravi si è ristretta alle intercettazioni ed alle delazioni. Le capacità investigative si vedono solo a CSI mentre nella nostra pratica quotidiana assistiamo all’inadeguatezza del sistema che dovrebbe assicurare chi delinque alla giustizia. Pressapochismo, dilettantismo, incompetenza e goffaggine sono il «life-motive» dei servizi sui casi di cronaca nera più eclatanti trasmessi dal telegiornale.

Ora, una persona dotata di un normale quoziente intellettivo riesce a capire che i pentimenti tardivi (in questo caso sono 12 anni dopo l'arresto) sono solo un espediente per poter godere dei benefici di una legge molto discutibile, ma soprattutto mal usata.

Con questa legge il pentito spera di uscire di galera, di essere mantenuto e stipendiato dallo stato, magari in un bel residence protetto dai carabinieri. Non male per una falsità creata su fatti conosciuti e reali ad uso e consumo di magistrati senza scrupoli.

Questo signore era solo la manovalanza armata della mafia, un esecutore materiale degli assassinii, uno che non aveva accesso agli alti livelli.
Ora parla come se fosse al corrente di tutte le trame mafiose italiane.

Che Berlusconi sia una affarista non c'è dubbio. Un affarista che in USA sarebbe considerato un esempio del sogno americano da emulare.

In Italia purtroppo l'ammirazione per i risultati viene sempre superata dall'invidia, il rancore e la rabbia nei confronti di un uomo di successo.

C'è gente che gode all'idea che venga spogliato un ricco e buttato sulla strada. Idea cara alla persone meschine.
I giudici però devono fare attenzione a non tirare troppo la corda perché ci si potrebbero impiccare.
Non devono scordare mai che Berlusconi è al suo posto non per una nomina più o meno meritata ma perché eletto dal popolo.

Il popolo potrebbe stancarsi dei magistrati che non si limitano ad esercitare il loro compito che è quello di applicare le leggi e nient'altro.

Potrebbe stancarsi dei magistrati politicizzati e sindacalizzati che costituiscono una casta di intoccabili e irresponsabili.

Potrebbe stancarsi di magistrati che vogliono sindacare ogni lavoro dei legislatori ed applicare le leggi a loro comodo.
Tempo fa era stato approvato un referendum che istituiva la responsabilità dei giudici nello svolgimento del loro lavoro, come succede ad ogni altro cittadino italiano. Quella legge non fu mai applicata perché giudice non morde giudice.

E' giunto il momento che anche in Italia venga attuato un sistema giudiziario dove il pubblico ministero viene nominato dal governo (visto che rappresenta lo stato) ed i giudici vengono eletti dal popolo.

Forse ciò metterà fine ad un vergognoso privilegio che offende il principio della nostra Costituzione che vuole tutti i cittadini italiani con parità diritti e doveri.

 
Se PREVITI è assolto, BOCCASSINI e COLOMBO sono disonesti.
novembre 2009

 I magistrati Boccassini e Colombo svolgono la loro funzione di pubblici ministeri in modo disonesto. Una affermazione simile, dal momento che non è una calunnia, può essere solo la verità.

Ciò viene confermato dalla sentenza di assoluzione di Cesare Previti nei confronti dei magistrati Ilda Boccassini e Gherardo Colombo del noto pool Mani Pulite. La coppia togata di Milano lo aveva messo sotto accusa per calunnia, in concorso con Giacomo Borrione, presidente del Comitato Nazionale per la Giustizia. La vicenda riguarda l’iter procedurale del famoso “fascicolo 9520” datato 1995, ovvero le carte che a Milano diedero il via a due grandi processi: Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme-Ariosto.

Secondo Cesare Previti, finito alla sbarra nei procedimenti scaturiti da quelle indagini, i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo avevano commesso una serie di irregolarità nei suoi confronti: abuso e omissione di atti d’ufficio, falso ideologico in atto pubblico, omesso deposito e occultamento di atti utili alla difesa.

complici

L’indagine promossa per stabilire la veridicità delle accuse aveva ovviamente portato al proscioglimento dei due magistrati e questi, in tutta risposta, lo avevano querelato insieme con Borrione.
La grave denuncia di Previti era scaturita dal famigerato fascicolo n. 9520 che doveva essere reso pubblico ma che i due pm non vollero mai fare perché poteva aiutare alla difesa del Previti.

  1. > Si parla di una cassetta di registrazione falsificata e manipolata (Perizia di un Tribunale).
  2. > Si parla della registrazione originale riversata su un cd che però, al momento della consegna al Tribunale per una ulteriore perizia, si ruppe nel cadere dal tavolo sbriciolandosi in maniera da non poter recuperare nulla.

> Si parla dell’utilizzo di fazzoletti di carta per scrivere appunti rilevati dall’ascolto di tre uomini che parlavano in un bar pieno di gente ad un tavolo distante tre metri.

  • > Si parla di trascrizioni successivamente arricchite da ricordi riaffiorati miracolosamente a distanza di anni.
    Evidentemente i giudici che hanno emesso la sentenza di assoluzione non ci sono stati a farsi prendere in giro dai due PM. Ciò dimostra che ci sono anche giudici seri e onesti.
    Sfido chiunque a far cadere a terra una CD e romperlo in mille pezzi.
    Certo di Previti ne sono state dette di tutti i colori e è stato pure condannato.
    Personalmente non credo sia uno stinco di santo. Di certo so che una persona deve essere condannata con le prove e non in base a delle convinzioni. Ma soprattutto non accetto che un PM che opera in nome dello stato sia disposto ad usare dei mezzi indegni dell’organo che rappresenta pur di arrivare ad un obiettivo prefissato che nulla ha a che vedere con la giustizia e la ricerca della verità.
    Da tempo in Italia alcuni magistrati hanno adottato un sistema incivile di amministrare la giustizia: prima di individuano il colpevole e poi cercano le prove o, in mancanza, fanno diventare tali dei fatti del tutto estranei alla realtà.
    La sentenza di assoluzione di Previti è irrevocabile, non più impugnabile e definitiva.
    Questo mi permette di affermare che la Boccassini e il Colombo sono disonesti.
 
SEI GENETICAMENTE DIVERSO?  HAI UNO SCONTO SULLA PENA.
ottobre 2009

Trieste - Condannato con rito abbreviato a nove anni e due mesi di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Udine il 10 giugno 2008, per omicidio volontario, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, si è visto scontare la pena di un anno in secondo grado dalla Corte d’Assise d’appello di Trieste perché ritenuto “vulnerabile geneticamente”.

E’ quanto accaduto – per la prima volta in Italia – al cittadino algerino Abdelmalek Bayout, accusato di aver ucciso a coltellate nel 2007, a Udine, durante una rissa, il colombiano Walter Felipe Novoa Perez, di 32 anni.

Attraverso un’indagine cromosomica innovativa, Bayout è stato trovato in possesso di alcuni geni, che lo renderebbero più incline a manifestare aggressività se provocato o espulso socialmente. Tale “vulnerabilità genetica” si sarebbe incrociata, nel momento immediatamente precedente all’omicidio, con “lo straniamento dovuto all’essersi trovato nella necessità di coniugare il rispetto della propria fede islamica integralista con il modello comportamentale occidentale”, così da determinare nell’uomo “un importante deficit nella sua capacità di intendere e di volere”.

 
NOTA: Sbaglio o qui si fa una chiara differenza basata su un fattore genetico? Quindi sulla razza? Ma la Costituzione non lo vieta? Se continua così, tanto vale far fare le leggi ai giudici.
 
PM DIMENTICA DI CHIEDERE IL RINVIO A GIUDIZIO: SCARCERATI
ottobre 2009

Il 22 gennaio scorso, a Guidonia, una ragazza è aggredita e stuprata, cinque giorni dopo i carabinieri arrestano i presunti autori ed i complici, che ne hanno agevolato la fuga. Ci sono le confessioni, perché uno racconta che erano ubriachi e che avevano già provato, poche ore prima, ad aggredire un’altra coppia. Ci sono le prove, perché alla ragazza portarono via il cellulare, con il quale uno dei criminali aveva chiamato casa.

Caso chiuso? No!

Il pubblico ministero di Tivoli è lo stesso pm che ha gestito l’accusa contro le maestre di Rignano, sospettate di pedofilia, in modo esemplare.

 A giugno il nostro giudice dichiara di avere terminato l’inchiesta. Passano i giorni, le settimane, i mesi. Ci sono le vacanze e, per giunta, lui chiede ed ottiene il trasferimento a Roma. Si arriva alla fine di ottobre e scadono i termini della custodia cautelare. Purtroppo il nostro servitore della legge non ha avuto il tempo e la memoria per chiedere il rinvio a giudizio dei due favoreggiatori, che vengono scarcerati.

Si ricorderà di rinviare a giudizio i violentatori prima che scadano i termini a gennaio?

 

NOTA: Da gennaio a giugno per terminare un'inchiesta già conclusa. Ha tempo fino a fine ottobre per il rinvio a giudizio. Ma non ce la fa. Troppo impegnativo. Va oltre le sue capacità. Mi chiedo: se questa gente dovesse aprire bottega tutte le mattine dopo quanti giorni si farebbe ricoverare?
 
ABBIAMO ANCHE I GIUDICI PSICO-VEGGENTI
settembre 2009

Era uscito di carcere il 30 giugno Fation Dine, l'albanese di 21 anni che sabato ha accoltellato e ucciso Leonardo Rusciano, 18, a Borgo San Lorenzo.

L'albanese, lo scorso 24 gennaio, era stato arrestato per una violenza sessuale consumata ai danni di una ragazza sempre del posto e per questo era stato condannato a due anni e nove mesi di carcere. Tre mesi fa era uscito per sospensione della pena.

Nel concedere le attenuanti che avevano portato alla sospensione, il tribunale di Firenze spiegava che, fra l'altro, "il prolungato stato di detenzione cautelare fa ritenere che abbia ricevuto un monito sufficiente ed adeguato rispetto al rischio di reiterazione dei reati della stessa specie o di altra natura".

Dine, regolare in Italia ma senza occupazione, ha colpito il diciottenne con una coltellata al cuore sabato sera in una piazza a Borgo San Lorenzo.

Venerdì tra i due c'era stato un alterco.

Il Dine era conosciuto come un violento ed un bullo, come conferma il sindaco di Borgo, ma un giudice, certamente superiore alla media ed in grado di capire la psicologia dei delinquenti, ha stabilito che il Dine aveva capito la lezione e che non c'era "rischio di simili o altri reati".

 

NOTA: Questi fatti accadono quando delle persone investite di compiti molto importanti, si montano la testa e credono di essere dotati di proprietà divinatorie. Ecco allora che anziché applicare le leggi, cosa a cui sono demandati, entrano nella psiche del delinquente, capiscono che cosa è buona e giusta da fare e poi si permettono di emettere sentenze tragiche e dissennate di cui non renderanno mai conto alla comunità.
 
LIBERA LA BANDA DELLE VILLETTE
settembre 2009

Trieste. Torna a piede libero la Banda (albanesi) delle ville per un errore della Procura
Con il loro arresto, i residenti nelle case e ville che punteggiano il Carso triestino avevano tirato un bel sospiro di sollievo. Ora si ritorna nella paura, a distanza di soli 6 mesi: tre albanesi, componenti di una banda (ben presto ribattezzata la Banda delle ville) responsabile di decine di furti in ville e abitazioni nella provincia di Trieste oltre che in Veneto e in Lombardia, hanno lasciato ieri il carcere del Coroneo «per decorrenza dei termini di custodia cautelare».

La Procura della Repubblica non avrebbe infatti chiesto il rinvio a giudizio dei tre nei termini previsti dalla legge. L'equivoco, stando a fonti locali, sarebbe nato dal passaggio del fascicolo tra l'ufficio del Gip di Treviso e la Procura di Trieste.

Elvis Mercina, Artan Mercina e Blerim Reci - questi i nomi degli albanesi - sono usciti dal carcere e hanno già raggiunto le rispettive famiglie in Albania. Il gruppo si era reso responsabile di furti anche in Veneto e Lombardia. Elvis Mercina era stato fermato nel febbraio scorso dopo un inseguimento conclusosi a Monfalcone. I suoi due complici, Artan Mercina e Reci, erano riusciti a fuggire salvo poi essere catturati due settimane dopo a Treviso in uno dei covi che la banda utilizzava nel Nord Italia. In altri due alloggi in Lombardia era stato trovato il bottino dei furti nella ville e negli appartamenti e gli attrezzi del mestiere: trapani, cacciavite e punte di diamante per forare i vetri.

«Il pm aveva sei mesi di tempo - ha spiegato al Piccolo di Trieste l'avvocato trevigiano Fabio Crea, difensore dei tre albanesi tornati in libertà - ora i sei mesi sono scaduti e per questo ho chiesto al Tribunale l'applicazione della legge e la liberazione dei miei clienti. Subito dopo la scarcerazione sono stati espulsi dall'Italia. In base alle nuove norme non saranno nemmeno processati». L'avvocato difensore ha fatto bene il suo lavoro, sfruttando le falle del sistema e l'abominevole Decreto Sicurezza, ma resta comunque l'amaro in bocca per non essere riusciti a fare giustizia.

Veramente un beffa poi il fatto che i loschi figuri potranno rientrare in Italia, magari sono anche già rientrati, attraverso i "soliti" canali dell'immigrazione clandestina ma non potranno poi più essere processati per i delitti fin qui compiuti.

 

NOTA: Nessun decreto può rimediare all'inefficienza della nostra magistratura.
 
UNA STORIA CHE GRIDA VENDETTA
agosto 2009

La storia riguarda il carabiniere Carmelo Canale “braccio destro” di Paolo Borsellino che lo chiamava “fratello”.

Canale è imputato di mafia. La sua vicenda processuale comincia nel 1996. Il 4 marzo del 1995 suo cognato, il maresciallo Antonino Lombardo, si era suicidato dopo che Leoluca Orlando Cascio lo aveva accusato di mafia, nel corso di una trasmissione televisiva condotta da Michele Santoro. Il vero scopo di quell’attacco consisteva nell’impedire a Lombardo di andare a prelevare, negli Stati Uniti, il mafioso Tano Badalamenti, che prometteva di smontare le accuse rese da Tommaso Buscetta contro Giulio Andreotti.

 Canale fu chiarissimo: lo hanno ammazzato. Non gliela perdonarono, così anche lui finì nel tritacarne.
Fu accusato prima di concorso esterno in associazione mafiosa. Poi, fra il primo ed il secondo grado, di essere direttamente affiliato alla mafia, curandone gli interessi.

l 15 novembre 2004, otto anni dopo le prime accuse, Canale è assolto in primo grado, perché il fatto non sussiste. Il 17 luglio 2008, dodici anni dopo, è assolto in secondo grado. La corte fissa in novanta giorni (come prevede la legge) i termini per il deposito delle motivazioni, che, però, arrivano solo in questo agosto 2009. Tredici anni dopo. Con ogni probabilità la procura ricorrerà in cassazione. Tanto a loro non costa, e perdere tempo è già un successo. Già, perché con la carriera bloccata, essendo imputato, Canale è stato posto a riposo.

 

NOTA: E Leoluca Orlando? Era candidato alla direzione RAI.
 
IL MAGISTRATO SCRISSE "NON LO RIFARA'"
luglio 2009

Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale, a 19 anni tentò il suo primo stupro.

Era il 28 maggio del 1996 quando aggredì la vicina di casa di 49 anni, e tentò di violentarla davanti al figlio piccolo della donna.

Era il 24 settembre del 1997 quando il gip di Roma, Antonio Trivellini, scagionò Bianchini dall’accusa di tentata violenza sessuale «perché al momento dei fatti non era imputabile per capacità di intendere e di volere».

Dopo il reato il giovane venne fermato e accompagnato all’ospedale Pertini, dove il medico di guardia decise di sottoporre Bianchini a una consulenza psichiatrica, dalla quale emerse una «psicosi acuta di natura da diagnosticare con gravi disturbi del comportamento». Psicosi che poteva "rappresentare il primo segnale di un disturbo schizofrenico".

Secondo lo psichiatra però non vi erano elementi che facevano pensare alla probabilità di commettere altri simili reati.

Per questo motivo il giudice decise di assolvere Luca Bianchini.

Il Partito Democratico, che come noto raccatta ogni genere di "compagni che sbagliano" ha pensato bene di affidargli la direzione di un circolo romano del partito.

 
NOTA: Sembra che gli stupri siano stati più di quindici. Se così fosse siamo di fronte ad una bella QUESTIONE MORALE.
 
GUIDA UBRIACO, ROMENO UCCIDE 16ENNE: RILASCIATO
luglio 2009

 Tragedia sulle strade di Todi. Ieri notte Ioan Munteanu, ubriaco, ha falciato con la sua auto uno scooter sul quale viaggiavano due ragazzi. Uno dei due ha perso la vita. Immediatamente arrestato, il romeno di 41 anni è stato rilasciato dopo poche ore dalla magistratura "per la mancanza dei presupposti di legge per procedere alla richiesta di convalida dell’arresto".

 La vittima è Riccardo Fiaschini, 16 anni, mentre un quindicenne che era con lui è stato ricoverato con riserva di prognosi nell’ospedale di Terni. Entrambi sono residenti ad Avigliano Umbro.

Dagli accertamenti svolti dai carabinieri è emerso che il conducente dell’auto, Ioan Munteanu, romeno di 41 anni, si trovava alla guida in stato di ebbrezza alcolica. Dagli esami medico-sanitari è infatti risultato un tasso alcolemico di 1,54 g/l. È stato quindi arrestato per omicidio colposo aggravato dallo stato di ebbrezza alcolica e denunciato poiché sprovvisto di patente di guida perché mai conseguita. I carabinieri hanno inoltre accertato che l’auto non risultava revisionata secondo i termini di legge.

Ioan Munteanu però è stato rimesso in libertà: il sostituto procuratore Gabriele Paci ha, infatti, deciso di non chiedere la convalida del provvedimento restrittivo.

 
NOTA: Dunque: senza patente, auto non revisionata, ubriaco, assassino. In effetti perché arrestarlo?
 
BURLE TRAGICHE
luglio 2009

 Un avvocato scrive a Libero di voler smettere con la sua professione perché dopo 30 anni di lavoro non riesce più a sopportare tutte le storture e i disservizi che gli impediscono di svolgere la sua attività di avvocato civilista nel modo migliore.

Non elenca il cumulo di episodi negativi che ha conosciuto in trent'anni ma si limita ad un episodio significativo:
- Al termine di una udienza, il giudice rinvia la causa a tre anni di distanza. L'avvocato della controparte chiede se sia possibile anticipare tale data per sue esigenze personali. Il giudice ci pensa un po', rivede la sua agenda ed alla fine concede un anticipo di UN QUARTO D'ORA!

Questi sono altri due sconcertanti episodi tratti dal libro "Magistrati l'ultracasta" di Stefano Livadiotti:
- Una 83enne di Vicenza che aveva fatto causa alla Cassa Rurale si è vista fissare la prossima udienza nel 2014. La signora ha dichiarato: "Vedrò di riguardarmi, di evitare ogni eccesso, così da esser ancora in salute per presentarmi all'udienza".
- Due settantenni di Foggia nel 2007 hanno chiesto all'INPS il ricalcolo della pensione. La prima udienza è stata fissata nel 2020. Per il 2030 sperano di arrivare a sentenza, a 90 anni, se ci arrivano.

 
NOTA: Da questi fatti si possono trarre due conclusioni: un giudice che dovrebbe fare della serietà una prerogativa fondamentale si permettere di dileggiare chi gli si rivolge per avere giustizia; altri giudici denotano una mancanza di coerenza  rimandando le udienze probabilmente a dopo le esequie.
 
PER I GIUDICI VIENE USATO UN ALTRO CODICE
 
Due casi, uno remoto e uno recente, molto significativi sui pesi e misure che utilizza la magistratura italiana nel giudicare i giudici.
 

Un giudice del Tribunale di Milano colto mentre consumava un rapporto orale con un quattordicenne nei bagni del tribunale, viene condannato nei tre gradi di giudizio ma la scampa grazie all’amnistia.

Pretende allora di essere riammesso nei ranghi della magistratura dai quali era stato sospeso. Sorprendentemente, ignorando le sentenze del tribunale, la sezione disciplinare del Csm non solo lo reintegra ma lo promuove a consigliere di Cassazione.

Motivazione: al momento dell’adescamento il pedofilo ha agito in stato di «transeunte capacità di volere».

In pratica tre anni prima d’esser colto in flagrante aveva battuto la testa contro l'architrave di una porta.

 

Una magistrata non ha depositato in tempo (cioè entro 15 mesi) le motivazioni della sentenza di condanna di una ventina di mafiosi.

A causa di questo i mafiosi sono tornati liberi e sono scomparsi dalla circolazione.

Ciò non ostante il Csm la promosse a presidente del Tribunale dei minori perché secondo la magistrata risulta titolare di una «elevata laboriosità», di «grande attaccamento al lavoro» oltreché in possesso di «particolari doti organizzative».

 
NOTA: Quisquiglie. Ci vuole ben altro per condannare un giudice (vedi sopra nei titoli).
 
FA RICORSO CONTRO IL COMUNE E VINCE LA CAUSA ... DOPO 30 ANNI
giugno 2009

Il titolare di una pizzeria di Ponzano (Treviso) ha fatto ricorso contro il Comune ritenendo di aver versato ingiustamente del denaro per ottenere la concessione edilizia necessaria per i lavori di ristrutturazione del suo locale. Ha vinto il ricorso e si è visto restituire la somma sborsata... dopo 30 anni.

Sì, perché la vicenda prende le mosse nell'anno 1979 e la giustizia lumaca, in questo caso quella amministrativa, ha dovuto attraversare tutti i gradi di giudizio: dal Tar del Veneto che dopo undici anni di studio ha rigettato la richiesta di rimborso, fino al Consiglio di Stato che in 14 anni è arrivato a ribaltare la sentenza del tribunale di Venezia. La somma depositata in municipio alla fine degli anni ’70, a titolo di oneri di urbanizzazione per il rinnovamento del fabbricato, ammontava a poco più di quatto milioni di lire. Ora è stato restituito al proprietario il corrispettivo in euro, più gli interessi, per un totale di quasi 14 mila euro.

La ristrutturazione riguardava - ironia del caso - la pizzeria “Al municipio”, proprio davanti al Comune. L’amministrazione di allora aveva dato il via libera per l’ammodernamento interno del locale, imponendo però la concessione edilizia e il pagamento degli oneri di urbanizzazione per poter metter mano al fabbricato diviso in parti commerciali e residenziali.

Per questo il proprietario, Livio Zanatta, pur di cominciare i lavori, aveva depositato un libretto bancario contenente poco più di quattro milioni di lire, riservandosi il diritto di riprendersi i soldi se questi non fossero stati dovuti. Per gli uffici municipali però, nonostante gli inviti a rivedere le pratiche, la concessione era necessaria, e poteva essere rilasciata solo dietro pagamento. Zanatta non si è perso d'animo è ha presentato ricorso al Tar. La giustizia ha fatto il suo corso e ha riconosciuto le sue ragioni.

 
NOTA: Dopo trent'anni.
 
CHIEDE AIUTO AL COMUNE, IL TRIBUNALE LE TOGLIE LA FIGLIA
 

La signora C.P. è una donna di 47 anni che, dopo essere rimasta vedova, è stata colpita da un tumore che la costringe a continui ricoveri e dolorose terapie. Impossibilitata a seguire i due figli, una di 8 anni ed un altro di 17, ha chiesto aiuto al Comune. Gli assistenti sociali hanno valutato la situazione ed interessato il giudice dei minori, che ha deciso di affidare la piccola al "Sorriso Francescano" di Salita Padre Umile, a Coronata.

Lei non ha retto al pensiero di perdere la sua bambina di 8 anni ed ha accoltellato l'educatrice del "Sorriso Francescano" a cui la piccola è affidata da un anno con un provvedimento del Tribunale dei Minori. Fortunatamente l'ha ferita solo superficialmente.

La mamma, gravemente malata di tumore al seno, è stata arrestata dagli agenti delle Volanti e rinchiusa nel carcere di Pontedecimo.

Se avesse avuto la sorte di ammazzarla, ora oltre alla vedovanza, al tumore, alla perdita della figlia, dovrebbe sommare anche il carcere a vita.

 
NOTA: Attenzione, se siete in una situazione gravissima state attenti a chiedere aiuto alle istituzioni. Potreste passare dal danno alla beffa. Considerando che l'Istituto viene retribuito, sarebbe stata una decisione più umana quella di aiutare la madre a casa sua. Ma questo richiede buon senso, cosa che nei nostri tribunali a volte è carente.
 
E' DEPRESSO, BOSS AI DOMICILIARI
 

Il presunto boss Giacomo Maurizio Ieni è fortemente depresso e allora lascia il regime del 41 bis, il carcere duro riservato ai mafiosi, per finire ai domiciliari. A decidere gli arresti in casa per “Nuccio” Ieni, al secolo Giacomo, capomafia della cosca Pillera di Catania, è stato il presidente della terza sezione penale del Tribunale etneo. Il giudice Filippo Milazzo, coadiuvato nel suo lavoro dai suoi colleghi Riccardo Pivetti e Cinzia Sgrò, lunedì ha firmato l'ordinanza di trasferimento per «gravi motivi di salute», ritenendo che l'«ambiente familiare appare allo stato insostituibile» e che l'affetto dei suoi casi sarà per lui la terapia migliore per riprendersi e guarire.

Nella precedente udienza di uno stralcio del processo Atlantide, Ieni era scoppiato in lacrime davanti ai giudici sostenendo di "essere fortemente depresso e di non riuscire a stare in carcere". Subito dopo, il suo difensore, l'avvocato Giuseppe Lipera, aveva chiesto gli arresti domiciliari, che sono stati accordati.

A sostegno della sua richiesta l’avvocato di Ieni, Giuseppe Lipera, ha presentato una corposa documentazione redatta da Marco Lipera che nella vita fa lo psicologo e chiede la scarcerazione, in subordine i domiciliari. Arriva la decisione del giudice Milazzo che l'avvocato Lipera, commenta così: «Al di là di ogni ragionevole dubbio i giudici hanno fatto buon uso delle norme processuali. Per ultimo abbiamo prodotto il diario clinico e la consulenza psico-forense redatta dal dottor Marco Lipera».

Giacomo Maurizio Ieni (Ansa)
 
NOTA: Lo psicologo che ha presentato la perizia che attesta lo stato depressivo è il figlio dell'avvocato.
 
PASSERELLA MAGISTRALE
maggio 2009

Questo non è un fotomontaggio ma una immagine reale.

E’ tempo di elezioni e conseguentemente è tempo di azioni giudiziarie contro Berlusconi.
Il lodo Alfano questa volta ha intralciato la campagna elettorale della nostra magistratura che ha quindi ha trovato un sistema furbesco e subdolo per attaccare Berlusconi: condannare un’altra persona perché si è lasciata corrompere dal Presidente del Consiglio. Il quale ovviamente non ha avuto modo di difendersi.
Una sentenza di condanna di quattrocento pagine che si riassumono, tolta la crusca, in questa frase: «Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l’impunità dalle accuse, o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data. Dall’altro, lato per perseguire il proprio vantaggio economico».
I giudici non hanno dubbi: Mills fu corrotto. E, di conseguenza, Silvio Berlusconi fu il corruttore.

La motivazione «ha agito certamente da falso testimone» non equivale a «ha agito da falso testimone come dimostrano le prove» ma sottintende che è una conclusione dettata da convinzioni personali.Tre cose portano a dubitare della serietà della sentenza:
1 - Il signor Mills questo denaro l’ha denunciato e ha pagato le tasse in Inghilterra. Se fosse frutto di corruzione versata in nero pensate che l’avrebbe fatto?
2 - E’ stata fornita prova che i soldi incriminati provenivano dall’armatore napoletano Diego Attanasio (che inspiegabilmente non è stato denunciato per complicità).
3 - La condanna si basa sulle dichiarazioni rilasciate a suo tempo da Mills che secondo i giudici Berlusconi ha pagato per farsi condannare.

E’ quindi evidente che MANCANO LE PROVE.
Altro fattore ambiguo che mette in dubbio tutto il castello accusatorio è la mancata ammissione di testimoni e prove a discarico che evidentemente rischiavano di smontare le accuse.

Anche questo caso dimostra che la nostra magistratura è troppo sbilanciata dalla parte dell’accusa e questo porta inevitabilmente alla creazione di posizioni di potere che contrastano l’esigenza di sentenze equilibrate e super partes.
Per questo sono molto favorevole alla nomina dei Pubblici Ministeri con elezioni pubbliche. Avremo, come negli stati più avanzati, un giudice che esce dai concorsi di abilitazione (con esami attitudinali) che sia all’altezza del compito (con carriera sul merito e non sull’anzianità), un PM che risponde del suo operato agli elettori ed un difensore che tutela il giudicato.

Sono anche favorevole, come la maggioranza degli italiani, che lo ha confermato con un referendum, all’applicazione della responsabilità civile dei giudici. Credo che in Italia sia l’unica casta che può creare danni senza doverne rispondere. Quando il giudice sbaglia, paghiamo noi.
Cane non morde cane e CSM non morde giudice. Al massimo gli fa un buffetto e lo trasferisce a far carriera da un’altra parte.

Tornando al caso Mills, non s’illudano i sinistri e i dipietristi. Anche questo «scandalo» farà la fine di quello di Veronica: nel nulla.
Per concludere, non so se Berlusconi sia colpevole o innocente. Sono però convinto che questa sentenza non sia frutto di ricerca della verità ma solo di pregiudizio, se non peggio.

 
NOTA: Ma siamo sicuri che i nostri giudici siano persone serie di cui ci si può fidare? Dalla foto si direbbe che la vanità è prevalente.
 
Il gregge dei fannulloni cacciati dalla polizia e riassunti dal giudice
 

A Portici, comune napoletano, in Comune, 58 dipendenti su 70 risultavano assenteisti. Lavorava uno su sette e gli altri si facevano timbrare il cartellino dai colleghi più ligi al dovere. Morale?

Ci fu un blitz della polizia, accadde in marzo, che ne arrestò 36 e indagò altri 22. L’accusa: truffa ai danni dello Stato e falso. Tutto documentato, tutto rigorosamente certificato dagli occhi di due telecamere che per settimane avevano ripreso l’allegro via vai. Anzi, più via che vai, dei signori e delle signore del Palazzo comunale. Che se ne andavano a far shopping o passeggiare lasciando l’anagrafe e gli altri uffici, dove la gente stava in coda, in mano a una dozzina di colleghi costretti a sudare.

Peccato che tutti i dipendenti sotto accusa hanno riavuto il loro posto di «lavoro» e torneranno allegramente in Comune entro una decina di giorni, quando il provvedimento di riammissione diventerà esecutivo.

 
NOTA: Sono stati pagati durante le assenze. Ora vengono pagati anche per tutto il tempo che non hanno lavorato in attesa di giudizio.
 

SI E' DIFESO DAI BANDITI, SI E' ARRESO AI GIUDICI

2009

9 MAGGIO 2003

Massimo Mastrolorenzi, gioielliere romano, è immobilizzato nel suo negozio di via Marmorata da due rapinatori. Riesce a liberarsi e spara cinque colpi ai due banditi, uccidendoli. È indagato per omicidio volontario.

11 MARZO 2005

II gup di Roma proscioglie Mastrolorenzi dall'accusa di omicidio per eccesso colposo di legittima difesa.
20 OTTOBRE 2006

In seguito all'annullamento della sentenza per vizi di forma da parte della Corte d'Appello di Roma, il gup di Roma dispone il rinvio a giudizio per il gioielliere.
23 OTTOBRE 2007

Mastrolorenzi è condannato a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa per detenzione e porto abusivo di armi.
20 FEBBRAIO 2009

La Procura di Roma, sollecitata dal giudice monocratico Ranalli, cambia il capo di imputazione nei confronti di Mastrolorenzi non più eccesso di legittima difesa ma omicidio volontario.

 
NOTA: Dopo 6 anni di tortura giudiziaria, il 27 FEBBRAIO 2009 Mastrolorenzi si è suicidato. Il trionfo della Giustizia.
 

prese le belve DI SAN VALENTINO. Arrestati i due romeni . Bene, però...

2009

 E' finita la fuga delle due belve della Caffarella, che il giorno di san Valentino avevano aggredito una coppia di fidanzati adolescenti e violentato la ragazza. Ieri pomeriggio la polizia aveva fermato il primo uomo, Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni.

Il secondo violentatore, un rumeno di 30 anni, è stato preso all'alba di oggi a Livorno, dove aveva provato a rifugiarsi. In giornata il pm - che pare sospetti i due anche di un precedente stupro avvenuto a Primavalle - chiederà la convalida dei fermi.

Tutto bene quindi.

E INVECE NO!

Il romeno ventenne che ha confessato, era stato infatti già espulso. Detenuto nel carcere di Viterbo fino al 12 luglio, dove ha scontato una condanna per furto, a fine pena è stato trasferito nel centro identificazione di Bologna con la richiesta di rimpatrio in Romania perché soggetto pericoloso e con precedenti penali di rapina, furto e ricettazione.

Il tribunale di Bologna stabilì che non c'erano i presupposti per l'espulsione e dispose la sua liberazione. Da quel giorno di Loyos si erano perse le tracce, fino a San Valentino quando ha barbaramente violentato una bambina di 14 anni.

 
NOTA: Il giudice di Bologna Mariangela Gentile, che aveva deciso la sua liberazione, informata dell'accaduto, ha detto che le dispiace. Non ha dato le dimissioni. Nessuno l'ha presa a schiaffi. Può perseverare.
UN APPROFONDIMENTO DELLE INDAGINI HA STABILITO CHE LOYOS NON E' COLPEVOLE DELLO STUPRO. SE FOSSE STATO ESPULSO QUANDO LO HA DECRETATO UN TRIBUNALE SI SAREBBERO RISPARMIATI TEMPO E DENARO.
 

la giustizia veloce vale solo per Di Pietro

 

Il vilipendio di Tonino? «Cancellato» in 13 giorni

Due settimane dopo la denuncia delle Camere Penali per oltraggio

al Colle, già chiesta l’archiviazione per il leader Idv

Violentata e massacrata aspetta un gip da 7 mesi

La vicenda opposta: a luglio un’ucraina viene quasi uccisa.

Il gip non l’ha ancora sentita e i suoi assalitori sono fuori

RECORD Il pm di Roma lo «assolve» per le parole su Napolitano:

«Il silenzio mafioso? Non era riferito al Quirinale»

L’ex toga: «Ora mi dovete delle scuse».

INCUBO Marya scaraventata dal 6˚ piano: due mesi in coma

poi riconosce e denuncia gli aguzzini.

Ma nessuno la interroga e i carnefici restano liberi.

 

Clandestino tunisino violenta 15enne - Era fuori per decorrenza dei termini

2009

A Bologna, alle dieci di sera, una ragazzina di 15 anni viene aggredita e stuprata sotto casa.

E guarda caso lui è un tunisino clandestino. Ed è già noto alle forze dell'ordine. Ed è già stato in galera per spaccio. Ma, sempre guarda caso, il 15 gennaio, un mese fa, è stato rilasciato per decorrenza dei termini.

Jamel Moamid ha scelto una bambina che aspettava gli amici sotto casa, l'ha presa a schiaffi e pugni, l'ha trascinata in mezzo alle erbacce, le ha tolto i vesti, le si è buttato addosso e l'ha stuprata. Lei ha urlato, ha chiesto aiuto, ha tentato di scappare, ma cosa può fare una ragazzina bloccata da un uomo di 33 anni?

Jamel la farà franca ancora, ci scommettiamo. La ragazzina ha una vita distrutta: lui sarà libero di rifarlo presto, lei sarà ferita per sempre.

 

NOTA: Se qualcuno si azzarda a dire che bisogna cacciare via questa gentaglia facendo leggi più severe, Famiglia Cristiana e Amnesty International scendono in campo con tutta la loro idiozia classificando l'Italia come xenofoba e razzista.

 
GLAXO: DOPO SEI ANNI DI FANGO, TUTTI ASSOLTI
2009

Sei anni fa, più o meno di questi tempi, venivano travolti tutti da una tempesta mediatico-giudiziaria. Sei anni dopo cala il sipario sull’intera, sconcertante vicenda. E anche gli ultimi 42 imputati, eccellenti nomi come il professor Umberto Tirelli, primario di Oncologia all’Istituto dei Tumori di Aviano, scoprono, che anziché in una tempesta erano finiti dentro una bolla di sapone. Che si è puntualmente dissolta dopo aver vagato, spinta da correnti varie, nelle aule giudiziarie d’Italia. Tutti assolti. «Perché il fatto non sussiste».

La battezzarono «Operazione Giove» quell’inchiesta, decisamente maxi, della Guardia di Finanza del Veneto, coordinata dal pm di Verona Antonino Condorelli: 2.974 persone, soprattutto medici, sotto accusa, in 15 regioni italiane.

In un normale controllo sui bilanci della Glaxo, leader del pianeta farmaci, i finanzieri s’insospettiscono per 100 milioni di euro stanziati dall'azienda nel 2001-2002 sotto le voci di «Other Promotion» e «Medical Promotion» e il contenuto di alcune e-mail, lettere e circolari interne in cui si spiegava la filosofia del contatto diretto col medico, e si dettavano ai rappresentanti farmaceutici una serie di regole «comportamentali».

Gli investigatori vogliono vederci chiaro finché intercettazione dopo intercettazione, verbale dopo verbale, sono pronti per dare la scossa di terremoto nella «celebre» conferenza stampa di Mestre in cui il colonnello della Gdf Giovanni Mainolfi dichiara: «Siamo di fronte a un articolato sistema di frode realizzato dalla società farmaceutica mediante la conclusione di accordi illeciti con gli operatori sanitari». Il direttore della Glaxo Giuseppe Recchia promette di collaborare con le autorità: «Non abbiamo alcun bisogno di promuovere i nostri prodotti se non nel modo corretto».

Gli investigatori sono convinti che i medici, nessuno escluso, più farmaci Glaxo ordinavano più guadagnavano. Mazzette da 5 milioni di vecchie lire per il camice bianco di medio prestigio fino a 50 milioni per il primario, o il «barone» della clinica, pagate sotto forma di collaborazioni a una società di servizi collegata alla Glaxo per fittizi programmi di ricerca, convegni fasulli, inutili borse di studio, banali questionari. E poi gadget, macchinari, apparecchiature mediche, e medical tours che in realtà sono vacanze, a Montecarlo (nei giorni del gran premio automobilistico), Sharm El Sheikh, Damasco, Berlino. «Tutti hanno preso soldi» è il refrain degli investigatori che rimbomba soprattutto alla Procura di Verona. Vengono denunciato per corruzione l’ad Glaxo Dipangrazio, 14 primari (fra i più noti Tirelli e il veneziano Giorgio Paladini, responsabile di Medicina dell’Ospedale Maggiore di Trieste), otto docenti universitari. L’inchiesta fa lievitare numeri importanti: 80 perquisizioni, decine di pc sequestrati, controlli in 45 Asl, 13.200 ore di intercettazioni telefoniche. Poi si sfilaccia in mille brandelli ma si respira già l’aria di una mezza «bufala» nel marzo del 2007, quando nell’udienza preliminare in Tribunale a Verona il Gup decide che, dei 142 imputati per cui la Procura di Verona aveva chiesto il rinvio a giudizio, solo 42 avrebbero dovuto comparire in aula mentre tutti gli altri vanno prosciolti.

Altri 700 giorni e oggi «la fine di un incubo - si sfoga il professor Tirelli - perché nonostante gli accertamenti nel mio Istituto avessero escluso ogni mio illecito, la campagna infamante contro di me non si è mai fermata. Ho subìto aggressioni fisiche e verbali. Ho dovuto cambiare una macchina appariscente perché la gente per strada mi accusava di averla comprata coi soldi della Glaxo. La mia vita è stata sconvolta da titoli come quello dell’Espresso: «Camici sporchi». Mia madre, ottantenne, ha avuto un mezzo infarto quando ha visto la mia foto in prima pagina sulla Gazzetta di Reggio. Riconquisto la serenità a duro prezzo. La mia terribile esperienza dovrebbe suggerire alla magistratura di procedere con più cautela. Si dovrebbero sorteggiare giornalisti e magistrati e far passare loro esperienze simili. Solo così capirebbero come ci si sente quando, sapendo di essere innocenti, nessuno ascolta la tua voce».

 
NOTA: E' cosa nota che i grandi produttori di medicinali "SPINGANO" i propri prodotti con omaggio, regali, viaggi ed altro ai medici che devono prescriverli ai pazienti. Ma mettere assieme un castello simile con dei costi abnormi per poi emettere solo una piccola scorreggia, è una vera follia.
 

CLANDESTINO RECORD

2009

Chedly Ben Rebah, 49 anni, tunisino, è clandestino in Italia almeno dall’82 quando è stato fermato a Milano per il primo borseggio.

Da allora in carcere ci è finito più volte, per altri borseggi, furti e rapine. Un andirivieni da San Vittore durato fino al ’90, quando dietro le sbarre è stato cacciato per omicidio e ci è restato per sedici anni.

Fino a quando non è uscito grazie all’indulto.

Dal 2006 ha rivisto poi la cella una sola volta, per rapina. Poi è tornato libero. Libero e clandestino.

Libero di uccidere. Lo ha fatto di nuovo quattro giorni fa in mezzo alla strada, a Milano, durante una lite per questioni di droga.

Insieme a Karim Chari, suo connazionale, di 23 anni, ha accoltellato Ezzedine Oueslati, tunisino di 27, operaio, con regolare permesso di soggiorno e un precedente per spaccio. Oueslati è stato trovato morto lungo i binari del tram nella centralissima piazza della Repubblica alle ore 21,15. Era stato colpito al cuore, in vari punti del torace e a una gamba.

Chedly Ben Rebah ha festeggiato in cella i 27 anni di clandestinità in Italia.

In questo frattempo ha avuto numerosi decreti di espulsione che nessuno si è presa la pena di eseguire.

 
NOTA: Ora si prenderà l'ergastolo e dovremo mantenerlo per tutta la vita. L'espulsione ci avrebbe fatto risparmiare qualche milione di euro. Ma tanto i giudici non pagano, paga sempre Pantalone.
 
ESSERE LA SEGRETARIA DI BERLUSCONI NON E' REATO
2009

Lo ha stabilito la Cassazione. Ma ci sono voluti 15 anni di inchieste e 9 anni di processi.

Eppure quella di Marinella Brambilla è una vicenda lineare. Già trent’anni fa era l’angelo custode, lo sbarramento da superare, il filtro di telefonate e appuntamenti, ma anche l’unica donna che poteva storcere il naso per una delle cravatte ordinarie del Cavaliere. Una milanese vecchio stampo, esempio di efficienza e di discrezione, tanto che fattosi premier Berlusconi la portò, con Nicolò Querci (altro segretari o e imputato) dal Biscione a Palazzo Chigi.

Così erano ancora al lavoro alle 9 di sera l’8 giugno 1994. Ma negarono di aver visto l’avvocato Massimo Berruti (ora deputato del PdL) a colloquio col capo nel Palazzo del Governo.

Per l’accusa, l’incontro servì a concordare il compenso, le tangenti Fininvest alla Finanza (da cui Berlusconi è già stato assolto).

Berruti, confermarono i segretari, venne ma non ebbe la pazienza di aspettare la fine di un interminabile Consiglio dei Ministri.

Furono condannati a 2 anni per falsa testimonianza in tribunale ed in appello perché secondo i giudici il colloquio ci fu e loro erano presenti.

La Cassazione annullò e rinviò a Milano.

Nuova condanna in corte d'appello a 1 anno e 4 mesi.

Ritorno in Cassazione dove è stato deciso che la falsa testimonianza "non sussiste", che gli indizi non sono né gravi, né precisi, né concordanti, che non si può trasformare una astratta possibilità in un evento effettivamente verificatosi.

Ed ha annullato la sentenza definitivamente.

 
NOTA: Era evidente per tutti che non essendoci testimoni, l'accusa è totalmente campata in aria. Ma quando certi giudici si fissano sulla colpevolezza, neanche l'evidenza dei fatti li fa desistere. Mi chiedo quanti soldi dei contribuenti hanno buttato via in 15 anni di inchieste e 9 anni di processi, considerando che anche in caso di colpevolezza la condanna era con la condizionale o godeva dell'indulto.
 

A NAPOLI LA DETENZIONE PAGA

 

A Napoli un arresto sbagliato al giorno.

Colpa dei magistrati dalle manette facili? Colpa degli avvocati che mestano nel torbido? Colpa dei napoletani che hanno inventato un nuovo sistema per sbarcare il lunario?

Certo non può essere colpa della politica visto che con le stesse regole "politiche" a Torino i ricorsi contro arresti illeciti sono a zero.

Sta di fatto che a qualcuno dovranno pur essere imputati i 372 arresti (presunti) sbagliati compiuti in un solo anno nei distretti giudiziari della Campania. Errori da correggere con una bella iniezione di danaro, ovviamente prelevato dalle casse pubbliche. Più di un arresto al giorno (festività comprese) con una media record nel panorama nazionale che regala alla seconda regione italiana la maglia nera anche in questo delicato settore.

Sono i dati forniti dal ministero della Giustizia e pubblicati dal Corriere del Mezzogiorno nella prima puntata di un’inchiesta che si concluderà il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ben 497 i procedimenti pendenti presso la Corte d’Appello di Napoli «per riparazione da ingiusta detenzione», 335 dei quali sono stati iscritti nel solo 2007: per quelli del 2008 bisognerà attendere le cifre che il ministero diffonderà sabato.

Per farsi un’idea di quanto siano abnormi le proporzioni basti solo dire che a Napoli di questi procedimenti ne sono stati incardinati più che a Roma, Milano ed altre 9 città messe insieme (Torino, Palermo, Firenze, Firenze, Genova, Catania, Bologna, Potenza Cagliari e Trento).

 

 

NOTA: Come si fa a farsi rimborsare i danni per arresto ingiustificato? Uno sparge la voce su un suo presunto reato facendo in modo di venire arrestato. Poi, dopo un po' di carcere tira fuori un alibi inoppugnabile. Seguirebbe una richiesta di danni «per riparazione da ingiusta detenzione».

E i giudici che c'entrano? Certo che centrano in un modo nell'altro. Tanto non pagano loro. Paga sempre Pantalone.

 

PASSATEMPI DA EXTRACOMUNITARI

28 gennaio 2009

Poco più di una settimana fa aveva patteggiato tre anni per violenza sessuale finendo però solo agli arresti domiciliari e, dalla scorsa notte, è diventato uccel di bosco. A dare la caccia al marocchino Abdlkarim Zagdan, 26 anni disoccupato, sono i carabinieri della Compagnia di Castelmassa che, quando non lo hanno più trovato nell’abitazione in cui era domiciliato, a Trecenta, hanno dato il via a tutte le operazioni di ricerca in tutto il territorio polesano.

La vicenda risale all’autunno dello scorso anno quando il marocchino aspettò fuori dalla scuola una 14enne, la seguì e, dopo averla raggiunta, la trascinò dietro un cespuglio tentando di violentarla. Lei, 14 anni, reagì, urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Tanto da far fuggire il violentatore.

L’extracomunitario, poi, venne fermato dai carabinieri con l’accusa, appunto, di violenza sessuale. Il provvedimento si è poco dopo trasformato in arresto quando i militari scoprirono che l’uomo, disoccupato, all’epoca domiciliato a Bagnolo di Po, non aveva obbedito a un decreto di espulsione emesso dal questore di Rovigo nel gennaio 2007.

 
NOTA: Consiglio di sorvegliare le scuole.
 

CHI STUPRA A CAPODANNO ..... VIENE MANDATO A CASA

 

Alla Fiera di Roma, la notte del 31 dicembre, durante la festa «Amore09» una giovane di 23 anni è rimasta vittima di uno stupro.

Dopo tre settimane si è consegnato il giovane stupratore di 22 anni, Davide Franceschini.

Due giorni di carcere e a casa agli arresti domiciliari.

Su conforme richiesta dell’accusa il gip di Roma Marina Finiti, per buona condotta processuale, concede gli arresti domiciliari. Il giovane ha spiegato di avere agito sotto l’effetto di droga e alcol.

 
NOTA: Se "non fanno giustizia come si deve, io giustizia me la faccio da sola" ha detto la giovane stuprata. E al giudice che ha preso tale decisione "gli direi che se l'avessero fatto a sua figlia vorrei vedere cosa faceva".
 

TACHIPIRINA AFRODISIACA

 

Tre mesi fa un uomo di 80 anni di Reggio Calabria è stato arrestato per possesso di stupefacenti dalla Guardia di Finanza.

Durante una perquisizione in casa è stata rinvenuta una busta per alimenti contenente della polvere bianca.

Tre mesi in carcere prima di avere il risultato delle analisi: niente cocaina ma TACHIPIRINA SBRICIOLATA.

 
NOTA: Bastava infilare un dito ed assaggiare.
 
LA VITA GLI E' STATA DISTRUTTA. sALVIAMO ALMENO LA MEMORIA?

17 gennaio 2009

Martedì c’è l’udienza preliminare per Ben Mohamed Ezzedine Sebai, un serial killer tunisino che si è autoaccusato dell'omicidio di 7 donne.

Già condannato a quattro ergastoli per 4 omicidi, si accusa di altri tre delitti, avvenuti a Castellaneta, Massafra e Palagiano in Puglia.

Bene, un assassino assoggettato alla giustizia.

Ed invece no, perché per lo stesso omicidio Vincenzo Donvito è stato condannato a 22 anni di reclusione e non potrà più essere scagionato poiché si è suicidato più di tre anni fa il 21 luglio 2005.

E' stato condannato nonostante la testimonianza del fratello e di sua moglie che non sono state prese in considerazione.

E' stato condannato nonostante che sul luogo del delitto fosse stata trovata un’impronta di scarpa numero 38 mentre lui aveva il 45.

E' stato condannato nonostante la testimonianza dello zio che andò a trovarlo a casa.

E' stato condannato nonostante affermasse che quella sera era in casa a guardare un film e che fosse in grado di raccontarlo per filo e per segno.

 
NOTA: Ed ora che si fa? Diamo un po' di soldi pubblici alla famiglia e avanti un altro?
 

LECITO PORTARE IL PUGNALE "E' UN OGGETTO SACRO" - e la koteka?

15 gennaio 2009

Girare senza porto d’armi tra gli scaffali di un supermercato portandosi appresso un coltello lungo diciassette centimetri. Spaventare i clienti e le cassiere. Seminare allegramente il panico. Essere giustamente denunciato. E, alla fine di tutto, venire tranquillamente assolto. Impossibile, direte voi. E invece no.

Succede a Cremona e il protagonista della nostra storia è un indiano sikh. Il giudice invece si chiama Massimo Vacchiano ed ha deciso di restituire il pugnale all'indiano e di cestinare la denuncia perché il pugnale, arma chiaramente fuorilegge (italiana), nel luogo di origine del portatore è un oggetto sacro.

 

NOTA: Mi piacerebbe conoscere il parere del giudice nel caso nel supermercato si aggirasse il personaggio che vediamo a lato. Di fronte ad una denuncia per atti osceni in luogo pubblico la respingerebbe riconsegnando all'immigrato il suo astuccio penico (koteka) in quanto oggetto tradizionale?

 

SUCCEDE NELLE MIGLIORI FAMIGLIE

14 gennaio 2009

Roberto Truffi, 53 anni di Mediglia, paesone alla periferia di Milano, ha avuto la disgrazia di avere un figlio drogato.

La famiglia aveva già segnalato nel 2001 il comportamento del ragazzo, che era incensurato e che, secondo i militari, sarebbe stato un consumatore di droga.

Nell'aprile 2007 Roberto Truffi ha sparato al figlio di 25 anni un colpo in testa con il suo fucile. Nel dicembre 2009 la Cassazione ha confermato 11 anni di pena.

Anni di violenza, di angherie e di liti con minacce di morte ai suoi familiari hanno portato il padre, ormai esasperato, ad imbracciare il fucile che aveva in casa e ha sparato. Un colpo solo, quello mortale, per difendere la moglie.

Chi conosce il signor Truffi, di lui dice che «è una bravissima persona», discreta, «tranquilla», un «gran lavoratore che ogni mattina prendeva il pullman per andare a Milano, a lavorare in banca».

E di Massimiliano, il figlio ucciso, in paese si mormora che «frequentasse cattive compagnie» e che «più volte» avrebbe alzato le mani in casa contro i genitori e che «rubava loro i soldi».

 
NOTA: Tutti sapevano, nessuno ha mosso un dito. Ha dovuto pensarci il padre.
 

come incoraggiare gli stupratori

10 gennaio 2009

Emanuele Enrique Perino è un giovane muratore che nel 2007 è stato condannato a quattro anni e quattro mesi di carcere per una violenza sessuale commessa nel 2006.

La sua vittima era stata minacciata con un coltello e stuprata in un'auto.

Il giovane però non è mai entrato in carcere ma solo agli arresti domiciliari

In precedenza aveva avuto anche un'altra denuncia per molestie sessuali ai danni di una ragazza.

Ieri ha suonato al citofono, della casa del padre che l'ha denunciato, ha estratto la pistola e ha atteso al cancello. Quando la sua vittima si è affacciata lui ha sparato: due colpi, precisi e freddi, che hanno colpito Vincenzo Di Maso, 45 anni, alla testa e al volto lasciandolo in fin di vita sul cortile di casa.

 
NOTA: Non si può far credere ad un povero ragazzo che stuprare sia un peccato veniale. Potrebbe considerare una denuncia per molestie sessuali come una provocazione e quindi pensare di farsi giustizia.
 

PENE (offerte) SPECIALI PER I SEMI-INFERMI

10 gennaio 2009

Il 10 agosto 2007 Luca Delfino ha ucciso la ex fidanzata con 40 coltellate in una strada di Sanremo. Al processo i giudici gli hanno riconosciuto la semi-infermità mentale.

Per questo motivo, pur riconoscendolo colpevole di omicidio premeditato, è stato condannato a 16 anni di carcere.

Secondo il capo della squadra mobile di Genova, Delfino è anche autore dell'omicidio di un'altra delle sue fidanzate trovata morta nell'aprile del 2006.

Ma il PM non ritenne di arrestarlo o di approfondire le indagini.

Forse per essere sicuro attendeva il secondo omicidio, che è puntualmente avvenuto.

 
NOTA: Dunque, tre anni di condono, sconto di due mesi all'anno per buona condotta, semilibertà a metà della pena. Diciamo che può riprendere ad ammazzare tra 5 anni.
 

un omicidio = un anno di carcere

10 gennaio 2009

La tariffa italiana per l'omicidio è di UN ANNO per ogni MORTO.

A condizione che i morti ammazzati siano tanti.

Non è l'offerta di un supermercato ma la pena applicata in tribunale a Ludwig. Una specie di sconto quantità.

Marco Furlan e Wolfgang Abel hanno erano stati condannati 27 anni di carcere per i 28 omicidi che avevano rivendicato con la sigla Ludwig. Al processo furono loro attribuiti solo 15 omicidi, ma in realtà Furlan ha scontato solo 16 anni. Quindi un anno per ogni omicidio.

 
NOTA: Non riesco a capire a chi si deve applicare la pena dell'ergastolo oltre che a Berlusconi.
 

la prefettura consegna la pistola all'assassino

20 maggio 2008

La prefettura gli aveva restituito la sua pistola da guardia giurata: è con quella che, domenica sera, Raffaele Cesarano ha ucciso l' ex moglie Beatrice Rattazzi, madre dei suoi bambini di 6 e 7 anni.

Eppure solo tre mesi prima la donna lo aveva denunciato ai carabinieri, ottenendo il sequestro dell' arma: «Litighiamo continuamente, minaccia di uccidermi».

«Dagli elementi che conoscevamo fino a ieri - hanno spiegato gli uffici prefettizi - non si poteva prevedere una simile pericolosità, sembrava una lite coniugale, violenta, certo, ma simile a tante altre. Spesso siamo chiamati a decidere su denunce come questa, ma si deve considerare anche che per Cesarano la pistola era uno strumento di lavoro». E proprio nei giorni scorsi l' uomo aveva chiesto il rinnovo del porto d' armi, consegnando in prefettura il certificato medico che lo dichiarava idoneo a portarla con sé.

Poi, domenica sera, l' esplosione di follia: quando la moglie, separata da un anno, si è presentata nel suo appartamento, dove avrebbe dovuto consegnargli i figli, accompagnata dal nuovo compagno Giuseppe Cardella, la guardia giurata ha sparato contro di lei e contro l' uomo, accusato di avergli «rubato la famiglia», che ora è gravemente ferito ma non rischia la vita. Per Beatrice, 32 anni, non c' è stato invece più nulla da fare: i medici hanno cercato di rianimarla, ma la donna è arrivata già morta in ospedale.

Le polemiche sono inevitabili: «Mia figlia è all' obitorio - denunciava ieri il padre della vittima -. Vogliamo sapere perché al suo assassino è stata ridata la pistola per ucciderla».

 
NOTA: Mi viene da pensare che se fosse stata la figlia del prefetto avrebbero attesa la fine del processo prima di consegnare l'arma.
 

CARMELA VIOLENTATA A 13 ANNI SI SUICIDA

 

A 16 anni, avevano violentato una ragazzina che di anni ne aveva 13 e che qualche mese più tardi si suicidò. La fanno franca.

Hanno confessato, e questo basta per evitare che finiscano in galera. L´atto di contrizione è un salvagente per scansare addirittura il processo.
Il giudice del tribunale per i minorenni di Taranto Laura Picaro, nonostante il parere contrario del pm Enrico Bruschi e dell´avvocato difensore della famiglia della giovane, decide di non ingabbiarli nelle maglie del codice penale. Sceglie invece la cosiddetta "messa in prova" per i due balordi: saranno sottoposti ad un periodo di osservazione lungo quindici mesi in cui seguiranno un programma di rieducazione e offriranno assistenza agli anziani. Se faranno i bravi, "in nome del popolo italiano" non finiranno mai più alla sbarra: dibattimento cancellato. Come il reato.

La storia era andata in scena al quartiere Paolo VI. Carmela era curata in un istituto perché aveva problemi psichici. Aveva deciso di togliersi la vita in un giorno d´aprile del 2007 lanciandosi dal balcone al settimo piano della casa dei genitori dove era ritornata per il fine settimana. Nella stanza dell´istituto che la ospitava, gli investigatori trovarono un diario della ragazza: era raccontato per filo e per segno lo stupro subìto nel 2006 dai due minorenni, ma pure un´altra violenza di qualche giorno prima ad opera di tre maggiorenni, questi sì sottoposti ai rigori della legge ancorché il gup deve ancora stabilire se mandarli a giudizio oppure no.

 
NOTA: Un esempio ed una rassicurazione per i giovani che intendono praticare lo stupro.

 

Valentina si è impiccata

 

Valentina Cavalli, 29 anni, originaria di Casale Monferrato, non si è più ripresa dalla terribile esperienza: fu violentata nel 2002 fa da tre delinquenti italiani. Il processo è ancora in corso (2008): i due autori della violenza, entrambi italiani, sono stati condannati in primo grado e in appello, ma non sono finiti in prigione, perché incensurati. Il terzo giovane, che aveva assistito allo stupro, non è stato condannato. Non sono andati in carcere e non hanno pagato alcun risarcimento.

Questa povera ragazza non ha mai superato il trauma psicologico e la seconda ingiustizia che le hanno inflitto i giudici l’ha portata a metter fine alla sua vita tribolata. Valentina si è impiccata venerdì nella sua casa di Torino, a pianterreno in via Giulia di Barolo.

 
NOTA: Giustizia ritardata è Giustizia negata.
 

SI PUO' COLTIVARE LA MARIJUANA? SI, FORSE, NO!

 

1 - Coltivava marijuana in casa ma il giudice lo assolve perché l’erba non era matura: Il fatto non sussiste. Durante una normale azione di prevenzione, le forze dell’ordine di Viareggio hanno travato a casa di un giovane una piccola piantagione di marijuana e di conseguenza hanno denunciato il ragazzo a piede libero. Una volta convocato in tribunale a Lucca per l’udienza preliminare, è giunta inaspettata la sentenza: l'indagato è stato assolto "perché il fatto non sussiste" in quanto le piantine erano ancora acerbe e dunque non contenevano i principi attivi tipici della sostanza stupefacente. Non era matura dunque non si poteva fumare e per questo l’imputato tecnicamente non ha commesso alcun reato.

 

2 - Marijuana sul terrazzo? Non è reato A patto che sia per uso personale. Il Tribunale di Cagliari ha assolto un giovane che era stato denunciato dai Carabinieri lo scorso agosto, perché, a seguito della perquisizione della sua abitazione, erano state trovate due piante di marijuana. L'imputato, giudicato col rito abbreviato, è stato assolto perché il fatto non sussiste.

 

3 - La Cassazione: «Coltivare cannabis in casa è sempre reato» 24 aprile 2008

 

4 - Contrordine del 14 gennaio 2009

La sentenza 1222 della IV Sezione penale ha stabilito che possedere piantine di marijuana non mature non costituisce reato, in quanto sono prive di principio drogante. Il 'coltivatore' beccato in flagrante non può essere dunque condannato se la piantagione non sia giunta a perfetta maturazione. Gli ermellini hanno quindi annullato con la formula "perchè il fatto non sussiste" la condanna a un anno e  quattro mesi di reclusione e 3.500 euro di multa inflitta dalla Corte d'Appello di Ancona, nel 2003, a Domenico N. L'uomo era stato trovato in possesso di 23 piantine di cannabis in un campo vicino a casa; la consulenza tossicologica aveva stabilito che "le piantine avevano attecchito nel terreno e, se lasciate giungere a maturazione, avrebbero prodotto una notevole quantità di principio attivo.

Se per i giudici di Ancona la coltivazione di marjuana costituisce sempre reato e rappresenta un elemento di pericolo sociale e per la salute dei consumatori, secondo la Cassazione "l'intervento punitivo dello Stato deve esserci solo quando è concretamente minacciato il bene della salute. In caso contrario il giudice, guidato dai principi di ragionevolezza della pena in presenza di una condotta offensiva, deve chiedersi se possa esercitare il potere punitivo dello Stato, sacrificando la libertà personale, per tutelare il bene delle salute, dinanzi a una offensività non ravvisabile neanche in grado minimo". In altre parole, secondo piazza Cavour "non è reato coltivare piantine di cannabis non ancora giunte a maturazione". Scrive il relatore Antonio Bevere: "Non è suscettibile dell'accertamento chiesto al giudice l'affetto stupefacente in una pianta in cui il ciclo non si è completato e che quindi non ha prodotto sostanza idonea a costituire oggetto del concreto accertamento della presenza di principi attivi".

 

5 - Controcontrordine del 15 gennaio 2009

La Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 871/2008), ribaltando una sua precedente rinuncia in merito, ha stabilito che la coltivazione anche di una semplice piantina di cannabis costituisce reato.

I Giudici della Corte hanno infatti evidenziato che per "la giurisprudenza costante – pur con alcune perplessità della dottrina – ha costantemente ritenuto che la coltivazione non autorizzata di piante, dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti o psicotrope, costituisce un reato di pericolo presunto o astratto, essendo punito ex se il fatto della coltivazione, senza che per l'integrazione del reato sia necessario individuare l'effettivo grado di tossicità della pianta e senza che occorra fare riferimento alcuno alla sostanza stupefacente che da essa si può trarre e che può dipendere da circostanze contingenti, connesse alla sua crescita, al suo sviluppo ed alla sua maturazione".

 
NOTA: Forse bisogna cominciare a togliere gli spinelli ai giudici.
 

a meno che tu non sia un rasta

 

Secondo la Cassazione (11 luglio 2008) si può essere in possesso di un etto di marijuana senza commettere reato.

A patto che tu sia una rasta che usa l'erba per la meditazione. Infatti secondo il Rastafarianesimo la marijuana è un'erba meditativa che aiuta nella contemplazione e nella preghiera.

 
NOTA: Se vuoi farti le canne senza rompiglioni, devi farti crescere le trecce e dichiararti rasta. CAPITO?
 

SI PUO' INSEGNARE A MENDICARE?

 

La Cassazione ha annullato la condanna inflitta dai giudici napoletani a una nomade già condannata in precedenza perché il reato non è "riduzione in schiavitù" ma "maltrattamenti in famiglia".

Una madre che va a mendicare portando con sé i figli piccoli risponde di maltrattamenti ma non di riduzione in schiavitù. A patto però che il tempo dedicato all'accattonaggio sia limitato a poche ore al giorno. Con un'articolata sentenza la Cassazione affronta il "labile" confine tra riduzione in schiavitù, maltrattamenti in famiglia o esigenze dettate dalla forte povertà, e tenta di giudicare "con equità" quelle situazioni in cui "la richiesta di elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità di alcune popolazioni" come quella rom dove i genitori mendicano per le strade assieme ai figli.

Invita inoltre a "non criminalizzare condotte che rientrino nella tradizione culturale in un popolo"

 
NOTA: Giusto l'annullamento della sentenza poiché non si tratta di schiavitù ma di sfruttamento di minori. Pazzesca la motivazione. Se applicata ai figli di mafiosi si potrebbe dire che anche loro subiscono "una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità" delle loro famiglie e quindi ciò costituirebbe una attenuante per i loro delitti.
 

investire con l'auto e uccidere e' grave? DIPENDE

 

Stefano Lucidi è stato condannato a 10 anni per omicidio volontario per l'incidente accaduto sulla Nomentana, a Roma, nel quale persero la vita 2 ragazzi. Nel maggio 2008 aveva investito e ucciso i due ragazzi mentre guidava sotto effetto di droga e alcool.

 

Marco Ahmetovic, il 22enne rom la sera fra il 22 e il 23 aprile 2007 travolse e uccise, mentre era alla guida del suo furgone, ubriaco, quattro ragazzi di Appignano del Tronto e per questo condannato lo scorso ottobre a sei anni e sei mesi di reclusione ai domiciliari. Per scontare la pena è stato scelto un residence in riva al mare. E' anche stata messa in vendita una serie di gadget col marchio "Linearom" che ha avuto lo stesso Ahmetovic come testimonial.

 

Ashim Tola, albanese di 34 anni residente a Piacenza, nella notte tra il 27 e il 28 giugno 2007, alla guida di un’Audi A4, ha travolto e ucciso quattro giovani cremonesi a Castelvetro Piacentino. I quattro amici tornavano a casa dopo una serata trascorsa in compagnia, quando sulla loro Seat Leon piombò a forte velocità l'auto di Tola che, subito dopo l’incidente fu sottoposto all’alcol test, evidenziando nel suo sangue valori tre volte superiori al consentito. L'albanese ha patteggiato tre anni di carcere per omicidio colposo plurimo e 1.180 euro di multa. Usufruendo del condono, non farà un giorno di carcere.

 
NOTA: Che strane leggi abbiamo in Italia: per lo stesso reato si va da una pacca sulle spalle a dieci anni di carcere. In realtà per la legge italiana l’omicidio colposo prevede una pena da uno a cinque anni se è connesso a violazioni della disciplina della circolazione stradale. La pena può essere aumentata nel caso di morte di più persone, ma non può comunque superare i 12 anni. Bisognerebbe informare anche i giudici.
 

resistere alla violenza puo' diventare una colpa

 

Romulus Mailat, il romeno che la sera del 30 ottobre 2007 stuprò ed uccise la signora Giovanna Reggiani vicino alla stazione di Tor di Quinto, agì da solo. Ed ha avuto la condanna a 29 anni in primo grado e non l'ergastolo perché «la Corte, pur valutando la scelleratezza e l'odiosità del fatto, commesso in danno di una donna inerme e, da un certo momento in poi esanime, con violenza inaudita, non può non rilevare che omicidio e violenza sessuale sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori: la completa ubriachezza e l'ira dell'aggressore, e la fiera resistenza della vittima».

Lo sostiene la motivazione della sentenza della Corte d'Assise presieduta da Angelo Gargani. Secondo la Corte, è anche l'incredibile forza d'animo della Reggiani ad aver attenuato le responsabilità dell'assassino: «In assenza degli stessi fattori — si legge — l'episodio criminoso, con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi ». Mailat, invece, a causa della reazione della vittima «non riesce ad averne ragione a mani nude» e deve usare il bastone.

 

NOTA: Se vi trovate a camminare da sole in un luogo poco frequentato, magari di sera, e venite improvvisamente aggredite da un romeno ubriaco che ha solamente l'intenzione di violentarvi e derubarvi, fate attenzione a non opporre resistenza. Ciò infatti potrebbe aggravare la vostra posizione di fronte alla giustizia. Nel caso infatti che questo signore, per poter compiere la sua opera, fosse costretto a ricorrere ad una violenta bastonatura con conseguente vostro decesso, la vostra morte potrebbe essere addebitata al vostro scriteriato comportamento.

 

CASO INSOLITO MA EMBLEMATICO di un magistrato pazzo

 

Nel 1991 il Csm apre una procedura di dispensa dal servizio per un magistrato. Secondo la perizia di una commissione medica composta dal professor Vittorio Volterra, ordinario di clinica psichiatrica all'Università di Bologna, dal professor Emilio Ramelli, ordinario della stessa disciplina a Ferrara e dal dottor Andrea Andreani, aiuto di servizio psichiatrico della Usl 23 di Imola, questo magistrato presentava anomalie della personalità inquadrabili nella nozione di "disturbo di personalità con struttura di pensiero di tipo paranoicale". Per tanto doveva essere considerato come infermo mentale.

Questo magistrato, che ha esercitato a Modena ed a Venezia in corte d'Appello, si oppone alla richiesta di ridurre le sue funzioni ed anzi avanza istanza per l'idoneità alla Cassazione. Fortunatamente respinta.

Però al nostro magistrato è stato concesso per anni di esercitare la sua attività giudicatrice, seppure in comprovato stato di follia.

 
NOTA: Ecco perché non servono gli esami psichiatrici ai giudici. Tanto se ne fregano. L'importante è non capitare sotto le grinfie di quel giudice.
 

scarcerazioni facili

 

Angelo Izzo, uno dei condannati per il massacro del Circeo, una storia di sevizie, torture e omicidio del 1975 era stato rimesso in libertà. Attualmente Izzo si trovava a Campobasso in regime di libertà vigilata. I cadaveri di due donne, una madre e la figlia di 14 anni, sono stati trovati dalla Polizia durante la perquisizione di un casolare nelle campagne di Mirabello, piccolo centro alle porte di Campobasso, nell'operazione che ha portato all'arresto di Angelo Izzo.

 

Michelangelo D'Agostino, già autore di 15 omicidi, ha usufruito di una licenza concessa dal magistrato di sorveglianza di Modena Angelo Martinelli. E' stato nuovamente arrestato per il nuovo assassinio di Mario Pagliari.

 

Graziella Cristello aveva ucciso il marito 5 mesi prima a colpi di pistola. Il giudice delle indagini preliminari Valeria Costi, le ha concesso scarcerazione ed arresti domiciliari.

 

Sandro Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore, accusato di reati vari e non di secondo piano, è stato scarcerato un mese dopo l'arresto dal presidente del tribunale del riesame Alfredo Morvillo.

 
NOTA: Tutti sostengono di aver applicato la legge per giustificare un evidente errore.
 

cassazione: insulti ammessi - insulti vietati

 

 

INSULTI ASSOLTI

 

 

INSULTI CONDANNATI

- VAFFANCULO

- FASCISTA

- SPORCO NEGRO

- ROMPICOGLIONI

 

- TI VENGA UN TUMORE

- RACCOMANDATO

- SCEMO

- STRONZO

 
Raccolta da sentenze della Cassazione. Quali sono le differenze sostanziali? Nessuna, dipende dall'opinione di chi emette la sentenza.
 

magistrato in ferie = detenuto in galera

 

La Procura della Repubblica di Pescara ha chiesto al Tribunale di concedere gli arresti domiciliari all'ex Presidente della Regione, Ottaviano del Turco, non essendoci pericoli di reiterazione del reato, di fuga o di inquinamento delle prove.

Il giudice titolare dell'inchiesta doveva solo firmare l'atto di scarcerazione. Peccato che era in ferie.

Allora poteva provvedere il suo capo. Ma anche quello era in ferie.

 
NOTA: Qualche giorno di carcere in più o in meno che cosa conta..... per chi è in ferie?
 

terrorista in marocco = brava persona in italia

 

Tre anni fa l'imam di Varese Abdelmajid Zergout era stato arrestato con l'accusa di terrorismo internazionale. Nel 2007 però è stato assolto dal Tribunale di Milano e scarcerato.

Agosto 2008 - La magistratura marocchina ha emesso un mandato di cattura a carico dell'imam per terrorismo internazionale e così è stato nuovamente catturato in attesa di una eventuale estradizione.

 
NOTA: Speriamo che i magistrati marocchini siano più svegli e ce lo tolgano.
 

CHE COSA FA UN PIROMANE IN LIBERTA'? INCENDIA

 

Alessandro Ughetto, 35 anni, Il 23 dicembre venne fermato dai carabinieri e poi messo agli arresti domiciliari. A Giaveno (Torino) nei cinque giorni precedenti al primo arresto, erano andate a fuoco tredici automobili e il portone di un cantiere. Giorni prima, quando era stato fermato mentre incendiava una catasta di legna, si era giustificato con il fatto di essere «disperato», aggiungendo che «voleva vedere il paese in fiamme». Tre anni fa rimase gravemente ferito dal rogo - causato da una fuga di gas - che devastò la casa di Vigevano (Pavia) in cui viveva.

Il giudice ritenuto che "non ci siano pericoli di reiterazione del reato" ha concesso gli arresti domiciliari.

Il piromane ha festeggiato il capodanno dando fuoco a due automobili prima di essere bloccato dai militari. Dopo il nuovo arresto ha detto che si sentiva solo e depresso a causa di un litigio con il padre.

 
NOTA: E il giudice che dice? Nulla, che cosa c'entra lui con le auto bruciate?
 

LINEA DURA CONTRO CHI GUIDA UBRIACO

 

Roma. Una pattuglia di carabinieri ha notato un'auto che nei pressi del Colosseo eseguiva manovre pericolose. Hanno intimato l'alt e si sono trovati di fronte a un giovane di 26 anni, tanto ubriaco da non reggersi in piedi. Non fosse incappato nel posto di blocco, lo sciagurato avrebbe potuto contribuire a incrementare il bilancio tragico delle morti assurde. Reso esperto da precedenti esperienze, il giovane si è rifiutato di sottoporsi al test alcolemico, ma poiché la sua ubriachezza era più che manifesta, gli è stata ritirata la patente. Non basta.

Da un controllo sulla banca dati, è emerso che già nel luglio scorso questo giovanotto era stato privato della patente perché sorpreso a guidare con un tasso alcolico nel sangue superiore di oltre tre volte al limite consentito. Ma com'è possibile che a due mesi di distanza dal fattaccio avesse ancora il permesso di guidare? Semplice, il giudice di pace di Roma aveva annullato il ritiro della patente.

Incurante del fatto che già nel 2006 allo stesso giovane era stata ritirata la patente per un colpo doppio: era stato sorpreso a guidare sotto l'effetto dell'alcol e della droga.

 
NOTA: A cosa serve inasprire le pene? C'è sempre un giudice che da una mano.
 

RUBA LA MOTO MA DEVE RESTITUIRE SOLO IL MOTORE

 

Nel 2001 gli rubano la moto che viene ritrovata due anni dopo con il presunto ladro in sella. Il giudice anziché restituirla al legittimo proprietario la restituisce al balordo. Il togato ha infatti accolto gran parte delle pretese avanzate dalla "mano lesta", che attraverso l'avvocato aveva sostenuto di aver apportato parecchie e costosissime modifiche al veicolo. Investimenti economici del tutto arbitrari, ma che evidentemente, secondo la legge (o una sua personalissima interpretazione), diventa una sorta di "usocapione".

L'epilogo della vicenda: al proprietario della moto vengono dunque restituiti solo i pezzi su cui sono ancora leggibili i numeri della matricola, motore e carter, mentre il resto dell'Harley Davidson viene riaffidata all'altro uomo. Dopo un calvario lungo sette anni, è infatti di un mese fa la "sentenza pazza" di cui è rimasto vittima un noto ristoratore romano, Roberto Simmi, proprietario dell'Osteria Romana di via San Paolo alla Regola.

Un mese fa, dopo la sentenza, il ladro ha fatto sapere al ristoratore che era disposto ad offrigli 1.500 euro per quei due pezzi che il giudice gli aveva restituito. Tre milioni per parte di una moto che a Roberto ne era costata 35. Insomma: oltre al danno, anche la beffa.

 
NOTA: Ma il danno della perdita della moto chi lo paga? Il giudice?
 

INNOCENTI IN GALERA

Il maresciallo infangato dal pentito e il sardo liberato dopo trenta anni d'ingiusta detenzione.

 

Su ordine della direzione distrettuale antimafia presso la Procura di Napoli viene arrestato Antonio Bolognesi, comandante della stazione dei Carabinieri di Pinetamare nel Comune di Castelvolturno. Il maresciallo, 28 anni di onorato servizio nella Benemerita, è accusato di corruzione, favoreggiamento e marchiato a fuoco come «talpa dei Casalesi». Prove, riscontri, indizi gravi? No, a lanciare le accuse è un pentito fresco di giornata, tale Oreste Spagnolo, già uomo-mitra del gruppo di fuoco del boss, Giuseppe Setola. Da notare che Setola è uccel di bosco e continua ad ammazzare -è lui il mandante dell'eccidio dei sei africani di Castelvolturno-. C'è da fidarsi di un suo killer pentitosi due minuti fa? Ebbene, il maresciallo si fa 4 giorni di galera, solo 4, perché il gip non convalida l'arresto. Infatti, le rivelazioni del pentito sono oggettivamente contraddittorie e, infine, del tutto prive di riscontri. Il neocollaboratore di giustizia afferma che il maresciallo Bolognesi accettò denaro ed altri regali dai camorristi. Quando, dove, quante volte, da chi? L'accusatore non può rispondere, perché nulla sa, nulla ha visto, di niente è stato testimone.

Ma il procuratore di Napoli ed i suoi sostituti, prima dell'arresto-spettacolo e della gogna mediatica a danno di un servitore dello Stato, non potevano cercare i dovuti riscontri e verificare l'attendibilità del sicario neo-pentito?

 

Questa la storia di Melchiorre Contena, pastore di Orune. Il 18 luglio 2008 la corte d'assise d'appello di Ancona ha messo fine a un incubo durato trent'anni, spazzando via l'accusa terribile di sequestro di persona e omicidio che aveva sprofondato Melchiorre Contena nel buio universo chiuso del carcere. E' l'epilogo di una complicata e contraddittoria storia giudiziaria che ha visto pronunciarsi per quattro volte i giudici di merito e per due quelli di legittimità. Senza contare due pronunce in risposta alla richiesta di revisione del processo. La sentenza finale, quella che stabilisce che Melchiorre Contena è innocente, arriva però quando la pena è già stata scontata.

Trent'anni prima era stato condannato per il rapimento e l'omicidio di Marzio Ostini, imprenditore milanese di 38 anni, sposato e padre di un bambino di sei, prelevato nella tenuta di Armatello, a San Casciano Bagni, nel Senese.

Nel 1993 Antonio Soru e Mongile, tre anni dopo, raccontano che il sequestro era stato organizzato da loro e da Salaris e che quest'ultimo aveva ucciso l'ostaggio con un colpo di piccone in testa perché aveva paura di essere scoperto. Le loro confessioni sono suffragate da robusti riscontri.

Ciononostante la corte d'assise d'appello di Ancona dice no alla riapertura del processo. Solo nel maggio del 2004 la Cassazione interviene e trasmette gli atti del processo alla corte d'assise d'appello dell'Aquila che, nel luglio scorso, dice che Melchiorre Contena è innocente.

 
NOTA: Meglio tardi che mai.

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