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IL PROFESSORE GRONDA BONTA' DA TUTTI GLI
ARTIGLI
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Cardinale Ruini |
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Spazio dedicato alle migliori
performances di |
“Solo chi ha una faccia da
stupido riesce ad entrare
alla Camera dei Comuni, ma
soltanto chi è stupido per
davvero vi fa carriera”
(O. Wilde) |
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In
basso: LA VITA
POLITICA E PROFESSIONALE DI PRODI |
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E'
TORNATO CON IL MAL D'AFRICA |
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MA NON
DOVEVAMO VEDERCI PIU'? |
Il
nostro Romano "testa
quedra" è tornato
abbronzato dall'Africa. |
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Le sue
dichiarazioni fanno capire che anche
lui è stato colpito dal "mal
d'Africa". |
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Ma il suo male non è la nostalgia
della savana: è soltanto un colpo di
sole prolungato che ha messo
definitivamente fuori uso il
cervellino del nostro, già
compromesso dalle snervanti ed
umilianti lotte di sopravvivenza
durante la sua permanenza al
governo. |
Forte della sua demenza ha
dichiarato: |
"Berlusconi
dice che in 58 giorni ha sgomberato
Napoli? Non lo avrebbe mai potuto
fare se non fosse stata pulita quasi
per la totalità Si può dire che noi
l'abbiamo pulita, lui l'ha
lucidata." |
Veltroni su Youdem (voi dementi)
dice che Napoli è rimasta una
pattumiera e non è mai stata
liberata dai rifiuti ... Fate voi. |
Sull'esercito a Napoli ha detto: |
"Lo abbiamo
mandato noi, ha lavorato sotto il
mio governo, ha lavorato bene". |
Bertolaso invece dice che durante il
governo Prodi aveva chiesto
l'intervento dell'esercito al capo
di Stato maggiore della Difesa che
gli ha risposto: "I soldati non
possono fare gli spazzini". |
Povero Prodi,
l'abbiamo perso. |
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PER NON
DIMENTICARE |
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IL NUOVO
GOVERNO |
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Dopo la caduta del governo,
Napolitano ha affidato ancora a
Prodi il compito di formare il nuovo
governo. |
Si dice che Prodi sia
riuscito a risolvere i contrasti che
erano nati con la sinistra radicale,
causa della sua prima caduta. |
Ha quindi presentato
ai suoi alleati 12 punti da
accettare e sottoscrivere senza
obiezioni. |
Sembra però che ci
sia anche un tredicesimo punto su
cui la sinistra radicale non vuole
mollare. |
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PRODI
ALL'ESTERO |
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COME VEDONO ALL'ESTERO
IL NUOVO INCARICO AFFIDATO A PRODI |
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L'ipotesi di un nuovo incarico di formare il
governo affidato a Prodi ha fatto scrivere
ai giornali esteri: |
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TAGESSPIEGEL - In Italia le
dimissioni non significano necessariamente
dimissioni, ma sono uno strumento per
mettere in riga. |
SUDDEUTSCHE ZEITUNG - Un numero da
circo bene noto: una donna viene rinchiusa
in una cassa e segata in due, per poi uscire
intatta come per miracolo dalla scatola
magica. |
LE MONDE - Prodi bis sarebbe tanto
fragile quanto quello che è caduto. La crisi
è dovuta a un "peccato originale": il
governo è nato male con una maggioranza
risicata e divisa. |
FINANCIAL TIMES - Un secondo governo
Prodi sarebbe una mera replica del primo e
dovrebbe fronteggiare gli stessi problemi
legati al fatto di non controllare
pienamente il Senato. La debolezza della
coalizione di Prodi è la ragione per cui le
pesanti sfide di risanamento finanziario del
Paese restano irrisolte. |
TIMES - Un nuovo governo Prodi sarà
inevitabilmente meno credibile e più
vulnerabile alle rivolte, il che non è
nell'interesse pubblico. |
WALL STREET JOURNAL EUROPE - Prevede
un futuro esecutivo meno stabile della
coalizione di nove partiti che è appena
caduta. |
FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG - Non
si governa un paese se c'è un capo di
governo che non ha un centro di potere
(partito) capace di intimorire. Cadere sulle
posizioni internazionali non è una
bazzecola. |
BERLINER ZEITUNG - Si tratta di
qualcosa di più di un problema interno. |
ECONOMIST -
Una crisi come questa mette in
discussione la capacità di un
centrosinistra diviso e modesto di
portare avanti le riforme dolorose di
cui l'Italia ha bisogno.
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CHAMPAGNE |
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L'UTILE IDIOTA HA
TERMINATO IL SUO COMPITO |
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Per la seconda volta
baffino D'Alema ha indirettamente provocato
la caduta di Prodi. Sembra sia stato
proposto per una tessera ad honorem di Forza
Italia. E come la volta scorsa si attende la
nomina di un ex/post/pseudo/cattocomunista
in sostituzione dell'ormai INUTILE IDIOTA. |
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DICO |
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DIRITTI e DOVERI dei
CONVIVENTI |
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Il governo di Prodi ha
approvato la legge sulle unioni civili
chiamato DICO per regolare la convivenza
extramatrimoniale. Prima di
varare il provvedimento sono state
effettuate delle doverose prove tecniche.
Sembra che le norme di legge possano essere
applicate anche alla difficile convivenza
della maggioranza. |
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UN
POLITICO DA GUINNESS |
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Il governo Prodi
passerà alla storia. |
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Non come credeva lui
per le grandi riforme, per il raggiungimento
dell'equità sociale, per l'immagine
dell'Italia all'estero ed altre imprese in
cui fallirà, ma perché è stato inserito nel
GUINNESS dei PRIMATI. |
E'
infatti l'unico governo al mondo che in soli
6 mesi è riuscito a scovare un numero
incredibile di tasse da appioppare agli
italiani. |
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E' questo
il numero incredibile di provvedimenti
fiscali varati che lo hanno inserito di
diritto nel Guinness. |
Per
vedere la presentazione con l'elenco |
Per conoscere anche
i dettagli |
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MUTANDE
BLASFEME |
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Sembra che il
professore non abbia gradito la satira
rappresentata dalle mutande che qui vedete. |
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Se ne è infatti lamentato in una
intervista quasi fosse un reato di lesa
maestà. |
Eppure
quando toccava al nano di Arcore, al pelato
con bandana, alle scarpe con rialzo ed altre
simili esilaranti battute, non ha mostrato
alcun disappunto, anzi se ne è beato. |
Ora tocca
a lui ed avrebbe una buona occasione per
dimostrare il suo fair play. Purtroppo la
sanguigna mortadella ha preso il
sopravvento. |
Questo
indumento è compreso nella collezione "Moda
autunno-inverno" (cliccare per vedere) e
sono in vendita nel sito
www.scendoinpiazza.it |
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IL
PROFESSOR TARTASSA |
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Tra Decreto fiscale e
Manovra finanziaria il governo Prodi ha
inaugurato ben |
69 NUOVE
TASSE |
che non
risparmiano nessuno, neppure i disabili.
Questo per "IL RILANCIO DELL'ECONOMIA
ITALIANA" |
Probabilmente neanche quelli che le hanno
votate le conoscono dettagliatamente. |
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CONFLITTO DI INTERESSI |
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- ASE srl - società di Romano Prodi e
della moglie
- SAN VITALE - società di Vittorio
Prodi fratello di Romano Prodi
- AQUITANIA - società al 50% della
signora Flavia Franzoni moglie di Prodi
- SIMBULEIA spa - società i cui soci
non sono noti, proprietaria al 50% della
Aquitania
- EUROMOBILIARE FIDUCIARIA spa -
detiene l'intero capitale della
Simbuleia.
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Questa la parte attualmente
conosciuta delle attività del signor Prodi. |
Ha suscitato scandalo la
scoperta che ignoti hanno dato un'occhiata
alla situazione tributaria di questo
signore. |
In effetti dovrebbe
risparmiare loro questa fatica e dare
trasparenza alle sue attività che come si
vede sono difficilmente decifrabili. Questi
vasi comunicanti tra società, normalmente,
servono per occultare e non a chiarire quali
siano i suoi interessi privati in possibile
conflitto con la sua attività parlamentare. |
Ed invece il signor Prodi
pretende di controllare i nostri
movimenti bancari e postali e tutti i pagamenti
con carte di credito o assegni. La nostra privacy ha forse meno
diritti della sua? |
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LE NUOVE
TASSE |
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Con la
Finanziaria 2007 chi ha un reddito |
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inferiore
a 75.000 Euro lordi avrà delle riduzioni
fiscali |
disse Prodi
presentandola |
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Però secondo una azienda
tecnologica i calcoli dimostrano questa
dichiarazione è falsa. Ecco, con alcuni
esempi a parità di reddito, la differenza
tra Irpef 2006 e Irpef 2007. |
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Lavoratore autonomo -
reddito € 60.000 -
paga + € 480,00 |
Dipendente - reddito lordo €
55.000 - paga + €
380,00 |
Commerciante - reddito lordo
€ 60.000 - paga + €
840,00 |
Pensionato - reddito lordo €
45.000 - paga + €
416,00 |
Parasubordinato - reddito
lordo € 25.000 -
paga + € 266,00 |
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Prova a calcolare se
risparmierai sulle tasse o se invece
pagherai di più. |
Ecco il test per
calcolare quante tasse dovremo pagare.
CALCOLATORE
FINANZIARIA |
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LE MANI
SULLA CINA |
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Sembra che tra le tante
attività intraprese Prodi abbia fatto anche
il Consulente
portuale. |
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Durante il suo viaggio in
Cina, il sindaco di Tianjin ha salutato
Prodi come "consulente del porto". |
E così siamo venuti a
conoscenza che nel 1993, durante la sua
presidenza all'Iri, in virtù
della sua esperienza in questo settore (?), ha
prestato una consulenza probabilmente per la
realizzazione un porto in Cina. |
Quest'uomo ha
messo le mani proprio dappertutto. |
Ora si appresta a metterle
nelle nostre tasche. |
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PRODI
L'INGLESE |
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Prodi a New York per
parlare all'assemblea dell'ONU ha rilasciato
in esclusiva un'intervista alla CNBC |
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Questo è il testo originale
e la traduzione per
chi non capisce l'inglese o meglio la lingua
che ha "biascicato". |
Ho la netta impressione che abbia fatto e ci
abbia fatto fare la solita "figura di merda".
MA CHE VERGOGNA! |
|
Introduzione
dell’intervistatrice |
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Traduzione
|
Welcome
back. Italian Prime Minister Romano
Prodi is also in New York for his
first appearance at the General
Assembly of the United Nations.
Earlier today I sat down with Mr
Prodi in a CNBC exclusive and he
told me about an invitation he
received from the president of Iran. |
Bentornati (telespettatori). Il
Primo Ministro Italiano R. Prodi è a
New York per la sua prima
apparizione all’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite.
Questa mattina il Signor Prodi in un
esclusiva per la CNBC, mi ha
riferito di un invito che egli ha
ricevuto, da parte del presidente
dell’Iran. |
Inizia l'intervista
- Domanda |
Inizia l'intervista
- Domanda |
Would you be
willing to talk to the Iranian
president? |
Siete disposto a parlare con il
presidente Iraniano? |
Risposta
(sospiro)....... he asked me the
meeting...... and (pausa) I .......
never refuse that aaaaaaahhhhhhh
mmmmmmhhhhh because mmmmmmm I want
to unterstant wut he says and I wunt
to tink cleeeeeearly which is our
position....... and what I also (non
sono riuscito a capire cosa abbia
detto qui) this evening some on
lebanon crisis (?)..........hhhhhhhow
leaders don't speak each other
......hammmmmm my habit is to speak
clearly (!)..... mmmmm to.... tell
to the interlocutor look... I shall
tell what we told because this will
be useful to make progress and try
to to to.... to to to advance......
other this is..... this is.....
mmmmm aaaaa a transparens diplomacy
is what is need now. |
Risposta
…egli mi ha chiesto
l’incontro…e io…non rifiuto mai
ciò…perché voglio capire cos egli
dice e vogli pensar chiaramente
qual’è la nostra posizione…e anche
quanto ho commentato questa sera,
qualcuna sulla crisi libanese…i
leaders non parlano l’un l’altro…il
mio vizio è di parlare
chiaramente…di…dire
all’interlocutore ..guarda…io devo
dire ciò che abbiamo detto perché
questo sarà utile per progredire e
provare ad ad ad …ad ad ad
avanzare…altro questo è…questo è…un
un un un un una trasparenz
diplomazia è ciò è serve adesso.
(intervistatrice allibita) |
D.
When did he ask you to have a
meeting? |
D.
Quand’è che egli (Ahmedinejad),
le ha chiesto di avere un incontro? |
R.
Few days ago, three, four day
ago. |
R.
Alcuni giorni fa, tre,
quattro giorno fa. |
D.
Turning to the most recent
comments by Pope Benedict, they have
caused a major reaction in the
Muslim community. What was your
reaction to his comments? |
D.
Passiamo ai
recentissimi commenti di Papa
Benedetto, gli stessi hanno causato
forti reazioni nella comunità
Mussulmana. Qual è la sua reazione a
questi commenti? |
R.
Ahhhhhhhh..... this is..... I
want to discuss it also with the
musumali..... to understand......
the contest.... and the little
limits of what the Pope told. I
personally.... I ABSOLUTELY.....ABSOLUTELY.....
aaaaaaa am against any clash of
civilization and religions. |
R.
Aaaaa…questo è…Io
voglio discutere di ciò anche con i
musumali (?) (in lingua kiswahili:
“musumali” significa “chiodi”) …per
capire…il contesto…ed i piccoli
limiti di ciò che il Papa ha detto
(intervistatrice sempre allibita),
personalmente…io ASSOLUTA-MENTE
…ASSOLUTAMENTE …SOOOOONO contro
qualsiasi scontro di civiltà e
religioni. |
D.
Are you concerned about the
the growing tensions between the
Muslims and the West, and what would
the impact be on Italy? |
D.
Lei è preoccupato per
le crescenti tensioni tra i
mussulmani e l’occidente e quale
impatto tutto ciò avrà sull’Italia? |
R.
I am concerned....... I am
concerned...... and ...... I told
you what..... aaaa I do a policy of
cooperation.... paritarian and equal.....
you must have istitution.... ah...
look..... theory and speech are not
enough..... you must have
istitutions...... |
R.
Sono preoccupato…sono
preoccupato…e ti ho detto cosa…aaa
faccio una politica di
cooperazione…paritaria(?) ed
uguale…tu devi avere assolutamente
un’istituto…aah…vedi…teoria e
discorso non sono abbastanza…tu devi
avere degli istituti
(l’intervistatrice è sgomentata da
si tanto acume ) |
D.
Let me ask you about Telecom
Italia. There is speculation that
your government inserted himself,
itself, and pushed out the chairman
Mr Tronchetti because you did not
agreee with the restructuring plan.
How do you respond? |
D.
Mi lasci fare una
domanda su Telecom Italia. Ci sono
speculazioni che il suo governo si
sia inserito personalmente nella
vicenda, cacciandone il presidente,
il signor Tronchetti, perché lei non
era d’accordo sul programma di
ristrutturazione. Come risponde? |
R.
Mmmmmmmm that is completely....
completely..... completely untrue....
this was something very...... unfair.....
aaaaahhhhh..... Tronchetti Proo....Prove.....Provera
told..... asked an appointment with
me.... I was an appointment..... he
didn't (sospiro).... he told me
about.....
absolutely different things......
the day after.... he has taken this
great decision..... (sospiro)
and..... you know.... just..... in
order to.... aaaaahhhh..... give the
idea that the gover.... government
was knowing.... I simply told I...
don't... know... anything... about....
Tronchetti decided. I didn't say no....
yes.... to his decision...... I said.....
if you call your Prime Minister....
if you ask a meeting with him....
you must tell the truth.
|
R.
MMMMMM…ciò è
completamente…completamente…completamente
non vero…questo era qualcosa
molto…ingiusto…aaaaahh…Tronchetti
Proo…Prove…Provera disse……chiese un
appuntamento con me…io ero un
appuntamento……lui non ha……lui mi
disse circa……assolutamente cose
diverse…il giorno dopo…il giorno
dopo…egli ha preso questa grande
decisione…e..tu sai…giusto…in ordine
di…aaahhh…di dare l’idea che il
govern…governo era a conoscenza…io
dissi semplicemente io…non
…so…niente…di ciò…Tronchetti
decise... Io non dissi nò…si’…alla
sua decisione…io dissi…se tù chiami
il tuo Primo Ministro…se tù chiedi
un meeting con lui…tù devi
assolutamente dire la verità. |
D.
Telecom Italia is the last of
Italy's four mobile companies still
in Italian hands. It would make
sense that you would like to keep it
that way, in Italian hands. Is that
fair? |
D.
Telecom Italia è
l’ultima delle quattro compagnie
telefoniche mobili ancora in mani
italiane. Sarebbe sensato da parte
vostra, se telecom rimanesse
italiana. Le sembra giusto? |
R.
You know ah..... ah.. I am
not nationalistic, you know..... if
it goes to foreign hands... I am
sorry but mmmmmmm.... and also is
life.... it was.... the same for
banking as on.... but.... what.... I
am telling you that... I.... want....
to run... a modern Country... a
Country open to the market... but I
don't want.... all of that MY
company are bought.... by foreign.....
sometimes bought.... and sometime
buying.... this is what I think, you
know...... and......
aaaammmmmmhhhhhh..... so my attitude....
eh they say was happy when
(incomprensibile).... I was happy
when the Banca del Lavoro was bought
by mmmmmmmhhhh.... by foreign bank....
ahhhhh... by a French bank
(incomprensibile).... another bank....
aaaaaahhhhhhh...... it was the same
for..... Antoniana Veneta.... the
Country is absolutely open...... but.....
I..... need to know the truff. |
R.
Lei sa ah..ah io non
sono nazionalistico, lei sa…se esso
và in mani straniere …sono
dispiaciuto ma mmmmm…e anche è
vita…esso era…lo stesso per (il
sistema) bancario come su…ma…cosa…io
ti (le) stò dicendo che…io…voglio…
far correre (guidare)…un paese
moderno…un paese aperto al
mercato…ma io non voglio…che tutto
della MIA compagnia…sia comprato
dagli stranieri…qualche volta
comprato…e qualche volta
comprare…questo è quello che io
penso, tu (lei) sai…..aaaaahhh…cosi’
la mia attitudine…eh loro dice erano
felici quando si sono assorbiti…io
ero felice quando la Banca del
Lavoro fu acquistata da mmmmmmhh da
banca straniera…aah…da una banca
francese recentemente…un'altra
banca…aaaahh…era lo stesso per…Antoniana
veneta…il paese è assolutamente
aperto…ma ..io…desidero conoscere la
verità (the truth non THE TRUFF) |
Commento
dell’intervistatrice |
Commento
dell’intervistatrice |
Prime
Minister Prodi is expected to make a
statement to the Italian Lower House
on recent development surrounding
Telecom Italia. That happens next
week. |
Il
Primo Ministro Prodi è atteso in
Parlamento per una dichiarazione sul
recente sviluppo del caso Telecom
Italia. Questo la prossima
settimana. |
|
|
Il
video originale con l'intervista lo
potete vedere
QUI
|
Commento
di chi scrive:
Sembra che gli ascoltatori americani
stiano ancora ridendo. |
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PACE
ARMATA |
|
Il governo ha inviato
in Libano i militari italiani in missione di
pace. |
|
A conferma che la pace e la libertà, |
contrariamente a quanto hanno affermato |
lui e tutta la masnada di
pacifisti, |
si possono imporre anche con le
armi. |
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ROMAO
TSE TUNG |
|
Il premier e uno stuolo
di amici nel Paese dalla dittatura più
sanguinaria di tutti i tempi, la CINA |
|
|
Una delegazione ufficiale
guidata da Prodi porta l'ossequio
dell'Italia alla repubblica popolare cinese,
il più grande Paese al mondo in fatto di
pena di morte, prigione per i dissidenti,
abolizione della libertà di stampa, aborti
di massa, uccisione di cani e gatti,
esperimenti barbari, inquinamento
ambientale. |
Dei diritti umani
logicamente non se ne parlerà o al massimo
se ne farà cenno per accontentare gli
imbecilli che ci credono. |
PRIMA GLI AFFARI! |
|
ESPORTATORE DI PACE e AMORE |
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|
Dopo Bush e
Berlusconi, oggi anche Prodi sta
organizzando una spedizione di soldati
armati in Libano come quelli di stanza in
Afganistan ed in Iraq.
|
Anche lui con
una risoluzione dell'ONU per |
ESPORTARE LA
PACE E L'AMORE CON LE ARMI |
Fino a prima
delle elezioni ciò non era assolutamente
possibile |
ORA SENZA SE
E SENZA MA... |
ARMATEVI E
PARTITE |
|
passera' alla storia? |
|
Anche Prodi tra le sue
segrete aspirazione ha quella di passare
alla storia. |
|
Da come opera
restano multi dubbi che possa farcela con
qualche cosa di utile. Più facile lo possa
fare con una mala azione di portata epocale. |
Come aveva fatto
Erostrato che, per diventare immortale,
aveva dato dato fuoco nel 356 a:C: al tempio
di Diana di Efeso, una delle sette
meraviglie del mondo antico. |
Non sappiamo che faccia
avesse Erostrato ma è quasi sicuro che
quando lo hanno acchiappato con una torcia
in mano, sorridesse come Prodi. Un sorriso
beato, o meglio beota. |
|
IL
CALABRAGHE: UN UOMO IN MUTANDE |
|
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|
"Il decreto Bersani
sarà applicato" |
"La finanziaria sarà
applicata" |
"Non si torna indietro" |
|
- I TASSISTI |
hanno protestato, e lui? |
HA CALATO LE BRAGHE |
|
- I FARMACISTI |
hanno protestato, e lui? |
HA CALATO LE BRAGHE |
|
- I PANETTIERI |
hanno protestato, e lui? |
HA CALATO LE BRAGHE |
|
- I SINDACI |
hanno protestato per il salasso ai comuni, e
lui? |
HA CALATO LE BRAGHE |
|
- I NEGOZIANTI |
hanno protestato per lo scontrino, e lui? |
HA CALATO LE BRAGHE |
Siamo in attesa delle prossime CALATE DI BRAGHE |
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|
PRODI AL
GAY PRYDE? |
|
|
|
Prodi a
palazzo Chigi con gli occhiali rosa non mi
ha fatto ridere perché quando
tenta di farlo diventa solo patetico.
Forse sta
preparando la prossima sfilata del Gay
Pryde. |
|
QUESTE
SI GRONDANO SANGUE |
|
|
|
|
le mani che |
veramente |
grondano sangue |
sono quelle di |
fidel castro |
|
Le migliaia
di persone che personalmente o
indirettamente ha fatto morire lo
testimoniano. |
|
|
COME
SIAMO CADUTI IN BASSO |
|
|
|
|
Dopo Berlusconi |
anche Prodi |
stringe la mano |
che gronda sangue |
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|
Se all'estero
ci presentiamo con la faccia che si vede a
sinistra è probabile che
possano considerare tutti gli italiani degli idioti. |
|
|
RISTORANTE “LA MARGHERITA” |
|
18 maggio 2006 |
|
|
IL
CONDONO: SI FA MA NON SI DICE |
|
Lady Prodi, i Ds e gli altri,
l'irresistibile fascino della sanatoria |
|
Un conto sono le
dichiarazioni, ufficiali, i comunicati da
inviare alle agenzie, l'indignazione in
favore di telecamera e di taccuino. Un altro
sono i quattrini. Se si tiene a mente questo
elementare principio, non stupisce più di
tanto scorrere la lista di esponenti e
simpatizzanti del centrosinistra che, dopo
aver detto in pubblico tutto il male
possibile dei condoni fiscali dell'odiato
governo Berlusconi, in privato hanno dato
mandato al commercialista di avviare le
pratiche per sanare le più disparate
situazioni contributive.
Il caso più recente
è quello della signora
Flavia Prodi, che nel novembre scorso ha usufruito della sanatoria fiscale per la
sua società immobiliare, la Aquitania srl:
importo, ottomila e passa euro. Idem per
Beppe Grillo: il comico genovese, novello Torquemada della
sinistra moralista e giustizialista, ha
usufruito del condono per ben due volte. A
beneficiare della sanatoria, la sua impresa
immobiliare (ne detiene il 99% delle quote)
Gestimar srl, proprietaria di diverse
costruzioni tra la Liguria e la Sardegna:
Grillo si è avvalso del condono tombale, per
gli esercizi degli anni 2002 e 2003: totale
461mila euro.
Non potevano mancare i
Ds: nei giorni in cui il segretario
Piero Fassino denunciava «il governo che sa fare solo una cosa: sanare l'illegalità»,
la Beta, maxi-immobiliare che possiede gli
immobili usati come sede del partito, si
assicurava un colpo di spugna sulle pendenze
fiscali relative al biennio 2000-2001,
effettuava il condono tombale per imposte
dirette ed Iva e chiedeva il condono per
una vertenza col Fisco in merito alle
imposte di registro. Stessa sorte per la
finanziaria Se.Var., braccio
operativo della Quercia (che ne possiede
l’80%) per quanto riguarda l’organizzazione
di eventi, feste e convegni il 30 aprile 2003 l'assemblea dei soci decise
l'adesione al condono fiscale. C'è anche la
Reggiana immobiliare srl, società di Reggio
Emilia controllata dai Ds che il 28 aprile
2003 ricorse alla sanatoria. Parlando di Ds
non si può poi tacere la vicenda dell'Unità. Negli stessi giorni in cui il quotidiano
fondato da Antonio Gramsci sparava a palle
incatenate contro la finanza creativa del
governo di centrodestra - «devastazione
dell'etica fiscale», «Finanziaria dello
scempio» e «misura disastrosa che prelude
all'Argentina» le espressioni più soft - la
Nie (Nuova iniziativa editoriale), società
editrice del giornale, prendeva una
decisione storica: procrastinare
l'approvazione del bilancio per aspettare il
condono fiscale. Tre
mesi dopo (era il 25
giugno del 2003), il via libera, preceduto
dall'adesione alla sanatoria per Irpeg e
Iva: costo 38.204 euro. Quando, poche
settimane dopo, il governo prese in
considerazione l'ipotesi di un nuovo condono
nella ventura Finanziaria, il giornale
della Quercia, immemore o ingrato, riprese
tranquillamente a parlare di «impunità» e di
«neoliberismo».
Capitolo sindacale: La Cgil di
Guglielmo Epifani («II condono è l'ultimo
dei messaggi a favore dell'illegalità
lanciati dal governo») deve un favore a
Tremonti. I Caf Cgil di Lazio e Basilicata,
secondo una delibera dell'assemblea dei soci
datata 17 maggio 2003, hanno aderito al
condono fiscale. Vicina alla sinistra è
anche la casa editrice
Editori riuniti, che ha aderito al condonò fiscale poco dopo il
quotidiano
II Popolo
e le librerie
Rinascita. Il record dei
condoni è
dell'agriturismo di Gubbio, in Umbria, di
proprietà di
Jacopo Fo, figlio del più noto Dario: mentre il padre
denuncia «la dininformazione della tv sui
condoni fiscali» Jacopo, evidentemente
informatissimo, aderisce a sedici sanatorie
edilizie sedici.
Secondo un'indagine dell'Eurostat, infine,
su 183.482 società in qualche modo
controllate dalla sinistra, hanno usufruito
di due condoni 103.485 imprese, (pari al
56,4%), di un condono 72.893 società (pari
al 39,72%), di nessun condono 7.104 aziende,
pari al 3,9%: di queste, solo 101 hanno
detto no per motivi morali o politici. Le
altre semplicemente non sapevano avere tutti
i crismi per usufruire della sanatoria ed
hanno lasciato perdere. Magari sono ancora
lì che si mangiano le mani.
Marco Gorra |
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THE
FINANCIAL TIMES SU PRODI |
|
Articolo pubblicato dal quotidiano inglese
il 27 maggio 2004. |
|
“La performance di Romano Prodi come
presidente della Commissione europea è stata
orrenda. L’ex premier italiano è l’uomo
sbagliato per l’incarico. Non ha dimostrato
né larghezza di vedute né l’attenzione ai
dettagli richiesta per uno dei ruoli più
difficili del mondo. Manager incapace, non
sa comunicare, con un’allarmante propensione
alle gaffe.” |
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LA VITA
POLITICA E PROFESSIONALE DI PRODI |
|
“Negli anni ‘80, Eugenio
Scalfari si vantava di essere al centro di
tutti i giochi e assediato da Eccellenze
desiderose del suo consiglio. Non si muove
foglia che Scalfari non voglia, era il motto
del suo gonfio blasone. Anche la presidenza
di Romano Prodi all’Iri è stata, a suo dire,
farina del proprio sacco L’Istituto
zoppicava. C’era bisogno di una svolta. Il
segretario della Dc, Ciriaco De Mita, ci
rimuginava da giorni finché decise di
chiedere lumi a Scalfari che riassume così
la vicenda. «Quando De Mita mi disse:
“Ovviamente ho in mente Prodi per l’Iri”, io
gli risposi: “Ovviamente fai benissimo”. Ma
poi mi richiamò e mi disse: “Guarda che
Prodi non ci sta”. Allora io telefonai a
Prodi e gli dissi: “Tu hai l’obbligo di
accettare. Parlate tanto di spirito di
servizio e poi…”. E alla fine accettò». La
sintesi, efficace, è però vanagloriosa.
Mette in luce la maggiore autorità di
Scalfari rispetto a De Mita, ma oscura le
altre illustri paternità di Prodi alla
presidenza Iri. È l’autunno 1982 e capo del governo è il
segretario del Pri,Giovanni Spadolini, primo
laico a Palazzo Chigi. Romano ha già fama di
essere una «riserva della Repubblica», ossia
un uomo disponibile al bisogno. È il ruolo
che ricoprirà per un ventennio. Assopito
nell’università, ma annodato a Beniamino
Andreatta, Prodi era già stato, grazie a
lui, ministro per qualche mese nel ‘78. Si
era poi tuffato in Nomisma, lasciando che
fosse Nino a programmargli le tappe
successive. Giunta la crisi dell’Iri, Romano era in
posizione chiave. La sua forza stava nella
proprietà transitiva che, tra gente di
Palazzo, significa che se A è amico di B e B
amico di C, anche A e C sono amici. Prodi,
considerato dc di sinistra, perché tale era
Andreatta, già consulente del defunto Aldo
Moro, era pure pupillo di De Mita, che di
Moro era l’erede. Inoltre Andreatta era
l’anima del centro studi Arel, di cui era
finanziatore l’ingegner Carlo De Benedetti,
il quale era intimo di Scalfari che aveva
perciò steso la sua ala su Romano, che di
Andreatta era il protegé. Infine il premier,
Spadolini, che era compagno di partito di
Bruno Visentini, il quale era legato a De
Benedetti proprietario della società
Olivetti di cui Visentini era presidente,
non poteva non vedere di buon occhio Prodi
che era nella manica di tanti cari
conoscenti. Ricostruita la filiera, torniamo
al racconto di Scalfari per coglierne un
particolare: la ritrosia di Romano a
accettare l’incarico che De Mita gli
offriva. Farsi pregare, minacciare le
dimissioni e dimettersi effettivamente, è
stata una caratteristica di Prodi. È la
qualità fondamentale delle riserve
repubblicane, che devono essere a
disposizione, ma pronte a sgombrare.
Capostipite fu Enrico De Nicola, primo capo
dello Stato nel 1948, che rifiutava,
accettava, si dimetteva e restò in pole
position fino alla morte. Ci imbastì una
carriera Giovanni Leone, ci si adeguò da
vecchio Amintore Fanfani, rimediando una
presidenza del consiglio a 80 anni. Campione
vivente di questo «spirito di servizio» è
Giuliano Amato. Seguendo la scuola, Romano
ha tagliato tutti i traguardi. Le
inspiegabili altezze che ha raggiunto, si
spiegano così. Ma il meccanismo funzionava
finché c’era Andreatta a cavarlo dal
cilindro e a riproporlo all’attenzione. Ora
che da sei anni deve badarsi da solo, c’è da
dubitare che Prodi sia altrettanto pronto a
tirarsi indietro. Il pacioso emiliano è
cambiato. Ha ormai il potere nel sangue e si
vede a occhio che è cresciuto in grinta e
cattiveria. Romano diventa presidente dell’Iri il 24
settembre ‘82 e resta in carica fino al 2
novembre 1989. La stampa accoglie con favore
la sua nomina, compreso questo giornale, e
lo seguirà con simpatia per tutto il
settennato. Nessuno gli fa le pulci e a fine
mandato Prodi proclama di avere restaurato
l’Iri. Ne ha venduti pezzi per fare cassa e
i bilanci sono accettabili. Quello che lì
per lì nessuno dice, ma sarà stradetto dopo,
è che a fargli fare buona figura è stato
Pantalone. Lo Stato, cioè voi e io, ha
versato nei forzieri dell’Iri prodiana tanti
di quei soldi da rendere impossibile un
giudizio sulla sua conduzione. Romano poteva
anche amministrare come una capra, tanto
pagava il governo. Sono anni in cui l’Italia
sballa i conti e contrae il più
stratosferico debito pubblico del pianeta.
Il contributo di Prodi al disastro è da
Oscar. In sette anni, l’Iri ottiene fondi
per 41mila miliardi di lire. Una volta e
mezzo di ciò che aveva incamerato dalla
fondazione, 1933, all’ingresso del Nostro. Diverse le iniziative di Prodi che, dispiace
dirlo, sono state autentiche cappellate. La prima, 1985, è lo sciagurato tentativo di
semiregalare all’amico De Benedetti la Sme ,
ovvero i Panettoni di Stato. La società
raggruppa aziende private fallite e prese in
carico dall’Iri, come Motta, Alemagna, Star,
Cirio. Prodi, di testa sua, concorda con la
Buitoni di De Benedetti un prezzo di
acquisto di 497,5 miliardi pagabili in vari
anni. La somma è irrisoria: 930 lire per
azione, contro le 1.290 della quotazione in
borsa. In più, nelle casse della Sme ci sono
80 miliardi liquidi che finirebbero quatti
quatti nelle tasche dell’Ingegnere
compratore. Si imbufalisce Bettino Craxi,
presidente del Consiglio, e richiama
all’ordine Clelio Darida, ministro delle
PpSs. Darida annulla il patto Prodi-De
Benedetti e indice una gara al miglior
offerente. Un gruppo di imprenditori,
Berlusconi, Barilla e altri, è disposto a
pagare di più. L’Ingegnere prende cappello e
ricorre al Tribunale, che gli dà torto.
Seguono appelli, cause e controcause, fino
ai nostri giorni, con la sorpresina finale
del Cavaliere, accusato di corruzione di
giudici e tutto il bla bla. La lizza sfuma e
nessuno compra. Anni dopo, tra il ‘93 e il ‘96, la holding è
venduta a spizzichi, pelati qua, panettoni
là, e il ricavo è sublime: 2.200 miliardi.
Quasi cinque volte il prezzo fissato da
Prodi: prova provata che lui coi numeri è in
guerra. Prima dell’accordo con l’Ingegnere,
Romano aveva rifiutato una proposta di
acquisto della Sme da parte della
multinazionale Hainz. Latore, il ministro
liberale dell’Industria, Renato Altissimo,
al quale replicò: «La Sme non si tocca. È la
cassaforte dell’Iri». Quando seppe che
invece vendeva la cassaforte a Carlo De
Benedetti, Altissimo telefonò arrabbiato a
Prodi: «Perché a Carlo sì e a me hai detto
no?». «Tu mica ce l’hai il taglietto sul
pisello!», rispose Prodi con fine allusione
alle origini ebraiche dell’Ingegnere. Il
dialogo è negli atti di un processo. L’anno dopo, 1986, ne combina un’altra.
Inalberando per le auto lo stesso
nazionalismo cipigliosamente rimproverato a
Antonio Fazio per le banche, vende l’Alfa
Romeo alla Fiat. A discapito della Ford che
offriva di più, in soldi e certezze. Agli
Agnelli, coi quali ha un antico rapporto di
cui parleremo, fa sconti mostruosi e
rateazioni da capogiro. «Hanno avuto l’Alfa
per un boccone di pane», è il giudizio
unanime dell’epoca. In cambio, promettevano
rilancio e occupazione. Si sa come andata.
Le Alfa in circolazione sono meno delle
Torpedo e le maestranze residue sono sotto
tutela del Wwf. Ora capite perché Cesare
Romiti, che orchestrò l’affare, sia oggi tra
i fan di Romano. Vale pure per l’Agnelli
adottivo, Luca Cordero di Montezemolo, che
esprime la gratitudine della famiglia con
impallinamenti diuturni del Cav. L’operazione è stata anche una sconfitta
dell’economista Prodi. Incamerando l’Alfa,
Fiat ha avuto il monopolio dell’auto
italiana e si è impigrita. A furia di Panda,
si è semplificata la vita, si sono
ringalluzziti i giapponesi e Mirafiori è
finito nella Caienna. E il Professore, che
ha aiutato Fiat a farsi male, ha tradito
Adamo Smith e il libero mercato che predica
un giorno sì e l’altro pure. Quando Prodi arriva all’Iri, la siderurgia è
in grave crisi. Il problema è di tutto
l’Occidente che produce troppo rispetto al
bisogno e troppo caro rispetto agli
arrembanti asiatici. L’Iri ha la palla al
piede della Finsider che deve ridurre
personale e produzione. Questione delicata
che Romano vuole seguire di persona. Ha
un’idea da duca rinascimentale. Nomina alla
Finsider un presidente, Lorenzo Roasio, e un
amministratore delegato, Sergio Magliola,
dando a entrambi identici poteri. Costringe
i due a litigare per le competenze e a
ricorrere a lui per l’arbitraggio. Così, il
Machiavelli di Scandiano ottiene l’auspicata
ultima parola e avvia la Finsider,
demotivata e depressa, all’ultima dimora. Nell’89, disarcionato il protettore De Mita
da Palazzo Chigi, Prodi è costretto a
lasciare l’Iri al fiduciario andreottiano,
Franco Nobili. Poco male. C’è da lavorare
sodo su Nomisma il cui lustro è stato
appannato dalla sentenza micidiale del
giudice Casavola. Romano si getta in
un’opera triennale di rilucidatura mentre
cominciano, a macchia, come la peste, gli
arresti di Tangentopoli. Nobili è catturato
il 12 maggio ‘93. Carlo Azeglio Ciampi,
presidente del Consiglio, telefona
personalmente a Prodi per pregarlo di
riprendersi l’Iri. Romano tergiversa, chiede tempo e inforca la
bicicletta (Bianchi, le sue sono tutte
rigorosamente di questa marca) per meditare
in pace. In sella riflette meglio che sulle
diverse poltrone che ha di volta in volta
occupato, all’Iri, al governo, nell’Ue. Per
ore, è introvabile, mentre la moglie Flavia
argina Ciampi che continua a tempestare di
telefonate. Al rientro, con le endorfine
alle stelle, Romano dice sì. Il 15 maggio,
inizia la presidenza bis. La caratterizza
con le privatizzazioni, la nuova moda. Vende le due banche Iri, Comit e Credit, ai
piccoli risparmiatori per creare, moda nella
moda, un democratico «azionariato diffuso».
Il vecchio Cuccia di Mediobanca, che voleva
invece il «nocciolo duro» di un gruppo
scelto di azionisti, gli toglie il saluto.
La vittoria di Prodi è breve. Cuccia prende
presto il controllo delle due banche senza
neanche versare le enormi somme che aveva
promesso all’Iri per ottenere il «nocciolo».
Ennesima botta per l’Istituto. A togliere Prodi dall’imbarazzo, pensa
Berlusconi vincendo le elezioni del ‘94. Non
volendo conviverci, Romano proclama: «Non
sono uomo per tutte le stagioni» e si
dimette. L’Iri per un po’ è salva.” |
GLI ESORDI
“Sorretto per le braccia da Nino Andreatta,
Prodi diventa professore ordinario
dell’Ateneo di Bologna a 32 anni. Raggiunge
il traguardo, ma nulla cambia nella sua
vita. La facoltà è la stessa, Scienze
politiche, che bazzica da un decennio come
aspirante docente. Ottiene una stanza più
grande, ma è sempre a un tiro di voce da
Andreatta, pronto a correre a un suo
richiamo. Estote parati, come un lupetto col
capo scout.
Beniamino, questo il nome di Andreatta al
fonte battesimale, lo aveva preso come
assistente nel ’63, promosso associato nel
’66, imposto ordinario nel ’71. Molto altro
farà per lui, ma senza dargli più di tanto
confidenza. Nonostante l’intreccio di
interessi da cui erano uniti, Nino ha sempre
dato e preteso il lei da Romano. Dispettoso
per natura, inventava continui espedienti
per marcare le distanze. Da ministro degli
Esteri di Ciampi nel ’93, non telefonava mai
personalmente all’allievo, come usa tra
parigrado, ma lo faceva cercare, come un
sottoposto, dai telefonisti della Batteria,
la segreteria generale del Palazzo politico.
Prodi, che sedeva sullo scranno di
presidente dell’Iri, inghiottiva senza
fiatare, ma imbestialito assai.
A Romano fu assegnata la cattedra di
Economia politica e industriale. La tenne
ininterrottamente, dal ’71 fino alle
dimissioni, nel ’99. Ventotto anni davanti a
un’unica lavagna sono il segno o di una
supremazia indiscutibile o di un’oasi che
non fa gola a nessuno. «Prodi è rimasto sul
piano accademico un isolato», ha scritto
Nicola Matteucci che fu preside della
facoltà di Scienze politiche. Come dire,
Prodi ha vissuto indisturbato in una comoda
nicchia. In altre parole, non è mai stato in
corsa per il Nobel: era un praticone di cose
industriali, appassionato del comparto
piastrelle in Emilia Romagna. I titoli delle
sue pubblicazioni nei primi lustri, sono
indicativi: L’industria della ceramica per
l’edilizia, La riconversione dell’industria
italiana, Fusioni di impresa. Solo negli
anni ’90, afferrato dall’ambizione politica,
cominciò a guardare più in grande e scrisse
libri come Il capitalismo ben temperato e
Un’idea dell’Europa. Ma sono ormai manifesti
propagandistici, non più saggi accademici.
Romano come studioso ha il fiato corto.
L’università inizia a andargli stretta
quando Andreatta lo dirotta verso lo Stato,
con una esperienza da ministro
dell’Industria nel ’78, e al parastato con
la presidenza dell’Iri nell’82. Ma è a causa
di un mal calcolato gesto di imperio che
chiude con la carriera accademica, come ha
rivelato una volta il preside Matteucci.
Prodi aveva un allievo, Fabio Gobbo, che
abbiamo già intravisto mescolato ai 17 della
seduta spiritica di Zappolino. Volendo
promuoverlo professore ordinario, Romano
pretese di fare parte della giuria del
concorso a cattedra e, battendo i pugni, lo
impose. «Gobbo era un giovane serio - scrive
Matteucci - ma allora non ancora
scientificamente all’altezza di una
cattedra: questo suscitò le violente
proteste di tutta la corporazione degli
economisti… Si preferì mettere tutto a
tacere. Ma la carriera accademica di Romano
Prodi era finita».
Fu così che voltò pagina e si mise in affari
creando Nomisma, un istituto di consulenza
economica con sede a Bologna, a due passi da
casa sua. Nel nome, c’è il programma:
Nomisma era la moneta aurea dell’impero
bizantino, il dollaro di Costantinopoli.
L’Istituto diventa la cassaforte del suo
ideatore e trasforma Romano in un sontuoso
contribuente che quando oggi discetta di
povertà parla a orecchio. Anche in questo
caso, l’ispirazione è andreattiana.
Beniamino era un genio della consulenza.
Negli anni ’70, aveva fondato prima l’Arel,
Agenzia di ricerche e legislazione, che,
senza fini di lucro, dava consigli economici
alla Dc, poi Prometeia che li dava, ma
pronta cassa, a clienti danarosi. Nomisma
era la pedissequa imitazione di Prometeia,
ma destinata ad avere più successo
dell’originale.
Il laboratorio di cervelli prodiano nasce il
21 marzo 1981 da un accordo con la Banca
nazionale del lavoro che finanzia il
progetto. Compito di Nomisma è fare ricerche
sull’economia reale dell’Italia, lavorando
soprattutto nell’interesse di Bnl. A capo
della banca c’è Nerio Nesi che, con Prodi, è
l’anima dell’operazione. Nesi è della
sinistra Psi, come Prodi lo è della Dc. Sono
entrambi bolognesi, interessati
all’industria e in buoni rapporti. Nesi, che
oggi è deputato della Rosa nel Pugno, ha
lavorato negli ultimi anni per
riappacificare Prodi con Fausto Bertinotti
che sgambettò il suo governo nel ’98.
Nomisma cresce subito tumultuosamente.
Estende la sua clientela molto al di là
della Bnl e diventa in breve la società
intellettuale più in vista d’Italia, con una
legione di teste d’uovo alle dipendenze.
Prodi è il factotum e il presidente del
Comitato scientifico, ossia supremo
responsabile delle ricerche strapagate dai
clienti. Quanto gli studi siano validi, è
cosa discussa. Ma intanto le soddisfazioni
sono molte, finché non accade un incidente.
Romano nell’autunno dell’82 diventa
improvvisamente presidente dell’Iri con cui
Nomisma aveva scambi fruttuosi. Frequente il
passaggio di studiosi prodiani alle società
irizzate per ricoprirvi cariche di
presidenti o amministratori; numerose le
società Iri clienti di Nomisma. Gli intrecci
aumentano con l’arrivo del Nostro e le
commesse per Nomisma si moltiplicano. Ce n’è
quanto basta per ipotizzare l’interesse
privato in atti di ufficio. Il pm romano
Luciano Infelisi apre l’inchiesta sulla base
di lettere anonime e di una interrogazione
del deputato Staiti di Cuddìa. Emerge che
Prodi, pur a capo dell’Iri, manteneva la
presidenza del consiglio scientifico di
Nomisma e che società Iri, Italstrade, Sip,
Italsider, ecc., stipulavano contratti di
ricerca miliardari «per favorire Nomisma e
Prodi». Nell’85, Infelisi rinvia Romano a
giudizio. Tre anni dopo, il giudice Mario
Casavola lo proscioglie. Ma con motivazioni
demolitrici.
La sentenza dà un quadro di Prodi e di
Nomisma del più alto interesse.
Già prima dell’inchiesta, il Consiglio di
amministrazione dell’Iri aveva censurato il
suo presidente «per avere gestito le
ricerche bolognesi quando committenti erano
società Iri, senza avvertire il Cda». A
ruota, la Corte dei conti aveva bacchettato
l’Iri per il «ricorso a consulenze esterne
quando aveva proprio personale in grado di
assolvere gli stessi compiti». Osserva il
giudice Casavola: «È indubbio che alcune
commesse furono volute da Prodi per aiutare
Nomisma che aveva bisogno di lavorare». Ma
non ha commesso reato perché l’Iri, in
quanto tale, «è rimasto sostanzialmente
estraneo all’affidamento a Nomisma, anche se
le società committenti sono a prevalente o
esclusivo capitale Iri». Aggiunge: «L’idea
che le commesse siano state affidate a
Nomisma perché a chiederlo alle società
collegate (Italsider, Sip, ecc.) era il
presidente Iri è verosimile, ma non assume
gli estremi del reato». Dunque,
comportamento scorretto ma non punibile.
Fosse stato direttamente l’Iri a stipulare
le consulenze, il suo presidente, pubblico
ufficiale, avrebbe commesso reato. Ma poiché
a sottoscrivere i contratti con Nomisma
erano state le singole e private spa Iri, il
presidente dell’Istituto e proprietario di
Nomisma è assolto. Un cavillo tipicamente
giuridico.
Il seguito della sentenza fa il punto
sull’efficacia delle ricerche prodotte dal
brainstorming prodiano. «L’inchiesta ha
consentito di dedurre… la scarsa attinenza
delle consulenze agli scopi istituzionali
delle società (Italsider, ecc.)… Una volta
compiute, non sembra siano state lette e
utilizzate». Casavola cita le testimonianze
di diversi amministratori delegati delle
aziende clienti, «nessuno dei quali ha
ritenuto di leggere» i pensum di Nomisma e
conclude: «Questi giudizi danno corpo a
sospetti generalizzati di consulenze
richieste a fini clientelari».
La sentenza ha una coda che riguarda un
ricco contratto durato sei anni tra Nomisma
e ministero degli Esteri. Un conquibus di
circa sei miliardi alla società di Prodi
(siamo nella seconda metà degli anni ’80)
per «monitorare» le economie di una ventina
di Paesi. Anche stavolta Romano è assolto,
ma il suo centro studi esce a pezzi. «La
convenzione - scrive Casavola - riguardava
un settore di ricerche nelle quali Nomisma
non vantava alcuna competenza specifica…
Nomisma ha formulato una duplicazione di
strutture per consentirsi una duplicazione
di introiti… Il Comitato scientifico, il
Comitato metodologico, l’Osservatorio,
richiamati nel frontespizio delle
pubblicazioni, quasi a mostrare una
struttura complessa e ramificata, sono in
realtà la stessa cosa, con gli stessi
ricercatori e con gli stessi compiti… Il
compenso era previsto per la direzione
scientifica e per coordinamento come se
fossero realtà diverse… invece, sono sempre
le stesse persone a operare». Un gioco delle
tre carte che, per di più, produce studi da
burla. «La ricerca - continua infatti il
magistrato - era organizzata con la lettura
di testi richiesti in prestito a
biblioteche… e con contatti con il ministero
degli Esteri (sic! Lo stesso che chiedeva
lumi a Nomisma, ndr)… Gli aggiornamenti sono
per due terzi ripetitivi…». Secondo un
utente delle ricerche, il senatore Francesco
Forte, «si trattava di documentazione
invecchiata, superficiale, copiata su altre
fonti ovvie, come enciclopedie e annuari
statistici». Ma anche il giudizio
dell’ambasciatore Bruno Cabras è
significativo: «Confesso che le
pubblicazioni della Banca mondiale e di
altre organizzazioni avevano maggiore
contenuto e autorità per cui gli studi di
Nomisma erano di scarsa utilità». Questa
assoluzione a denti stretti è stata accolta
con euforia da Romano che da allora si
vanta: «Sono stato ampiamente prosciolto in
fase istruttoria».
Quell’«ampiamente» rispecchia la mancanza di
senso critico dell’uomo che ha chiamato
Unione un caravanserraglio.” |
L'AVVENTURA
EUROPEA
“Quando nell’autunno del ‘99,
Romano si insediò alla testa della
Commissione Ue, ossia al governo
dell’Europa, fu accolto come un Churchill
redivivo. Una ben congegnata propaganda
delle sinistre europee aveva suscitato
attorno a lui molte speranze. Ma la luna di
miele durò solo un paio di mesi, cedendo il
posto a un matrimonio d’inferno.
I primi a ribellarsi furono i cronisti che
non sopportavano il suo portavoce, il
giornalista italiano Ricardo Levi. Richi,
che è un sussiegoso giovanotto sessantenne,
faceva coi suoi colleghi il principino.
Anziché aiutarli nel lavoro, informandoli e
inquadrando i problemi, li trattava da
seccatori. Alle domande dava risposte vaghe.
Alle richieste di conferma di
un’indiscrezione, cadeva dalle nuvole. Se
volevano parlare con Prodi, li mandava al
piano di sopra, mentre Prodi era al piano di
sotto. Finché, stufa del trattamento, mezza
Europa giornalistica chiese la testa di
quella specie di moglie gelosa. Richi fu
segato dall’oggi all’indomani e sostituito
prima da un inglese, poi da un finlandese,
mai più da un italiano. Ebbe in cambio una
sinecura strapagata: direttore di una
fantomatica «Cellula di prospettive» che
doveva, figurati tu, delineare l’avvenire
dell’Ue. Ma tra Prodi e l’informazione il
divorzio era ormai consumato e per il
presidente italiano cominciò la rosolatura.
Com’è noto, Romano per dire «oggi… a pranzo…
ho… mangiato… pollo», mette cinque minuti
come se rivelasse le origini della vita.
Solo agli italiani le sue pause, il continuo
borbottio, il sordo soffiare e quell’impressione
generale di dormiveglia evocano i modi del
buon curato e le atmosfere delle pievi
campagnole. A Bruxelles davano ai nervi.
Presto, l’intero Palazzo dell’Ue ha
cominciato a irritarsi di un presidente
inespressivo, favellante a singhiozzo,
collezionista di gaffe tipo «mamma li
turchi», suo meditato parere sulla Turchia
nell’Unione.
Agli inizi, Prodi teneva le conferenze
stampa in inglese. In capo a un mese, ci fu
la rivolta degli interpreti. Non solo perché
lo parla in modo imbarazzante, ma perché si
mangia le parole. La particolare
conformazione della bocca, la reticenza
innata e la cadenza bolognese che annulla le
vocali in favore di suoni consonantici
sibilostruscianti, misero ko lo staff dei
traduttori. Romano, su supplica unanime,
passò all’italiano. Anche qui, ci furono
iniziali difficoltà a capirlo, ma con la
creazione di un gruppo specialistico, si
venne a capo del problema.
Il rapporto di Romano con le lingue è
sofferto. Parla il francese meglio
dell’inglese. Ma anche in questo caso con
approssimazione. Mesi fa, già candidato
dell’Unione per le elezioni del 9 aprile, ha
illustrato a Le Mans la cosiddetta Fabbrica
del programma. La Fabbrica è un capannone di
Bologna dove ogni elettore del
centrosinistra può dire la sua e fare
proposte.
«Se si vuole migliorare
una Nazione, bisogna prima ascoltarla -
disse Prodi il giorno dell’inaugurazione -.
Io desidero il concorso di tutti».
Sottinteso, non sono mica quel «faccio tutto
mi» del Berlusca. Torniamo alla conferenza
francese. Ancora prima di addentrarsi nel
ragionamento, Romano enunciò la formula
Fabbrica del programma dicendo anziché usine
(fabbrica), cuisine (cucina) o almeno fu
questo il suono uscito dalla sua bocca. La
Cucina del programma sorprese piacevolmente
i francesi notori gourmet, ma suscitò anche
equivoci e smarrimento, tanto che molti
tornarono a casa disappetenti.
L’infelice inizio della presidenza Ue di
Prodi si tradusse in una impietosa presa di
distanza di molti. La radicale Emma Bonino
disse di Romano: «Ha il cervello piatto»,
che era un incrudelire dato che c’era già la
faccia. Il giornalista Quatremer di
Libération, quotidiano gauchiste, dunque
amico, rivelò che l’ex Cancelliere Helmut
Kohl, saputo che Prodi stava per diventare
presidente Ue, telefonò a un capo di
governo, dicendo: «Volete nominare Prodi?
Siete diventati tutti matti?». Altro colpo
basso, giacché Kohl è amico di Romano e
della moglie. Nel libro scritto dai coniugi,
«Insieme», la signora Flavia magnifica due
affettuosi soggiorni ospiti del Cancelliere,
quando il giuda aveva già fatto la carognata
del «siete matti?», ma ancora non si sapeva.
La strada in salita, Romano aveva bisogno di
recuperare lustro con un colpo da maestro.
L’occasione era a portata di mano:
l’allargamento della Ue a 25 Paesi.
Preso da un raptus di europeismo
acritico, Prodi ha accelerato allo spasimo
l’assorbimento dell’Est ex comunista. Con
l’obiettivo immediato di risalire la china e
quello remoto di passare alla Storia.
Raggiunto lo scopo, si è infilato la
medaglia. La bravata si è rivelata un disastro. L’Ue è
nel caos. L’attuale Commissione di José
Manuel Barroso è sotto stress. Vista da
Bruxelles, l’Europa a 25 è al tracollo.
L’ingresso prematuro di Paesi lontani, ha
trasformato i palazzi in una babele, con
mille nuovi funzionari insoddisfatti delle
stanze, ignari delle procedure, estranei.
Vista da Roma, Parigi o Madrid, l’Ue fa
ribrezzo. È diventata un suk di commerci,
senza più ideali e molte paure. Il
guazzabuglio di economie diverse e salari
distanti anni luce ha portato alla sindrome
dell’idraulico polacco che fa per quattro
lire quello che il tubista francese faceva
per otto, gettandolo sul lastrico di cucine
e bagni su cui prima regnava indisturbato. Il risultato è stata la bocciatura della
Costituzione Ue nei referendum francese e
olandese: un no globale all’Europa, più che
a un mucchietto di articoli che nessuno ha
letto. Romano ascolterà pure gli umori
italiani nel capannone bolognese, ma ha
fatto il sordo coi popoli europei. Quando,
prima del patatrac, si pose il dilemma:
«Approfondire l’Ue o allargarla?», Romano
rispose: «Dobbiamo fare tutte e due». E si
sono visti i risultati. Ha fatto lo stesso
in questa campagna elettorale. «Risanare i
conti pubblici o rilanciare l’economia?», si
è chiesto retoricamente. «Le due cose
insieme», si è risposto il taumaturgo. Se
tanto mi dà tanto, salvaci o Signore! Il
Financial Times ha tirato le somme del
quinquennio di Prodi in modo tacitiano: «La
sua performance è stata orrenda». Capitolo a sé, sono i rapporti che Prodi ha
avuto col Cav. Ha sempre tifato Parigi e
Berlino contro Roma (e Londra). No a Bush,
no ai soldati in Irak, no alla solidarietà
con Israele, sul muro e le rappresaglie
antiterrore. Peggio, sul piano personale.
Incontrando il Cav ai Consigli europei,
Romano si è tenuto distante, ha inalberato
un viso da funerale e fatto smorfiette di
disprezzo ammiccando ai vicini. Fair play,
zero. Il giorno inaugurale del semestre di
presidenza italiana Ue, ci fu nell’Aula di
Strasburgo il battibecco tra il socialista
tedesco Martin Schulz e Berlusconi. Il
teutone disse che Berlusconi doveva stare in
galera e non lì. Il Cav. reagì con un
sobrio: «Kapò». Prodi si imbarazzò per la
reazione, non per ciò che l’aveva provocata.
Nel successivo pranzo offerto dall’Italia,
Romano, cravatta scura e faccia a lutto,
comparve appena e un quarto d’ora dopo era
sparito.” |
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Commento: Se non credete a quanto sopra
scritto, documentatevi. Così magari potete
farvi un'idea diversa sulla persona che gli italiani
hanno scelto come capo del governo. E se tu
sei fra questi, visita il
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