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CIALTRONI

by Aramis

 

 

 CIALTRONE
Parola di origine incerta attribuita al tedesco SCHELM-TRUMM cioè pezzo di furfante. Altra versione lo deriva da GIALDRONE, GELDRONE, GELDON cioè lanzichenecco o GELDRA truppe di soldati a piedi, ciurmaglia.
Dicesi quindi di persona vile, abbietta, sudicia, accattona e anche di chi svolge il lavoro in modo abborracciato e sconcio.
Questa definizione si adatta anche a chi svolge la propria attività politica senza etica ed equilibrio, e sfrutta ogni appiglio, anche fasullo, pur di colpire l'avversario in modo subdolo e calunnioso.
Approfitta anche della buona fede dei propri sostenitori per aizzarli con falsità e disinformazione.
Chi crede ciecamente a questi cialtroni viene normalmente considerato COGLIONE poiché privo di ragionamento autonomo.
Alcuni evidenti casi di CIALTRONERIA vengono qui esposti:
 
aDINOLFI AGGREDITO DAI FASCISTI
Il fatto è successo mentre guidava la sua auto
gennaio 2011

Mario Adinolfi, ex candidato alle primarie del PD, ha subito alcuni giorni fa un'aggressione mentre era alla guida della sua automobile ed è stato colpito al capo con un casco.  

Secondo lui ha è stata una azione politica da attribuire ad alcuni giovani con la testa rasata.  

Il fatto è stato ovviamente evidenziato e condannato dall'Unità.

Il verbale di constatazione della polizia, che ha accertato l'accaduto, riporta però tutta un'altra storia.

Sembra che l'aggressione sia nata da un banale ed avvilente diverbio causato dalla mancata precedenza ad un incrocio.

Sic transit gloria mundi.

 

Non risultano smentite o conferme dal cialtrone di turno.

adinolfi
 
la costituzione ateniese secondo travaglio
Ad Annozero cita Pericle, ma sbaglia "involontariamente" la traduzione.
ottobre 2010

Con il solito sguardo allucinato che lo fa sembrare un drogato, Marco Travaglio ha citato un passaggio dal testo di Tucidide che riporta il discorso di Pericle sui pregi della costituzione ateniese: «Qui ad Atene facciamo così. Un cittadino ateniese in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e le leggi».

Evidentemente Travaglio in greco non andava molto bene. Infatti il testo originale tradotto da chi il greco lo conosce bene, recita così:
"... Trattando le faccende private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi ..."

Non si parla quindi di magistrati (che non esistevano) ma di obbedienza al potere.

Solo un cialtrone può stravolgere il significato di un testo classico per i propri loschi fini.

 
MA IL SINDACO DI BOLOGNA SI E' DIMESSO?
Dimissioni teoriche di Flavio Delbono.
 

gennaio 2010

Flavio Delbono è il sindaco di Bologna indagato per per peculato, abuso d’ufficio e truffa.

Di fronte a simili accuse, pur supportate da testimonianze, il sindaco ha dichiarato che non si sarebbe dimesso neanche in caso di rinvio a giudizio.

Su evidente pressione degli organi del suo partito, il PD, ha convocato una conferenza stampa per comunicare che mettendo davanti gli interessi della sua città, aveva deciso di rassegnare le dimissioni da sindaco.

Ora sembra che impegni inderogabili non gli possano permettere di abbandonare la poltrona. Lo farà quando più conviene a lui e al suo partito.

Alla faccia di Bologna.

Un altro cialtrone quindi alla ribalta politica della sinistra. E forse non è solo un cialtrone. Attendiamo fiduciosi il lavoro dei giudici.

 
DI PIETRO E' CON VENDOLA E CONTRO VENDOLA
A seconda della convenienza.
 

2009 

Antonio di Pietro lo scorso anno se la prese con Nichi Vendola perché lui non voleva rinunciare ad una nuova candidatura in Puglia, contro il volere dei vertici del PD. Queste alcune delle sue dichiarazioni:

''Vendola si è malato di berlusconismo"

"Ricambio politico della classe dirigente con Boccia e via Nichi Vendola"

"Vendola faccia un passo indietro, attorno a lui troppo malaffare"

"Vendola ha fallito, si faccia da parte".

 
gennaio 2010

Dopo le votazioni in Puglia dove Vendola ha largamente vinto le primarie, Di Pietro ha fatto dietro-front ed è saltato sul carro del vincitore dimenticando quanto aveva affermato in precedenza.

Ecco le sue dichiarazioni post votazione:

"La sua vittoria (di Vendola) è la vittoria dei cittadini sugli schemi preconfezionati (i suoi) delle logiche di partito e della partitocrazia"

"...esiste una società civile che non è più disposta a sottostare alle logiche di partito".

Se così stanno le cose lui sarà uno dei primi cialtroni ad essere cacciato via dagli elettori..

 
SCALFARI, il maestro di pensiero dei COGLIONI

Questa pagina è dedicata ai politici, ma per Scalfari facciamo una seconda eccezione.

 

Sulla Repubblica di domenica 20.12.2009 nel suo settimanale inserto filosofico-cultural-mistico Eugenio Scalfari definisce il coordinatore del Pdl Denis Verdini co-fondatore di Forza Italia ed ex capo di Publitalia con un ruolo determinante nella fondazione del partito di Berlusconi. Questo nell'ambito del solito ed ormai patetico tentativo di denigrare il governo e tutti coloro che sono nel suo ambito.

Purtroppo (per lui) Scalfari è incorso nell'ennesima cantonata che contraddistingue da un po' di tempo le tesi dei suoi scritti.

Infatti Denis Verdini non è uno dei fondatori di Forza Italia e non è mai stato in Publitalia.

Al tempo della fondazione del partito di Berlusconi, lui era con Spadolini.

Se le spara così a casaccio, senza curarsi di verificare, significa che considera i suoi lettori solo dei poveri coglioni.

 
 
LA MORALITA' DEL MORALISTA
Campagna dipietrista per eliminare i pregiudicati dalla politica.
 

23 febbraio 2006

Antonio di Pietro ha scritto nel suo sito:

"Nel mio programma elettorale è presente un punto che ritengo fondamentale per il rilancio del nostro Paese: la credibilità dei parlamentari, la reputazione di chi ci rappresenta.
Per questo ho inserito nel programma, cito testualmente:
Impedire la candidatura alla Camera e al Senato e al Parlamento Europeo di persone condannate in via definitiva “.

Il Parlamento non può essere, come è invece oggi, un luogo dove le regole non valgono allo stesso modo che per gli altri cittadini italiani.

 

 Un luogo in cui l’accesso alla carica di parlamentare è consentito a chi ha mentito, corrotto, truffato, frodato il fisco e per questi reati è stato condannato in via definitiva. Un requisito per accedere a un posto pubblico è la mancanza di condanne, ma questo non vale per il ruolo di parlamentare. Da oggi ho deciso di pubblicare, riprendendolo dal blog di Beppe Grillo, l’elenco dei condannati in via definitiva con i reati per i quali hanno ricevuto una condanna con un’immagine permanente su questo sito dal titolo: “Parlamento Pulito!”.

Chi è condannato non può fare il parlamentare. L'Italia dei Valori applica a se stessa questa regola a prescindere dall'esistenza di una legge.

Non è possibile che le leggi siano scritte da chi le ha violate."

 
settembre 2009

La rivista MicroMega diretta da Paolo Flores D’Arcais mette sotto inchiesta il partito personale di Tonino Di Pietro. E si scopre, così, che Italia dei valori è una sorta di vaso di Pandora di tutte le nequizie da prima Repubblica e da cattiva politica rinfacciate instancabilmente agli avversari. Un partito pieno di voltagabbana, transfughi politici di ogni stagione e schieramento,
inquisiti, sospetti camorristi, ras locali, tesserati fantasma, federazioni commissariate, amanti di dirigenti poi candidate alle elezioni.

Ce n’è per tutti i gusti.

Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina arrestato nell'ambito dell'Inchiesta su appalti truccati della Acqua latina: un giro da 15 milioni di euro, anch'esso esponente di Italia dei Valori ed indagato per concussione e associazione mafiosa.

Franco La Rupa, nel 2005 è stato indagato dalla Procura di Paola per presunti brogli elettorali e illeciti nell’utilizzo di fondi della legge 488, mentre l’estate scorsa lo ritroviamo coinvolto nell’operazione «Omnia», indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell'IDV di Genova, ammanettato a ottobre per aver lucrato sugli incassi delle multe.

Andrea Proto, consigliere comunale, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto.

Giuliana Carlino, consigliere comunale Idv, indagata per averne falsificato migliaia di firme.

Gaetano Vatiero,  incarcerato per corruzione aggravata perché secondo i magistrati favoriva alcune Spa in cambio di quote societarie.

Mario Buscaino, già sindaco di Trapani, nel luglio del 1998 accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio.

Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese, indagato per concussione (per anni avrebbe preteso la corresponsione di un tot sullo stipendio da un suo autista) e truffa, causa domande di rimborso su missioni mai compiute.

Orazio Schiavone, ex assessore ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione odontoiatrica.

Rudy D'Amico, ex assessore dell’Idv, questa volta a Pescara, e rimasto coinvolto nell’inchiesta «Green Connection» sulla gestione del verde pubblico: è accusato di associazione a delinquere, abuso d'ufficio, tentata turbativa d’asta e tentata corruzione.

Vincenzo Iannuzzi, ex sindaco di Lungro (Cosenza), condannato nel 1992 per «falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale» e riabilitato dal tribunale di sorveglianza di Catanzaro qualche anno dopo: Di Pietro l’ha premiato candidandolo al Senato.

Giuseppe Soriero a cui il foglio calabrese «Il Dibattito» ha dedicato spazio per l’imbarazzata testimonianza al processo di Palmi sulle infiltrazioni mafiose al porto di Gioia Tauro. L’importante esponente Idv si sarebbe rifiutato di fare il nome del mafioso suggeritogli da un imprenditore per evitare ritorsioni.

Americo Porfidia, deputato, indagato dalla Dda di Napoli per 416 bis: associazione a delinquere.

Domenico D’Elena, candidato 2008 al Senato, rimosso da sindaco di un paese campano per «contiguità con la camorra» e con precedenti penali per assegni a vuoto, concussione, blocco stradale e il solito 416 bis.

Giovanni Paladini parlamentare e ras ligure che si è innamorato di una certa Marilyn (Fusco) e ha fatto di tutto per mandarla al Parlamento europeo. Tentativo bruciato dall’incauta ragazza, andata in tv a lamentare che «è in atto una persecuzione contro Berlusconi» e sconfessata da Idv.

 Marrazzo (attualmente capogruppo in consiglio regionale, «la sua famiglia possiede diverse imprese impegnate nel settore dei rifiuti, quattro delle quali si son viste ritirare dalla Prefettura il certificato antimafia»).

Pino Aleffi, tessera 762 della loggia di Licio Gelli, candidato in Sardegna (l'Idv, ufficialmente afferma di «ripudiare la P2 e similari associazioni che tendono a sostituire il potere legale con un potere senza consenso democratico».

Giuseppe Astore, deputato e coordinatore regionale in Molise, coinvolto nel 1989 nell’inchiesta sull’Erim (Ente risorse idriche molisane) poi uscito dal processo.

 Tancredi Cimmino, nel 1998 fu chiesto prima il suo arresto e poi il rinvio a giudizio per associazione camorristica, falso e peculato per appoggi elettorali del boss Carmine Alfieri. L’arresto fu negato, poi prosciolto.

Aldo Michele Radice, portavoce Idv in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro, è invece alla sbarra dal 2006. Il Pm ha chiesto 9 mesi per una storia simile a quella di lady Mastella: la raccomandazione di un manager sanitario.

Alberto Soldini, contestato presidente della Sambenedettese calcio: gli ultrà gli tirarono addosso pietre e sputi. Poco prima della presentazione delle liste 2006, Di Pietro fu costretto a rinunciare alla sua candidatura.

Sergio Scicchitano, avvocato personale dell’ex Pm, e dal 20 luglio 2006 membro del Cda dell’Anas con Di Pietro ministro delle Infrastrutture. Candidato nel 2001 al Senato e capolista, nel 2005, alle regionali del Lazio, Scicchitano è il liquidatore giudiziale della Federconsorzi, il cui crac coinvolse 15mila risparmiatori. Sul sito di Tonino i fan accusano Scicchitano di non aver eseguito, in almeno due casi, sentenze passate in giudicato che risarcivano in parte i piccoli risparmiatori.

Cristiano Di Pietro, il figlio consigliere regionale a Campobasso, che su delega del presidente della Provincia era stato incaricato di partecipare al tavolo che si è tenuto al ministero delle infrastrutture con il papà Ministro Antonio Di Pietro, riducendo il tutto a una riunione di famiglia. (In precedenza Di Pietro aveva attaccato il collega Mastella accusandolo di aver favorito famiglia e figlio. Analogamente si scagliò contro Visco e l'assunzione di suo figlio in Sviluppo Italia (una delle tante inutili aziende mangia sodi italiane).

Lo stesso Di Pietro è indagato dalla Procura di Roma - con la tesoriera del partito, l’onorevole Silvana Mura - per truffa aggravata, appropriazione indebita e falso in un procedimento che cerca di fare luce sulla gestione delle risorse finanziare dell’Italia dei Valori. L’ex Pm è «sotto processo» anche all’ordine degli avvocati di Bergamo perché quando lasciò la magistratura per fare il legale, prima difese il suo miglior amico accusato della morte della moglie a Montenero di Bisaccia, poi si costituì parte civile nello stesso procedimento. Tradendo due volte: l’amico e il cliente.

Ormai Di Pietro ha ha superato ogni altro personaggio nel livello di cialtroneria. Ora può vantarsi a pieno titolo di imperatore dei cialtroni.

Fonti: il Giornale, La casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, la Stampa, la Repubblica.

 

 L'AMMASSO DEI CERVELLI

La denuncia di Berlusconi per diffamazione a Repubblica e l'Unità ha fatto uscire dalle tane una miriade di ipocriti.

 

repubblica

Il 26 agosto, il premier Silvio Berlusconi ha depositato una citazione in giudizio contro il gruppo L’Espresso-Repubblica che si ostina da mesi a pubblicare insinuazioni sulla sua vita privata arrivando a definirlo ricattabile ed inducendo altri giornali a ipotizzare un’infiltrazione della mafia russa al vertice dello Stato italiano.

Immediatamente è partito l'APPELLO DEI TRE GIURISTI TRE Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky per una raccolta di firme contro il

TENTATIVO DI RIDURRE AL SILENZIO LA LIBERA STAMPA

Secondo i promotori ed i firmatari, non si può denunciare un giornale per diffamazione e nemmeno chiedere risarcimenti dei danni. Neanche se questo dà della battona a tua moglie e a te dell'impotente. In pratica per costoro la stampa dovrebbe avere una specie di

 LICENZA DI UCCIDERE CON LE PAROLE

chiunque non gli va a genio. Se questa è la libertà che i promotori dell'iniziativa chiedono, non è la mia.

 

Tra gli altri hanno firmato:

Alessandro Baricco, Oliviero Toscani, Nanni Moretti, Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Umberto Eco, Massimo L. Salvadori, Renzo Piano, Gae Aulenti, Giorgio Ruffolo, Sandra Bonsanti, Luigi Ciotti, Nino Rizzo Nervo, Dario Fo, Franca Rame, Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Vincenzo Consolo, Bernardo Bertolucci, Luis Sepulveda, Paolo Giordano, Maurizio Porro, Aldo, Giovanni e Giacomo, Daniele Silvestri, Elio e le Storie tese, Beppe Fiorello, Samuele Bersani, Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Mario Monicelli, Paolo Villaggio, Liliana Cavani, Francesca Archibugi, Stefania Sandrelli, Isabella Ferrari, Laura Morante, Paola Cortellesi, Alessandro e Giuseppe Laterza, Lella Costa, Sandra Petrignani, Clara Sereni, Tullio Pericoli, Stefano Disegni e Massimo Caviglia, Giovanni Soldini, Jovanotti, Corrado Guzzanti, Paolo Hendel, Shel Shapiro, Arnoldo Foà, Giuseppe Piccioni, Riccardo Milani, Silvio Soldini, Andrea Vianello, Giovanni Floris, Corrado Augias, Maurizio Mannoni, Ludina Barzini, Fiorella Mannoia, Sergio Staino, Pippo Baudo, Niccolò Ammanniti, Claudio Bisio, Sandra Bonzi, Mariangela Melato, Antonio Albanese, Salvatore Settis, Caterina Murino, Filippo Timi, Asia Argento, Enzo D'Alò, Arnoldo Foà, Adriano Celentano, Claudia Mori, Gino Strada, Luigi Spaventa, Franca Rame, Carlo Verdone, Elda Ferri, Victoria Cabello, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Gabriele Salvatores, Giulio Scarpati, Pierfrancesco Favino, Ascanio Celestini, Angelo Barbagallo, Domenico Procacci, Marco Risi, Davide Ferrario, Sandro Veronesi, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Enrico Deaglio, Francesco Rosi, Carla Fracci e Beppe Menegatti, Ornella Vanoni, Miranda Martino, Angela Finocchiaro, Michele Placido, Renato De Maria, Guido Rossi, Carlo Ginzburg, Rosario Villari, Tullio Gregory, Corrado Stajano, Giovanni De Luna, Miguel Gotor, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Ottavia Piccolo, Licia Maglietta, Carlo Freccero, Enrico Bertolino, Dori Ghezzi, Monica Guerritore, Ferzan Ozpetek, Milva, Marco Bellocchio, Teresa De Sio, Maurizio Nichetti, David Riondino, Franco Battiato, Saverio Costanzo, Carlo Degli Esposti, Massimo Ghini, Ettore Scola, Furio Colombo, Giacomo Marramao, Stefania Sandrelli, Giovanni Soldati, Valerio Mastandrea, Alessandro Gassman, Stefano Accorsi, Paolo Sorrentino, Maurizio Crozza e tanti altri.

Davanti a contato AMMASSO DI CERVELLI si potrebbe pensare che probabilmente hanno ragione loro. Non credo però che da una massa di teste condizionate dal pregiudizio o dalla convenienza possa uscire intelligenza pura.
Tragici precedenti lo dimostrano. Infatti questa iniziativa ne ricorda un'altra simile, presa sempre dall'intellighenzia imperante, che firmò il manifesto contro il Commissario Calabresi ed indusse qualche testa matta, che li prese sul serio, ad assassinarlo.
Mi chiedo se lo scopo di questo manifesto non sia lo stesso.
Ovviamente la maggioranza di costoro, se fosse attaccata sui giornali non nella professione, ma nella vita privata, non avrebbe scrupoli a presentare denuncie e richieste di danni alla faccia della libertà di stampa. Lo hanno già fatto.
Ed allora perché firma? Perché è gente che vota a sinistra e quindi non importa se a ragione o a torto, ritiene giusto seguire le indicazioni dei partiti che hanno la parola d'ordine: Antiberlusconismo, a prescindere.
Ora io sono d'accordo con la libertà in generale, ma non lo sono con la libertà di calunnia, la libertà di sputtanamento, la libertà di menzogna, la libertà di massacro delle persone, la libertà di invadere la sfera e lo spazio privato. Questo non è giornalismo, questo è il lato B del giornalismo, quello lercio. Un conto è presentare un documento, altro è riportare voci senza pezze di appoggio. Comunque in linea di massima ritengo che ognuno possa scrivere ciò che vuole, salvo poi risponderne.
Per questo esiste la magistratura: per distinguere tra giornalismo e immondizia cartacea. E chi vi ricorre deve poter avere il riconoscimento del torto subito, se ha ragione, oppure no indipendentemente dal livello sociale o dalle capacità economiche.
Della discutibile professionalità di alcuni giornali non mancano certo gli esempi.
Abbiamo dimenticato il caso dell’ingegner Zornitta-Unabomber che è stato rivoltato come un calzino dai giornali indifferenti ai diritti costituzionali calpestati perché vendere giornali è più importante?
E Alberto Stasi del giallo di Garlasco è colpevole perché guarda i porno?
Quanti casi ci sono stati di giornali e giornalisti che hanno distrutto la vita alla gente?
E' stato fatto in nome della libertà di stampa o più prosaicamente per vendere giornali?

Tanti dei firmatari di questo manifesto-appello, forse troppo presi a tutelare le loro posizioni privilegiate con una firma (tanto non costa nulla), evidentemente non conoscono la Costituzione Italiana che all'Art.3 recita:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Quindi la libertà di stampa viene sempre e comunque dopo la libertà di ogni cittadino. Se un cittadino ha diritto a ricorrere alla giustizia per tutelare la propria persona, non c'é nessun principio che glielo possa impedire, sia esso un operaio o un presidente del consiglio.

Altrimenti possiamo prendere la Costituzione e buttarla nel cesso.

avvenire
E poi questa faccenda è tutta una contraddizione:
L'Avvenire scrive:
"La presunta “sentenza” è uno sconclusionato e sgrammaticato distillato di falsità e di puro veleno costruito a tavolino per diffamare. Feltri e i suoi – prontamente affiancati dal manipolo di coloro che su altre pagine di giornale hanno preso per oro colato la loro “rivelazione” – l’hanno fatto. Hanno diffamato". E la libertà di stampa?
L'Unità:
"Stracci lerci, veline confezionate su commissione, si dice, sembra che, una fonte anonima ci assicura. Esecutori di gambizzazioni a mezzo stampa ingaggiati a suon di milioni dal presidente del Consiglio". E la libertà di stampa?
La Repubblica:
"Il potere che ci governa immagina che i giornalisti debbano trasformarsi tutti in Brighella. Un Brighella in giro già c’è. Dirige “il Giornale” di Berlusconi. Si mette al lavoro e cucina l’aggressione punitiva per il dissidente. E la libertà di stampa?
Il Riformista:
"Se notizie presunte, non verificabili, ad usum delphini, anzi ad usum proprietari, sono usate in questo modo, assumono piuttosto il carattere dell’olio di ricino, esattamente la medicina che è stata somministrata al direttore dell’“Avvenire”. E questo configura un giornalismo di regime". Non verificabili? Non hanno letto la sentenza del Tribunale di Terni? E la libertà di stampa?
l'unitàriformista
Sembra che la libertà non possa essere incondizionata, ma sottoposta al nulla-osta di Dino Boffo, Giuseppe d'Avanzo, Concita de Gregorio o Antonio Polito. Se questi sinistri dittatorelli da operetta non danno il placet non si può scrivere.

Boffo parla di killeraggio dei giornali e tutti sono con lui. Poi dice che denuncia il Giornale e tutti lo trovano giusto. Poi lo vuole fare anche Berlusconi. Allora no. E' una intimidazione.
E quella di Romano Prodi, allora presidente del Consiglio, che nel 1996 ha presentato una querela con richiesta di risarcimento da otto miliardi di lire contro il Giornale, reo di aver condotto un'inchiesta su Nomisma, che cos'era? Non erano intimidazioni?
E quella di Massimo D'Alema, Presidente del Consiglio che nel 1999 ha denunciato Forattini per una vignetta sul dossier Mitrokhin ed ha richiesto tre miliardi, cos'era?  Non erano intimidazioni?
E dove era allora questo AMMASSO DI CERVELLI ? Non aveva fatto caso alla mancata libertà di stampa?
Ecco perché a mio parere meritano tutti una citazione nella mia rubrica CIALTRONI.
La posizione della Federazione Nazionale della Stampa poi è contraddittoria e ridicola. Si è schierata subito dalla parte del Boffo e contro il Giornale di Feltri. E la libertà di stampa?
- E vorrei ricordare anche Paolo Serventi Longhi, ex segretario della Fnsi, che vota a favore dell’espulsione dei giornalisti israeliani dalla
  Federazione Internazionale della Stampa.
- Vorrei ricordare le condanne e le censure da parte della federazione di giornalisti che pubblicano immagini scabrose (ma allora c'è un limite?).
- Vorrei ricordare la sospensione per due mesi dalle funzioni e dallo stipendio, da parte dell’Ordine di Milano, del direttore del
Gazzettino
  Roberto Papetti
per presunte scorrettezze professionali.
- Vorrei ricordare Giampiero Mughini che per la pubblicità di un telefonino è stato radiato con ignominia dall’Albo.
Ma di quale libertà stiamo parlando?
Quella di sparlare di Berlusconi?
Anche ciò che sto scrivendo, essendo diffuso su media, deve essere considerata Stampa. Vi immaginate qualcuno di questi CERVELLI che mi denuncia per diffamazione, usando quindi l'intimidazione per togliermi la Libertà di stampa?
E' del tutto evidente che lo spartiacque che i divide i firmatari dagli altri è la preferenza politica. Quelli che approvano il manifesto in favore della libertà di stampa sono in prevalenza di sinistra.
Eppure non sanno che uno dei precursori dei nostri giorni delle denuncie per calunnia fu Enrico Berlinguer? Si proprio il santino del comunismo, quello della superiorità morale, fece la stessa azione illiberale di Berlusconi. Denunciò Leonardo Sciascia che ebbe l'ardire di divulgare una confidenza del capo del Pci dove ammetteva che le Brigate rosse andavano ad addestrarsi in Cecoslovacchia. Era il 23 maggio 1980.
Da allora molti esponenti della politica, della cultura e dello spettacolo sono ricorsi alla magistratura denunciando casi di diffamazione a mezzo stampa ed alcuni di loro sono proprio nell'elenco dei firmatari.
Comunque lo scettro di simulātor major spetta senza ombra di dubbio a Antonio Di Pietro che con le denunce ai giornali si è arricchito

Ma che tutto questo sia solo una farsa lo conferma l'illustre Patrizia D’Addario. Ha presentato una querela per diffamazione con richiesta di duecentomila euro di risarcimento e con la non celata volontà di intimidire e zittire la libera stampa. Settantuno pagine di querela con motivazioni risibili presentata contro il Giornale, Libero, Gazzetta del Mezzogiorno, Radio Capital.
Resto in attesa di una netta condanna da parte della Federazione nazionale della stampa e di una raccolta di firme per fermare questa querela che mina la LIBERTA' DI STAMPA.

Ovviamente non ci sarà perché in Italia ci sono due tipi di Libertà di Stampa: quella di sinistra e quella di Berlusconi.

 
ULTIMA ORA (dicembre 2009)
Carlo De Benedetti ha deciso di portare in giudizio il Giornale, con una causa civile esattamente come aveva fatto Silvio Berlusconi con la creatura dell’ingegnere, La Repubblica.
De Benedetti ha querelato Feltri e Il Giornale perché è stato pubblicato che l'ingegnere fu arrestato per tangenti e condannato per falso in bilancio, perché ha scritto che il suo giornale sta trasformando in eroe il pentito Gaspare Spatuzza (quaranta omidici e sei stragi sulle spalle) pur di infangare questo governo, perché il suo accanimento è dovuto alla sua tessera numero uno del PD.
Feltri dichiara che non raccoglierà firma a favore della libertà di stampa ma si limiterà a provare in tribunale quanto scritto, come fanno tutti i normali cittadini italiani.
 

nel pdl le donne le pagano, nel pd le violentano

La superiorità morale è arrivata al capolinea

 

Le clamorose rivelazioni della stampa nazionale ed internazionale sui presunti peccati di lussuria di Berlusconi in riferimento ai casi Noemi e D'Addario sembravano confermare la SUPERIORITA' MORALE della sinistra italiana.

A Roma in particolare, dopo l'elezione di Alemanno a sindaco della capitale, i commenti negativi dei sinistri si sono sprecati:

Francesco Rutelli, dopo lo stupro alla Bufalotta (poi attribuito a Bianchini) se ne uscì con "C'è una spirale di violenza a Roma con orribili fatti di sangue".

Vincenzo Cerami, dopo lo stupro al Quartaccio dichiarò: "Le promesse di sicurezza sbandierate durante la campagna elettorale sono finite in soffitta, i cittadini se ne stanno accorgendo".

 Dopo l'aggressione al parco Caffarella nei 515 circoli del PD del Lazio (compreso quello di Bianchini) sono state distribuite 100mila cartoline da spedire a Palazzo Chigi con lo slogan "Sulla violenza sessuale non si scherza".

 

Alemanno ha fallito, dichiara Roberto Morassut e aggiunge "Roma è più insicura".

Ed il PD ha distribuito ai giornalisti una cartella contenente i fatti più gravi avvenuti a Roma.

EBBENE?

Gran parte dei fatti elencati sono stati attribuiti al dirigente di un circolo romano del PD: Luca Bianchini. ( nella foto)

Il 33enne romano, coordinatore del circolo PD Torrino di giorno, sembra che di notte facesse lo stupratore seriale. Secondo gli investigatori, tre stupri sono certi mentre per altri dodici stanno indagando.

Un caso isolato?

Sembra che i sinistri, che per procacciare voti sono disposti ad arruolare ex terroristi e personaggi socialmente molto discutibili, con i violentatori abbia addirittura un occhio di riguardo.

Infatti, non solo il Bianchini era già conosciuto per i suoi precedenti di tentato stupro, ma a Stoccarda, in uno dei circoli PD tedeschi, è iscritto un medico condannato per abusi sessuali su una paziente. I vertici italiani lo sanno ma probabilmente gli sta bene così.

Molto probabilmente il pagare una escort per questi cialtroni è più grave che violentarla.

 

A SCALFARI IL NOBEL PER LA VEGGENZA

Questa pagina è dedicata ai politici, ma per Scalfari facciamo una eccezione

 

Sull'Espresso dell'11 ottobre 1959 Eugenio Scalfari ha piantato una pietra miliare che ha segnato per sempre la strada delle sue previsioni, non ultima quella su Berlusconi.

Ma ecco quanto ha scritto il nostro illuminato:

 

«Il cavallo sovietico si trova ormai a poche incollature dal cavallo americano e l'esito della corsa è diventato quanto mai incerto...

Tutti i luoghi comuni dell'efficienza privata e dello sperpero del collettivismo cadono come castelli di carta di fronte ai risultati raggiunti in 40 anni dall'economia sovietica".

 

Probabilmente la sua profezia ha dato inizio alla fine del comunismo sovietico che ha resistito ancora trent'anni prima che il "cavallo" azzoppato, fosse abbattuto (con il muro).

 
 

PER VELTRONI LA DESTRA E' VIOLENTA

Ma a picchiare sono sempre gli estremisti di sinistra

giugno  2009

Dopo un’assenza discretamente lunga WalterVeltroni è tornato sul palcoscenico pubblico per chiudere la campagna elettorale del Partito democratico.

Queste le sue dichiarazioni:

«l’Italia è tornata a vivere nell’odio»

«La destra sta edificando un paese violento»

«Una violenza reale, mai così diffusa».

Fermiamo questa destra, ha implorato gli elettori.

E' vero che quest’ultima campagna elettorale è stata una delle più rissose degli annali della seconda Repubblica. Solo che i maggiori episodi di violenza registrati dalla cronaca recente sono tutti di matrice rossa:

24 maggio - Livorno - Due bottiglie incendiarie contro un comitato elettorale del Pdl a Livorno. Sulla vetrina al pianoterra del palazzo la scritta in spray rosso: «Il Pdl a Livorno non ci deve stare».

28 maggio - Spinea -La sede della Lega Nord di Spinea, Venezia, è stata presa di mira con il lancio di una bomba incendiaria. Nel Nord Est in due mesi sono stati oltre 30 gli attacchi contro il Carroccio

28 maggio - Genova - Un anarchico spagnolo 32enne, Juan Antonio Sarroche, insulta e tenta di aggredire il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Viene bloccato dagli uomini della scorta

5 giugno -Bologna - La sede bolognese di Casa Pound è stata data alle fiamme. Il responsabile Alessandro Vigliani e la sua compagna (incinta) sono dovuti scappare calandosi da una finestra


Casa Pound - Bologna
 
«Talis patris ...
maggio  2009
I Padri della Patria sono arrabbiati: "SIAMO IN UN DESERTO PRIVO DI LEGALITA’", dicono Armano Cossutta, Dario Fo, Margherita Hack, Marco Pannella, Giorgio Bocca, Pietro Ingrao, Giorgio Ruffolo. Questi, secondo l’Unità, sarebbero i padri della patria:
Armando Cossutta, che ha passato tutta la vita in parlamento «Dieci legislature, 36 anni consecutivi». Di questa sua opera ininterrotta a favore del popolo italiano ricordiamo, ricordiamo, ricordiamo... non ricordiamo nulla.
Margherita Hack, quella che si vergogna di essere italiana ma non ha nessun pudore a dichiararsi comunista.
Giorgio Bocca, quello che ha firmato, con la Hack, il manifesto che incitava all’assassinio di Calabresi. Bocca, il fascista, razzista e antisemita tutto di un pezzo, ora comunista a pezzi.
Pietro Ingrao che è rimasto alla legalità comunista che lui ha conosciuto in Unione Sovietica e da li non si è più mosso.
Giorgio Ruffolo, ex ministro, fondatore di Micromega e scrittore di numerosi saggi. Tanto rumore per nulla.
Marco Pannella, che a volte digiuna e a volte si sostiene con il piscio, ridotto ad una caricatura di se stesso.
Dario Fo, il fascista convertito al comunismo per questioni di portafoglio. Un premio Nobel che ha declassato tutti i premi Nobel.

Ecco questi sarebbero i padri della patria. Tutta gente che non ha mai fatto un c.... in vita sua.
Ovvio che da tali padri non possiamo avere che tali figli.
 
     
  ... talis filii»
   
 

CARUSO, UN CORAGGIO DA PECORA

L'arroganza si sgonfia senza immunità

maggio  2009

Dopo la bocciatura alle ultime elezioni politiche di Francesco Caruso, 34 anni e 29 procedimenti penali in corso, null’altro è rimasto che un bulletto cresciuto. Arrogante e sedizioso se deve farsi bello coi compagni. Codardo e piagnucoloso se c’è aria di punizione.

O di risarcimento, come i 600mila euro chiesti dalla famiglia Biagi nella causa di diffamazione contro di lui per aver affermato che Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br, era un «assassino».

Sicuro dell'immunità parlamentare si era permesso di sputare su tutto e tutti.

Non aveva però previsto che la Camera ha deciso di negare l’insindacabilità delle sue dichiarazioni.

E cosa allora il nostro eroe per non rischiare di dover pagare 600mila euro di danni?

Dichiara al Corriere di essere «pronto a fare il volontario ovunque la famiglia indichi, per scusarmi e non monetizzare il dolore che ho provocato». Un paio di mesi a portare la spesa alle anziane.

In fatto di cialtronaggine direi che questo energumeno può essere eletto a pieno titolo re dei cialtroni.

 

LA REGINA BACCHETTA BERLUSCONI? NO!

Mister Obamaaaaaaaaaaaaaaa

aprile  2009

Sua Maestà la Regina d'Inghilterra dopo la foto ufficiale con i leaders del G20 sentendo Berlusconi che gridava "Mister Obama" si è girata indignata dicendo "What is it? C'mon!"

Così sostiene il Telegraph e tutti i giornali italiani di sinistra che nelle presunte gaffe di Berlusconi sguazzano trovando nuova linfa per aumentare le tirature.

C'è solo un problema. Un portavoce di Buckingham Palace ha chiarito: "Era rumoroso e divertente, nessuna gaffe né offesa". Mente la Regina o mentono i giornali?

A dire il vero una gaffe c'è stata. La signora Obama ha messo il braccio sulla spalla della Regina. Cosa che normalmente fa quando visita i bisognosi ed i diseredati di Washington.

Sembra che una simile confidenza non possa permettersela nemmeno il figlio.

Ma si sa gli Obama hanno una cultura ancora in fase di sviluppo. 

Come si vede anche una testata inglese si aggiunge alla pletora di giornali italiani che ambiscono al titolo di cialtroni.

 

L'ABBRONZATURA DI OBAMA

Berlusconi l'ha definito giovane, bello e abbronzato

novembre  2008

Tutto succede durante la conferenza stampa congiunta con il presidente russo Dmitri Medvedev al termine del vertice intergovernativo a Mosca. Nel day after dell’elezione, inevitabile la domanda sul futuro dei rapporti Russia-Usa. Ed è allora che il Cavaliere si dice convinto che Obama abbia tutto per andare d’accordo con Medvedev perché «è bello, giovane e abbronzato».

Una battuta sul colore della pelle che rimbalza a Roma, indignando l’opposizione, ma che il premier si affretta a difendere. Era solo «un complimento», una «assoluta carineria» dice il Cavaliere, che non si limita all’autodifesa. «Veramente c’è qualcuno che pensa che non sia stata una carineria? Se scendono in campo gli imbecilli - insiste - siamo fregati. Dio ci salvi dagli imbecilli».

Il Pd attacca: una pessima battuta. Veltroni: «Crea danno all’Italia sulla scena mondiale».

La Repubblica dà evidenzia la "gaffe" segnalando che su Facebook nasce il gruppo "Obama, ti chiediamo scusa" e le scuse degli italiani sul blog del NYTimes "Sorry Usa, sorry Obama, che vergogna".

Ma il culmine dell'incoerenza viene toccato dal giornalista Vittorio Zucconi che critica aspramente Berlusconi per la frase ormai nota sull'abbronzatura di Obama.

Senonché si scopre che sul blog autore.repubblica.it il 31 ottobre 2008 Zucconi si riferisce ad Obama chiamandolo " SENATORE ABBRONZATO". Proprio sul sito di Repubblica.

I vuoti di memoria fanno brutti scherzi e così può succedere che personaggi qualificati e articolisti di giornali di tiratura nazionale facciano la figura dei cialtrone.

Come si vede Obama ha reagito
male alzando il pollice abbronzato.
 

falsa polemica su berlusconi

A Sarkozy battuta sulla Sorbona non su donna Carla

febbraio  2009

Secondo Canal+, l'emittente televisiva francese, durante la conferenza stampa di Berlusconi e Sarkozy a Villa Madama il nostro premier si avvicina all’inquilino dell’Eliseo sussurrandogli poche parole: «Moi je t’ai donné ...» (ti ho regalato la tua donna?), una chiara allusione all’italianità di Carla Bruni?

Nessuna registrazione, solo l'interpretazione del movimento labiale.

Apriti cielo.

Anna Paola Concia, deputata del Pd, e Donata Gottardi, parlamentare europea del Pd-Pse, sono indignate al punto di promettere denuncia alla Corte di Strasburgo per «violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo».

Una nota del governo precisa che la frase incriminata è: «Tu sais quej’ai étudié à la Sorbonne», tu sai che ho studiato alla Sorbona.

Vedremo se la Corte di giustizia sospenderà i procedimenti contro la lentezza dei processi italiani, contro i problemi legati alla libertà religiosa o contro la sparizione in Russia di civili ceceni per occuparsi della battuta di Berlusconi durante una conferenza stampa.

Non conosco la verità, solo mi chiedo chi ha mandato in Europa con fior di stipendi queste due cialtrone.

 

«Gaffe sui desaparecidos». L’Argentina protesta

Solo un equivoco ed un po' di malafede.

febbraio  2009

Un caos. Leggi i titoli dei siti internet d’informazione che rilanciano «la gaffe del premier sui desaparecidos». Poi si viene a sapere che il governo argentino ha addirittura convocato l’ambasciatore italiano per esprimere «profonda preoccupazione e disagio». E la miseria, che cosa avrà mai detto stavolta, l’improvvido Cavaliere? Ti informi ancora, e si parla per l’appunto di una battuta infelice sugli oppositori della dittatura argentina, quella di fine anni Settanta-inizio anni Ottanta, fatti sparire dal regime dei generali. Possibile? Vale la pena di approfondire. E dunque, è successo che il quotidiano argentino Clarin in un articolo ha scritto - citando come fonte l’Unità, e già qui ci sarebbe da discuterne - che proprio Berlusconi avrebbe scherzato sulla vicenda dei desaparecidos. «Li portavano sull’aereo e poi dicevano: è una bella giornata, andate un po’ fuori a giocare»: questa, secondo il giornale, la frase del presidente del Consiglio, che si sarebbe così riferito ai “voli della morte”, con le vittime gettate vive nel vuoto.

Indignazione da parte delle autorità nazionali argentine. Se si pensa che hanno preso per buono ciò che scrive l'Unità uno si può anche chiedere: ma chi governa in Argentina?

Ed in Italia?

Fassino: "Gaffe indecente, che suona gravissima offesa alle migliaia di ragazze e ragazzi rapiti, torturati e uccisi negli anni di una delle più sanguinose dittature dell'America Latina"

Italia dei Valori: "le continue pagliacciate di Berlusconi sulla scena internazionale hanno screditato l'immagine del nostro Paese nel corso degli anni. Stavo0lta è davvero troppo. Scherzare sull'orribile fine dei desaparecidos in Argentina, tra cui anche nostri connazionali, è imperdonabile" (dare del mafioso al nostro Presidente della Repubblica, invece, è perdonabile).

La verità?

Berlusconi parlando in Sardegna degli attacchi della sinistra che lo definisce un dittatore dice che "non farò come quel dittatore argentino, che portava gli oppositori in aereo e diceva: è una bella giornata, andate fuori a giocare". Aggiungendo subito che potrebbe sembrare una battuta, ma che invece è una cosa drammatica.

Chi oggi legge l'Unità, rischia di unirsi alla categoria dei soliti cialtroni.

 

PD CONTRO LA TASSA AGLI IMMIGRATI?

Colpo di scena: l'avevano presentata loro.

16 gennaio 2009

La proposta della Lega di applicare una tassa sui permessi di soggiorno trova la netta opposizione del PD. Queste le dichiarazioni alla stampa:

Livia Turco: "L'intervento di oggi del ministro Maroni smentisce le dichiarazioni del presidente del Consiglio Berlusconi e non si può definire in altro modo che razzista. Ancora una volta si conferma che maggioranza ed esecutivo non riescono a sottrarsi dai continui diktat della Lega''.

Gianclaudio Bressa: "Questo governo che è già il più xenofobo d'Europa, conquista un altro non invidiabile primato: il governo più ridicolo del mondo, dove i ministri irridono il loro presidente per conquistarsi uno straccio di consenso elettorale. Complimenti davvero".

Savino Pezzotta: ''Il governo dimostra di non aver risolto la questione dell'emendamento discriminatorio presentato dal Carroccio. L'Unione di Centro ne auspica il ritiro. Introdurre una tassa per il permesso di soggiorno, con la scusa di voler contrastare l'immigrazione clandestina, vuol dire sparare nel mucchio penalizzando anche persone che vivono in Italia in piena legalità''.

Antonio Di Pietro: ''una tassa a danno della civiltà del Paese" - "La verità è una e una sola siccome non ci sono soldi a sufficienza per intervenire su questioni importanti, questo governo come al solito preferisce prendere i soldi ai poveri e ai più disperati per darli ai ricchi".

Walter Veltroni: «Pagare i permessi di soggiorno? Uno spot demagogico».

Occorre ricordare che la tassa sui permessi di soggiorno e sui rinnovi è già applicata negli altri paesi europei e per degli importi ben superiori a quelli previsti in Italia (in Olanda 800 euro). E nessuno parla di razzismo. Ecco la tabella riassuntiva.

Ed ecco il Colpo di scena.

Agli atti del Senato c'è un emendamento, il numero 39.106, che è stato presentato dal PD. Anche se adesso è stato ritirato in fretta e furia, risulta ancora nell’elenco con titolo e nomi.

Il primo firmatario è il senatore Alberto Maritati, seguono le firme di Nicola Latorre, Felice Casson, Gerardo D’Ambrosio, Enzo Bianco ed altri della coalizione di sinistra.

L’emendamento del Pd chiede di istituire il «fondo nazionale rimpatri» per finanziare i programmi di riaccompagnamento «volontario e assistito» dei clandestini che accettano di tornare nel loro Paese con un sostegno. Un incentivo all’autoespulsione.

Ebbene, questo fondo rimpatri, secondo la proposta del Pd, sarà alimentato da «un contributo a carico dei datori di lavoro e degli stranieri richiedenti il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno». La stessa «tassa» prevista dalla Lega, anzi, la stessa parola: «contributo» degli immigrati.

I soliti cialtroni.

 

CINESE PESTATO A ROMA - AZIONE XENOFOBA?

Cinese pestato da una baby gang - Fermati sette minorenni

ottobre 2008

Tong Hong Shen, cinese 36enne, malmenato giovedì scorso alla fermata dell'autobus di Tor Bella Monaca, diventa l'ennesimo caso di «violenza razzista».

Walter Veltroni: la prova di una destra xenofoba che rialza la testa complice, ovviamente, il presunto clima «non ostile» del governo nazionale e di quello cittadino. Le responsabilità sono del «clima capitolino».

Poi, però, saltano fuori strane verità che rendono il quadretto della storiaccia di intolleranza di borgata un po' meno facile da etichettare come rigurgito razzista puro e semplice.

Come il fatto che nel gruppo dei quattro ragazzetti che hanno compiuto l'aggressione c'è anche Kader, figlio di arabi che sono venuti in Italia anni fa. Un altro aggressore ha la fidanzata eritrea. Cos'è, razzismo trasversale?

Nessuna replica del sinistro. Il solito cialtrone.

 

SOMALA "VITTIMA" DELLA POLIZIA HA PRECEDENTI PER DROGA

La donna che ha denunciato gli agenti fermata alla dogana in una normale operazione contro il narcotraffico.

ottobre 2008

Amina Sheikh Said, un donna somala sbarcata all'aeroporto di Ciampino, è stata fermata per un controllo perché i terminali della polizia evidenziavano sul suo conto una vecchia denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e precedenti per possesso e trasporto di droga, in particolare di foglie di khat, diffusissimo stupefacente nordafricano. Per questo martedì è stata perquisita. Nonostante ciò la signora ha raccontato di esser rimasta vittima di un episodio di razzismo da parte degli agenti della Polaria, denuncia che ha fatto scattare una controdenuncia per calunnia da parte del Viminale.

Il razzismo, dunque, non c'entra. C'entrano, e come, i precedenti della donna: nel gennaio del 2007 e nel marzo del 2008 la signora Amina è risultata positiva ai test antidroga effettuati dagli uomini della guardia di finanza presso lo scalo di Fiumicino.

Stranamente da sinistra nessun raglio. I soliti cialtroni.

 

LICENZIATO PER IL COLORE DELLA PELLE

Un'altra patacca di Repubblica per i suoi lettori boccaloni

Pubblicato il 16/09/08

Il quotidiano Repubblica ha pubblicato una sensazionale notizia.

Il titolo in prima pagina recitava: «Sono nero, ho perso il lavoro». Si racconta la storia di Daniel, un ragazzo di 24 anni, nigeriano e regolarmente in Italia dal 2003, operaio nella Vismara S.p.A. di Casatenovo (Lecco), a cui l'azienda alimentare avrebbe dato, come si legge, il "benservito" dicendogli semplicemente: «A fine mese non presentarti più in azienda». Questo perché, a quanto si deduce dall'articolo, Daniel ha denunciato un collega che l'avrebbe apostrofato con ripetuti "sporco negro" o altri insulti di matrice razzista.

Con un comunicato Cisl e Cgil prendono «le distanze dal sensazionalismo spinto che non rispecchia il clima interno alla realtà aziendale» e si dicono «preoccupati che un risalto così importante ad una notizia da verificare possa nuocere alle lavoratrici e ai lavoratori».

Ad uscire dalle righe sindacali è un delegato Rsu interno alla Vismara che, ironia della sorte, si chiama Ibrahima, è senegalese e lavora lì da diciotto anni: «Porco cane! Ma come si fa a inventare una cosa così?», sbotta al telefono, «io non sono mai stato offeso da nessuno, non ho mai
sentito insulti del genere in nessun reparto e qui mi considerano un padre. Questa è una cosa infame e sono pronto a testimoniare in ogni sede che qui dentro nessuno è razzista».

Quanto al contratto di Daniel, assunto non direttamente dalla Vismara S.p.A. ma da un'agenzia interinale di cui l'azienda di Casatenovo si serve, sembra che sia ancora in vigore. Pino Cova, presidente della "E-work", l'agenzia che ha procurato a Daniel il contratto racconta: «Ho letto la notizia del licenziamento su Repubblica. A me risulta che ora sia in malattia, ha mal di schiena. Da qui non abbiamo comunicato niente a Daniel anche perché dalla Vismara non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione».

Nessuna replica dei sinistri di Repubblica. I soliti cialtroni.

 

RAZZISMO E FURTI

Ruba dei biscotti, massacrato a sprangate

Pubblicato il 15/09/08

Abdul Salama Guibre è un ragazzo di colore di nazionalità italiana, nato nel Burkina Faso.

E' quasi l'alba quando, dopo aver passato la notte in giro per Milano, si ferma  con gli amici al bar Shining dove, sembra, rubano dei biscotti per fare una bravata e scappano. Purtroppo non era la prima volta che i gestori venivano derubati o rapinati da bianchi e neri. Per questo, esasperati, li inseguono e li bloccano poco dopo.

Inizia una colluttazione con bastoni di legno e spranghe di ferro tra i due gruppi. Abdul riceve un brutto colpo in testa e resta a terra. Morirà dopo il ricovero in ospedale.

Si aprono le cateratte dei sinistri sul tema del razzismo.

Walter Veltroni: Purtroppo vedo intorno a noi un clima di odio e intolleranza da sconfiggere.

Marco Minniti: Occorre subito fare luce su questo odioso episodio di razzismo.

Piero Fassino: Si è creato un clima di intolleranza in cui ogni orrore può accadere.

Paolo Ferrero: Questo è frutto di un clima avvelenato costruito da forze come la Lega.

Maria Pia Garavaglia: Il giovane ucciso per il colore della sua pelle è il risultato di una campagna d'odio.

Manuela Palermi del Pdci annuncia una manifestazione di piazza.

Il capo della mobile Francesco Messina ha dichiarato che non ci sono motivi razziali alla base dell'aggressione ma solo "Futili motivi". Tutto è iniziato con un alterco che è sfociato in rissa. I ragazzi impugnano i bastoni, il barista una spranga di ferro. E così finisce in tragedia.

La sorella di Abdul ha dichiarato ai giornalisti di non aver mai parlato di razzismo e che questa è una menzogna dei giornali.

Nessuna replica dei sinistri. I soliti cialtroni.

 

PRENDERE LE IMPRONTE AI ROM SI PUO'

La Commissione europea approva il pacchetto sicurezza che prevede la raccolta delle impronte ai rom.

Pubblicato il 05/09/08
 

Alla proposta Maroni di raccogliere le impronte ai rom non diversamente identificabili, la sinistra si è opposto con le solite critiche a vanvera.

Impronte prese con i metodi razzisti ed infanzia violata, questa la litania dei soliti sinistri.

Su Liberazione un esponente di Opera Nomadi denunciava l'abbandono scolastico dei bimbi rom per colpa della campagna estiva del governo. In realtà il presidente dell'Unicef aveva apprezzato il programma di scolarizzazione che eliminava ogni forma di discriminazione.

Pietro Petrucci, portavoce del Commissario europeo alla giustizia Jacques Barrot dichiara che prendere le impronte alle persone, solo perché appartenenti ad una specifica etnia, è una misura che, se fosse approvata, sarebbe contraria al diritto dell'Unione Europea.

Marco Minniti, ministro degli Interni del governo ombra del Pd, dichiara: «Le valutazioni della Commissione europea confermano pienamente le nostre preoccupazioni e la nostra contrarietà alla iniziativa del ministro Maroni di prevedere l’obbligo di raccolta delle impronte digitali per i bambini rom». E aggiunge: «quella di Maroni è una iniziativa che non ha alcun precedente in Europa e che colloca l’Italia fuori da tutte le regole comunitarie che negano agli Stati membri dell’Unione europea la possibilità di poter prendere misure di schedatura o prelievo di informazioni biometriche come impronte digitali per singoli gruppi nazionali o etnici». «Evidentemente - conclude - non siamo i soli a considerare l’iniziativa di Maroni come evocativa di una odiosa discriminazione».

L'Unione europea, dopo aver analizzato il rapporto sul censimento dei campi rom inviato da Roma, ha stabilito che le misure adottate dall'Italia per far fronte all'emergenza dei campi rom illegali non sono discriminatorie.

Nessuna replica dei sinistri. I soliti cialtroni.

 

STUPRI DI DESTRA E STUPRI DI SINISTRA

Due casi di aggressione e stupro si sono verificati a Roma e a Torre Annunziata.

 

A Roma è accaduto un episodio di violenza sui due cicloturisti olandesi, aggrediti da pastori romeni.

Per il sindaco Alemanno, la coppia «è stata imprudente», perché si è accampata in tenda in una zona isolata, vicino a Ponte Galeria, alla periferia della città. Precisando, poi, che «è fin troppo evidente che nessuno vuole scaricare sui due turisti olandesi la responsabilità del gravissimo episodio».

Pina Picierno, ministro ombra del Pd per le Politiche Giovanili, considera queste dichiarazioni «sconcertanti» e ha invitato Alemanno «a chiedere immediatamente scusa».

Maria Coscia, deputata del Pd, ed ex assessore capitolino, si è detta «indignata».

Ieri, è sceso in campo anche il nuovo questore di Roma, Giuseppe Caruso, sentenziando: «Ognuno ha il diritto di sostare dove vuole, fermo restando che ci vogliono degli accorgimenti».

A Rovigliano, vicino a Torre Annunziata, una coppia di tedeschi, 27 e 25 anni, sono stati aggrediti da tre uomini, che li hanno picchiati a sangue, derubati, e hanno ucciso il loro cane.

I due turisti avevano deciso di accamparsi in un posto isolato. Scegliendo la foce di un fiume per fissare la loro tenda e trascorrere la notte, in quella che molti definiscono una zona poco ospitale. Per questo, il sindaco di Torre Annunziata a capo della maggioranza di centrosinistra, l'ex diessino Giosuè Starita, ha fatto capire che una maggior attenzione li avrebbe forse salvati dall'orribile episodio di violenza: «Certo non sono stati molto attenti», ha dichiarato, «hanno scelto un posto isolato».

Nessuna replica dei sinistri. I soliti cialtroni.

 

SEDICENNE TOLTO ALLA MADRE PERCHE' COMUNISTA?

Secondo il giornale Repubblica a Catania un giovane è stato tolto alla madre perché rifondarolo.

 

La sinistra è insorta rabbiosamente:

Paolo Ferrero di Rifondazione chiede l'intervento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e parla di «gravissima violazione costituzionale», di «fascismo strisciante», di decisione «gravissima» e anzi «sconcertante».

Grazio Licandri dei Comunisti italiani: «Ci sembra di una gravita straordinaria il fatto che una struttura pubblica scriva che i partiti politici sono gruppi estremisti. Siamo davvero ben oltre il fascismo strisciante. Aspettiamoci solo una legge del Parlamento che ci butti fuori». In-somma, «ciò che accade in Italia è preoccupante, si sono notevolmente ridotti tutti gli anticorpi, non c'è più nessuno che reagisce. Ma l'Italia non era un Paese democratico?».

Oliviero Diliberto, l'ex guardasigilli del Pdci sbotta: «I Comunisti sono un'organizzazione estremista solo perché fuori dal Parlamento? Ci vogliono fuori legge?».

 Fausto Bertinotti di Rifondazione parla di «notizia che ha destato grande preoccupazione» annunciando di aver inviato un telegramma di solidarietà e vicinanza alla madre del ragazzo, il lea-
der rifondarolo.

Marco Rizzo, il comunista che giusto l'altro giorno aveva bollato l'ex ministro di centrosinistra Tiziano Treu come «servo dei padroni». Dice Rizzo che «la sentenza è anticostituzionale. Purtroppo sono tornati i tempi in cui i comunisti venivano dipinti come mangia-bambini. In un mondo che presta più attenzione alla forma e alle apparenze, in cui il consumismo e l'edonismo la fanno da padroni, con un egoismo sociale imperante, essere comunisti non può essere certamente una colpa».

Infine è arrivata la dichiarazione del giudice della prima sezione civile del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che ha smontato il caso: «Nel mio provvedimento non ci sono né riferimenti all'appartenenza del ragazzo ad alcun partito politico e neanche a luoghi di ritrovo che possono essere riconducibili a movimenti politici. È possibile che il padre abbia prodotto la fotocopia di una tessera di appartenenza ad un partito. Per noi questo, comunque, è indifferente».

Nessuna replica dei sinistri. I soliti cialtroni.

 

NESSUN RAID AL CAMPO ROM

La scientifica: l'incendio non è doloso. Denunciato un volontario dell'Arci per procurato allarme.

Pubblicato il 24/07/08

Nessuna molotov, nessun raid punitivo. Le fiamme divampate martedì notte a ridosso del campo di via Candoni pare non abbia nulla a che vedere con il razzismo e la xenofobia.

Smentendo chi aveva riferito di aver visto alcuni giovani lanciare delle bottiglie incendiarie  nell'insediamento alla Magliana Vecchia, la polizia ha appurato con un lungo sopralluogo che non c'è stato dolo. Non è risultata, infatti, la presenza di sostanze acceleranti che avrebbero potuto far pensare a un rogo provocato. Si attendono ora ulteriori risultati delle analisi eseguite nei laboratori, ma nel frattempo gli inquirenti stanno indagando anche sull'ipotesi di una lite tra due famiglie del campo di etnie differenti a seguito della vicenda dell'arresto nei giorni scorsi dell'ex leader serbo Radovan Karadzic.

È stato comunque indagato per procurato allarme un volontario dell'Arci. Lui ha smentito, ma la Polizia sostiene che quando ha chiamato il 113 per denunciare l'incendio ha parlato di «alcuni ragazzi italiani che volontariamente avevano appiccato le fiamme». Le fiamme, che fortunatamente non hanno provocato feriti, si sarebbero propagate a causa della presenza di erba secca senza però raggiungere le strutture del campo. Il sindaco Gianni Alemanno durante la notte è andato di persona a via Candoni e subito dopo essere stato rassicurato dalle forze dell'ordine che non si era trattata di un'aggressione razzista ha invitato tutti ad evitare strumentalizzazioni.

Troppo tardi. Gli esponenti del Pd non sono riusciti a trattenersi e si sono lanciati in accuse prive di fondamento. Tra i tanti il consigliere comunale Daniele Ozzimo: «L'episodio va iscritto nell'ambito di un clima più generale che si vive a Roma e che rischia di alimentare intolleranza e xenofobia».

Non era vero. Solo il solito cialtrone.

 

L'APOTEOSI DEL PREGIUDIZIO

Il raid del Pigneto a Roma è un esempio, da insegnare nelle scuole, sul significato di pregiudizio.

Pubblicato il 30/05/08

Il 24 maggio nel quartiere popolare del Pigneto una ventina di giovani, al seguito di un uomo di mezza età, hanno assalito alcuni negozi di immigrati, sfasciando vetrine e provocando danni ai locali.

Non sembrava vero ai sinistri sconfitti, umiliati e cacciati dalla stanza dei bottoni di poter gridare all’attacco xenofobo, fascista e razzista ed attribuirne inequivocabilmente la colpa morale all’insediamento della destra al governo.

Del resto la testimonianza di chi ha assistito che parlava di svastiche sulle sciarpe e di attacco deliberato agli extracomunitari, non lasciava dubbi. Questo ha dato la stura a duri giudizi di condanna da parte dell’intellighezia di sinistra.

Il giorno dopo il quotidiano Repubblica titolava « Raid neonazista al Pigneto» e denunciava con sdegno «la nuova aria che si respira nella capitale, intrisa di violenza xenofoba».

Padellaro, direttore dell’Unità, a chi negava la matrice politica del fatto rispondeva che «nulla è più politico del vento fetido della violenza di strada che si organizza in giustizieri della notte e bande di energumeni dediti alla pulizia etnica e di ogni altra diversità dalla pura razza ariana».

Altri giornali illuminati hanno espresso giudizi sommari anche peggiori.

E i presunti «rappresentanti del popolo» non sono stati da meno. Ecco alcuni esempi:

Paolo Ferrero di Rifondazione: «Non rassicurano le parole del sindaco Alemanno, che cerca di nascondere la matrice politica della violenza subita da diversi cittadini inermi e dagli immigrati al Pigneto e altrove. Se si è trattato di delinquenza, come sembrano sostenere gli organi investigativi? Di certo di tratta di una violenza neofascista, se non direttamente nazista.

Massimo D’Alema: «Lo Stato deve reagire con fermezza a questi episodi di matrice neonazista organizzati.

Marco Rizzo del PDCI: «Avanza con prepotenza a Roma e in Italia un forte vento di destra. E’ la tempesta ideologica che ha minato la nostra società, è il vento del razzismo e dell’intolleranza che vorrebbe cancellare la storia e imporre un nuovo regime in cui le libertà personali sono compromesse».

Piero Fassino: «Tutti riflettano su quali drammatici guasti può provocare un clima nevrastenico di criminalizzazione degli immigrati».

Walter Veltroni: «Si dice che non c’è stata matrice politica: non ci sarà stata, ma sulle sciarpe di uno di loro, come ha riferito un testimone, c’era una svastica».

Claudio Fava di Sinistra democratica: «Sarebbe grave sottovalutare il raid violento del Pigneto o derubricarlo ad un esempio di folklore fascista. Questi pestaggi immotivati contro immigrati inermi raccontano di un clima da «liberi tutti», che la stretta repressiva di questo governo sta provocando».

Piero Marrazzo governatore del Lazio: «Roma è una città aperta e multiculturale che non ha nessuna intenzione di lasciare spazio a drammatici episodi di razzismo e intolleranza e di rivivere anni bui e dolorosi di un passato che vogliamo definitivamente vedere alle nostre spalle».

Oliviero Diliberto del PDCI: «Il raid al Pigneto è il frutto avvelenato del clima xenofobo indotto dalle politiche del governo. E’ una violenza di gravità inaudita ma chi semina odio dovrebbe avere il buon gusto di tacere a risparmiarci ipocrite parole di condanna».

Bene, bravi. Peccato che abbiano fatto i conti senza l’oste.

Purtroppo per loro si è consegnato alla Digos il signor Chianelli, l’autore del raid, che ha tranquillamente dichiarato. «La politica non c’entra un c***o» e «Al Pigneto sono stato io, non chiamatemi razzista. Sono di sinistra, basta schifo nel quartiere».

Spiega infatti che la sua ex moglie era stata derubata del portafoglio ed un amico extracomunitario gli aveva detto che se voleva recuperare soldi e documenti doveva rivolgersi al negozio di un indiano di Via Macerata, punto di riferimento di spaccio e ricettazione. Non avendo avuto soddisfazione, ha deciso di vendicarsi.

Punto e basta.

Davanti a queste affermazioni ed al tatuaggio del CHE sul braccio del Chianelli, era un po’ difficile girare le carte in tavola. Difficile far passare il Che per una svastica.

Ora che tutti sono a conoscenza della verità, la rilettura di quanto costoro hanno affermato, dà un chiaro esempio di pregiudizio ottuso e di limitatezza mentale. E questo proprio da parte di coloro che dovrebbero o meglio vorrebbero essere il fior fiore delle «menti» italiche.

Solo dei boccaloni? No, troppo semplice.

Questa è gente in malafede che sfrutta ogni pretesto, senza alcuna verifica, pur di attaccare la parte politica avversa.

Un fatto isolato? No, solo un caso eclatante che prevale su altri numerosi casi di pregiudizio strisciante e ipocrita.

L’aver perso una grande occasione per tacere non è certamente indice di vivace intelligenza.

E con questa bella figura la sinistra è scesa di un altro gradino nella considerazione pubblica.
Continuate così, cari cialtroni.

PS: La Sinistra Critica, «per reagire al clima razzista», il 30 maggio proietta al Pigneto il documentario «Nazirock».
Nessuno li ha informati? Direi piuttosto che «per reagire a un clima di ottusità» servirebbe una Sinistra Autocritica.

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