|
CIALTRONE
|
Parola di origine incerta
attribuita al tedesco SCHELM-TRUMM
cioè pezzo di furfante. Altra
versione lo deriva da GIALDRONE,
GELDRONE, GELDON cioè lanzichenecco
o GELDRA truppe di soldati a piedi,
ciurmaglia. |
Dicesi quindi di persona vile,
abbietta, sudicia, accattona e anche
di chi svolge il lavoro in modo
abborracciato e sconcio. |
Questa definizione si adatta
anche a chi svolge la propria
attività politica senza etica ed
equilibrio, e sfrutta ogni appiglio,
anche fasullo, pur di colpire
l'avversario in modo subdolo e
calunnioso. |
Approfitta anche della buona fede
dei propri sostenitori per aizzarli
con falsità e disinformazione. |
Chi crede ciecamente a questi
cialtroni viene normalmente
considerato COGLIONE poiché privo di
ragionamento autonomo. |
Alcuni evidenti casi di
CIALTRONERIA vengono qui esposti: |
|
aDINOLFI AGGREDITO
DAI FASCISTI |
Il fatto è successo
mentre guidava la
sua auto |
gennaio 2011 |
Mario
Adinolfi,
ex candidato alle
primarie del PD, ha
subito alcuni giorni
fa un'aggressione
mentre era alla
guida della sua
automobile ed è
stato colpito al
capo con un casco.
Secondo lui ha è
stata una azione
politica da
attribuire ad alcuni
giovani con la testa
rasata.
Il fatto è stato
ovviamente
evidenziato e
condannato
dall'Unità.
Il verbale di
constatazione della
polizia, che ha
accertato
l'accaduto, riporta
però tutta un'altra
storia.
Sembra che
l'aggressione sia
nata da un banale ed
avvilente diverbio
causato dalla
mancata precedenza
ad un incrocio.
Sic transit gloria
mundi.
Non risultano
smentite o conferme
dal
cialtrone
di turno.
|
|
|
la
costituzione
ateniese secondo
travaglio |
Ad Annozero cita
Pericle, ma sbaglia
"involontariamente"
la traduzione. |
ottobre 2010 |
Con il solito
sguardo allucinato
che lo fa sembrare
un drogato,
Marco
Travaglio
ha citato un
passaggio dal testo
di Tucidide che
riporta il discorso
di Pericle
sui
pregi della
costituzione
ateniese:
«Qui ad Atene
facciamo così. Un
cittadino ateniese
in nessun caso si
avvale delle
pubbliche cariche
per risolvere le sue
questioni private.
Qui ad Atene
facciamo così. Ci è
stato insegnato di
rispettare i
magistrati e le
leggi».
Evidentemente
Travaglio in greco
non andava molto
bene. Infatti il
testo originale
tradotto da chi il
greco lo conosce
bene, recita così:
"... Trattando le
faccende private,
dunque, senza
offenderci, a
maggior ragione, per
timore, non
commettiamo
illegalità nelle
faccende pubbliche,
dato che prestiamo
obbedienza a coloro
che di volta in
volta sono al potere
ed alle leggi ..."
Non si parla quindi
di magistrati (che
non esistevano) ma
di obbedienza al
potere.
Solo
un
cialtrone
può stravolgere il
significato di un
testo classico per i
propri loschi fini.
|
|
|
MA IL
SINDACO DI BOLOGNA
SI E' DIMESSO? |
Dimissioni teoriche
di Flavio Delbono. |
|
gennaio 2010
Flavio Delbono
è il sindaco di
Bologna indagato per
per peculato, abuso
d’ufficio e truffa.
Di fronte a simili
accuse, pur
supportate da
testimonianze, il
sindaco ha
dichiarato che non
si sarebbe dimesso
neanche in caso di
rinvio a giudizio.
Su evidente
pressione degli
organi del suo
partito, il PD, ha
convocato una
conferenza stampa
per comunicare che
mettendo davanti gli
interessi della sua
città, aveva deciso
di rassegnare le
dimissioni da
sindaco.
Ora sembra che
impegni inderogabili
non gli possano
permettere di
abbandonare la
poltrona. Lo farà
quando più conviene
a lui e al suo
partito.
Alla faccia di
Bologna.
Un altro
cialtrone
quindi alla ribalta
politica della
sinistra. E forse
non è solo un
cialtrone.
Attendiamo fiduciosi
il lavoro dei
giudici.
|
|
|
|
DI
PIETRO E' CON
VENDOLA E CONTRO
VENDOLA |
A seconda della
convenienza. |
|
2009
Antonio di Pietro
lo
scorso anno se la
prese con Nichi
Vendola perché lui
non voleva
rinunciare ad una
nuova candidatura in
Puglia, contro il
volere dei vertici
del PD. Queste
alcune delle sue
dichiarazioni:
''Vendola
si è malato di
berlusconismo"
"Ricambio politico
della classe
dirigente con Boccia
e via Nichi Vendola"
"Vendola
faccia un passo
indietro, attorno a
lui troppo
malaffare"
"Vendola ha fallito,
si faccia da parte".
|
|
|
gennaio 2010 |
Dopo le votazioni in
Puglia dove Vendola
ha largamente vinto
le primarie, Di
Pietro ha fatto
dietro-front ed è
saltato sul carro
del vincitore
dimenticando quanto
aveva affermato in
precedenza.
Ecco le sue
dichiarazioni post
votazione:
"La sua vittoria (di
Vendola) è la
vittoria dei
cittadini sugli
schemi
preconfezionati (i
suoi) delle logiche
di partito e della
partitocrazia"
"...esiste una
società civile che
non è più disposta a
sottostare alle
logiche di partito".
Se così stanno le
cose lui sarà uno
dei primi
cialtroni
ad essere cacciato
via dagli elettori..
|
|
SCALFARI,
il maestro di
pensiero dei
COGLIONI |
Questa pagina è
dedicata ai
politici, ma per
Scalfari facciamo
una seconda eccezione. |
|
Sulla Repubblica di
domenica 20.12.2009
nel suo settimanale
inserto
filosofico-cultural-mistico
Eugenio
Scalfari
definisce il
coordinatore del Pdl
Denis Verdini
co-fondatore di
Forza Italia ed ex
capo di Publitalia
con un ruolo
determinante nella
fondazione del
partito di
Berlusconi.
Questo nell'ambito
del solito ed ormai
patetico tentativo
di denigrare il
governo e tutti
coloro che sono nel
suo ambito.
Purtroppo (per lui)
Scalfari è incorso
nell'ennesima
cantonata che
contraddistingue da
un po' di tempo le
tesi dei suoi
scritti.
Infatti Denis
Verdini non è uno
dei fondatori di
Forza Italia e non è
mai stato in
Publitalia.
Al tempo della
fondazione del
partito di
Berlusconi, lui era
con Spadolini.
Se le spara così a
casaccio, senza
curarsi di
verificare,
significa che
considera i suoi
lettori solo dei
poveri
coglioni.
|
|
|
|
|
LA
MORALITA' DEL
MORALISTA
|
Campagna dipietrista
per eliminare i
pregiudicati dalla
politica. |
|
23 febbraio 2006
Antonio di Pietro
ha scritto nel suo
sito:
"Nel mio programma
elettorale è
presente un punto
che ritengo
fondamentale per il
rilancio del nostro
Paese: la
credibilità dei
parlamentari,
la reputazione di
chi ci rappresenta.
Per questo ho
inserito nel
programma, cito
testualmente:
“
Impedire la
candidatura alla
Camera e al Senato e
al Parlamento
Europeo di persone
condannate in via
definitiva
“.
Il Parlamento non
può essere, come è
invece oggi,
un luogo dove le
regole non valgono
allo stesso
modo che per gli
altri cittadini
italiani.
|
|
|
Un
luogo in cui
l’accesso alla
carica di
parlamentare è
consentito a chi ha
mentito, corrotto,
truffato, frodato il
fisco e per questi
reati è stato
condannato in via
definitiva. Un
requisito per
accedere a un
posto
pubblico è
la mancanza di
condanne, ma questo
non vale per il
ruolo di
parlamentare. Da
oggi ho deciso di
pubblicare,
riprendendolo dal
blog di Beppe
Grillo,
l’elenco dei
condannati in via
definitiva con i
reati per i
quali hanno ricevuto
una condanna con
un’immagine
permanente su questo
sito dal titolo:
“Parlamento
Pulito!”.
Chi è condannato non
può fare il
parlamentare.
L'Italia dei Valori
applica a se stessa
questa regola a
prescindere
dall'esistenza di
una legge.
Non è possibile che
le leggi
siano scritte da chi
le ha violate."
|
|
settembre 2009 |
La rivista MicroMega
diretta da Paolo
Flores D’Arcais
mette sotto
inchiesta il partito
personale di Tonino
Di Pietro. E si
scopre, così, che
Italia dei valori è
una sorta di vaso di
Pandora di tutte le
nequizie da prima
Repubblica e da
cattiva politica
rinfacciate
instancabilmente
agli avversari. Un
partito pieno di
voltagabbana,
transfughi politici
di ogni stagione e
schieramento,
inquisiti,
sospetti camorristi,
ras locali,
tesserati fantasma,
federazioni
commissariate,
amanti di dirigenti
poi candidate alle
elezioni.
Ce n’è per tutti i
gusti.
Paride Martella,
ex presidente della
Provincia di Latina
arrestato
nell'ambito
dell'Inchiesta su
appalti truccati
della Acqua latina:
un giro da 15
milioni di euro,
anch'esso esponente
di Italia dei Valori
ed indagato per
concussione e
associazione
mafiosa.
Franco La
Rupa,
nel 2005 è stato
indagato dalla
Procura di Paola per
presunti brogli
elettorali e
illeciti
nell’utilizzo di
fondi della legge
488, mentre l’estate
scorsa lo ritroviamo
coinvolto
nell’operazione
«Omnia», indagato
per concorso esterno
in associazione
mafiosa.
Gustavo
Garifo,
capogruppo
provinciale dell'IDV
di Genova,
ammanettato a
ottobre per aver
lucrato sugli
incassi delle multe.
Andrea Proto,
consigliere
comunale, reo
confesso, ha
incassato una
condanna a un anno e
nove mesi per aver
raccolto la firma di
un morto.
Giuliana
Carlino,
consigliere comunale
Idv, indagata per
averne falsificato
migliaia di firme.
Gaetano
Vatiero,
incarcerato
per corruzione
aggravata perché
secondo i magistrati
favoriva alcune Spa
in cambio di quote
societarie.
Mario
Buscaino,
già sindaco di
Trapani, nel luglio
del 1998 accusato di
concorso in
associazione mafiosa
per voto di scambio.
Maurizio
Feraudo,
consigliere
regionale calabrese,
indagato per
concussione
(per anni avrebbe
preteso la
corresponsione di un
tot sullo stipendio
da un suo autista) e
truffa, causa
domande di rimborso
su missioni mai
compiute.
Orazio
Schiavone,
ex assessore ai
Lavori pubblici e
coordinatore
provinciale del
partito, è stato
condannato a un mese
e dieci giorni per
esercizio abusivo
della professione
odontoiatrica.
Rudy D'Amico,
ex assessore dell’Idv,
questa volta a
Pescara, e rimasto
coinvolto
nell’inchiesta
«Green Connection»
sulla gestione del
verde pubblico: è
accusato di
associazione a
delinquere, abuso
d'ufficio, tentata
turbativa d’asta e
tentata corruzione.
Vincenzo
Iannuzzi,
ex sindaco di Lungro
(Cosenza),
condannato nel 1992
per «falsità
ideologica commessa
da pubblico
ufficiale» e
riabilitato dal
tribunale di
sorveglianza di
Catanzaro qualche
anno dopo: Di Pietro
l’ha premiato
candidandolo al
Senato.
Giuseppe
Soriero
a cui il foglio
calabrese «Il
Dibattito» ha
dedicato spazio per
l’imbarazzata
testimonianza al
processo di Palmi
sulle infiltrazioni
mafiose al porto di
Gioia Tauro.
L’importante
esponente Idv si
sarebbe rifiutato di
fare il nome del
mafioso suggeritogli
da un imprenditore
per evitare
ritorsioni.
Americo
Porfidia,
deputato, indagato
dalla Dda di Napoli
per 416 bis:
associazione a
delinquere.
Domenico
D’Elena,
candidato 2008 al
Senato, rimosso da
sindaco di un paese
campano per
«contiguità con la
camorra» e con
precedenti penali
per assegni a vuoto,
concussione, blocco
stradale e il solito
416 bis.
Giovanni
Paladini
parlamentare e ras
ligure che si è
innamorato di una
certa Marilyn (Fusco)
e ha fatto di tutto
per mandarla al
Parlamento europeo.
Tentativo bruciato
dall’incauta
ragazza, andata in
tv a lamentare che
«è in atto una
persecuzione contro
Berlusconi» e
sconfessata da Idv.
Marrazzo
(attualmente
capogruppo in
consiglio regionale,
«la sua famiglia
possiede diverse
imprese impegnate
nel settore dei
rifiuti, quattro
delle quali si son
viste ritirare dalla
Prefettura il
certificato
antimafia»).
Pino Aleffi,
tessera 762 della
loggia di Licio
Gelli, candidato in
Sardegna (l'Idv,
ufficialmente
afferma di
«ripudiare la P2 e
similari
associazioni che
tendono a sostituire
il potere legale con
un potere senza
consenso
democratico».
Giuseppe Astore,
deputato e
coordinatore
regionale in Molise,
coinvolto nel 1989
nell’inchiesta sull’Erim
(Ente risorse
idriche molisane)
poi uscito dal
processo.
Tancredi
Cimmino,
nel 1998 fu chiesto
prima il suo arresto
e poi il rinvio a
giudizio per
associazione
camorristica, falso
e peculato per
appoggi elettorali
del boss Carmine
Alfieri. L’arresto
fu negato, poi
prosciolto.
Aldo Michele Radice,
portavoce Idv in
Basilicata,
consigliere del
ministro Di Pietro,
è invece alla sbarra
dal 2006. Il Pm ha
chiesto 9 mesi per
una storia simile a
quella di lady
Mastella: la
raccomandazione di
un manager
sanitario.
Alberto Soldini,
contestato
presidente della
Sambenedettese
calcio: gli ultrà
gli tirarono addosso
pietre e sputi. Poco
prima della
presentazione delle
liste 2006, Di
Pietro fu costretto
a rinunciare alla
sua candidatura.
Sergio Scicchitano,
avvocato personale
dell’ex Pm, e dal 20
luglio 2006 membro
del Cda dell’Anas
con Di Pietro
ministro delle
Infrastrutture.
Candidato nel 2001
al Senato e
capolista, nel 2005,
alle regionali del
Lazio, Scicchitano è
il liquidatore
giudiziale della
Federconsorzi, il
cui crac coinvolse
15mila
risparmiatori. Sul
sito di Tonino i fan
accusano Scicchitano
di non aver
eseguito, in almeno
due casi, sentenze
passate in giudicato
che risarcivano in
parte i piccoli
risparmiatori.
Cristiano Di Pietro,
il figlio
consigliere
regionale a
Campobasso, che su
delega del
presidente della
Provincia era stato
incaricato di
partecipare al
tavolo che si è
tenuto al ministero
delle infrastrutture
con il papà Ministro
Antonio Di Pietro,
riducendo il tutto a
una riunione di
famiglia. (In
precedenza Di Pietro
aveva attaccato il
collega Mastella
accusandolo di aver
favorito famiglia e
figlio. Analogamente
si scagliò contro
Visco e l'assunzione
di suo figlio in
Sviluppo Italia (una
delle tante inutili
aziende mangia sodi
italiane).
Lo
stesso Di Pietro è
indagato
dalla Procura di
Roma - con la
tesoriera del
partito, l’onorevole
Silvana Mura
- per truffa
aggravata,
appropriazione
indebita e falso in
un procedimento che
cerca di fare luce
sulla gestione delle
risorse finanziare
dell’Italia dei
Valori. L’ex Pm è
«sotto processo»
anche all’ordine
degli avvocati di
Bergamo perché
quando lasciò la
magistratura per
fare il legale,
prima difese il suo
miglior amico
accusato della morte
della moglie a
Montenero di
Bisaccia, poi si
costituì parte
civile nello stesso
procedimento.
Tradendo due volte:
l’amico e il
cliente.
Ormai Di Pietro ha
ha superato ogni
altro personaggio
nel livello di
cialtroneria. Ora
può vantarsi a pieno
titolo di
imperatore dei cialtroni.
Fonti: il Giornale,
La casta di Gian
Antonio Stella e
Sergio Rizzo, la
Stampa, la
Repubblica.
|
|
L'AMMASSO DEI
CERVELLI |
La denuncia di
Berlusconi per
diffamazione a
Repubblica e l'Unità
ha fatto uscire
dalle tane una
miriade di ipocriti. |
Il 26 agosto, il
premier Silvio
Berlusconi ha
depositato una
citazione in
giudizio contro il
gruppo
L’Espresso-Repubblica
che si ostina da
mesi a pubblicare
insinuazioni sulla
sua vita privata
arrivando a
definirlo
ricattabile ed
inducendo altri
giornali a
ipotizzare
un’infiltrazione
della mafia russa al
vertice dello Stato
italiano.
Immediatamente è
partito l'APPELLO DEI TRE
GIURISTI TRE Franco
Cordero, Stefano
Rodotà, Gustavo Zagrebelsky
per una raccolta di
firme contro il
TENTATIVO DI
RIDURRE AL SILENZIO
LA LIBERA STAMPA
Secondo i
promotori ed i
firmatari, non si
può denunciare un
giornale per
diffamazione e
nemmeno chiedere
risarcimenti dei
danni. Neanche se
questo dà della
battona a tua moglie e
a te dell'impotente.
In pratica per
costoro la stampa
dovrebbe avere una
specie di
LICENZA
DI UCCIDERE CON LE
PAROLE
chiunque
non gli va a genio.
Se questa è la
libertà che i
promotori
dell'iniziativa
chiedono, non è la
mia.
Tra gli altri
hanno firmato:
Alessandro
Baricco,
Oliviero Toscani,
Nanni Moretti,
Claudio Abbado,
Salvatore Accardo,
Umberto Eco,
Massimo L. Salvadori,
Renzo Piano, Gae
Aulenti, Giorgio
Ruffolo,
Sandra Bonsanti,
Luigi Ciotti, Nino
Rizzo Nervo, Dario
Fo, Franca Rame,
Andrea Camilleri,
Roberto Saviano, Vincenzo
Consolo,
Bernardo Bertolucci,
Luis Sepulveda,
Paolo Giordano,
Maurizio Porro,
Aldo, Giovanni e
Giacomo, Daniele
Silvestri,
Elio e le Storie
tese,
Beppe
Fiorello,
Samuele Bersani,
Roberto Benigni,
Nicoletta Braschi,
Mario Monicelli,
Paolo Villaggio,
Liliana Cavani,
Francesca
Archibugi,
Stefania Sandrelli,
Isabella Ferrari,
Laura Morante,
Paola Cortellesi,
Alessandro e
Giuseppe Laterza,
Lella Costa, Sandra
Petrignani, Clara
Sereni,
Tullio Pericoli,
Stefano Disegni
e
Massimo
Caviglia, Giovanni
Soldini, Jovanotti,
Corrado Guzzanti,
Paolo Hendel,
Shel Shapiro,
Arnoldo Foà,
Giuseppe Piccioni,
Riccardo Milani,
Silvio Soldini,
Andrea Vianello,
Giovanni Floris,
Corrado Augias,
Maurizio Mannoni,
Ludina Barzini,
Fiorella Mannoia,
Sergio Staino,
Pippo Baudo,
Niccolò Ammanniti,
Claudio Bisio,
Sandra Bonzi,
Mariangela Melato,
Antonio Albanese,
Salvatore Settis,
Caterina Murino,
Filippo Timi,
Asia Argento,
Enzo D'Alò,
Arnoldo Foà, Adriano
Celentano, Claudia
Mori, Gino Strada,
Luigi Spaventa,
Franca Rame,
Carlo Verdone,
Elda Ferri,
Victoria Cabello,
Fabrizio Gifuni,
Francesca
Comencini,
Gabriele Salvatores,
Giulio Scarpati,
Pierfrancesco
Favino,
Ascanio Celestini,
Angelo Barbagallo,
Domenico Procacci,
Marco Risi,
Davide Ferrario,
Sandro Veronesi,
Carlo Lucarelli,
Antonio Scurati,
Erri De Luca,
Giuseppe
Montesano,
Enrico Deaglio,
Francesco Rosi,
Carla Fracci
e
Beppe Menegatti,
Ornella Vanoni,
Miranda Martino,
Angela
Finocchiaro,
Michele Placido,
Renato De Maria,
Guido Rossi,
Carlo Ginzburg,
Rosario Villari,
Tullio Gregory,
Corrado Stajano,
Giovanni De Luna,
Miguel Gotor,
Sandro Petraglia,
Stefano Rulli,
Ottavia Piccolo,
Licia Maglietta,
Carlo Freccero,
Enrico Bertolino,
Dori Ghezzi,
Monica Guerritore,
Ferzan Ozpetek,
Milva,
Marco Bellocchio,
Teresa De Sio,
Maurizio Nichetti,
David Riondino,
Franco Battiato,
Saverio Costanzo,
Carlo Degli
Esposti,
Massimo Ghini,
Ettore Scola,
Furio Colombo,
Giacomo Marramao,
Stefania
Sandrelli,
Giovanni Soldati,
Valerio
Mastandrea,
Alessandro Gassman,
Stefano Accorsi,
Paolo Sorrentino,
Maurizio Crozza e
tanti altri.
Davanti a
contato
AMMASSO DI
CERVELLI
si potrebbe pensare
che probabilmente
hanno ragione loro.
Non credo però che
da una massa di
teste condizionate
dal pregiudizio
o dalla convenienza possa uscire
intelligenza pura.
Tragici
precedenti lo
dimostrano. Infatti
questa iniziativa ne
ricorda un'altra
simile, presa sempre
dall'intellighenzia
imperante, che firmò
il manifesto contro
il Commissario
Calabresi ed indusse
qualche testa matta,
che li prese sul
serio, ad
assassinarlo.
Mi chiedo se
lo scopo di questo
manifesto non sia lo
stesso.
Ovviamente la
maggioranza di
costoro, se fosse
attaccata sui
giornali non nella
professione, ma
nella vita privata,
non avrebbe scrupoli
a presentare
denuncie e richieste
di danni alla faccia
della libertà di
stampa. Lo hanno già
fatto. Ed allora
perché firma? Perché
è gente che vota a
sinistra e quindi
non importa se a
ragione o a torto,
ritiene giusto
seguire le
indicazioni dei
partiti che hanno la
parola d'ordine:
Antiberlusconismo,
a prescindere.
Ora io sono
d'accordo con la
libertà in generale,
ma non lo sono con
la libertà di
calunnia, la libertà
di sputtanamento, la
libertà di menzogna,
la libertà di
massacro delle
persone, la libertà
di invadere la sfera
e lo spazio privato.
Questo non è
giornalismo, questo
è il lato B del
giornalismo, quello
lercio. Un conto è
presentare un
documento, altro è
riportare voci senza
pezze di appoggio.
Comunque in linea di
massima ritengo che
ognuno possa
scrivere ciò che
vuole, salvo poi
risponderne. Per questo
esiste la
magistratura: per
distinguere tra
giornalismo e
immondizia cartacea.
E chi vi ricorre
deve poter avere il
riconoscimento del
torto subito, se ha
ragione, oppure no
indipendentemente
dal livello sociale
o dalle capacità
economiche.
Della discutibile
professionalità di
alcuni giornali non
mancano certo gli
esempi.
Abbiamo dimenticato
il caso dell’ingegner
Zornitta-Unabomber
che è stato
rivoltato come un
calzino dai giornali
indifferenti ai
diritti
costituzionali
calpestati perché
vendere giornali è
più importante? E
Alberto Stasi del
giallo di Garlasco è
colpevole perché
guarda i porno?
Quanti casi ci sono
stati di giornali e
giornalisti che
hanno distrutto la
vita alla gente?
E' stato
fatto in nome della
libertà di stampa o
più prosaicamente
per vendere giornali?
Tanti dei firmatari
di questo
manifesto-appello,
forse troppo presi a
tutelare le loro
posizioni
privilegiate con una firma (tanto
non costa nulla),
evidentemente non
conoscono la
Costituzione
Italiana che
all'Art.3 recita:
Tutti i cittadini
hanno pari dignità
sociale e sono
eguali davanti alla
legge, senza
distinzione di
sesso, di razza, di
lingua, di
religione, di
opinioni politiche,
di condizioni
personali e sociali.
Quindi la libertà di
stampa viene sempre
e comunque dopo la
libertà di ogni
cittadino. Se un
cittadino ha diritto
a ricorrere alla
giustizia per
tutelare la propria
persona, non c'é
nessun principio che
glielo possa
impedire, sia esso
un operaio o un
presidente del
consiglio.
Altrimenti
possiamo prendere la
Costituzione e
buttarla nel cesso.
|
E poi questa
faccenda è tutta una
contraddizione:
L'Avvenire
scrive: "La
presunta “sentenza”
è uno sconclusionato
e sgrammaticato
distillato di
falsità e di puro
veleno costruito a
tavolino per
diffamare. Feltri e
i suoi – prontamente
affiancati dal
manipolo di coloro
che su altre pagine
di giornale hanno
preso per oro colato
la loro
“rivelazione” –
l’hanno fatto. Hanno
diffamato".
E la libertà
di stampa?
L'Unità:
"Stracci lerci,
veline confezionate
su commissione, si
dice, sembra che,
una fonte anonima ci
assicura. Esecutori
di gambizzazioni a
mezzo stampa
ingaggiati a suon di
milioni dal
presidente del
Consiglio".
E la libertà
di stampa?
La
Repubblica:
"Il potere che
ci governa immagina
che i giornalisti
debbano trasformarsi
tutti in Brighella.
Un Brighella in giro
già c’è. Dirige “il
Giornale” di
Berlusconi. Si mette
al lavoro e cucina
l’aggressione
punitiva per il
dissidente.
E la libertà
di stampa?
Il
Riformista:
"Se notizie
presunte, non
verificabili, ad
usum delphini, anzi
ad usum proprietari,
sono usate in questo
modo, assumono
piuttosto il
carattere dell’olio
di ricino,
esattamente la
medicina che è stata
somministrata al
direttore
dell’“Avvenire”. E
questo configura un
giornalismo di
regime". Non
verificabili? Non
hanno letto la
sentenza del
Tribunale di Terni?
E la libertà
di stampa? | | | | |