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LA
POLITICA PER LA PACE NEL MONDO DI OBAMA |
giugno 2009 |
Lettera aperta al
Presidente Obama Di Brigitte Gabriel
Caro signor Presidente,
lei affronta delle Sfide difficili in
Campi quali la Realizzazione della Pace in
Medio Oriente e la Protezione dell’America
dalla Minaccia dell’Islam radicale e dal
Terrorismo. Queste Sfide hanno afflitto
anche i nostri Presidenti passati, indietro
fino al nostro Presidente John Adams. Non ho
alcun Dubbio che lei sia consapevole sia
della Serietà di queste Sfide che degli
enormi Ostacoli che esistono per il loro
Superamento.
Non ho pure alcun Dubbio
che lei e il suo Staff capite che, nessuna
Importanza a quel che ha detto nel suo
Discorso Giovedì passato al Cairo, ci
saranno quelli che saranno contro di lei.
Questo è sempre il Caso quando si cerca di
risolvere i Problemi che sono tanto profondi
e emotivamente carichi come lo sono queste
Sfide.
Presumo che sia sua
sincera Speranza che l’Approccio che lei ha
scelto di adottare, come evidenziato in
quello che sono certa è stato un Discorso
accuratamente forgiato, risulti infine di
Successo. Comunque, mi duole dirle questo,
Signore, ma mentre lei ha detto nel suo
Discorso che lei è uno “Studente di Storia”,
è abbondantemente chiaro che, in queste
Questioni, lei non conosce la Storia e
perciò, come ha fatto notare Santayana, lei
è votato a ripeterla. Facendo così, i suoi
Sforzi, sebbene ben-intenzionati, potrebbe
essere che non producano quello che lei
professa di sperare che producano.
Un uomo saggio un Tempo
disse che se si inizia con le Premesse
sbagliate, indipendentemente a quanto logico
sia il proprio Ragionamento, si finirà con
le Conclusioni sbagliate. Con tutto il
dovuto Rispetto, signor Presidente, lei
inizia con certe Premesse che sono
non-supportate dalla Storia e dallo Studio
oggettivo dell’Ideologia dell’Islam
politico.
Lei ha iniziato il suo
Discorso asserendo che “Tensioni” esistono
fra gli Stati Uniti e gli islamici attorno
al Mondo, il che, naturalmente, è corretto.
Sfortunatamente, lei ha poi proceduto, in
Modo scorretto, addossando virtualmente
tutti i Biasimi per queste Tensioni
all’America e all’Occidente. Lei ha
biasimato il Colonialismo occidentale, la
Guerra Fredda, e persino la Modernità e la
Globalizzazione.
Uno Studente di Storia
americana, che non sta cercando di
ricostruirla in Modo adattato alla moderna
Narrativa politicamente corretta,
affermerebbe che le Tensioni fra l’America è
gli islamici sono iniziate con lunghi
Assalti non-provocati, durati quattro
Decadi, da parte di Pirati islamici barbari
contro le Navi americane nel tardo XVIII
Secolo – Inizio XIX Secolo. Ho notate nel
suo Discorso che lei ha citato il Trattato
di Tripoli ma che ha ignorato le Circostanze
che hanno condotto ad esso. Questo Trattato
è stato nient’altro che uno dei Tentativi da
parte degli Stati Uniti di realizzare la
Pace con i Jihadisti della Costa barbara,
che attaccavano le nostre Navi, ed
uccidevano e rendevano Schiavi i nostri
Cittadini e i nostri Soldati – e che, per
loro stessa Ammissione, stavano facendo
questo per realizzare la Chiamata alla
Jihad.
Questi Jihadisti non
agivano in Protesta alla Politica estera
americana, che era decisamente
isolazionista, e non c’era alcuno Stato di
Israele quale Capro espiatorio. Essi stavano
facendo quello che in Modo innumerevole
hanno fatto i Jihadisti islamici attraverso
la Storia – agire in Base alle centinaia di
Passaggi del Corano e degli Ahadith che
chiamano i Fedeli islamici ad uccidere,
conquistare e soggiogare gli Infedeli.
Uno Studente di Storia
mondiale saprebbe che, pur con il
Riconoscimento di tutti i Mali relativi al
Colonialismo occidentale, questi Mali
impallidiscono in Rapporto ai circa 14
secoli di Colonialismo islamico, che è
iniziato in Arabia sotto la Leadership di
Mohammed. Lo Studente di Storia saprebbe che
le Forze islamiche hanno sradicato la
Presenza di tutti gli ebrei e i cristiani
dall’Arabia dopo la Morte di Mohammed, e poi
hanno avuto Successo nel conquistare tutto
il Nord Africa e la maggior Parte del Medio
Oriente, molto dell’Asia Minore e Porzioni
significanti d’Europa e India – creando
infine un Impero più grande di quello romano
al suo Apogeo.
Il Numero di Morti e
Schiavizzati durante questi numerosi Secoli
di Conquiste imperiali islamiche sono stati
stimati ad un Totale di più di 300 milioni
di Persone. In più, il Benessere di molte
delle Nazioni conquistate e delle Culture è
stato saccheggiato dai Conquistatori
islamici, e milioni e milioni di
Non-islamici che sono sopravvissuti sono
stati forzati a pagare delle Tasse onerose,
quali la Jizya, che è una Tassa umiliante da
versare ai Califfi islamici. E pure, in
alcune Aree, ai cristiani e agli ebrei era
fatta indossare attorno al Collo la Ricevuta
per la Jizya, quale Marchio disonorante.
Questi Fatti non sono
stati inventati dai Revisionisti storici
cristiani o ebrei, ma sono stati registrati
nelle Cronache di Testimoni oculari
islamici, attraverso i 14 Secoli passati, e
sono a Disposizione di qualsiasi Persona
ricercatrice, che anela ad una Comprensione
oggettiva di come l’Islam si sia diffuso nel
Mondo.
Lei ha detto nel suo
Discorso che dobbiamo affrontare apertamente
le Tensioni che esistono fra l’America e il
Mondo islamico. Questa è una Nozione
lodevole con cui concordo, ma definendo
l’Islam quale Vittima storica e l’Occidente
(e, per implicito, l’America) quale
Aggressore, lei non affronta queste Tensioni
apertamente, ma allevia il Mondo islamico
dal giungere a fare i Conti con l’Ideologia
jihadista di cui sono imbevuti i suoi sacri
Testi, la quale ha agito nell’Arco di 1 400
Anni.
Persino Peggio, lei
rafforza e galvanizza gli Islamisti
militanti che considerano le sue Gesta quale
Segno di Debolezza e Capitolazione.
La Questione non è che
tutti gli Islamici sono Terroristi, o
Radicali, o Estremisti. Tutti sappiamo che
la Maggioranza degli Islamici non lo sono.
Sappiamo pure che molti Islamici amanti
della Pace sono Vittime della Violenza
islamista.
La Questione è: Cosa
conduce Centinaia di milioni di Islamici
mondialmente a chiamare alla Morte degli
Ebrei?
Cosa conduce milioni di
Islamici a fare Sommosse, distruggere
Proprietà, e prendere Vite innocenti in
Reazione alle Vignette danesi?
Cosa conduce decine di
migliaia di Islamici a chiedere l’Esecuzione
di un Docente britannico il cui unico
“Crimine” è stato autorizzare i suoi
Studenti a dare il Nome “Mohammed” ai loro
Orsetti?
Cosa conduce innumerevoli
Islamici mondialmente a partecipare
attivamente a, o finanziare, o fornire
Nutrimento a, Organizzazioni terroristiche?
Cosa conduce gli Islamici
nelle Moschee in America a pubblicizzare e
distribuire Materiali che chiamano all’Odio
per gli Infedeli e alla loro Distruzione?
Cosa conduce interi Paesi
islamici a proibire la Costruzione di Chiese
cristiane e Sinagoghe?
Assumere, come lei
apparentemente fa, che Ciò che conduce
queste Azioni non sia un’Ideologia di cui
sono imbevuti i Libri sacri dell’Islam, ma
piuttosto altre “Radici causali”, la maggior
Parte delle quali sono riconducibili
all’America e all’Occidente, è al Meglio
ingenuo e al Peggio pericoloso.
Infine, devo affrontare la
sua Dichiarazione che “l’Islam ha
un’orgogliosa Tradizione di Tolleranza”.
Sfortunatamente, gli Esempi che lei ha
fornito sono l’Eccezione piuttosto che la
Regola.
Storicamente parlando, io
dubito seriamente che i Copti egiziani, i
Maroniti libanesi, i Cristiani di Betlemme,
gli Assiri, gli Induisti, gli Ebrei e tanti
altri che sono stati perseguitati dalla
Violenza islamica e dal Supremazismo
islamico, sarebbero d’Accordo con la sua
Affermazione.
Per Esempio, i cristiani e
gli ebrei sono diventati Dhimmi, un Gruppo
di seconda Classe sotto l’Islam. I Dhimmi
sono stati forzati ad indossare Abiti
distintivi: è stato il Califfo di Baghdad,
AlMutawakkil, nel IX Secolo, che ha
designato una Fascia gialla per gli Ebrei
sotto l’Islam, che Hitler ha copiato e
duplicato nella Germania nazista circa un
migliaio di Anni più tardi.
Sono stata Testimone di
prima Mano della “Tolleranza” dell’Islam
quando gli Islamisti hanno devastato il mio
Paese di Nascita, il Libano, negli Anni
Settanta, lasciando diffusa Morte e
Distruzione al loro Passaggio. Ho visto come
hanno ri-pagato la Tolleranza che i
cristiani libanesi hanno esteso a loro. La
mia Esperienza non è isolata. Quando lei fa
un’infondata Affermazione circa
“l’orgogliosa Tradizione” di Tolleranza
nell’Islam, lei fa un gran Disservizio alle
centinaia di milioni di Non-islamici che
sono stati uccisi, mutilati, schiavizzati,
conquistati, soggiogati o dispersi – in Nome
della Causa della Jihad islamica.
Signor Presidente, coloro
di noi, come me, che stanno suonando
l’Allarme in America in merito alla Minaccia
dell’Islam radicale, vorrebbero niente di
Meglio che co-esistere pacificamente con il
Mondo islamico. La maggior Parte degli
Americani non vorrebbe niente di Meglio che
co-esistere pacificamente con il Mondo
islamico. L’Ostacolo alla Realizzazione di
Ciò non risiede presso di noi in America e
in Occidente. Risiede con le Centinaia di
milioni di Islamici nel Mondo, inclusi molti
dei loro Leaders spirituali, che prendono
seriamente i ripetuti Richiami alla Jihad,
che stanno nel Corano e negli Ahadith. I
quali considerano gli “Infedeli” quali
inferiori, i quali vale la Pena di
conquistare, soggiogare e forzatamente
convertire. I quali supportano la “Jihad
culturale” quale Mezzo per sovvertire le
Società non-islamiche dal loro Interno. I
quali prendono seriamente gli Ammonimenti
che ci sono attraverso il Corano e gli
Ahadith di convertire il Mondo all’Islam –
con la Forza, se necessario – e metterlo
sotto il Regime di Allah.
A meno che lei non voglia
coraggiosamente ed onestamente accettare
Ciò, le sue Aspirazioni per l’Armonia
mondiale e la Pace in Medio Oriente, sono
votate al Fallimento.
Sinceramente, Brigitte Gabriel
N.D.R. Brigitte Gabriel è l’Autrice
del Bestseller del New York Times They Must
Be Stopped: Why We Must Defeat Radical Islam
and How We Can Do It (Devono essere
fermanti: perché dobbiamo sconfiggere
l’Islam radicale e come possiamo farlo). È
la Fondatrice e Presidente di: ACT!
for America (AGISCI! Per l’America),
|
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NICCOLO'
MACHIAVELLI "Lo sviluppo economico" |
|
Niccolò Machiavelli ne "Il Principe", a
proposito del modo di favorire lo sviluppo
economico e sociale, scriveva: |
"Un principe deve fare in
modo che i cittadini possano tranquillamente
esercitare le loro attività nei commerci, in
agricoltura e in ogni altro campo, così che
nessuno debba temere di migliorare le sue
proprietà per timore che gli siano tolte o
di iniziare un'attività per paura delle
tasse. Deve invece premiare chiunque voglia
fare queste cose e chiunque voglia comunque
sviluppare la città e lo Stato". |
Tesi ancora valida e forse più adesso che
nel 1513, anno in cui è stata scritta. |
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Testo integrale del
discorso del Presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, |
al Congresso degli Stati Uniti |
Washington, 1 marzo 2006. |
|
«L'Italia è
unita al vostro paese da legami che
risalgono a molti secoli fa. Molti cittadini
americani hanno origini italiane. Molti di
loro hanno contribuito con il proprio lavoro
a fare grande l'America. E sono orgoglioso
di vedere che così tanti italoamericani sono
oggi membri del Congresso della più grande
democrazia del mondo. Per la mia generazione
gli Stati Uniti rappresentano il faro della
libertà e del progresso economico. E sarò
sempre grato agli Stati Uniti di avere
salvato il mio paese dal fascismo e dal
nazismo a costo di tante vite americane.
Inoltre sono grato agli Usa di aver difeso
l'Europa dalla minaccia sovietica negli anni
della guerra fredda. E sarò sempre grato
agli Usa di avere aiutato il mio Paese a
raggiungere la prosperità dopo la guerra.
Grazie per il piano Marshall. E sarò sempre
grato agli Usa per l'alto prezzo di vite
umane che continuano a pagare per garantire
la nostra sicurezza nella lotta contro il
terrorismo in tutto il mondo.
E non mi
stancherò mai di ripetere che quando vedo la
vostra bandiera non vedo solo la bandiera di
un grande paese, ma vedo soprattutto un
simbolo universale di libertà e di
democrazia. Questi sentimenti hanno sempre
ispirato i governi che ho guidato. Gli Usa
hanno sempre potuto contare sull'Italia. Ne
siamo profondamente orgogliosi. Sono 40 mila
i soldati italiani impegnati in compiti
esclusivamente di pace. In Afghanistan
abbiamo il comando della missione Isaf e
Nato. Nell'Iraq affianchiamo gli Usa nella
difesa della libertà e della democrazia.
Prima degli attentati dell'11 settembre si
pensava che nulla avrebbe minato la nostra
tranquillità. Nel 2001 presiedevo il vertice
del G8 di Genova che si concluse con una
cena cordiale tra i leader del mondo. Mi
spostai un po' indietro dal tavolo per
godermi la scena dei capi di Stato che
discutevano serenamente tra loro: la
tragedia della guerra fredda e della seconda
guerra mondiale erano lontane, erano
dimenticate. Pensai in quel momento che il
mondo era veramente cambiato. Come era in
pace il mondo che consegnavamo ai nostri
figli.
L'11 settembre
ha segnato l'inizio di una guerra
completamente diversa rispetto a quelle che
hanno insanguinato i secoli passati. Non una
guerra tra stati, non uno scontro tra
civiltà. Perché l'Islam moderato è al fianco
delle democrazie occidentali. Che oggi si
trovano di fronte all'attacco di
organizzazioni fanatiche che colpiscono
persone inermi e minacciano i valori
fondamentali su cui si fonda la nostra
civiltà. I governi democratici hanno un
compito enorme: difendere i loro cittadini e
garantire dalla paura. Questa è la nuova
frontiera della libertà. Sono profondamente
convinto che oltre al vostro impegno per
salvaguardare questa frontiera serva
l'alleanza di tutte le democrazie dei 5
continenti. Solo così riusciremo a liberare
il mondo dal terrorismo internazionale e
dalla paura dell'aggressione delle forze del
male. C'è una teoria pericolosa, quella del
relativismo, che pensa che alcuni popoli non
possano trarre vantaggio della democrazia.
La storia insegna che invece la democrazia è
contagiosa. E voi lo sapete bene perché il
vostro Paese è il principale suscitatore di
questo vento di libertà. Le previsioni dell'Onu
ci dicono che ci sarà l'aumento della
popolazione, 2 miliardi di persone che
nasceranno in Paesi che oggi sono esclusi
dal benessere. Ci saranno 6 miliardi di
persone che vivranno nella povertà e
dall'altra parte 2 miliardi che vivranno nel
benessere. Si svilupperà necessariamente una
forte pressione migratoria. Per evitare che
queste masse siano strumentalizzate dal
fondamentalismo è necessario fare uscire
queste popolazioni dalla miseria. E' nostro
dovere ma anche nostro interesse. E questo è
possibile solo diffondendo la democrazia,
gli stati di diritto, il rispetto dei
diritti umani e un'economia di libero
mercato. Solo con la democrazia si può
garantire libertà e permettere ai popoli di
mettere a frutto talenti ed energie e
conquistare benessere. Dobbiamo impegnarci
tutti insieme per diffondere la democrazia
nel mondo. Ho sostenuto l'iniziativa del
presidente Bush di istituire un fondo per la
democrazia in seno alle Nazioni unite.
Promuovere in tutti i Paesi la cultura dei
diritti civili e delle libertà Per condurre
vittoriosamente questa missione è necessario
che i legami tra Europa e Usa si mantengano
forti e solidi. E proprio perché persuaso di
questa esigenza mi sono impegnato in una
decisa e continua azione diplomatica e
politica presso i miei colleghi europei
affinché l'Europa non indebolisse durante la
vicenda irachena i propri legami con gli
Stati Uniti d'America.
L'identità
dell'Europa non deve avvenire in
contrapposizione dell'America.
L'integrazione europea non deve essere una
fortezza creata nell'illusione di conservare
propria ricchezza e libertà. Un'Europa
slegata dagli Stati Uniti comprometterebbe
la sicurezza del mondo intero. L'occidente è
uno solo, non ci possono essere due
occidenti: l'Europa ha bisogno dell'America
e l'America ha bisogno dell'Europa. Questo è
vero sul piano economico, sul piano
militare. E sul piano militare è
fondamentale sostenere e rinvigorire
l'alleanza atlantica, che per più di mezzo
secolo ci ha garantito la pace nella
libertà. Proprio per queste ragioni mi sono
battuto affinché si desse vita al Consiglio
Nato con la Russia, coinvolgendo la Russia
nell'architettura del mondo libero. Sono
orgoglioso di avere lavorato con il
presidente Bush affinché questo avvenisse. E
che questo abbia trovato consacrazione
proprio in Italia allo storico vertice di
Pratica di Mare nel 2002: quel giorno ha
messo fine all'incubo durato più di mezzo
secolo dell'annientamento reciproco tra due
blocchi armati. La Nato deve restare lo
strumento per garantire la nostra sicurezza:
le nostre capacità di difesa europea devono
essere complementari a quelle della Nato.
Nato e Comunità Europea devono essere gli
strumenti per garantire la sicurezza del
mondo globalizzato. Le Nazioni Unite
dovranno ritrovare, attraverso un processo
di riforma, il loro ruolo centrale per
diventare più efficienti e per essere capaci
di affrontare le sfide del nuovo Millennio
Permettetemi di concludere il mio intervento
condividendo con voi una breve storia.
Un giorno un
padre accompagnò il figlio a un cimitero in
cui riposavano soldati che attraversarono
l'oceano per difendere la nostra libertà.
Quel padre fece promettere a suo figlio di
promettere riconoscimento eterno a quegli
uomini e ai valori da essi rappresentati.
Quel padre era mio padre, quel figlio ero
io. E quella promessa non la dimenticherò
mai». |
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DEFICIENTI O IN MALAFEDE? |
di VITTORIO FELTRI - LIBERO |
3 marzo 2006 |
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Le reazioni di Prodi, Fassino e compagni
all'incontro Berlusconi-Bush sono
allucinanti. Parlano loro che hanno sempre
osannato dittatori sanguinari |
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A volte non c'è nulla di più incredibile
della realtà. Leggo le dichiarazioni della
sinistra sulla visita ufficiale di
Berlusconi negli Stati Uniti, sul suo
discorso al Congresso, e allibisco. I
compagni di merende, i fidanzati di Unipol,
di Consorte, i nipotini stolidi di Stalin
deridono il premier perché laggiù,
oltreoceano, ha ribadito fedeltà all'ex
Patto atlantico, all'alleanza tra Paesi
occidentali basata sull'amore per la
democrazia e la libertà. In due parole, il
loro antiamericanismo viscerale,
irrazionale, è emerso con virulenza in
questa circostanza: odio per Bush e per il
suo amico Cavaliere. D'altronde siamo in
campagna elettorale, obietterà qualcuno, e i
disperati legionari di Prodi non posseggono
altre armi all'infuori della rabbia e
dell'invidia nei confronti di chi ha vinto
la guerra fredda. Ma ciò non basta a
giustificare l'esplosione di rancore che
caratterizza i commenti alla performance
berlusconiana nelle terre lontane d'America.
C'è qualcosa di più. C'è una sorta di
imbecillità, un complesso di inferiorità
degli ex marxisti frustrati dalla sconfitta
e dall'incapacità di risalire la china. Fa
pena la sinistra italiana; e suscita
disgusto. Un titolo del Corriere della Sera
di ieri è istruttivo. Sentite: "L'Unione
accusa: una vergogna per il Paese". La
vergogna sarebbe Berlusconi che davanti al
Congresso ha parlato in modo sobrio e
convincente della gratitudine italiana per
quanto gli Usa hanno fatto, con sacrifici
umani, allo scopo di restituirci la libertà
dopo la tetra parentesi nazifascista. Come
si fa a dire certe bestialità? L'autentica
vergogna sono loro, gli ex comunisti e i
loro amici opportunisti, che da una vita
marciano contro gli Stati Uniti, ne
contestano la politica e le scelte
internazionali in difesa della democrazia.
La vergogna sono i no global, gli ammiratori
di Fidel Castro, di Marcos; sono quelli che
si schierarono con Stalin, con Kruscev, con
Breznev e non batterono ciglio nel costatare
l'invasione dell'Ungheria, della Polonia,
della Cecoslovacchia, l'aggressione dei
carrarmati alla gente che si ribellava
all'oppressione della falce e martello,
dell'imperialismo sovietico, e rimasero
indifferenti ai morti ammazzati dall'Armata
rossa, alle cataste di cadaveri nelle strade
di Budapest e di Praga.
Come si fa a dare addosso a Berlusconi
applaudito dal Parlamento
statunitense? Come fa Fassino a dire del
Cavaliere: uno scolaretto intimidito da
Bush, solo perché il premier è stato accolto
con onore nella capitale del Mondo? Come fa
Diliberto a dire: Berlusconi fa schifo
perché ha stretto le mani insanguinate del
presidente americano reo di aver risposto ai
terroristi delle Torri gemelle con la dovuta
energia? Deprimente. E Prodi? Anche lui, ex
ministro del governo Andreotti,
democristiano molliccio e sudaticcio, si è
associato al coro conformista ostile non
tanto al Cavaliere, il che rientra nella
prassi un po' idiota della propaganda
elettorale, quanto alla Casa Bianca, alla
sua volontà di non soccombere agli assassini
del fondamentalismo islamico dilagante e
crescente.
Bisogna avere la faccia come il culo a
predicare contro Washington quando si hanno
alle spalle settanta anni di sudditanza a
Mosca, di ossequiosa ubbidienza ai suoi
ordini. A proposito. Leggetevi l'articolo di
Renato Farina, oggi su Libero, nel quale
egli descrive i legami dei nostri
connazionali comunisti con la loro patria
sovietica. Prima di aprire la bocca, i
Fassino, i D'Alema, i Diliberto e gli altri
eredi dello stragismo rosso dovrebbero
sciacquarsela con un distillato di
democrazia americana. Anzi. Invece di
concionare, vadano a nascondersi per aver
aderito all'Utopia, questa sì intrisa di
sangue, che squassò il mondo e in parte
ancora lo squassa. Rammentino, anche i
ribelli all'acqua di rose del Manifesto, le
simpatie per Mao, per la rivoluzione
culturale cinese che fece più vittime della
peste. Rammentino il loro amore per
massacratori alla Pol Pot; rammentino la
squalificante pagina del Vietnam.
E non diano lezioni a Berlusconi né ad altri
che hanno scelto di stare assieme
all'Occidente (con tutti i suoi difetti)
piuttosto che accanto ai progettisti dei
gulag, agli sterminatori dei kulaki. Niente
lezioni, da loro. Stiano zitti. Spariscano.
Si travestano. Si buttino nel Tevere. Purché
la smettano di insegnare ad altri ciò che
non conoscono né mai conosceranno per
disonestà intellettuale: la coerenza. Non
possono dire a Berlusconi, infatti, che è
uno scolaretto intimidito da Bush, loro che
parteciparono in massa ai funerali di
Breznev, furono legati a Gorbaciov fino
all'ultimo istante, si accorsero del crollo
del muro di Berlino solamente nell'istante
in cui gli crollò in testa. Meglio essere
filoamericani che essere stati filosovietici
o filocinesi o filovietnamiti.
I casi sono due. O i comunisti erano in
malafede o deficienti. Negli anni "fulgidi"
della dittatura del proletariato, qualunque
fesso si recasse in un Paese dell'Est ovvero
d'Oltrecortina, foss'anche solo per andare a
caccia (nella confinante Iugoslavia), quando
tornava in Italia e si precipitava al bar
Sport per raccontare la sua avventura agli
amici, manifestava con ricchezza di
particolari il proprio orrore per le
nefandezze viste. Chiunque si recasse in
Ungheria con la valigia piena di calze di
nylon onde godere delle grazie d'una
fanciulla magiara si rendeva conto della
follia e sgangheratezza comuniste; chiunque
tranne loro, i compagni. Non ci vengano ora
a dire che ignoravano. Ma quale ignoranza.
Fingevano di ignorare. Chiudevano gli occhi
e gli orecchi pur di continuare a coltivare
il sogno scemo del collettivismo.
Deficienti o in malafede? Opterei per la
seconda ipotesi. Lo dico per salvare la loro
intelligenza. Me ne siano grati. Chiedo una
piccola cortesia: giù dalla cattedra. Non ci
insegnino come si fa a essere liberali. Non
pretendano di dare del coglione a Bush e a
Berlusconi. Coglioni siete voi, ex comunisti
della malora. E se vi capita di incontrare
il Cavaliere o il presidente americano
toglietevi rispettosamente l'elmetto;
gettate la falce e il martello. Avete
incassato miliardi di rubli in cambio del
vostro tifo per gli assassini. Eravate
alleati dell'Urss mentre il nostro Paese,
l'Italia, era alleato degli Usa. Eravate la
quinta colonna sovietica in casa nostra.
Questa si è vergogna. Berlusconi forse non è
nessuno, di per sé, ma se si paragona a voi
pistolini di Stalin e di Breznev, è un
gigante. Pedalare, compagni, pedalare.
Magari vincerete le elezioni, perché il
comunismo è una malattia mentale
inguaribile, però la storia vi ha già
condannati; state giusto bene accanto ai
terroristi iracheni, ai palestinesi delle
bombe umane nelle discoteche d'Israele, ai
demolitori delle Torri gemelle, ai cinesi
delle esecuzioni con colpo alla tempia, ai
lacché di Castro, ai fondamentalisti
musulmani tagliatori di teste.
A ramengo. |
|
NOTA: Andando al
potere Prodi ha girato la schiena agli
alleati comunisti ed alle loro
dichiarazioni. Lo si può notare dal sorriso
"compiaciuto" con il quale stringe la mano
di Bush. (vedi foto) |
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Questa è la lettera molto illuminante
scritta a Feltri da un lettore |
|
Egregio direttore, lei è veramente un essere
squallido, un reazionario disonesto e pieno
di soldi fino al collo grazie all'ignoranza
del popolo coltivato dalle televisioni
berlusconiane. Sputa addosso ai miei ideali
e a quelli di tanta gente che ha cercato di
costruire un mondo migliore. Che ne sapevamo
noi di Pol Pot? Si ricordi che quando
combattevamo per il pane della povera gente,
i suoi americani buttavano il napalm sui
bambini vietnamiti. Si vergogni. Le scrivo
perché almeno faccio qualcosa per occupare
le mani, se no a lei e al suo degno compare
di sacrestia, una bella schiarita alle idee
a # non gliela levava nessuno. Ricaverà da
questa frase l'idea che i comunisti sono i
soliti violenti. Tranquillo, un posto allo
zoo con delle belle banane, glielo
riserveremo volentieri. |
Gino Ferrari - email |
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Commento di Feltri |
|
Ho scelto questa lettera fra le centinaia
ricevute a commento del mio articolo di ieri
perché è l'unica critica, si fa per dire.
Tutte le altre esprimono opinioni favorevoli
alla mia. Di solito, se la stragrande
maggioranza dei lettori è d'accordo con me,
mi domando dove ho sbagliato. Stavolta non è
così. Sono contento di aver messo il dito
nella piaga. Il problema è il solito. Che
diritto hanno comunisti e ex comunisti di
impartire lezioni di democrazia e
liberalismo, loro che poveracci hanno
creduto decine di anni nella dittatura del
proletariato e idiozie simili, adorato Lenin
e Stalin, Kruscev e Breznev, Mao, Pol Pot,
Marcos e Fidel Castro? Ebbene, l'autore
della lettera pubblicata, sorvolando su
queste quisquilie mi copre d'insulti:
squallido, reazionario, disonesto e
arricchito, tanto per citare alcuni elementi
di spicco del suo nobile frasario. Ciò è la
dimostrazione che comunisti si diventa e
quasi sempre si rimane, difficilmente
rinunciando ad ammettere l'errore e a
scusarsene. Figuriamoci. Gino Ferrari scrive
a Libero per dire: che ne sapevamo noi di
Pol Pot? Ovvio, loro, maestri di etica
marxista, uomini di moralità superiore,
raffinati intellettuali, ignoravano chi
fosse e cosa facesse Pol Pot. Confondevano
Pol Pot con pop corn. Non sapevano quanto
avvenisse nei gulag. Consideravano Stalin un
grande statista. Applaudivano ai carrarmati
che schiacciavano la sollevazione degli
ungheresi. Non dissero una parola quando
Kruscev denunciò gli orrori del suo
predecessore; non fiatarono quando la
Polonia fu aggredita da Mosca; balbettarono
quando Praga venne invasa dai sovietici allo
scopo di ristabilire l'ordine rosso. Già, si
trattava di impedire ai cecoslovacchi ovvero
ai reazionari disonesti di strappare il
potere al popolo. I comunisti italiani, pur
con qualche distinguo, non si staccarono mai
da Mosca. Ne seguirono gli ordini fino
all'ultimo e ne percepirono i finanziamenti
con la disinvoltura di chi è persuaso di
essere dalla parte della ragione. Negli anni
Settanta i Consigli comunali di Milano e
Roma, e perfino quelli di Fiorano e di
Caronno Pertusella, approvavano mozioni in
favore dei vietcong e contro l'intervento
degli imperialisti americani. Le Brigate
rosse, che gambizzavano e uccidevano, erano
giudicate con benevolenza: compagni che
sbagliano, sottolineava la stampa (tutta) di
sinistra. Ogni sabato (...)(...) un corteo
di studenti dal cervello sconvolto;
sprangate in testa a chi avesse in mano il
Giornale di Montanelli e la Notte di
Nutrizio; prima monetine poi cubetti di
porfido addosso alle Forze dell'ordine;
giudici e giornalisti giustiziati per
strada; università e fabbriche occupate;
picchetti firmati Cgil. Eccoli i frutti del
comunismo, del lottacontinuismo, di Potere
operaio, Prima Linea, gentaglia con la bava
purpurea alla bocca; espropri proletari;
rapimento e uccisione di Aldo Moro, piagnone
barese, ma innocente. Attacchi all'Amerika.
Attacchi alla Dc. Quel pistola di Paolo
Pasolini, stroncato da un gay prostituto,
venerato quale santone progressista, scrisse
sul Corriere che bisognava processare la
Democrazia cristiana in piazza. Il
commissario Calabresi fu assassinato un
giorno d'autunno perché i cretini di Lotta
(supportati da Panorama e l'Espresso), e non
solo loro, sostenevano che egli avesse
gettato Pinelli da una finestra della
Questura. Robe da matti. I signorini
compagni odiavano Reagan e idolatravano
Breznev. L'intellighenzia ubriaca della
sinistra e dell'extrasinistra godeva davanti
alle stragi educative della Rivoluzione
culturale cinese. Era opinione diffusa, in
questa Italietta inebetita dalla falce e
martello, che il comunismo fosse una
macchina perfettibile eppure una bella
macchina, mentre il capitalismo una carretta
destinata ad autodistruggersi; nelle
redazioni dei giornali se non eri almeno
simpatizzante del Pci venivi guardato con
disprezzo e ostacolato nel lavoro; Walter
Tobagi che, nonostante tutto, riuscì a
emergere fu ammazzato da una banda di figli
di papà (assoldati chissà da chi) una
mattina di maggio. Naturalmente la
responsabilità del casino nazionale era
addossata ai fascisti (nonostante il Msi
avesse il quattro per cento dei voti) o alla
Dc. Nessuno ci faceva caso: dopo ogni strage
(Piazza Fontana, treno Italicus e stazione
di Bologna) attribuita ai democristiani o ai
neri, il Pci avanzava e gli altri
indietreggiavano.
Cui prodest, a chi giova?, si domandavano
gli scribi democraticamente avanzati.
Appunto. A chi giovava se non ai rossi? In
quegli anni ne abbiamo viste di tutti i
colori, ma predominava il vermiglio. Il
mondo era spezzato in due spicchi: comunisti
contro capitalisti. I comunisti hanno fatto
la fine che meritavano, morti suicidi. Ma i
superstiti seguitano a sentirsi migliori,
buoni, quelli che combattevano e combattono
a fianco della povera gente. Non smettono di
vantarsi. Date un'occhiata a Fassino, ai
vari Fassini della Quercia. Soloni. Se la
tirano da soloni. Loro, che si sono
inginocchiati dinanzi a qualunque dittatore
sanguinario, sfottono Berlusconi e tutti noi
perché siamo con l'Occidente, noi
consapevoli dei limiti dell'uomo, ma anche
consapevoli che l'uomo comunista se non è
delinquente è stato con i delinquenti dei
quali ha condiviso idee aberranti e maialate
contro l'umanità. Con quale coraggio sono
ancora in giro a predicare la virtù. Quale
virtù? Statevene zitti. Nessuno di noi vi
rinchiuderà nei gulag. Noi i gulag non li
abbiamo. Andate in moschea, se volete stare
con quelli che vi piacciono. In ginocchio
lo siete già. Buon ramadam, compagni. |
|
NOTA
PERSONALE: Il lettore da ciò che scrive
deve avere una certa età. Mi chiedo se le
sue battaglie hanno creato un mondo
migliore, se hanno risolto il problema del
pane per la povera gente. E come mai quando
è venuto a conoscere le opere di Pol Pot e
degli altri personaggi della stessa risma,
che portavano avanti i suoi ideali, non ha
cambiato compagnia? |
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LA
REPUBBLICA NATA CON I VOTI DEI FASCISTI |
di Marcello Veneziani |
02 giugno 2006 |
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Dopo l'Iraq sono arrivati a chiedere il
ritiro delle truppe
italiane dall'Italia. Basta con il 2
giugno e con la parata militare,dicono
infatti i compagni al governo. No,
facciamola ancora anche per non far vedere
che sono arrivati i no global al governo,
rispondono gli ex compagni al governo. Ma
no, facciamola in sordina, concludono i
semi-compagni della mediazione.
La Repubblica italiana compie sessant'anni
ma c'è chi non vorrebbe celebrare secondo la
consuetudine non solo italiana di una festa
solenne con sfilata. Siamo arrivati al
ritiro delle nostre truppe da Roma, oltre
che dall'Iraq e da Kabul. Un Paese davvero
all'altezza della sua memoria storica e dei
suoi compiti presenti e futuri... Siamo
arrivati al ritiro dell'Italia dalla sua
storia e persino dall'atto di nascita della
Repubblica italiana.
A
sostenere la rimozione del 2 giugno non è un
manipolo di monarchici che ancora contestano
le elezioni del '46 e il verdetto
antisabaudo; ma gli alleati dell'Unione, a
cominciare da verdi, pacifisti e comunisti.
Con un tempismo perfetto da galline in fuga,
mentre Prodi annuncia il ritiro dall'Iraq,
generando un orgasmo in Camera a Bertinotti,
i suoi alleati chiedono il ritiro dei
soldati italiani da Roma. Insomma, la
nascita della Repubblica si può anche
dimenticare; la guerra civile invece, il 25
aprile, va celebrata in pompa magna con
cortei, partigiani e parate di ogni tipo,
compresa la gogna alla Moratti. La festa
dell'Italia si può mandare tranquillamente
in serie B, come se avessimo rubato oltre lo
scudetto anche la Repubblica; invece la
festa del sindacato, ovvero il primo maggio,
esige cortei, comizi solenni e concerti,
compresa la gogna alla Moratti. Consiglio
alla Moratti di sfilare da sola il due
giugno, magari in divisa militare; tanto
loro non verranno.
Vi parlo del 2 giugno per la ragione
contingente che vi ho detto, e perché mi
hanno chiesto di parlarne il 21 maggio
scorso, a Gorizia nell'ambito del convegno
"La storia in testa". Ne parlai in
coda, perché la memoria del 2 giugno mi pare
che sia più nella coda che nella testa degli
italiani. Coda di paglia, probabilmente, se
si considera che un serio viaggio, spietato
e autocritico, non retorico o ideologico,
nella nascita e sviluppo della
Repubblica italiana non
l'abbiamo ancora fatto.
Provo a partire da due tre eresie, che
magari sconcerteranno i lettori. La prima è
suggerita dal titolo della conversazione
voluto dagli stessi organizzatori: dal
fascismo alla Repubblica: continuità dello
Stato? È un titolo sconcio ma vero.
L'apparato dello Stato ha retto all'urto di
un doppio trauma, quello della caduta di un
regime nel passaggio alla Repubblica dei
partiti, e ad una guerra lacerante,
comprensiva di guerra civile, grazie a
quella continuità. Una continuità di uomini,
strutture e leggi. Se ne accorse pure
Togliatti che fu il primo garante di
quella continuità, con
l'amnistia agli ex fascisti e con la difesa
del codice Rocco e dei patti lateranensi. Ma
fu garante pure De Gasperi che fondò lo
Stato democratico sugli uomini, le leggi e
l'etica dell'ancien regime.
Magistratura, dirigenti, militari e
carabinieri, impiegati e professori. Ma
anche economia pubblica e parastato. Se
superammo la prova del passaggio fu anche e
soprattutto per merito di un apparato forte,
di un ceto pubblico educato al senso dello
Stato, al decoro e al senso etico della
propria missione.
E
quando non erano fascisti, erano monarchici
e conservatori. Perfino la Costituzione
trasferì nel linguaggio democratico e
antifascista quei fondamenti sociali e
nazionali, quel richiamo all'umanesimo del
lavoro e alla solidarietà, alla famiglia e
al senso delle istituzioni che aveva quella
oscena origine. Perché lo
Stato italiano, piaccia o non
piaccia, si radicò nel popolo e nelle
istituzioni soprattutto tra l'interventismo
nella Prima guerra mondiale e la tragedia
della Seconda guerra mondiale.
Possiamo aggiungere che abbiamo vissuto di
rendita e d'inerzia nei decenni seguenti e
che il senso dello Stato e perfino della
Repubblica italiana, della scuola e delle
istituzioni, ha retto fino a che è durato
quello spirito, quella generazione,
quell'impronta? Certo, c'erano state prima
la Destra storica e la Sinistra
risorgimentale e garibaldina; ma le grandi
leggi e i grandi codici, le grandi opere, le
grandi strutture sociali e previdenziali, il
grande Stato e soprattutto la sua
nazionalizzazione, la partecipazione
popolare, crebbero proprio là, all'ombra
infausta di una dittatura, nel segno del
nazionalfascismo. Ciò non diminuisce di una
virgola le colpe del regime, gli errori
gravi, la fine della libertà e la sciagurata
idea di entrare in guerra. Ma la storia non
si può cancellare.
Nell'arco di 60 anni, abbiamo avuto decenti
e indecenti governi, ma una vera e propria
riforma degli apparati statali non c'è mai
stata; solo accrocchi e storture. È
cresciuto lo statalismo di pari passo con il
declino del senso dello Stato. È migliorato
il livello di benessere, ma è peggiorato il
funzionamento delle istituzioni. Sono
cresciuti i servizi almeno quanto i
disservizi. È cresciuta la corruzione, il
parassitismo pubblico, il malaffare.
È
migliorato il Paese, non il suo Stato. Ha
fatto passi avanti la società, non la
Repubblica. Vivono meglio gli italiani, non
l'Italia. Forse non hanno torto a voler
nascondere le 60 candeline del suo
compleanno, il 2 giugno.
Ultima, grottesca eresia: il 2 giugno
festeggiamo la Repubblica, ma dovremmo
ricordarci che fu decisivo il voto
antimonarchico dei fascisti, quelli che
potevano votare e che votarono contro il
"Savoia traditore", magari persino nel nome
della Repubblica sociale.
No, questa è troppo, cancellala. Sarà, ma
rispondetemi guardandomi negli occhi: è
falsa o è solo sconveniente? Non è veritiera
e verificabile o è solo impronunciabile?
Meglio la cruda verità che la stracotta
menzogna. Altrimenti diamo ragione a quei
monarchici che cantavano:
«II 2 giugno è nata una puttana / e fu
chiamata repubblica italiana..." |
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|
MARX – Chi era costui |
|
Brevissima biografia del grande filosofo
tedesco che ha teorizzato nel “Capitale” le
fondamenta del comunismo: |
|
-
Da studente si dà alla vita godereccia e
bohémienne che preoccupa la famiglia.
Condannato per ubriachezza e schiamazzi
notturni, trascorre perfino un giorno in
prigione.
-
Conduce una vita in modo disdicevole e
senza dignità, sempre in cerca di soldi.
Non ha lavorato mai, tutta la sua
conoscenza nel mondo del lavoro deriva
dalle esperienze altrui.
-
Sposa una ragazza che appartiene ad una
famiglia aristocratica tedesca. Marx
sopravvive per un pò grazie a qualche
eredità presto dissipata!
-
Per anni é assillato dai debiti.
Costringe la sua famiglia ad una vita
molto difficoltosa. Le due figlie si
tolsero la vita per la disperazione.
-
Per fortuna ebbe due benefattori, un
amico, Federico Engels e uno zio
industriale, Lion Philips, quello del
famoso marchio, che lo hanno finanziato.
-
Marx aveva il grande progetto di mettere
ordine nelle cose del mondo, ma non
riuscì a tenere in ordine neppure a casa
sua.
|
A CONFERMA DEL DETTO: “CHI NON SA FARE,
INSEGNA” |
|
Due frasi celebri di Marx: |
- Che le classi dominanti
tremino al pensiero di una rivoluzione
comunista. I proletari non hanno da perdervi
altro che le proprie catene. Da guadagnare
hanno un mondo. (Settant’anni di
comunismo in URSS hanno regalato ai
proletari morte e miseria). |
- La religione é l'oppio del popolo. (Il
comunismo avrebbe voluto sostituirla, ma non
c’è riuscito). |
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|
ABBIE
HOFFMAN E I SUOI YIPPIES |
|
Certo, eravamo giovani.
Eravamo arroganti.
Eravamo ridicoli.
Eravamo eccessivi.
Eravamo avvelenati.
Eravamo sciocchi.
Ma avevamo ragione. |
|
PECCATO CHE CON LA RAGIONE NON HANNO
COMBINATO NULLA |
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LIBERTA' E TIRANNIA |
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Le parole di Platone scritte più di 2.000
anni fa sono e saranno sempre valide.
|
|
“…Quando un popolo, divorato dalla
sete della libertà, si trova ad avere a capo
coppieri che gliene versano quanto ne vuole,
fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i
governanti resistono sono dichiarati
tiranni.
E avviene pure che chi si dimostra
disciplinato nei confronti dei superiori è
definito un uomo senza carattere, servo; che
il padre impaurito finisce per trattare il
figlio come suo pari, e non è più
rispettato, che il maestro non osa
rimproverare gli scolari e costoro si fanno
beffe di lui, che i giovani pretendono gli
stessi diritti, la stessa considerazione dei
vecchi, e questi per non parer troppo
severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di libertà, nel nome
della medesima, non vi è più riguardo né
rispetto per nessuno.
In mezzo a tanta licenza nasce e si
sviluppa una mala pianta:
|
LA
TIRANNIA” |
|
[PLATONE - 427-348 a.C. - La
Repubblica, libro VIII] |
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|
ABRAMO LINCOLN |
al popolo americano |
|
NON SI PUO’ ARRIVARE ALLA PROSPERITA’
SCORAGGIANDO L’IMPRESA. |
|
NON SI PUO’ RAFFORZARE IL DEBOLE
INDEBOLENDO IL PIU’ FORTE. |
|
NON SI PUO’ AIUTARE CHI E’ PICCOLO
ABBATTENDO CHI E’ GRANDE. |
|
NON SI PUO’ AIUTARE IL POVERO
DISTRUGGENDO IL RICCO. |
|
NON SI POSSONO AUMENTARE LE PAGHE
ROVINANDO I DATORI DI LAVORO. |
|
NON SI PUO’ PROGREDIRE SERENAMENTE
SPENDENDO PIU’ DEL GUADAGNATO |
|
NON SI PUO’ PROMUOVERE LA FRATELLANZA
UMANA PREDICANDO L’ODIO DI CLASSE. |
|
NON SI PUO’ INSTAURARE LA SICUREZZA
SOCIALE ADOPERANDO DENARO IMPRESTATO. |
|
NON SI PUO’ FORMARE CARATTERE E
CORAGGIO TOGLIENDO INIZIATIVA E
INDIPENDENZA. |
|
NON SI PUO’
AIUTARE CONTINUAMENTE LA GENTE FACENDO IN
SUA VECE QUELLO CHE |
POTREBBE E DOVREBBE FARE DA SOLA. |
|
Analizzando
attentamente le parole di Lincoln ci si
rende conto che sono diametralmente opposte
alle regole dell'ideologia comunista. |
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|
COSA
SIGNIFICA ESSERE STATO COMUNISTA |
|
Dal libro "Prigionieri del
silenzio" di Gianpaolo Pansa |
|
«Ma io avrei un'ultima domanda (a Pansa).
Gliela propongo così: secondo lei, Scano
(comunista, protagonista del libro) ha
buttato via la propria vita o no?»
Fissai Pastorino, perplesso. Poi tentai di
sottrarmi all'invito: «E` un quesito troppo
grande per me. Non credo di avere la
capacità di affrontarlo».
Ma il professore non lasciò la presa. E
m'incitò: «Non si nasconda dietro una finta
modestia. E provi a rispondere».
Rimasi in silenzio per qualche minuto,
cercando di mettere un po' d'ordine nelle
mie idee confuse. Alla fine replicai: «Se
penso all'utopia che Scano ha inseguito per
anni, il comunismo, con gli orrori, i
delitti e le miserie provocati da quella
falsa idea di progresso, da quel mito
ingannatore, ebbene la risposta non può che
essere una sola: sì, Andrea ha sciupato la
propria esistenza, ha combattuto e sofferto
per una chimera che non meritava i molti
tormenti patiti». |
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